Libri > La Divina Commedia
Ricorda la storia  |      
Autore: Inathia Len    05/12/2014    9 recensioni
Dante muore.
Virgilio sento il suo grido fin nel Limbo.
Beatrice muove terra e cieli perchè i due possano avere un ultimo incontro.
(Perché Virgilio e Dante si amano e Beatrice non è solo bella, ma, ogni tanto, è anche utile.)
"Questa volta toccò a Gemma scuotere la testa.
-Non chiama noi. Non chiama noi- continuò a ripetere, come in una cantilena, mentre il marito, Dante, gridava e urlava contro la morte, invocando il nome dell’unico che credeva lo avrebbe potuto salvare.
-VIRGILIO!-"
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Beatrice, Dante Alighieri, Virgilio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Love of mine, someday you will day

But I’ll be close behind

I’ll follow you, into the dark

 

 

Ravenna era calda, umida e l’aria era soffocante. Anche se ormai era già metà settembre, l’afa non accennava a diminuire e il fatto che le finestre non si potessero aprire non aiutava.

Gemma agitò il ventaglio e cambiò posizione sulla sedia accanto al letto. Suo marito ormai era incosciente da ore, probabilmente non avrebbe superato la notte.

Non avrebbe pianto, erano anni che non erano più legati, ma di sicuro quel pazzo visionario le sarebbe mancato. Lo avrebbe rivisto negli occhi pensosi di Pietro, nell’animo sensibile di Jacopo e nella curiosità di Antonia. Anzi, Suor Beatrice, da quando aveva preso i voti.

-Come sta?-

La figlia entrò in punta di piedi, il velo e l’abito lungo che attutivano i suoi passi. Gemma si voltò verso di lei, ma fece fatica a riconoscere in quella suora velata e calma la bambina pestifera e scatenata che era stata.

-Sempre lo stesso- rispose Gemma, alzandosi e lasciandole il posto. Ma suor... no, sarebbe sempre stata Antonia per lei... Antonia le fece cenno di no con la testa.

-Credo dovresti rimanere tu- le disse, un sorriso serafico sul volto.

-No... Sono anni che non abbiamo più nulla da dirci. Prima quella Beatrice, poi la fissazione per la filosofia... e infine Virg...- ma si interruppe, quasi temendo di aver detto troppo. –Gli ho detto addio anni fa. Ma è stato un buon padre per voi, nonostante la vita non sia stata clemente con lui. Rimani tu- concluse, lasciando la stanza con il cuore pesante.

Antonia prese il posto della madre e si allungò piano per stringere la mano del padre tra le sue. Aveva sempre avuto le mani ghiacciate, ma ora erano bollenti per le febbri. Dormiva un sonno agitato dalla sera prima e Antonia non riuscì a trattenere una lacrima nel vedere suo padre, che era sempre stato così pieno di vita e inventiva, inerte e in balia della malattia.

-Vorrei potessi svegliarti- gli sussurrò, asciugandosi le guance. –Hai ancora del lavoro da finire, no?- tentò, alludendo alla scrivania, dove stavano le carte sul Paradiso, che dovevano essere ancora revisionate. –Ci penseremo noi ad assicurarci che il mondo lo possa leggere. Perché è davvero divina, sai? È quanto di più bello io abbia mai letto...-

In uno spasmo, Dante ricambiò la stretta e per un istante aprì gli occhi. La fissò attraverso, senza riconoscerla.

-Padre, sono io... suor Beatrice... Antonia...- mormorò, facendosi più vicina, sperando nel miracolo per cui aveva a lungo pregato.

-Vi... Vir... Virgilio- esalò lui, annaspando e aggrappandosi alla mano della figlia, tornando a guardarla. –VIRGILIO!- gridò, tanto forte che sia Gemma che i due figli, Jacopo e Pietro, rientrarono nella stanza.

-Che succede?- chiese il maggiore, guardando allarmato prima la sorella, poi il padre e infine la madre. –Non può essere... non può...-

-Non ancora- scosse la testa Antonia.

-Abbiamo sentito gridare...- aggiunse l’altro, prendendo la mano della madre e stringendo forte. –Chiede di noi?-

Questa volta toccò a Gemma scuotere la testa.

-Non chiama noi. Non chiama noi- continuò a ripetere, come in una cantilena, mentre il marito, Dante, gridava e urlava contro la morte, invocando il nome dell’unico che credeva lo avrebbe potuto salvare.

