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Autore: AmonAmarth    19/12/2014    6 recensioni
- Blaine Devon Anderson, sei stato l’amore della mia vita. La mia anima gemella. L’unico e il solo. E lo sarai per sempre. Ti ho amato dal primo istante in cui ti ho visto, da quando cantasti per me e solo per me, quella stupida canzone di Katy Perry. Ti ho amato ogni istante da allora, nei momenti belli e in quelli difficili. Ti prometto che mi prenderò cura di nostro figlio, lo crescerò con tutto l’amore che merita. Gli darò una vita più che dignitosa, su tutti gli ambiti. Ma lo crescerò da solo. In salute e in malattia … ti amerò per sempre, oltre la morte finché entrambi non potremmo ritrovarci un domani, per poterci amare di nuovo, ogni giorno, ogni istante, di qualunque vita ci venga concessa. Erano questi i miei voti Blaine e li rispetterò … fino alla fine. -
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente,
questa è la mia prima apparizione nell'universo Klaine e con il genere angst.
L'ispirazione per questa piccola OS è venuta da un mio incubo, ho modificato alcuni piccoli dettagli e i personaggi ma l'idea di base è quella. Ringrazio come sempre Truppy per avermi dato l'idea di renderlo una storia e spero fortemente che vi piaccia e non statevi troppo a chiedere cosa avessi mangiato quella sera, perchè francamente non lo so nemmeno io :)
Spero vi piaccia gente e che mi vogliate far sapere cosa ne pensate.
Un bacio e un abbraccio.
Ps: potrebbe contenere un piccolissimo (ma proprio minuscolo) spoiler della 6 stagione, lettori avvisati mezzi salvati ;)
BUONA LETTURA!!!!!













 
Un improvviso dolore al petto …
Una corsa disperata in ospedale …
Grida …
Frasi concitate …
Mani che lo toccavano e strattonavano ovunque …
 
Solo questo Blaine ricordava. Sentiva la sua mente lentamente scivolare via da quello stato di incoscienza. Sentiva un leggero singhiozzo accanto a sé … i suoni ancora ovattati come se provenissero da un altro Universo.
Lentamente cercò di aprire le palpebre, le sentiva pesanti come macigni. Gli ci volle un po’ per mettere a fuoco. Tutto intorno a lui era di un candore quasi abbagliante. Poi nel suo campo visivo cominciò ad apparire un’ombra, pian piano sempre più nitida, ma a lui non serviva metterla a fuoco per sapere di chi si trattasse.
- K … Kurt … -
- Shh … non sforzarti Blaine, non … -
Kurt non riuscì a terminare la frase, colto nuovamente dall’ennesimo pianto.
Blaine guardò suo marito. Era in condizioni pessime, gli occhi gonfi e rossi, le labbra tagliate e mordicchiate, i capelli completamente fuori posto. Gli stava stringendo la mano, ma lui non la sentiva, ormai non sentiva più niente.
Lentamente quella malattia si era portata via tutto … prima la sua mobilità … poi l’impossibilità di fare l’amore con suo marito e la possibilità di prendersi cura del loro bambino … lentamente anche il poter semplicemente sentire il tocco delicato delle loro mani che lo carezzavano … adesso, ormai era inevitabile, si stava portando via l’ultima cosa che gli era rimasta … la sua vita.
- Blaine … amore perché non annulli … -
- No! No Kurt, non voglio accanimento terapeutico. –
- Blaine ti prego … fallo per Christian. Ti prego … -
- Kurt … no, non posso più nemmeno toccarti, non posso più nemmeno sentire il tocco delle tue mani … non posso più giocare con nostro figlio. Io non voglio che mi ricordi così, non voglio che tu mi ricordi così. Ti prego amore mio, lasciami andare. –
Blaine faticava a parlare, sentiva il respiro mancargli sempre di più, i muscoli del suo diaframma sempre più rigidi, come se avessero un grande peso da sollevare. Aveva rifiutato qualsiasi cura, era inutile intubarlo, era questione di ore, minuti ormai … voleva poter parlare con suo marito un’ultima volta prima che avvenisse l’inevitabile.
