Libri > Il fantasma dell'Opera
Ricorda la storia  |      
Autore: flatwhat    12/12/2014    2 recensioni
Cronache dell'estenuante battaglia che vede Erik fronteggiare un temibile avversario: la nuova macchina fotografica di Raoul.
[Modern!AU. Erik/Raoul/Christine]
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Christine Daaé, Erik/Il fantasma, Raoul De Chagny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Io, lei, e il prof di musica'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autrice: questa storia è ambientata nello stesso universo di "Durante le ore di musica" e "Sotterranei e monolocali".
Credo proprio che diventerà una serie, mi diverto troppo.
La storia seguente è, al solito, da non prendere seriamente.

 
Raoul de Chagny ama quella sua stramaledetta macchina fotografica.
Da quella volta in cui Erik e Christine gliel'hanno regalata in vista del suo primo viaggio di lavoro, non se n'è più separato.
In verità, è proprio una bella fotocamera. Non lo fosse stata, Erik avrebbe dissuaso Christine dal comprarla. Dopotutto, quell'affare gli è costato parte dei suoi guadagni come insegnante, guadagni che avrebbe dovuto invece destinare al Daroga, in modo che lui li restituisse a quei due... Come si chiamavano? Moncharmin e Firmin?
Insomma, questa è una lunga storia e non c'entra poi molto con la macchina fotografica in questione (anche se poi, quella volta, il Daroga aveva costretto Erik a lavorare il doppio...).
No, il problema di quell'aggeggio non è la qualità. Il problema è che quell'aggeggio detesta Erik.
Raoul ama la sua fotocamera e la sua fotocamera detesta Erik.
Non è né uno scherzo, né un'esagerazione. Essa funzionerà benissimo finché Raoul è in giro da solo a fotografare monumenti e animaletti a caso, e funzionerà altrettanto bene quando il soggetto da ritrarre sarà Christine, da sola o insieme a Raoul.
Erik potrà essere fotografato solo da solo.
Ogni singola volta che Raoul ha coinvolto Erik in una foto insieme a lui, o Christine, o tutti e due insieme, quella foto è stata inesorabilmente rovinata, quasi come se Erik avesse in qualche modo offeso il dannato apparecchio e ora ne dovesse pagare le conseguenze.
O la foto diviene sfocata proprio nella parte occupata da Erik, o viene inspiegabilmente danneggiata o cancellata al momento di spostare tutte le foto sul computer per poi stamparle.
E quando anche la macchina fotografica non può niente, ci si mettono gli scherzi del destino, come il giornale che va a colpire Erik in piena faccia proprio al momento dello scatto.
Raoul e Christine prima ridevano, poi hanno cominciato anche loro ad imbarazzarsi, come se la causa di tutto quanto fosse loro.
Erik si sente in colpa, in quei momenti, ma allo stesso tempo non può evitare di innervosirsi, e così respinge le loro ennesime proposte di riprovare (Al diavolo, la posso fare da solo la foto, che mi importa. No, non ce l'ho con voi, ma con le circostanze, e in fondo non mi interessa e bla, bla, bla), ma in realtà, per quanto lo possa negare, ci rimane sempre male.
Erik non è bello, lo sa benissimo, è anche per questo che indossa una dannata maschera ogni volta che esce di casa. Ma la macchina fotografica non solo non sopporta la sua bruttezza, non le va a genio nemmeno la maschera. O forse vede attraverso di essa. Erik potrebbe indossare un intero costume di Halloween e venire comunque riconosciuto ed eliminato dal risultato finale.
La macchina odia Erik ed Erik odia la macchina.
Ma Raoul la adora.
Per quanto Erik apprezzi fare del sarcasmo contro di lui e stuzzicarlo, la verità- e lo sa Raoul come lo sa Christine, o non sarebbero dove sono ora- è che lui ci tiene, a Raoul, e gli piace anche vederlo mentre, tutto entusiasmato, fa foto di qua e di là.
E, quando lo vede così, si dice che non è poi così difficile, mentire.

Christine non ha molti amici.
Per suo compleanno, gli unici invitati sono il Daroga, la sua vecchia amica di scuola Meg e sua madre, Madame Giry. E, ovviamente, Madame Valerius, la sua anziana tutrice, costretta sulla sedia a rotelle.
Erik non si sente a suo agio. Due degli invitati sono lì anche per controllare lui, e le altre due sono praticamente due sconosciute, con cui non ha parlato granché, e con cui non ha neanche l'intenzione di cominciare a parlare ora.