-VIRGILIO!-

 

 

 

No blinding light, or tunnels to gates of white

Just our hands clasped tight

Waiting for the hint of a spark

 

 

Il grido risuonò per tutto il Limbo.

Virgilio lo sentì e seppe che, se fosse stato possibile, se avesse avuto un cuore, gli si sarebbe fermato per una terza volta.

La seconda era stata quando lo aveva perso per la prima volta.

Lucano aveva capito senza bisogno di parole, lo aveva guardato con quel volto sbiadito e lo aveva compatito, chiudendo gli occhi e poggiandogli lieve una mano sulla spalla.

Aveva vagato per il nobile castello per quelle che gli erano sembrate ore, in attesa.

In attesa di cosa lo sapeva e non lo sapeva al tempo stesso.

Beatrice sarebbe andata da lui una seconda volta

o quella storia era da considerarsi chiusa per tutti, tranne che per lui?

Gli sarebbe stato possibile vederlo, intravederlo, un ultima volta?

-Il suo posto non è qui, dovresti essere contento di non vederlo più- gli aveva detto Omero, quando lo aveva visto tornare triste dal Paradiso Terrestre. –È la cosa migliore per entrambi, no?-

E Virgilio aveva annuito, aveva cercato di dare ascolto a quella vocina interiore

che gli diceva che Omero, il vecchio saggio, aveva ragione.

Ma Dante gli era mancato ogni giorno di più.

Gli erano mancate le sue domande curiose e attente, il modo in cui pendeva dalle sue labbra, come aveva sorriso quando avevano rivisto le stelle insieme,

quanto si era affidato a lui, donandogli tutto se stesso.

E ora quel giovane uomo che aveva imparato ad amare era morto,

sarebbe diventato un’ombra come lui.

E sarebbe sempre e per sempre stato lontano da lui.

Lo sapeva fin dal principio, lo aveva sempre saputo. Dante non era per lui, non lo sarebbe mai stato.

Lui era stato vivo, Virgilio era un morto... un poeta da osannare e da imitare.

Non un uomo da amare.

 

 

If Heaven and Hell decide

that they both are satisfied

illuminate the No’s on their vacancy signs

 

 

Beatrice non riusciva a stare ferma.

Aveva girato tutti i Cieli, parlato con tutte le anime, ma non era riuscita a sapere nulla.

Nessuno aveva saputo dirle nulla della sorte di Dante.

-Beatrice, ti prego...- l’aveva implorata Rachele, prendendola per le spalle e fermandola per un secondo. –Qui usciamo pazzi se non ti calmi.-

Lei aveva borbottato qualcosa e alzato le braccia al cielo.

-Ma io... io...- tentò, prima che Rachele che le posasse un dito sulle labbra.

-Sai già dove devi andare. Smetti di fare domande a destra e a manca, smetti di chiedere a chi non può darti risposte. Va' da lei.-

E così Beatrice si era ritrovata ad andare alla ricerca di Lucia, la Santa che tanti anni prima l’aveva mandata a salvare Dante. Questa volta stava a lei chiederle un favore.

Anni prima avevano investito Dante di un grande compito, gli avevano chiesto di essere il loro profeta, di scrivere del viaggio che aveva compiuto... di fatto lo avevano sfruttato.

Ora era arrivato il tempo di restituire, almeno in parte.

 

 

If there’s no one beside you

when you’re soul embarks

then I’ll follow you into the dark

 

 

Aveva creduto che, una volta morto (perché era morto, di quello era certo), si sarebbe ritrovato di nuovo nella selva oscura di venti anni prima. Oppure sarebbe stato davanti a Minosse, ad aspettare che la sua coda gli si avvolgesse intorno. O nella spiaggetta alla foce del Tevere, ad attendere la barca con l’angelo per il Purgatorio...

E invece non c’era niente.

Non c’erano colli in lontananza.

Non c’erano fiere che gli impedivano la strada.

Non c’era l’ombra di un uomo ad attenderlo.

A salvarlo.

C’era il nulla totale.

Quasi quasi sarebbe stato meglio essere ancora là, a Ravenna.

Gemma non avrebbe sentito la sua mancanza, ma ne avevano passate tante insieme e forse... forse ogni tanto lo avrebbe ricordato con nostalgia.