Vedeva Kurt piangere e probabilmente stava stringendo la sua mano con forza, ma lui non sentiva niente.
- Kurt … promettimi che quando me ne sarò andato … -
- No Blaine … no sta zitto … non dirlo … ti prego non dirlo. –
Blaine lo vide piegarsi su di lui e lasciargli piccoli bacetti a stampo sulle labbra. Sentiva appena un formicolio, ma niente di più.
- Kurt … ti prego … giurami che andrai avanti. Che ti prenderai cura di nostro figlio. Piangerai per me qualche giorno, poi tornerai a vivere. Troverai qualcun altro con cui costruire la famiglia numerosa e chiassosa che la mia malattia non ci ha permesso di avere … - Mentre parlava Blaine vedeva chiaramente Kurt scuotere la testa e i suoi occhi azzurri guardarlo con spavento e dolore. L’unica cosa che sentiva in quel momento fu una dolorosa fitta al cuore e sapeva per certo non essere dovuta alla malattia.
- … Kurt, ti prego promettimelo. Non voglio andarmene sapendo di lasciarti in questo stato. –
- Se non lo faccio tu annullerai il modulo? –
- Kurt … ti prego. Meriti di prenderti cura di nostro figlio, non di un disabile in stato vegetativo. Ti prego amore mio, promettimelo. –
Blaine si sentiva sempre più debole, ogni respiro gli costava sempre più fatica, sapeva che il tempo stava scadendo. Ma non poteva andarsene, non ancora. Non prima di avere la certezza che Kurt sarebbe tornato a sorridere, si sarebbe aperto all’amore di nuovo.
- Blaine Devon Anderson, sei stato l’amore della mia vita. La mia anima gemella. L’unico e il solo. E lo sarai per sempre. Ti ho amato dal primo istante in cui ti ho visto, da quando cantasti per me e solo per me, quella stupida canzone di Katy Perry. Ti ho amato ogni istante da allora, nei momenti belli e in quelli difficili. Ti prometto che mi prenderò cura di nostro figlio, lo crescerò con tutto l’amore che merita. Gli darò una vita più che dignitosa, su tutti gli ambiti. Ma lo crescerò da solo. In salute e in malattia … ti amerò per sempre, oltre la morte finché entrambi non potremmo ritrovarci un domani, per poterci amare di nuovo, ogni giorno, ogni istante, di qualunque vita ci venga concessa. Erano questi i miei voti Blaine e li rispetterò … fino alla fine. -
Blaine non pensava che anche in quello stato avrebbe potuto piangere. Considerò quelle lacrime un piccolo miracolo. Vide suo marito afferrare la piccola catenina che portava al collo, quella in cui aveva infilato il loro primo anello di fidanzamento, quello che non aveva più avuto il coraggio di rimettere al dito, ma nemmeno di buttarlo via. Lo vide con la coda dell’occhio, dato che non poteva più muovere la testa, sfilare la sua fede dal dito e infilarla alla catenella, dalla quale tolse il piccolo anellino. Se la chiuse al collo, cercando di sorridere tra le lacrime.
Blaine continuava a guardarlo, voleva imprimersi nella mente ogni piccolo dettaglio di suo marito, non ne voleva dimenticare nemmeno uno. Se esisteva davvero qualcosa dopo la morte, lui voleva poter ricordare Kurt, il suo migliore amico, il suo primo ragazzo, suo marito, il padre di suo figlio.
Guardò la piccola catenella con la sua fede al collo di Kurt.
- L’Anello del Potere. –
Vide Kurt sorridere e sentì la sua risata strozzata dalle lacrime. Era un suono così angelico, non ti scaldava solo il cuore, ti scaldava tutta l’anima.
- Ce l’ho fatta. –
- A fare cosa? –
- A … farti ridere! –
Blaine sentiva che il suo tempo stava per scadere. Cominciava a vedere dei primi puntini luminosi, segno della mancanza d’aria.
