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Autore: hikachu    04/12/2014    2 recensioni
Tra 27 ore e 34 minuti Christopher scoprirà la verità sulla scomparsa di suo padre e deciderà di lasciare i laboratori della Torre di Heartland per sempre, ma né lui né Kaito hanno alcun modo di saperlo.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Kaito Tenjo/Kite Tenjo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove ormai da un paio di giorni, incessantemente, rumorosamente, come se fosse inverno piuttosto che metà aprile. Sono solo le quattro del pomeriggio, ma guardando fuori dalla finestra, si ritrova quell'oscurità omogenea rotta da punti di luce elettrica che appartiene di solito alla notte. Inoltre, tra 27 ore e 34 minuti Christopher scoprirà la verità sulla scomparsa di suo padre e deciderà di lasciare i laboratori della Torre di Heartland per sempre, ma né lui né Kaito hanno alcun modo di saperlo. In questo momento, sono maestro e allievo, amici, e ufficiosamente colleghi. Condividono i propri pensieri, discutono di lavoro, esperimenti, la tanto anticipata possibilità di un passo in avanti e, tra una cosa e l'altra, chiacchierano di sciocchezze come il tempo o quale spuntino preparare per Haruto, se dovessero permettere a Kaito di vederlo oggi. Non hanno ragione per supporre che le cose tra di loro possano cambiare.

Questo pomeriggio, preparano il caffè (che Kaito riesce a bere soltanto con una dose abbondante di latte, come hanno scoperto la volta in cui ha cercato di provare il contrario—un terribile, imbarazzante tentativo di sembrare adulto che non si dovrà mai più menzionare). Kaito ha tirato fuori le tazze, un anonimo set di due con una forma anonima e colori anonimi – ma pur sempre un set di due! - che ha preso al supermercato poco dopo l'arrivo di Christopher, e sta aspettando che il caffè sia pronto. Christopher apre il piccolo stipite sopra una delle scrivanie e ne tira fuori una scatola di latta ammaccata che contiene la loro scorta segreta di pacchetti di zucchero e crema, accumulata in mesi di visite furtive alla mensa. Per oggi sono senza latte, quindi aggiunge una dose extra di crema per Kaito, dopo che questi gli ha porto le tazze fumanti.

La bevanda calda è una manna dal cielo con questo tempo. Christopher osserva Kaito mentre beve un primo sorso con un'espressione beata sul volto e sorride: è adorabile e, si spera, non più infreddolito.

“Va meglio ora?”

Kaito ricambia il sorriso. Ha le guance rosa, molto probabilmente per l'improvvisa ondata di calore che gli ha procurato caffè. “Credo di sì, grazie.”

Christopher annuisce, non dice altro, nemmeno per commentare il caffè – che Kaito sta imparando a preparare come si deve in quello che si augura non sia un evidente tentativo di ingraziarselo – e si volta invece a guardare la pioggia. C'è un lampo, dev'essere piuttosto vicino, che illumina il cielo e poi i capelli e la parte del viso di Christopher che Kaito riesce a vedere dalla sua sedia.

Il tuono è inaspettato, anche se, naturalmente, non dovrebbe esserlo: Kaito diventa stupido quando è vicino a Chris. Salta ed emette un guaito penoso e per coprire quell'ostentazione infantile, farfuglia, “Riguardo a quello che stavamo discutendo prima,” che è, di per sé, una scelta stupida, si rende conto troppo tardi.

“Oh, prima,” sorride Christopher. L'aria di benevolenza che esibisce sul volto in questi momenti ricorda a Kaito la Vergine Maria (l'ha vista una volta, bella e serena, con le mani sollevate come pronta ad abbracciare chiunque, in un'icona che Christopher conserva, premuta tra le pagine di uno sbiadito libro di preghiere; non ha mai detto nulla delle sue origini, ma Kaito sospetta si tratti di un qualche cimelio, del ricordo di qualcuno). Gli fa desiderare egoisticamente di avere quell'affetto incondizionato tutto per sé.

