Pubbliche
dimostrazioni d’affetto
Hiashi
Hyuga continuava ad evitarlo.
Naruto se
ne convinse mentre era seduto sul water da un po’ e cercava
di rilassarsi
invano, perché quel pensiero diventava consapevolezza e non
lo abbandonava.
Hiashi Hyuga lo evitava. Gli era sembrato strano, all’inizio,
e si era detto
che era tutta una costruzione della sua immaginazione,
perché l’uomo non gli
era sembrato ritroso a mischiarsi con gli altri abitanti del villaggio
durante
la guerra come molti avevano creduto, quindi non poteva avere motivo
per
evitare proprio lui, che della
guerra
era l’eroe.
Eppure
accadeva. Non vedeva Hiashi Hyuga in giro da qualche tempo,
precisamente da
quando era finita la guerra, nonostante ciondolasse spesso nei pressi
del
palazzo dell’Hokage dove si stavano completando gli ultimi
dettagli prima che
il suo maestro prendesse il posto di nonna Tsunade. Si erano incrociati
due
giorni prima della cerimonia di incoronazione dell’Hokage e,
mentre si avviava
verso casa, l’uomo gli aveva a stento rivolto un cenno del
capo come saluto,
anzi, gli era sembrato anche nel suo sguardo ci fosse qualcosa di
diverso dal
solito. Il giorno stesso non ci aveva fatto troppo caso, corrucciato
per via di
quel saluto frettoloso senza neppure una parola di circostanza, ma, in
quel
momento, se ci ripensava, era tutto fin troppo chiaro.
Hiashi Hyuga aveva
assottigliato gli occhi, mentre guardava nella
sua direzione. L’aveva guardato in
cagnesco. Aveva fatto qualcosa che doveva averlo irritato a
morte.
“Io…
volevo
scusarmi con lei.”
“Per
cosa?”
“Per
aver
tenuto un comportamento poco… come si dice, decoroso
nei suoi confronti durante la guerra.” Mentre diceva quelle
parole, vide gli
occhi di Hiashi muoversi impercettibilmente, o forse l’aveva
soltanto
immaginato, ma quella presunta reazione
di stizza lo indusse ancor più in confusione, e le parole
presero a scivolargli
via dalla lingua senza essere prima filtrate dal cervello come si era
imposto:
doveva essere per forza così, non c’era altra
spiegazione. Per
quel motivo si aveva afferrato il coraggio
a due mani e si era recato, pronto a chiedere perdono, a casa sua,
dove,
sfortunatamente, era stato proprio l’uomo ad aprigli la porta
con il suo solito
sguardo severo. “Per… per
aver preso per
mano Hinata davanti a tutti, intendo, mi sembra
ovvio… Ma mi è venuto spontaneo, non
avevo cattive intenzioni…
Però ho notato che negli ultimi tempi lei mi sta evitando,
oppure mi guarda
storto se mi vede…” Mise le mani davanti al corpo
in segno di protezione e
prese a muoverle con foga, incapace di riuscire a stare fermo.
“La capisco, eh,
ha perfettamente ragione, ma io-”
“Non
ti sto
affatto evitando. Semplicemente non accade che ci
incontriamo.”
La
voce del
capoclan interruppe il suo fiume in piena, zittendolo. E accadde dopo
qualche
secondo di silenzio, facendogli realizzare all’improvviso
quanto fosse ridicolo
in quel momento. Sorpreso e imbarazzato, come per convincersene
ripeté: “Non…
non mi sta evitando?”
Hiashi
scosse la testa quasi pazientemente in segno di diniego.
“E”
Naruto
continuò mentre la saliva gli bloccava la gola
raccogliendosi nei pressi della
lingua e quasi impedendogli di parlare “non… non mi guarda storto?”
Quella
volta, l’uomo lo guardò per qualche secondo in
silenzio, stringendo le labbra e
soppesando le parole, poi parlò a voce bassissima:
“Potrei dirti di no, ma non
posso negarlo.”
