Ed ecco il nuovo
capitolo... Forse leggermente più breve del solito, ma decisamente intenso!x3
No, no, non voglio anticiparvi nulla! Questo aggiornamento voglio che ve lo gustiate
proprio. Quindi vi occupo proprio giusto il tempo dei ringraziamenti e non
oltre:
Tempe: cara la mia socia!x3
Ottimo ritratto psicologico del capitolo precedente, ci hai preso in pieno. Ma
adesso? Che mi dici dopo aver letto questo capitolo? Nuove strade si aprono
all'orizzonte e chissà... Non è mica finita, ne devono succedere ancora!x3 Sì,
sono il male, lo so. Però, per lo meno, ora hai qualche risposta sui miei
criptici accenni ed sms. Mi aspetto un'altra mega-recensione. Mi raccomando,
eh!X3
beautiful_disaster: ebbene sì, frequento
proprio il "poli" in quel della bovisa, mi hai scoperta!=P Oddio,
adesso ti influenzo anche i sogni?XD D'altronde, chi non vorrebbe essere Coco?
Con due pretendenti così... <3 Ed ecco che, oltretutto, in questo capitolo
le cose si ingarbugliano ulteriormente e di sicuro non si fanno più chiare sul
fronte della scelta... Dovrete aspettare per ottenere le vostre risposte,
affezionate lettrici mie!^^
Jollina: mia cara, ce ne vorrà
di tempo perchè Coco si decida a svelare cosa pensa dei suoi due pretendenti!
Ma non temere, scommetto che lo scombussolamento provocato da questo capitolo
catalizzerà a sufficienza la tua attenzione e quella delle altre, avrete di che
riflettere e commentare, garantisco!XP
Aya: I sogni sono il motore
della vita. Non si può e non si deve mai farne a meno.x3 Kevin lo adoro anche
io, però mi tocca di doverlo martoriare un po' per il buon andamento della fic.
E vedrai che anche in questo capitolo (e nei prossimi) dovrò un po' infierire
su di lui... Ma, chissà, magari in futuro arriveranno tempi migliori.
fefy88: oh sì, urlo eccome.
Non è bello a dirsi, ma è così.=P Per chi propende Coco? Eeeeh... intanto
cominciamo a vedere come si muovono i nostri Jonas!
Sbrodolina: non sia mai che io lasci
sterminare una mia fedele lettrice, perciò eccoti l'aggiornamento!x3 Leggi,
leggi...
Ecco, è tutto. Sempre
grazie anche a chi mi tiene tra i preferiti... E voi fantasmini che leggete
solo, fate un'opera buona e lasciatemi un commento ogni tanto!x3
- Capitolo 6° -
{ Chiudi gli occhi e
cadi dentro a un guaio...
Baci che si rubano e la pioggia su di noi. }
Baci Che Si Rubano - Laura Pausini
Altri venti giorni scivolarono
via in fretta, trasformando l'uno in due. Due mesi dal loro arrivo... Coco si
chiedeva sempre cosa la spingesse a tenere quel suo personale conto mentale.
Forse era perchè si
sentiva come se il giorno in cui Kevin, Joe e Nick avevano messo piede nel suo
appartamento, avesse segnato l'inizio di qualcosa.
Qualcosa come la
nascita di una nuova Gabrielle? Forse... O forse, semplicemente, di un
cambiamento importante.
Esattamente come quello
che avrebbe dovuto avvenire quel giorno. Pioveva. Era una fredda mattina di
inizio novembre e pioveva... Era come se Parigi avesse deciso che ogni punto di
svolta delle loro vite, ogni momento importante, dovesse essere incorniciato
dalle lacrime del cielo.
Gabrielle lasciò cadere
con un sospiro i fogli del calendario, prima di tornare al suo posto, dietro il
bancone. In tre ore e mezza erano entrate nel negozio solamente due clienti.
Con quel tempo nessuno dotato di sufficiente buon senso sarebbe uscito di casa
per qualcosa di meno impellente del lavoro... Figurarsi per fare shopping.
- Coco, mon trèsor,
aiutami a portare questi scatoloni sul retro. - Tubò madame Delalounì,
sistemando gli ultimi due maglioni di cachemire in vetrina. Non era una cattiva
persona, ma quel suo fare così tremendamente snob la rendeva un po' indigesta.
Le sorrise, cominciando ad armeggiare con i contenitori vuoti.
