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Autore: Marra Superwholocked    13/12/2014    2 recensioni
"La realtà del Dottore e quella dei Winchester non potrebbero mai coesistere nello stesso universo. Ma in due universi paralleli e separati, credetemi, sì. Come faccio a saperlo? Be', io sono il Lupo Cattivo e vi sto per raccontare l'ennesima storia in cui il Dottore sbagliò rotta."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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UN SALTO DALL'ALTRA PARTE

 


La realtà del Dottore e quella dei Winchester non potrebbero mai coesistere nello stesso universo. Ma in due universi paralleli e separati, credetemi, sì. Come faccio a saperlo? Be', io sono il Lupo Cattivo e vi sto per raccontare l'ennesima storia in cui il Dottore sbagliò rotta.


«Certo che sei proprio strano.» Clara si era annotata mentalmente ogni pietanza che il Dottore le aveva chiesto di prendergli mentre lui provvedeva a rimettere a posto qualche cavo del TARDIS finito – come al solito – fuori posto.
«La normalità non è mai stata il mio forte. E mai lo sarà» le disse con gli occhi già mascherati da degli stupidi occhialetti carting.
Clara partì spedita per il minimarket. La strada puzzava di candeggina appena sciacquata e l'aria era quella di un'estate fredda. Le macchine si potevano scorgere solo sulla strada principale perché di lì non passavano nemmeno a pagarli, gli automobilisti. Il motivo? Semplice: c'era una leggenda di paese secondo la quale lo spirito di una bambina si materializzasse nel mezzo della strada, all'improvviso, provocando decine di incidenti stradali. Ma era già stato sistemato: sale, benzina ed un paio di fiammiferi avevano posto la parola fine su quella storia e ora una Chevrolet nera targata KAZ 2Y5 era parcheggiata qualche metro più in là, di fronte al benzinaio.
La porta del minimarket scampanellò e una tizia ruminante e borchiata dalla testa ai piedi si girò svogliata verso la nuova cliente. «Salve» salutò spostando il chewing-gum da una parte all'altra della bocca.
Clara le rispose con un sorriso poco convinto e si incamminò tra gli scaffali dei surgelati. Dunque, dunque, dunque, pensò cercando i bastoncini di pesce. «Eccovi!» esclamò pescandoli. Controllò la data di scadenza e continuò verso i frigo o a qualunque cosa volessero somigliare quegli aggeggi mezzi sgangherati. «Crema pasticcera... Dove sei finita?» mugugnò con le dita congelate. Di qua, di là, su e giù. Aveva guardato ovunque, ma non la vedeva. Dietro di lei, un paio di scarpe malconce e zuppe di fango stridettero sulla superficie stranamente liscia del minimarket. Clara non ci diede peso, pensando fosse il Dottore venuto a controllare che fosse tutto a posto.
«Ehi, cercavi questa?»
Lei si girò di scatto, quasi spaventata da quella voce tanto familiare. Oh, mio Dio!, pensò fissando il ragazzo che le stava di fronte. Non solo era bello, constatò Clara, ma era anche dannatamente identico a Jensen Ackles! «Tu sei...» bofonchiò.
Il ragazzo sorrise affabile mostrando una fila di denti bianchi come l'avorio. «Non ho potuto fare a meno di sentire che cercavi la crema pasticcera» le disse nel tono più sensuale che gli riuscì. «Eccola.» Le porse poi il contenitore e le sorrise un'ultima volta, sperando di aver fatto colpo.
Clara, ora, aveva tutto ciò che le aveva chiesto il Dottore, ma avrebbe voluto fare anche un'altra cosa. «Aspetta!» urlò al ragazzo.
Lui si girò con le mani in tasca e la tipica espressione da Tony Stark stampata in viso. «Sì?»
«Tu sei Jensen, vero? Jensen Ackles! Oddio, ho visto tutte le stagioni di Supernatural e tu e Jared siete... Siete... Fantastici!» sussurrò Clara tutta eccitata.
Il ragazzo guardò Clara un po' spaesato. Fra tutti i nomi falsi che aveva usato, c'era anche questo Jensen? «Chi? Cosa?!» chiese sempre più confuso e pronto a correre fuori di lì.
«Puoi venire un secondo con me?» gli chiese Clara, incurante del nervosismo del ragazzo. «Il mio amico, qui fuori, deve avere una macchina fotografica, da qualche parte! Ti prego...» lo supplicò facendo gli occhi dolci.
«Che cos- No!» si agitò il ragazzo arretrando di qualche passo.
Clara sembrò non udire la negazione di lui e ripartì a parlare, veloce come un treno. «La serie l'ho scoperta solo per caso, ma mi sono appassionata subito! Tutti quei fantasmi, quei demoni... Insomma, è semplicemente uno sballo!»
«SAM!» urlò improvvisamente il ragazzo, che di punto in bianco aveva perso la fame.
Clara smise di parlare e strabuzzò gli occhi senza rendersene conto. E solo in quel momento notò com'era vestito: giacca marrone malconcia e un paio di jeans con una goccia di sangue vecchia chissà quanto. «Tu...» deglutì. «Tu non sei Jensen, vero?»
«Sam!» urlò di nuovo il ragazzo. «Sammy!»
«Clara!» Fuori dal minimarket, il Dottore si agitava e si sbracciava per richiamare l'amica. Lui la vide girarsi e le indicò il cielo, poi si mise le mani davanti alla bocca come per formare un megafono e urlò di nuovo. «Non è la tua Terra!»
La ragazza squadrò di nuovo il ragazzo che le stava di fronte. Come dal nulla, apparve un secondo ragazzo, con i capelli spettinati e il naso a punta. La sua giacca era ingrigita, il respiro affannato ed il volto di uno che era stato appena sorpreso a rubare nella dispensa di casa sua. «Che succede?» gli chiese preoccupato.
Clara indietreggiò sperando di poter scivolare fuori di lì in pochi istanti. Caspita, finalmente pensava di aver incontrato quel palazzo di muscoli e bellezza e il Dottore aveva sbagliato universo. Ah, ma gliene avrebbe cantate quattro sicuramente. Appena messo piede nel TARDIS, ovvio.
«Dean, che succede?» chiese nuovamente il ragazzo col naso a punta.
«Non ne sono sicuro, ma...» cominciò l'altro, ma non fece in tempo a finire la frase che Clara aveva già iniziato a volare verso l'uscita del minimarket: lanciò una banconota per pagare crema e bastoncini e anticipò il suo compagno di viaggio entrando di fretta e furia nel TARDIS.
I due ragazzi presero anch'essi a correre, lasciando perdere le cose che avevano intenzione di acquistare prima che quella strana ragazza li chiamasse Jensen e Jared. Il più alto dei due incrociò lo sguardo della tizia ruminante al bancone e apostrofò uno sguardo col quale intendeva scusarsi per la confusione, ma, una volta usciti dal minimarket, la cabina blu nella quale erano entrati Clara e il Dottore non era più che un ricordo e al suo posto vi era solo un quadrato di asfalto rimasto asciutto, salvo dalla pioggia che aveva appena cominciato a cadere.
«Di che cosa non eri sicuro?» chiese Sam sempre più affannato.
Dean, sguardo corrugato e occhi in costante movimento, guardò il fratello negli occhi e disse una cosa che non si sarebbe mai aspettato di dire. «Quel tizio ha detto “Non è la tua Terra!”»
«E quindi?»
«E quindi, Sammy, lui era un alieno. E io so chi è.»

   
 
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