L'unica consolazione è che, per un motivo o per l'altro, tutti l'hanno visto già almeno una volta senza maschera (con Madame Valerius è stato un... bizzarro incidente, mentre con Meg... beh... Erik ha un po' l'impressione che Meg sia una spia tanto quanto lo è la madre), quindi non è costretto a provare ulteriore fastidio nell'indossarla, per quanto sia comunque abbastanza in imbarazzo, a venire osservato da occhi che non conosce molto bene.
"Prima di cominciare a fare foto, Christine, voglio che tu apra questo pacco", dice Raoul, porgendole il suo regalo.
Dentro, vi è una piccola macchina fotografica. Erik alza il sopracciglio: Raoul non gli aveva parlato di un regalo simile.
Da come Christine reagisce, sembra quasi che lo sapesse. Sia lei che Raoul lanciano un piccolo sguardo ad Erik, e a lui viene il dubbio che questo non sia un regalo per lui, tanto quanto lo è per Christine.
Al momento di fare le foto tutti e tre insieme, a Madame Valerius e a Madame Giry vengono prestate le fotocamere di Raoul e di Christine.
Erik si mette in posa, alla destra di Christine, e una parte minuscola di lui osa sperare che questa sia la volta buona.
"Aspettate un attimo", esclama Christine, poi chiede al Daroga e a Meg di unirsi alle foto con i propri telefoni cellulari.
A Erik gira quasi la testa. Stavolta riuscirà, si dice. Anche se la dannata macchina di Raoul dovesse fare i capricci, ci sono i rinforzi. Anche lui apparirà in una foto, finalmente!
Non si deve neanche sforzare a sorridere, quando viene raggiunto dai flash.
"Ops, ero controluce. Non si vede bene Erik", dice Meg.
"A me la foto è venuta mossa", dice il Daroga.
"Christine", fa Madame Valerius, "Non trovo più la foto. Forse non l'ho salvata".
"La mia è venuta tutta abbagliata", interviene Madame Giry, "La rifacciamo?".
"Se per voi è lo stesso", si intromette Erik, "Io non sto molto bene e vorrei andare a dormire".
Ben conscio degli sguardi ammutoliti di tutti, si volta un attimo verso Christine.
"Ancora auguri".
Poi si allontana il più velocemente possibile, per evitare di mettersi a sbraitare davanti a tutti.
Nessuno lo ferma.

Può essere davvero quello, il suo destino? Non poter essere immortalato insieme alle persone che ama (per una volta che ne ha)?
Erik è ancora indignato quando si sveglia il mattino dopo, sul tardi.
L'unica spiegazione possibile che gli viene è che un altro fantasma abiti quella casa, e che si diverta a fare scherzi idioti a chi si è finto un fantasma una volta. Non ha il minimo senso, ma niente ha senso in quella faccenda.
Nonostante l'indignazione, viene raggiunto dal senso di colpa. Sa di essersi comportato da schifo, il giorno prima. Non ci si dovrebbe comportare così, a un compleanno.
Non ci si dovrebbe comportare così e basta.
Christine e Raoul non hanno colpe, ed è ingiusto e infantile che Erik rigetti su di loro la propria indignazione in questo modo.
Sarà meglio tornare a fingere che non gli importi nulla, pensa, mentre li cerca per la casa per scusarsi con loro.
In cucina non ci sono. Avranno già fatto colazione. Senza di lui, ma è quello che si merita, dopo quanto è successo.
Si affaccia accanto al piccolo studio. Sono lì.
Raoul è seduto davanti al computer, Christine è in piedi dietro di lui, ed osserva il suo lavoro.
Entrambi sono così intenti che non si accorgono subito dell'ingresso di Erik.
"Buongiorno, dormiglione", lo saluta Christine.
"Hai dormito bene?", chiede Raoul.
"Così così", risponde Erik, un po' stranito.
Non si aspettava di vederli sorridere entrambi.
"Devo proprio scusarmi per ieri", aggiunge, un po' imbarazzato.
"Oh, non preoccuparti", dice Christine, prima di rivolgere nuovamente l'attenzione verso il computer.
Erik si era aspettato sopracciglia corrugate e bronci, non questo.
Sentendosi meno scoraggiato, si avvicina.
"Cosa state facendo?".
"Guarda", dice Raoul, indicando lo schermo del computer.
Raoul ha aperto un programma di foto ritocco e sta lavorando su una delle foto del giorno prima.