Magari, mostrandosi
servizievole e ben disposta, avrebbe strappato il permesso di uscire qualche
minuto in anticipo.
I ragazzi erano andati
in sala di registrazione per la messa a punto di alcune tracce audio del
documentario e, eccezionalmente, avrebbero potuto tornare a casa già per
pranzo... E lei ci teneva ad arrivare in tempo per preparare. Per sicurezza,
fece altre due volte il giro dal magazzino al negozio, prima di provare ad
accennare la sua richiesta.
- Ehm... Madame? -
Cominciò, timidamente. La donna si voltò nella sua direzione, aggiustandosi gli
occhialetti sul naso.
- Si, cara? - Se c'era
una cosa che Sonia Delaounì non sopportava, erano le persone che non
rispettavano il loro dovere. Coco respirò profondamente, cercando nella sua
mente di strutturare la domanda nel modo giusto.
- Mi chiedevo, visto
che oggi sembra essere una giornata relativamente tranquilla e che... - Si
interruppe, cercando di capire perchè Sonia stesse già annuendo, con un
sorrisino sghembo sulle labbra laccate.
- Certo, certo... -
Riprese, lanciando un'occhiata rassegnata oltre la porta dell'atelièr, alle
spalle della ragazza. Gabrielle la imito e, con suo gran disappunto, vide una
sagoma familiare al di là del vetro rigato d'acqua.
Nascosto dietro due
enormi lenti scure e sotto un anonimo cappello di lana blu, Joe Jonas stava
facendo cenni di saluto ad un uomo alla guida di un'auto nera. Poi l'auto
ripartì rombando e lui si girò nella loro direzione.
- Bonjour. -
Salutò cortesemente, mentre il campanello sopra la porta, ora aperta, trillava
allegramente. - Ciao, Coco. - Continuò poi, avvicinandosi a lei, che lo fissava
ad occhi sgranati.
- Ti ha dato di volta
il cervello? - Sibilò, appena Joe fu abbastanza vicino per captare i suoi
sussurri. - Cosa ci fai qui? - Si era momentaneamente dimenticata
dell'esistenza di madame Delaounì, che li interruppe, chiedendo attenzione con
un leggero colpo di tosse.
- Credo di aver intuito
dove volevi arrivare, gioia. - Il tono querulo fece letteralmente rabbrividire
Coco, che riportò lentamente la sua attenzione sulla donna, senza lasciar
andare il braccio di Joe che aveva arpionato. - Per questa volta, visto che il
tuo fidanzatino è stato così galante da venirti a prendere, ti lascerò andare
via prima. -
- Lui non è... - Tentò
di ribattere, ma non le fu permesso di infiltrarsi nel discorso.
- Ma che rimanga un'eccezione
e non divenga la regola, d'accordo? - Detto questo, raddrizzò per l'ennesima
volta la montatura viola e poi sparì nel retro del negozio, senza lasciare a
Gabrielle la minima possibilità di ribattere... o esprimere riconoscenza.
Sospirò rassegnata,
mentre Joe le sorrideva soddisfatto.
- Togliti
quell'espressione ebete dalla faccia, Jonas. - Lo rimbeccò, mentre scriveva due
parole di ringraziamento su un post-it giallo e lo attaccava in bella mostra
sul registratore di cassa. - Mi hai fatto fare una figura del cavolo, te ne
rendi conto? - Lui non rispose, si limitò a sfilare giacca e sciarpa
dall'attaccapanni all'ingresso, prima di porgerglieli.
- In ogni caso aveva
ragione, sono venuto a prenderti... Andiamo? - Ridacchiò, facendole alzare gli
occhi al cielo. Uscirono dal negozio, fermandosi fianco a fianco sullo zerbino.
- Ce l'hai un ombrello?
- Si guardarono con la medesima espressione colpevole, prima che il rombo di un
tuono parecchio potente facesse alzare ad entrambi gli occhi verso il cielo.
L'acqua prese a scrosciare con sempre maggiore impeto, picchiettando
insistentemente sul pergolato sopra le loro teste... Joe si sfilò gli
ingombranti occhiali da sole e li ripose in una tasca, prima di afferrarle la
mano.
