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Autore: Fabbricante Di Sogni    03/12/2014    1 recensioni
•| 556 parole | One Shot per un pelo | Yuka centric | Introspettivo/Malinconico | Spero di non aver scritto troppe cazzate |•
Sulle note di If I die young ho pensato di provare ad entrare nella psiche della piccola Yuka, unendo la consapevolezza di una possibile morte al contrasto delle osservazioni innocenti e pulite di una bambina.
“Yuka ci aveva pensato spesso in quel periodo. Aveva pensato anche troppo all’ipotesi di non farcela; lo sapeva, sapeva fin troppo bene che quelli non erano certo pensieri normali per una bambina di otto anni.”
Ci si becca dentro magari C:
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Yuuka Gouenji/Julia Blaze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Song of life'
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If I die Young

 
If I die young, bury me in satin
Lay me down on a, bed of roses
Sink me in the river, at dawn
Send me away whit the words of a love song
 

Yuka ci aveva pensato spesso in quel periodo. Aveva pensato anche troppo all'ipotesi di non farcela; lo sapeva, sapeva fin troppo bene che quelli non erano certo pensieri normali per una bambina di otto anni.
Aveva forse però ragione di pensare che la sua infanzia fosse morta nello stesso momento in cui lei era stata investita da quel camion. Spesso con la mente ripercorreva quella scena, immaginando magari di poter cambiare; rimanere ferma o spostarsi in tempo. Inutile, ormai era lì e non si poteva cambiare con l’immaginazione il passato.
La coma era un po’ come la dormiveglia; in certi momenti era come sognare, con la differenza che i sogni erano spesso attimi della sua vita passata. In altri invece sentiva delle voci, la più conosciuta era quella di suo fratello: Gouenji. Regolarmente veniva a parlarle; le raccontava la giornata, le perplessità e i dubbi, Yuka sentiva le sue parole distanti, come se le arrivassero da lontano. Doveva però ammettere che il racconto di Gouenji era il momento più bello della giornata.
Una volta aveva sentito parlare i dottori, sicuramente con suo padre, avevano detto che probabilmente non c’è l’avrebbe fratta. Alla ragazza subito era venuto l’istinto di piangere, scordandosi però che non controllava più il suo corpo. Così aveva deciso di passare le giornate a pensare, pensava; pensava in ogni momento in cui le era possibile farlo.
Aveva pensato a un suo ipotetico funerale chiedendosi: cos'avrebbe sentito da morta? Niente? Oppure sarebbe stato come vivere con gli occhi chiusi e senza muoversi?

Non lo sapeva, le avrebbe fatto piacere un funerale simile a quello di sua madre, era stato un evento per singoli parenti ma pur sempre una normale cerimonia.
A pensarci le sarebbe piaciuto dopo la sua morte essere cremata, l’idea che le sue ceneri venissero sparse in un posto come la spiaggia o il mare le ispirava l’idea di una morte serena e felice nella sua tristezza.
Avrebbe voluto parlarne con qualcuno, scriverlo almeno, ma non poteva, era lì, presente un secondo un secondo dopo non più. Non sapeva se la sua vita se ne sarebbe andata da un momento all'altro, in certi attimi era colta da profondi moti di depressione. Non era giusto che fosse successo a lei, la maggior parte dei ragazzini della sua età passavano le giornate a giocare e fare i compiti. Perché lei non aveva avuto una vita come quella di tutti gli altri?
Ma più dell’invidia di chi poteva essere felice c’era la disperazione che cercava di sopprimere in ogni secondo.
Yuka voleva vivere, lo voleva più di ogni altra cosa, voleva poter giocare con suo fratello, con i suoi amici, voleva fare tutte quelle cose normali e quotidiane che le erano state tolte. Era un’emozione orribile quella di essere a pezzi ma non poter piangere per manifestarlo; quella di poter pensare e desiderare ma non poter realizzare nulla tramite il proprio corpo. 
Finì col pensare che morire sarebbe stato qualcosa di simile a restare in un abisso scuro ricordando la propria vita passata, nel ricordo di ciò che si è stati un tempo quando si era ancora padroni della particelle che compongono il nostro corpo.
Un po' come per chi come lei era tra la vita e la morte.

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Angolo dell'autrice:
Che dire è da un po' che non mi faccio sentire ^^
Non sono propio stata in grado di scrivere qualcosa di decente prima quindi chiedo scusa, ma saltiamo i convenevoli e passiamo alla fic.
Allora, io amo If I die young, davvero è una delle mie canzoni preferite, è dolce e triste, ascoltandola mentre immaginavo fanfiction relative a IE non ha potuto fare a meno di venirmi in mente Yuka, ecco tutto.
Per quanto riguarda il fatto di pensare durante la coma, non so se funzioni propriamente così, ha seconda della gravità del coma sono differenti le sensazioni esterne che si possono percepire. Ho cercato un po' in giro ma non sono certa della possibilità del pensare durente il coma, quindi mi scuso se ci ho tirato una strafalcionata, nel caso vedetela come una storia irrealistica creata al puro scopo di viaggiarmela con l'introspettività C;
Per l'immagine mi scuso, non c'entra un fico secco con la storia, ma quelle inerenti al periodo dell'anime in cui Yuka era in ospedale erano piccole e sfuocate, ergo--
Nada, direi di aver finito.


Kisses 


Smy


 
  
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