- Dai un bacio … a Christian, digli che papi lo guarderà da lassù … digli che gli vuole e gli vorrà sempre un mondo di bene. E Kurt … ti amo, per sempre! –
- Anche io Blaine … anche io. –
Blaine vide suo marito abbracciarlo. Avrebbe voluto sentire le sue lacrime, avrebbe voluto sentire il calore del suo abbraccio, avrebbe voluto sentire il sapore di quell’ultimo leggero bacio che Kurt gli stava donando. Ma non sentiva nulla … era tutto freddo attorno a lui … tutto diventava sempre più buio.
L’oscurità lo avvolse. Nessuna luce ultraterrena, nessun sentiero illuminato. Non percepì più niente, nemmeno gli sembrava più di appartenere ad un corpo. Si sentiva leggero, immenso, come se non avesse forma o consistenza.
Si sentiva in pace.
Secondi … minuti … ore … anni … ere …
Quanto tempo era passato? Impossibile dirlo.
Blaine sentiva dentro di sé un senso di pace e calma. Udiva il rumore leggero della risacca del mare, era un suono che gli era sempre piaciuto ascoltare. Si lasciò cullare da quel lento suono. Sentiva sotto di sé qualcosa di morbido e fresco e anche la sua testa era poggiata su del morbido.
Lentamente la curiosità cominciò ad avere la meglio su di lui e costrinse i suoi occhi ad aprirsi. Non ci volle molto per mettere a fuoco, Davanti ai suoi occhi c’era un tetto, un tetto di una casa in legno ed era steso su un comodissimo letto. Si mise a sedere, indossava una semplice tunica bianca, non quella ruvida dell’ospedale. Al tocco sembrava seta, ma era un materiale ancora più morbido e ancora più bello. Ogni sua movenza creava delle piccole increspature, come se stesse indossando dell’acqua solida. Era magnifico e quando la luce lo investiva, si creavano mille sfumature dei colori dell’arcobaleno.
Blaine si guardò lentamente intorno. Era un piccolo chalet, con due camere da letto e un piccolo salottino con un comodissimo divano. Non c’erano molti ornamenti, era tutto piuttosto spoglio e subito notò la completa assenza di un bagno e di una cucina.
Vide una piccola scala a chiocciola, aveva sempre amato le scale a chiocciola, e decise di scoprire dove portava, sicuramente ad un piano superiore, forse la cucina e il bagno mancanti al piano terra si trovavano lì. Ma una volta salito si ritrovò in una meravigliosa veranda, completamente all’aperto, le enormi palme piantate attorno alla casa creavano delle zone d’ombra dove potersi riparare dal sole. C’erano dei magnifici lettini su cui sdraiarsi, con dei cuscini che, all’apparenza, dovevano essere morbidissimi.
Poi Blaine vide lo spettacolo dinanzi a sé: il mare. Era meraviglioso. Un’immensa distesa azzurra, limpida e calma. Un azzurro così intenso, così mozzafiato. Un azzurro che gli ricordava tanto … Kurt. I meravigliosi occhi di Kurt.
Nel momento che quella realizzazione prese forma nella sua mente sentì un fortissimo dolore al petto e calde lacrime scorrergli lungo le guance.
Lo aveva lasciato solo. Lo aveva abbandonato con il loro bambino che aveva poco più di un anno.
Andò verso la spiaggia, volendo guardare da vicino quel mare, poterlo toccare e vedere se era veramente dello stesso colore degli occhi di Kurt, del suo Kurt.
La sabbia era un’immensa distesa bianca e morbida che gli carezzava i piedi. Sentì il suo calore, non eccessivo, riscaldargli le fredde piante dei piedi. Si beò di quella sensazione, erano mesi che non sentiva più niente, nemmeno cose banali come il caldo e il freddo.