Pietro e Jacopo avevano le loro vite, le loro famiglie e dei nipotini che avrebbero pensato al nonno di tanto in tanto.

E poi c’era Antonia... suor Beatrice. Forse le aveva parlato un po’ troppo di quella ragazza che aveva amato in gioventù.

-Dante.-

Si voltò di scatto in quel nulla immenso, credendo che quella voce fosse frutto delle febbri che lo avevano tormentato per giorni, da quando era tornato da Venezia.

-Dante...-

E invece no, non si era sbagliato. Era proprio Beatrice. Stessi occhi ridenti di stelle, stesso sorriso che brillava.

-Dove... dove sono?- chiese, alzando le braccia verso di lei. L’amore per lei era ormai solo un dolce ricordo di quando era ragazzo, ma l’affetto era rimasto.

-Ci sei quasi, Dante. Non manca molto- rispose lei, avvolgendolo in un abbraccio, mentre lui si abbandonava sulla sua spalla.

-E... lui?- osò domandare, il viso nascosto nei biondi capelli di Beatrice. –Potrò mai rivederlo?-

Lei si staccò delicatamente dall’abbraccio e lo guardò in quegli occhi che si stavano riempiendo di lacrime.

-Solo un’ultima volta- implorò lui a mezza voce.

Non era più il giovane uomo che era stato rimproverato nel Paradiso Terrestre, che si era lasciato accecare dalla visione di un vecchio amore e aveva dimenticato e perso quello nuovo. Aveva perso Virgilio e non se lo era mai perdonato.

-Solo un’ultima volta- ripeté Dante, aggrappandosi alle spalle di lei e cercando di leggere nei suoi occhi chiari la risposta che voleva. –Ti prego...-

 

 

You and me have seen everything to see

From Bangkok to Calgary

And the soles of your shoes

Are all worn down

 

 

Quando Beatrice era comparsa nuovamente nel Limbo, le speranze erano tornate una ad una.

Ma la sua faccia non prometteva nulla di buono.

Era arrabbiata e se Beatrice era arrabbiata non poteva esserci nulla di bello all’orizzonte.

-Lo hanno sfruttato e basta!- aveva esordito, agitando le braccia e strabuzzando gli occhi. –Lucia non si è nemmeno sforzata di...-

-Beatrice, calmati. Calmati!- aveva detto lui, passandosi una mano tra i capelli scuri e poi sul volto, facendo un sorriso tirato ai molti che si erano girati verso di loro. –Calmati e dimmi che sta succedendo. Di chi stai parlando?-

-Dante. Saprai che è morto, vero? Oh, ma certo che lo sai- sbottò, mentre Virgilio si sedeva su un masso, stanco, e lei gli girava intorno. –E allora sono andata da Lucia, la santa che anni fa mi mandò da te perché lo conducessi attraverso i primi due regni. Le ho chiesto un favore. Uno solo! E lei ha rifiutato. Non ci posso credere! Lo hanno sfruttato e basta e ora che non serve più, ora che la sua “opera”- virgolettò in aria, arrabbiata, -ora che è conclusa... non serve più a nulla!-

-Che cosa le avevi chiesto?- sussurrò Virgilio, cominciando piano piano a capire. –Beatrice, perché sei qui? Quale favore ti ha rifiutato Lucia?-

Beatrice alzò gli occhi lucidi di lacrime su quelli di lui.

-Le avevo chiesto che vi poteste incontrare un ultima volta, prima che Dante... un ultima volta- sussurrò, -perché so che... che ci sono cose non dette, tra di voi. Le ho lette nel suo sguardo tanti anni fa, quando si rese conto che ti aveva perso. E le leggo nel tuo ora, dopo tutti questi anni.-

Virgilio si prese la testa tra le mani, le lacrime che non sarebbero mai scese.

-Mi dispiace...-

 

 

The time to sleep is now

Is nothing to cry about

 

 

Beatrice lo aveva lasciato di nuovo, ma non era di lei che gli importava. Anche il suo stesso destino era passato in secondo piano.

Virgilio non sarebbe tornato.

Lui non avrebbe potuto mettere piede nel Limbo.

Era finita.

Tutto quello in cui aveva sperato, ciò in cui aveva creduto e a cui si era aggrappato per venti anni... niente. Tutto vano. Tutto inutile.

Il nero attorno a lui era totale, non sapeva che fare.

La sua era stata una vita intensa, era stato curioso, un politico attivo e un poeta...