- La fermata è quella,
vero? - Chiese, indicando la struttura di ferro battuto verde che si ergeva in
lontananza, dall'altro lato del doppio viale alberato. Gabrielle annuì
debolmente, continuando ad osservare la pioggia con crescente apprensione. -
Ok, sei pronta? - La attirò un po' più vicina e, prima che lei potesse
rispondergli, con uno scatto saltò sul marciapiede e cominciò a correre sotto
l'acqua battente, trascinandosela dietro.
- JOE!!! - Urlò lei,
mentre gli schizzi gelati prendevano ad innaffiarle il viso. Di nuovo, lui non
rispose. Aumentò il passo, costringendola a serrare la presa sulla sua mano
calda, già resa scivolosa dalla pioggia. Continuarono a correre a
scavezzacollo, fino a che non raggiunsero la pensilina del metrò. Lì scesero in
fretta la prima rampa di scale e si accasciarono ridendo come due cretini
contro il primo muro al coperto che trovarono. Coco sentiva male allo stomaco,
da tanto intenso era il miscuglio di sensazioni tra le risate chiassose che le
scuotevano le spalle e il fiato corto per lo sforzo fatto.
Anche Joe era senza
fiato. Pur avendo il capo chino e gli occhi chiusi, lo sentiva respirare
affannosamente, tra una risata e l'altra, accanto a lei.
- Tu sei... Sei matto!
- Disse, quando finalmente fu in grado di articolare nuovamente una frase,
aprendo gli occhi per guardarlo.
- Pensa se ci fossero
stati anche Kevin e Nick... - Soffiò, con la voce che ancora leggermente gli
tremava.
- Dove sono i ragazzi,
a proposito? - Domandò, mentre con incredibile naturalezza si avvicinava ed
allungava una mano per sistemargli il cappello. Joe si bloccò, sgranando
impercettibilmente gli occhi. Per un secondo l'unica cosa che riuscì a
percepire fu l'inconfondibile profumo dello shampoo di Coco...
Prima che il metrò
arrivasse e lei scivolasse via per correre verso il binario.
- Sono tornati
direttamente a casa, perchè Nick aveva bisogno l'insulina e Kevin si rifiuta di
lasciarlo solo, quando deve prenderla. - Spiegò, seguendola oltre l'ultima
porta.
Il vagone era stipato
di gente ed era tutto piuttosto umido, a causa della condensa che la pioggia
aveva formato, evaporando dai vestiti dei passeggieri. Erano entrambi in piedi.
Gabrielle appoggiata ad uno dei tubi di ferro accanto alla fila di sedili e
Joe, di fronte a lei, che si reggeva in equilibrio solo sulle sue gambe...
Cercava di tenere il più possibile lo sguardo basso, per evitare di attirare
l'attenzione. Non c'era come comportarsi con estrema naturalezza, per sviare
ogni curiosità.
Anche così, senza enormi
occhiali da sole, solo con quel normalissimo cappello blu, Joe Jonas poteva
tranquillamente apparire come un ragazzo qualunque. Ad esempio, di tutte le
persone stipate su quel metrò, nessuna sembrava prestargli attenzione... Non
più di quella che avrebbe riservato ad un comune diciottenne.
Sorrise fra sè e sè,
assaporando l'insolito, delizioso gusto della normalità.
E passò il resto del
viaggio ad osservare Gabrielle che, in silenzio, lasciava correre lo sguardo
sulla gente che mano a mano scendeva o saliva...
Studiò perfino la
posizione delle sue mani pallide... e delle braccia, troppo minute per arrivare
ad afferrare gli appigli che correvano sopra le loro teste. C'era anche una
ciocca di capelli umidi...
Un riccio scuro,
sfuggito da quelli che erano sapientemente incastrati dietro l'orecchio,
dondolava lentamente al ritmo dei leggeri scossoni che spingevano il treno
lungo i binari.
Aveva appena cominciato
a pensare di allungare la mano per sistemarglielo, che il metrò si fermò
e la porta accanto a loro si aprì con un sibilo. Coco alzò lo sguardo e sorrise
quando intercettò il suo, prima di sollevarsi.
- Siamo arrivati. -
Disse, richiudendosi la zip della giacca. - Ma da qui a casa sono dieci minuti
buoni a piedi... -
- Scommetto che, correndo,
ce ne vogliono la metà. - Sogghignò lui, cominciando a salire le scale che li
avrebbero portati in superficie. Senza dire nulla, Gabrielle allungò la mano,
intrecciando saldamente le dita con le sue per evitare che le scivolasse la
presa.