Christopher sorride quasi come a volersi scusare quando dice, “Mi rendo conto che sia strano, ma non ho mai pensato a qualcuno in quel modo,” come se fosse davvero colpa sua se Kaito è uno stupido adolescente che fa domande stupide in uno stupido tentativo di corteggiarlo. “È che non ho mai avuto il tempo, sai. Abbiamo da fare al laboratorio ogni giorno e prima,” i suoi occhi si oscurano un poco, “prima, occuparmi dei miei fratelli non mi lasciava un momento libero.”

Probabilmente crede che sia una risposta noiosa per Kaito, in quanto ben poco si presta a qualsiasi tentativo di far gossip o una chiacchierata. Non può immaginare che si tratti della risposta migliore che gli potesse dare—un risultato che Kaito non aveva neppure osato sognare quando gli aveva chiesto-balbettato, c'è qualcuno che ti piace.

Lui, Christopher, probabilmente crede di essere educato, di mostrare il giusto interesse verso Kaito e quel che ha da dire, di trattarlo come un suo pari o perlomeno dargli quell'impressione, quando sorride intorno alle parole: “E tu?”

Kaito allora si irrigidisce, arrossisce per l'imbarazzo che Christopher non sa di infliggergli. E se si accorgesse finalmente di qualcosa, il pensiero gli riempie la testa, rimbalzando da una parte all'altra del suo cranio come una pallottola vagante in un pessimo film. Ma, a questo punto delle loro vite, Kaito non è soltanto molto giovane: è ancora molto ingenuo, abituato più o meno inconsciamente a non nascondere nulla quando è con il suo maestro, e così, al giovane Kaito che sa ancora senza difese, viene un'idea pericolosa: e se glielo dicessi ora. Prende subito a sudare, nonostante il tempo e i riscaldamenti rotti, come se quelle parole non dette avessero aperto un rubinetto sotto la sua pelle. I palmi di Kaito sono appiccicosi quando li stringe in un pugno e ripete a se stesso che non si tirerà indietro.

Apre la bocca con un tremore che gli percorre il corpo; Christopher lo guarda come in attesa di qualcosa, avendo probabilmente notato l'espressione stupidamente concentrata che deve avere in faccia, e proprio allora, Kaito—starnutisce.

“Kaito? Stai bene? Hai ancora freddo, vero?” Christopher si accovaccia al suo fianco, l'aspetto preoccupato del premuroso fratello maggiore che deve essere. Il cuore di Kaito ha un tuffo.

Christopher toglie il camice, poi la giacca che indossa al disotto, e anziché porgergliela, la poggia con cura sulle spalle di Kaito come se non lo credesse in grado di fare bene nemmeno una cosa così piccola. Un premuroso fratello maggiore in tutto e per tutto.

“Per favore, indossa questa per ora. Dobbiamo misurarti la temperatura ed è bene che prenda anche degli antipiretici per prudenza. Tornerò subito.”

Kaito fissa la schiena di Christopher che si allontana, la guarda scomparire dietro le spesse porte scorrevoli e pensa che sia una schiena piuttosto ampia. È adeguata al fisico di Christopher: snello ma alto in un modo notevole, che non puoi ignorare. La giacca, com'è logico, è a sua volta adeguatamente ampia, e calda—intrisa del calore del corpo di Christopher, che ora si trasmette a quello di Kaito. Kaito se la stringe addosso con un misto di vergogna ed eccitazione: è troppo larga, troppo lunga; gli avviluppa completamente spalle, braccia, torso. Gli copre le mani fino alla punta delle dita.

“Devo fare in fretta,” mormora alla stanza vuota. “Crescerò presto, e ti raggiungerò, e poi io—”

Tra 27 ore e 22 minuti Christopher scoprirà la verità sulla scomparsa di suo padre e deciderà di lasciare i laboratori della Torre di Heartland per sempre, ma Kaito, che non ha alcun modo di saperlo, guarda al futuro che non verrà mai.
   
 
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