Giochi di Ruolo > Altro
Segui la storia  |      
Autore: tobbywolf    17/12/2014    1 recensioni
[Infamous: Second Son]
Eugene Sims è alle prese con una normale vita da studente sfigato, uno di quelli in fondo alla catena di popolarità. La sua vita, per quanto stressata e dolorosa, è tenuta in bilico da un videogioco online, Heaven's Hellfire.
Un giorno che pare ordinario, però, risulta essere l'inizio di una nuova amicizia, che forse e chissà, magari lo aiuterà a rasserenarsi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un bagliore di luce estiva emerse all’orizzonte ed iniziò ad infastidire le guance di un ragazzo alquanto assonnato, con la fronte sulla tastiera e lo sguardo perso nel vuoto, il ticchettio di un computer parecchio surriscaldato che riecheggiava nella buia stanza. Nel sentire lo scottante contatto, Eugene Sims si alzò prontamente e corse verso il bagno, ricominciando così l’ordinaria routine che tanto odiava. La scuola non era male, non era il tipico ragazzo iperattivo che non riesce a rimanere zitto per qualche ora, più che altro non sopportava le giornate in cui i bulli lo prendevano di mira e lo picchiavano per divertimento. Bhe, per giornate intendeva proprio tutti i giorni.

Questa vita malsana iniziò solo dopo il cambiamento di istituto. Eh, le scuole superiori. Luoghi in cui la maggior parte degli studenti soffre per tante ragioni, chi per il troppo studio e chi per l’aggressività dei coetanei. Eugene, fin dai primi giorni del nuovo anno scolastico, si ritrovò a far parte della seconda categoria. La madre, che non era mai presente a causa del proprio lavoro, non aveva mai visto il proprio figlio tornare a casa con il viso sfigurato e la rabbia soffocata in gola. Eugene non avrebbe sopportato l’idea di mostrarsi come un fallito davanti all’unica persona rimasta nella sua famiglia dopo la scomparsa del padre. Probabilmente anche per questa mancanza di conforto da parte di una figura adulta, il ragazzo decise di trascorrere la maggior parte del suo tempo chiuso nella propria camera, con la compagnia di un computer e di alcuni giocatori online. L’unica soddisfazione della sua vita era infatti un tale gioco chiamato “Heaven's Hellfire”. In questa realtà virtuale era considerato un protettore, un angelo dalle strabilianti abilità e dal grande coraggio. Passava intere notti a compiacersi della propria forza, diventando sempre più appassionato, ma allo stesso tempo sempre più solo e chiuso in se stesso.

Per questo motivo, sfoggiò per l’ennesimo giorno delle enormi borse nere sul viso.
Il ragazzo era ora pulito e vestito, infermo davanti alla credenza vuota e con uno stomaco brontolante. Anche oggi non avrebbe potuto fare colazione, dopotutto ieri preferì tornare subito a casa piuttosto che sprecare un’ora per andare in centro città e comprare dei viveri.

Con un’espressione insoddisfatta ed un sospiro, avanzò a passo spedito verso la porta. Adesso che si avvicinava la fine della scuola, molte persone tendevano ad arrivare in ritardo.. Se si fosse presentato in anticipo, forse avrebbe potuto evitare il branco di prepotenti. Zaino sulle spalle, cappuccio in testa, Eugene percorse in tutta fretta la desolata via, occupata principalmente da appartamenti e case in costruzione. Gli unici lati positivi dei nuovi quartieri erano la tranquillità del mattino e il poco traffico. Dopo essere arrivato alla stazione, socchiuse gli occhi e sonnecchiò sulla metro, quasi dimenticandosi di dover scendere. Per fortuna l’altoparlante gli trapassò l’orecchio, impedendogli così di perdere la propria tappa.  Dopo un paio di minuti arrivò di fronte all’istituto, circondato dai mattinieri e dai tipici ragazzi diligenti fino all’ultimo. Sentì un grande compiacimento verso se stesso dopo aver notato che il piano era andato a buon fine. O forse..

“Maledizione..” Mugugnò a denti stretti, il cuore che iniziava ad accelerare il proprio ritmo.

Con tutte le persone che avrebbe potuto incontrare, davanti alla porta d’entrata sostava Fetch, o per meglio dire Abigail Walker. Quella tipa era una pazza; una furia se si trattava di farla pagare a qualcuno e un demone inferocito se doveva far tacere qualcun altro. Eugene aveva commesso l’errore di aver visto troppo, di essere presente per caso durante uno degli scambi di droga, una questione di secondi e avrebbe potuto evitare un intero anno di fiato al collo e percussioni da parte della ragazza. Bhe, inutile piangere sul latte versato ormai. Era sicuro che si sarebbe trovato un pugno piantato nel fianco o una sigaretta spenta sulle braccia se fosse passato da quella porta, si stava già preparando psicologicamente mentre camminava a testa bassa. Giusto il tempo di salire qualche scalino ed appoggiare la mano sulla maniglia, lo sguardo assente ed un sospiro. Gli occhi socchiusi mentre spinse il portone, un fischio nelle orecchie che lo innervosì..