Appena misero piede
sull'ultimo gradino e le prime gocce di pioggia cominciarono a posarsi su di
loro, scattarono all'unisono. I loro piedi calpestavano l'asfalto fradicio,
schizzando l'acqua delle pozzanghere un po' ovunque, ma, nonostante fossero
zuppi già fino alle ginocchia, non smisero di ridere un attimo.
All'ultimo angolo prima
della via giusta, un furgoncino li superò a tutta velocità, sollevando dalla
strada un autentico muro d'acqua che si riversò quasi completamente su di loro.
Degno coronamento di tanta giornata.
Ma mancava la
cosiddetta ciliegina sulla torta...
Si scaraventarono
nell'atrio del palazzo e si infilarono in ascensore, slittando sul pavimento
liscio, poi raggiunsero l'interno della cabina con un po' troppo impeto.
Impeto che venne
frenato soltanto dalla presenza delle pareti circostanti e della sottile sbarra
d'ottone che vi correva tutto intorno.
Tra una risata e
l'altra, uno dei due riuscì a schiacciare il pulsante dell'ultimo piano e le
porte si richiusero velocemente.
Mentre l'ascensore cominciava
la sua salita con uno scatto deciso, Joe aprì gli occhi ed alzò leggermente la
testa nel tentativo di riprendere fiato...
Inefficace tentativo. Perchè il respiro gli morì
immediatamente in gola...
Coco era letteralmente
schiacciata tra il suo corpo ed il muro. Le mani di lei aggrappate alla sbarra
per sostenersi, quelle di lui, una appoggiata alla parete e l'altra che
stringeva il cappello fradicio appena sfilato.
Joe rimase immobile,
incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso... I ciuffi di capelli bagnati
le si arricciavano sulla fronte, lasciando scivolare le gocce d'acqua che
avevano catturato lungo l'arco morbido del naso e delle guance nivee.
Seguì con gli occhi il
loro percorso. Giù fino alle labbra sottili, appena incurvate in un sorriso.
Arrivato a quel punto,
Joe si ritrovò ipnotizzato e completamente incapace di resistere...
Si chinò
impercettibilmente in avanti e premette la bocca su quella di lei, totalmente
indisturbato nella loro completa solitudine.
Niente suoni o
movimenti che potessero interromperli. Solo il ticchettio irregolare delle gocce
che cadevano sul pavimento.
Gabrielle, per cui
tutto era avvenuto in poco più di un battito di ciglia, sgranò gli occhi al
contatto con le labbra fredde e umide di lui. Rimase immobile, completamente
impreparata, congelata in quella posizione, fino a quando Joe non si allontanò.
Nel momento stesso in
cui i loro sguardi si incrociarono, le porte dell'ascensore si spalancarono di
scatto. Gabrielle aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non riuscì ad
emettere alcun suono...
Chinò la testa e
sgusciando fuori da quell'insolito abbraccio, schizzò sul pianerottolo.
- Coco... ASPETTA! -
Urlò Joe, quando riuscì a riacquisire il controllo della voce e del suo corpo,
ancora inchiodato alla parete della cabina.
Saltò fuori
dall'ascensore, ma lei già era sparita. Vide giusto la porta dell'appartamento
richiudersi violentemente.
***
Appena sentì lo schianto
della porta, Kevin si alzò dal divano con l'intenzione di accogliere Gabrielle.
- Ehi. - Cominciò,
quando vide apparire la familiare sagoma nell'ingresso. Lei non lo degnò della
minima attenzione, non si fermò nemmeno per salutarlo. - Cos'è successo? -
Continuò allora, rabbuiandosi improvvisamente.
Di nuovo nessuna
risposta. Coco continuò a correre attraverso la stanza, schivò per un pelo
Nick, che era appena uscito dalla cucina ed imboccò il corridoio. Lui fece
giusto in tempo a muovere un passo, prima di sentire un altro schianto e poi il
familiare scatto dei giri di una serratura.
- Si è chiusa in bagno?
- Domandò il fratello minore, visibilmente spaesato. Lui e Kevin si scambiarono
un'occhiata interrogativa, prima che quest'ultimo scuotesse il capo in segno di
resa.
Poi l'ennesimo botto e
Joe entrò nella stanza a passo di carica.
- COCO! - Chiamò, senza
ottenere alcuna risposta. - Io... Lei... dov'è? - Continuò, rivolto ai fratelli
e senza preoccuparsi di dare una spiegazione.