"La foto di Meg era l'unica venuta meglio", spiega Raoul. Sposta quella foto con il mouse per rivelare quella che si celava sotto.
"Non ti abbiamo chiesto nulla perché dormivi, ma ti piace, questa?".
Quella foto gli era stata scattata a casa quando Raoul la stava ancora testando, una delle foto in cui Erik è completamente solo e quindi appare.
"Sì. Sì, mi piace", risponde Erik, con una strana difficoltà a far fuoriuscire le parole.
"Bene, allora. Non ci vorrà molto".
In poco tempo, la faccia di Erik è spostata, da quella, alla foto del compleanno.
"Raoul è bravo in queste cose, vero?", sussurra Christine. "Lo sai che mi dovrai insegnare come si fa?".
Raoul volta la testa verso di lei, sogghignando.
"Certo, ma solo se tu mi insegnerai lo svedese".
"Non hai speranze nello svedese".
Erik li guarda ridere e non sa come commentare.
Christine lo anticipa.
"Non eri il solo a volere una foto con noi".
Lei e Raoul gli rivolgono un altro grande sorriso, ed Erik maledice un attimo il suo cuore, ancora così nuovo all'affetto, e così facilmente commosso.
Le sue braccia fremono, ma c'è un'ultima cosa da controllare.
"Riuscirà a stampare?", chiede, cercando di controllare la propria voce.
"Lo vediamo subito", dice Raoul.
Qualche clic e la stampante inizia a lavorare.
Centimetro dopo centimetro, la carta comincia a fuoriuscire.
Tutti trattengono il fiato.
Il foglio viene fuori del tutto.
Nella foto appaiono tutti e tre. Stavolta non c'è niente a coprire Erik.
"Aspetta, aspetta, aspetta", esclama Raoul, prima che Erik e Christine possano reagire.
Fa un'altra stampa della foto. Anche questa risulta perfetta.
"Così. Per precauzione", spiega Raoul.
Christine alza un braccio e, finalmente, esulta.
"Evviva! Abbiamo la nostra foto!".
Raoul si alza e si fionda verso di lei ed Erik, stritolandoli tra le braccia.
"Ne posso fare quante vogliamo, di foto, così". Ride.
"Anzi", dice poi, separandosi dagli altri. "Posso iniziare da ora, a scattarne di nuove. Dove ho messo la macchina...?".
"Sulla scrivania, è lì da quando sono entrato", dice Erik.
"Ah, già".
Raoul prende la macchina fotografica, e quando torna ad osservarlo, punta l'obiettivo su Erik.
"Non osare fotografarmi proprio ora, idiota!".
Questa è l'unica risposta che Erik riesce a dare, mentre singhiozza e cerca freneticamente di asciugarsi le lacrime che continuano imperterrite a scorrere.
"Su, su", sente Raoul dire, mentre Christine torna ad abbracciarlo teneramente, "Stavo solo scherzando".
"Ti conviene", scherza Christine."Posa quell'affare e torna qui".
"Agli ordini".
Raoul esegue, e di nuovo li stringe a sé nel suo peculiare modo soffocante.
Stretto così, tra le persone che contano per lui più di qualsiasi cosa al mondo, Erik si chiede, per un momento, se non dovrebbe dir loro qualcosa.
Ma, decide, non ce n'è bisogno. Per loro, lui è già un libro aperto.

La fotocamera di Raoul giace ancora sulla scrivania.
Erik la adocchia con cattiveria.
"Per questa volta non ti smonterò", le dice, ringhiando. "Lo faccio per Raoul".
Effettivamente, nei giorni scorsi, e nelle ore più profonde della notte, gli era anche venuta l'idea stravagante di controllare se dentro ci fosse un gremlin, o un fantasma.
Erik scuote la testa, ridendo.
"Sto parlando ad una macchina fotografica".
Alla fine, non gli importa davvero più nulla, dei nefandi scherzi di quell'aggeggio, e dei suoi simili. Non possono fare nulla contro Raoul e Christine.
Erik continua a ridere, e si dirige verso la porta.
Prima di andarsene, però, ode un suono.
Quasi... un soffio?
Si volta immediatamente verso la fotocamera, e lei è ancora là, sulla scrivania.
Un'ultima risata, ed Erik esce dallo studio, cercando di convincersi che non è vero che la fotocamera si è spostata di due centimetri.
Sarà stato solo uno scherzo della mente.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il fantasma dell'Opera / Vai alla pagina dell'autore: flatwhat