“Cosa?”
Istintivamente,
Naruto chinò la testa verso di lui per avvicinarglisi, certo
di non aver udito
bene. Leggermente innervosito, Hiashi tentò di alzare
leggermente la voce mentre
ripeteva quelle parole: “Non posso
negarlo. Non mi ha fatto molto piacere vedere simili dimostrazioni davanti a tutti.”
La
sua voce
si era abbassata di nuovo fino a quasi scomparire mentre rimarcava la
parola
“tutti”. Le sue labbra si strinsero ancora di
più, segno che non avrebbe detto
più niente sull’argomento: doveva essere
imbarazzato quanto lui nell’affrontare
una questione del genere, ma di certo non si trovava nella posizione
peggiore,
come lo era lui, che aveva dato origine a quello scambio di
dimostrazioni di
affetto pubbliche durante la guerra. Naruto si sentì un
perfetto stupido per
essersi recato coi i suoi stessi piedi a discutere quella questione con
il
capoclan, ma non aveva potuto evitarlo. Ci aveva pensato in ogni
momento da
quando aveva notato che Hiashi non gli aveva più parlato
liberamente quando si
erano incontrati dopo la fine della guerra. Non poteva evitarlo, come
non aveva
potuto fare a meno di stringere la mano di Hinata per ringraziarla di
averlo
sempre amato e supportato in silenzio. Non poteva sopportare di essere
guardato
in malo modo dal padre della ragazza che amava, voleva essere accettato
anche
da lui. Voleva davvero che Hiashi lo capisse, così tento di
giustificarsi con
un enfasi che non gli sembrò affatto esagerata, anche se si
ritrovò a
puntellare le mani sul tavolino e a sporgersi completamente verso di
lui.
“Non
volevo
mancarle di rispetto, lo giuro! Hinata ha rischiato di morire per la
seconda
volta per salvarmi, durante la guerra, l’ha visto anche lei!
Io-”
“Qual
è la
prima volta di cui parli?” lo interruppe Hiashi come se si
stesse informando di
una cosa di poca importanza. I suoi lineamenti si erano di nuovo
distesi e
sembrava totalmente disinteressato, e ciò infuse un
po’ di fiducia in Naruto.
Prima di rispondere, però, tentò di soppesare le
parole per non farlo irritare
di nuovo, perché ricordava bene quale fosse stata la loro prima volta, e l’uomo
l’avrebbe certamente considerato urlare tutto
il suo amore durante una battaglia una dimostrazione sconsiderata. Poi
si
vergognava un pochino se avesse dovuto raccontargli quanto avesse visto
Hinata
splendere in quel momento, perché il suo sangue tendeva a
triplicare la sua
velocità di circolazione, se ci ripensava.
L’aveva
vista splendere di coraggio, andare incontro a morte certa per salvarlo
e
qualcosa nel suo stomaco si era contratto, facendogli capire che i suoi
sentimenti stavano cambiando. Ma non voleva parlare di sentimenti con
lui,
ancor di più perché il loro oggetto era sua
figlia.
“Quando
Pain ha attaccato il villaggio.” replicò,
laconico, cercando di non mostrarsi a
disagio, altrimenti lui gli avrebbe fatto altre domande.
L’uomo annuì con la
testa stringendo le labbra in quel gesto che Naruto aveva imparato a
conoscere
come irritazione o fastidio. Aveva rischiato di perdere una figlia che
aveva
visto guardare con occhi sgranati dalla sorpresa più volte
durante la guerra e
tutto a causa sua, quindi tacque, sperando che lui non conoscesse altri
dettagli. E Hiashi non disse più nulla facendo quietare la
sua ansia. Ma aveva
comunque delle mancanze a cui rimediare, e pesavano sulla sua mente
come un
macigno, impedendogli di tacere.