Riuscì ad entrare con grande stupore, quasi sgranava gli occhi mentre una risatina gli scappò dalle labbra. Troppo presto per festeggiare: il violento spintone fece capolino comunque, forse causato dallo sghignazzare di Eugene. L’inaspettato impatto lo scagliò contro la porta di chissà quale classe, provocando un frastuono terribile. Un colpo ben assestato, si accasciò contro il duro legno, con la vista tremolante, la visione offuscata della perfida ragazza dai capelli violacei che lo osservava con sguardo truce. Ma non era l’unica persona presente nella scena, un intruso comparse in quei secondi di panico, in cui Eugene cercò invano di riprendere il controllo di sé.

“Tutto a posto, biondino?” Lo sconosciuto gli rivolse la parola e si abbassò per testargli il polso, con un fare alquanto protettivo. Il sussurrio dolce e rincuorante delle sue parole tramise una sensazione rincuorante, facendogli riprendere un minimo di sanità mentale.

Eugene non osò aprire bocca se non prima di un accurato controllo alla ricerca della causa dei suoi mali. L’altro ragazzo era ancora davanti a lui, probabilmente era la prima volta che qualcuno gli donava delle attenzioni diverse da dei pugni o cose del genere..  

“U-uh.. Sto bene, grazie.” Accennò un sorriso, la timidezza gli impediva di ricompensare “il salvatore” in modo diverso, ma nel profondo ne era veramente grato. Osservò lo strano modo di vestire dell’altro, scrutandolo in ogni dettaglio. Dai capelli mori che spuntavano da un copricapo rosso, fino alle cinghie metalliche che sporgevano dalla cintura.

“Amico, devi imparare a fare il culo a quelli che cercano di sottometterti.” Il moro interruppe l’imbarazzante silenzio. “Io, Delsin il grande, posso darti qualche dritta se vuoi.”

Il sorriso di Eugene si sfasò, ripensando a tutte le volte in cui aveva tentato di ribellarsi e aveva miserabilmente fallito. Sapeva bene di non essere in una situazione gradevole, non servivano le ramanzine di altri per metterlo al corrente del suo stato. In quel momento avrebbe voluto solamente andare in classe e sedersi al proprio posto in tranquillità, non aveva intenzione di parlare con altri dei propri problemi. Così si alzò in tutta fretta, scostando delicatamente Delsin, o come diavolo aveva detto di chiamarsi. Era stato tutto così improvviso e senza parole che, nel giro di venti secondi, il malcapitato sparì dentro a qualche classe, lasciando l’altro a bocca aperta.

 

Dopo aver trovato posto, ovviamente nei banchi isolati in fondo alla classe, Eugene estrasse il libro di geometria ed iniziò a sfogliarlo senza interesse, con la testa da tutt’altra parte. Pochi minuti dopo, la campanella suonò insistentemente ad intermittenza, costringendo tutti i ragazzi ed i professori ad entrare. Fortunatamente, né Abigail, né gli altri bulli, si trovavano in quell’aula. All’inizio della lezione ci fu subito un annuncio eclatante, seguito da numerosi bisbigli e confusione: un nuovo studente, trasferitosi dalla lontana Seattle, fu inserito proprio nella loro classe. Molte persone reagiscono con eccitazione a nuovi eventi che distruggono la quotidianità, ma per Eugene non sarebbe stata così. Lui avrebbe solamente aggiunto un’altra persona alla lista di tutti quelli che gli stavano alla larga. Stava quasi per tornare a sfogliare il libro con noia, quando il nuovo studente entrò e lo lasciò a bocca aperta.
Senza dubbio, si trattava del tizio del salvataggio, ecco svelato il mistero della troppa gentilezza. Gli studenti trasferiti, di solito, impiegano un po’ di tempo prima di ambientarsi ed unirsi ai gruppi dei “pecoroni”. Nel mentre di questi pensieri, il docente aveva già assegnato un posto al caro nuovo arrivato. Delsin esibì la sua camminata autoritaria, fino a sedersi proprio davanti a Eugene, senza nemmeno contenersi mentre esprimeva la sua gioia nel rivederlo

“Woah amico! Che caso, nella stessa classe, eh?”

Un sospiro e qualche imprecazione silenziosa da parte del biondino.

“Eh si, nella stessa classe..”



 

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Altro / Vai alla pagina dell'autore: tobbywolf