- Si può sapere che
cos'è successo? - Ritentò Kevin, questa volta un po' più bruscamente. Joe lo
ignorò deliberatamente.
- Dov'è? E' di là? -
Continuò imperterrito, sollevando un braccio in direzione del corridoio. Quando
Nick accennò un sì, fece per andarsene, ma venne letteralmente placcato dal
fratello maggiore che gli si piazzò davanti.
- Joe. Che. Cosa. E'.
Successo? - Scandì, fissandolo dritto negli occhi.
- Niente che ti
riguardi, Kevin. Spostati. - Rispose seccamente, spintonandolo per farsi largo.
Lui contraccambiò, ricacciandolo con decisione verso il soggiorno.
- Non prima che tu mi
abbia dato una spiegazione. - Si appoggiò con una spalla allo stipite ed
incrociò le braccia, senza smettere di fissarlo. Cosa che contribuì ad
innervosire ulteriormente Joe, già incredibilmente teso.
- Ho detto che non ti
riguarda, sei sordo per caso?! - Detto questo gli si buttò addosso di peso e lo
scavalcò. - COCO! - Chiamò di nuovo, quando riuscì finalmente a guadagnare il
corridoio. - COCO, DOVE SEI?! -
Il suo tono si andava
tingendo di crescente dolore e frustrazione.
Si guardò attorno con
aria spaesata, prima di avvertire un flebile singhiozzo provenire dall' interno
del bagno. Raggiunse la porta a grandi falcate ed agguantò la maniglia, nella
più che vana speranza di trovarla aperta.
- Coco, ti prego, fammi
entrare! - Implorò, scuotendola inutilmente. Il meccanismo scattava a vuoto e
la porta rimaneva spietatamente chiusa. - Coco... - Ripetè, con voce spezzata,
appoggiando la fronte contro il legno freddo. Dall'interno non giunse alcuna
risposta...
Solo, quello che prima
era appena un flebile gemito, sfociò in un pianto senza freni.
Improvvisamente Kevin,
che l'aveva raggiunto, agguantò il braccio di Joe e lo costrinse a girarsi.
Era già profondamente
irritato a causa del suo atteggiamento evasivo ed arrogante, ma, quando si
accorse di come Coco stava piangendo disperatamente oltre la parete, scagliò al
fratello un'occhiata decisamente infuriata.
- Sei stato tu? -
Sibilò, con un tono che perfino lui stesso si era sentito usare raramente. - Ce
cosa le hai fatto, Joe?! - Serrò la stretta sul suo polso, tenendolo fermo.
- NON SONO AFFARI
TUOI!!! - Sbottò quello, divincolandosi con un gesto stizzito. Si guardarono in
cagnesco per qualche attimo, prima che Kevin gli rispondesse, rinunciando
incredibilmente a smorzare i toni.
- VOGLIO SAPERE CHE
COSA LE HAI FATTO, DANNAZIONE! - Urlò, spingendolo per l'ennesima volta contro
il muro alle sue spalle. Joe e Nick ammutolirono, guardando il fratello con aria
profondamente scioccata.
Non era da Kevin, il dolce,
sensibile Kevin, perdere il controllo a quel modo.
- Sentite... - Si
intromise il più piccolo, appena ritrovò la forza di parlare. - Non penso che sentirvi
urlare l'uno con l'altro aiuterà Coco a calmarsi. - Si spostò di lato,
lasciando libero il passaggio verso il soggiorno. - Spostiamoci di là,
perfavore. -
I due fratelli
annuirono flebilmente e senza guardarsi, si incamminarono simultaneamente verso
l'altra stanza. Joe lanciò un'ultima, disperata occhiata alla porta chiusa,
prima di voltarsi. In realtà, fosse stato per lui, sarebbe rimasto lì fermo a
supplicare, fino a che Gabrielle non fosse uscita.
Kevin tornò alla
carica, appena si furono seduti sul divano. Lui, seduto, per modo di
dire...
Perchè saltò
immediatamente in piedi, rivolgendogli l'ennesimo sguardo furente.
- Avanti. Cosa le hai
fatto? - Ripetè. Joe abbassò lo sguardo, passandosi nervosamente le mani fra i
capelli ancora fradici. Poi sospirò, rivolgendosi mentalmente una lunga,
colorita sequela di insulti.
- L'ho baciata. -