“Io…
le
chiedo davvero scusa per quello che ho fatto.” Goffamente,
chinò la testa quel
tanto che bastava per non guardarlo negli occhi, cercando le parole
adatte.
“Vorrei… vorrei davvero conoscere meglio Hinata
per… E non vorrei che lei non
mi-”
Hiashi
si
alzò all’improvviso e, contrariamente, a quanto
era accaduto quando si era
seduto prima del loro colloquio, fece rumore. Sembrò
terribilmente a disagio
quando Naruto sollevò la testa e lo guardò con
gli occhi che gridavano aiuto,
allora batté le mani sul vestito che indossava per
lisciarlo, prendendo tempo,
mentre il ragazzo continuava a morire dentro.
Poi,
finalmente, parlò, recuperando il solito tono di voce
imperioso.
“Siete
grandi abbastanza per decidere cosa fare della vostra vita. Hinata
può fare ciò
che desidera.”
Forse
la
sua voce aveva virato anche verso l’irritato, ma quelle
parole suonarono come
un coro proveniente dal cielo alle orecchie di Naruto, che si
alzò di scatto per
correre ad abbracciarlo, ma per fortuna inciampò nel
tavolino e inchiodò
stabilmente per terra mentre Hiashi gli dava le spalle e lo pregava di
recarsi
all’uscita.
Non
pensò
minimamente alla possibilità che l’uomo potesse
essere infuriato, che potesse
aver voglia di scaraventarlo dall’altra parte del globo, ma
che si stesse
trattenendo per non tradire l’immagine che tutti avevano di
lui, che magari si
fosse largamente pentito di averlo fatto entrare in casa sua. Non
riusciva a
smettere di sorridere largamente, forse anche troppo, e il suo cervello
partì
per un lungo viaggio non appena si imbatterono in Hinata mentre Hiashi
lo
conduceva alla porta.
“Naruto-kun?”
si lasciò sfuggire Hinata più sorpresa del
previsto, quasi turbata dalla sua
presenza lì dove non avrebbe mai immaginato che lui sarebbe
andato. Lo guardò,
in attesa, indugiando leggermente su suo padre con gli occhi, e il ragazzo sorrise
ancora più largamente
per rassicurarla, esclamando: “Ehi, Hinata, da tutto
bene?” euforico, senza
pensare che Hiashi Hyuga era a due passi da loro e li osservava, lo osservava. Aveva avuto il suo
permesso e tutto andava
bene così. Era tutto perfetto. Avrebbe soltanto voluto
afferrarle la mano e
trascinarla con sé a casa sua.
Note
Come
vedete, dopo aver fatto un casino allucinante per scusarsi con Hiashi
di quello
che ha fatto (in Giappone il contatto fisico e le dimostrazioni di
affetto in
pubblico non sono viste di buon occhio ;), Naruto ci ricasca di nuovo,
almeno
col pensiero. XD E’ un personaggio che da il 100%
di sé per
creare un contatto con gli altri, verbale o fisico che sia, dopo tutto
quello
che ha passato, quindi ho continuato su questa riga immaginaria.
Hiashi,
poverino, è padre di una figlia femmina e in più
sembra un po’ austero, quindi
ho immaginato che vedere Naruto e Hinata fare certe cose non lo avesse
lasciato
molto indifferente! XD
Ho
adorato
scrivere di questa eventuale conversazione tra lui e Hiashi,
perché la mia
testolina li immagina troppo bene, il ragazzo impacciato, che cerca di
fingersi
serio e degno degli Hyuga e
l’uomo che
cerca di trattenere lo sconforto davanti a questa scena pietosa XD
Povero
Naruto, stare al cospetto di Hiashi non è certo la cosa
più facile del mondo!
:D
Spero
davvero che questa fic vi sia piaciuta, e che possa avervi divertiti
quanto ha
divertito me scriverla! ^_^