E ora non sapeva cosa fare.

Se solo...

Scosse la testa, lasciando che le lacrime scendessero a ruota libera.

-Perché piangi?-

Altra voce, altro timbro conosciuto.

Ma questo gli fece letteralmente schizzare il cuore in gola, prima che potesse ricordarsi di non averne più uno.

Si voltò di scatto e cominciò a correre e a correre e a correre... fin quando non si ritrovò tra le sue braccia, stretto contro il suo petto, parole incomprensibili alle labbra, come il farfugliare di un bambino.

Passò una mano incredula sul suo volto, disegnandone i lineamenti che conosceva a memoria e amandoli con le dita.

La fronte alta e spaziosa, qualche ricciolo nero che scendeva scomposto e ribelle.

Gli zigomi alti e pronunciati, sotto quegli occhi ambrati dalle ciglia lunghe.

Le guance scavate e infine...

Infine la bocca, leggermente socchiusa. Con il labbro superiore più sottile e quello inferiore pieno.

Un bacio lieve e sottile, una carezza tra quattro labbra che si sfiorano.

Un miracolo e una lacrima.

 

 

cause will hold each other soon

In the blackest of room

 

 

-Virgilio.-

Non lo aveva mai chiamato per nome.

Era sempre stato il duca, il maestro...

Irraggiungibile.

Ora era lì, tra le sue braccia, sulle sue labbra.

E non c’era più bisogno di titoli e di troppe parole.

Bastavano quelle due.

-Dante.-

E sorrise, accarezzandogli una guancia, le lacrime finalmente libere di scendere.

-Perché piangi?- gli chiese Dante, girandogli la domanda e riuscendo a farlo ridere tra le lacrime.

-Perché sono contento- ammise. –Perché se la gioia potesse farmi rinascere,

ora staresti stringendo un vivo.-

Ora fu Dante a ridere, perso nei suoi occhi.

-Ho sognato a lungo questo momento.-

-La tua morte?-

E Dante rispose baciandolo di nuovo.

-Come hai fatto...?- domandò allora, le labbra ancora su quelle di Virgilio. –Beatrice aveva detto...-

-Non dovrei essere qui, è vero.-

-Dovunque sia “qui”- alzò un sopracciglio Dante.

-Non cominciare con le domande.-

-Una volta ti piacevano.-

-Credo avremo l’eternità per scoprirlo, comunque.-

-Vuoi dire che...?-

-Scioccante ma sì, sei morto.-

-A quello ci ero arrivato da solo. Intendevo...-

-Lo so cosa intendevi. E la risposta è sì. Qui. Io. Te. L’eternità. Ora puoi mettere da parte le domande e baciarmi ancora e per sempre?-

 

 

 

 

E allora quel non-luogo nero e spento, sconosciuto,

divenne improvvisamente il luogo più bello di tutti.

 

Love of mine, someday you will day

But I’ll be close behind

I’ll follow you, into the dark

 

 

 

 

 

 

 

____________________________________________________

 

 

 

Inathia's nook:

 

Saaalve. 

Ok, la cosa sta diventando problematica. Sono due giorni che ho finito l'Inferno e sono due giorni che scrivo OS su questi due, ascoltando Lana del Rey o canzoni come questa, di cui sinceramente non ricordo la band. #verysorry

Coooomunque, questa è veramente folle, ma la canzone è bellissima e più la sentivo, più sapevo che era giusta per loro due. Vi prego, assecondatemi.

E' ambientata nel 1321, quando Dante muore. Ci sono alcuni riferimenti storici qua e là, come il fatto che si ammalò di malaria tornando da Venezia e che la figlia Antonia si era fatta suora con il nome di Beatrice (ce lo vedo papà Dante che legge e racconta della prima donna amata alla piccola figlioletta... ok. Mi sa che qui ci scappa un'altra fic... Cristo santo, mi devo dare una regolata...).

Comunque, ringrazio DanzaNelFuoco e Johnlock is the way, che mi hanno spinta a pubblicare. Senza di loro non avreste mai letto nulla di tutto questo. Quindi la colpa/il merito è loro ;) io sono solo il vas electioni ;)

E dopo quest'ultima cavolata decisamente poco divina, vi saluto e vi dico "ciaaaaaaao".

Se poi vorrete commentare, ne sarei davvero felicissima :)

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La Divina Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Inathia Len