Giunse sulla riva. Anche l’acqua era tiepida. A Kurt sarebbe piaciuta. Non amava particolarmente il mare, per via del Sole che scottava la sua delicata pelle, della sabbia che gliela graffiava e dell’acqua che a suo parere era sempre troppo fredda.
Blaine sorrise. Quel posto era perfetto, a Kurt sarebbe piaciuto tantissimo. Il Sole era caldo ma non forte, la sabbia morbidissima e l’acqua tiepida al punto giusto.
Cominciò a passeggiare, beandosi della sensazione dell’acqua che gli bagnava i piedi e di tanto in tanto qualche onda più birichina che lo spruzzava.
Era tutto meravigliosamente perfetto, ma nulla poteva alleviare quella terribile sensazione di vuoto che provava dentro. Non era un modo di dire … si sentiva proprio vuoto … era quasi certo di non avere un cuore che battesse in petto … no … il suo era rimasto lì … ovunque fosse il lì in cui Kurt si trovava in quel preciso momento.
Ripensò a quei tragici mesi in cui la sua malattia si era aggravata così improvvisamente. Era bastato un piccolo dosaggio sbagliato per farlo precipitare. Aveva fatto appena in tempo a poter tenere in braccio suo figlio nel primo mese di vita, prima che la malattia glielo impedisse.
Cominciò a sentirsi inutile … non poteva più aiutare suo marito in alcun modo … lo aveva lasciato a doversi prendere cura di loro figlio e pure di lui.
Posso sempre rispettare i miei doveri coniugali sotto le coperte
Si ripeteva nei momenti di maggior sconforto per potersi sentire utile almeno in qualcosa. Ma poi lentamente non era stato più nemmeno in grado di fare quello. Mai una volta Kurt glielo aveva fatto pesare, non sapeva più nemmeno se si procurasse piacere da solo e di nascosto da lui o avesse smesso completamente. Gli era sempre stato accanto, supportandolo e amandolo come il primo giorno.
Blaine avrebbe preferito andarsene improvvisamente, di colpo, piuttosto che vedere lentamente Kurt sgretolarsi davanti ai suoi occhi.
Non aveva più visto il suo sorriso, il suo vero sorriso … quello che gli illuminava gli occhi, nemmeno più la vista del loro bambino glielo procurava. Sforzava i suoi muscoli facciali a muoversi, ma non era il suo animo a sorridere. Non più.
Non seppe per quanto continuò a camminare e piangere. Sentiva di non provare stanchezza, fame, nemmeno il semplice bisogno di respirare, quello di espirare ed inspirare era più un movimento dettato dall’abitudine che non dall’effettivo bisogno di ossigeno nei polmoni.
Si era allontanato parecchio dal piccolo chalet, eppure era ancora chiaramente visibile in lontananza.
Notò qualcosa di strano più avanti. Un chiaro bagliore fluorescente provenire da una piccola pozza d’acqua, creata da degli scogli posizionati in cerchio. Si avvicinò lentamente, era curioso di sapere cosa fosse.
L’acqua non era stagnante e melmosa, ma limpida e cristallina. Un leggero bagliore proveniva da questa. Si avvicinò fino a che non si specchiò in essa. Vide la superficie tremolare appena, poi lentamente cominciare a vorticare, dapprima lentamente, poi sempre più rapidamente. La luce cominciava ad aumentare d’intensità, divenne sempre più abbagliante e Blaine fu costretto a chiudere gli occhi. Un calore quasi ustionante gli scaldava il volto.
Stava quasi per allontanarsi quando sentì la sua voce … più che voce sentì i suoi singhiozzi.
Guardò quel piccolo specchio d’acqua, non rifletteva il suo riflesso o il fondale sabbioso della pozza. Chiara e nitida c’era l’immagine di Kurt, il suo Kurt, singhiozzante e tutto raggomitolato sul loro letto, dalla sua parte, mentre stringeva il suo cuscino con forza. Faticava perfino a respirare per quanto piangeva. Indossava un abito nero e steso in quel modo sul letto lo stava stropicciando, senza contare che era steso con ancora le scarpe addosso. Doveva essere veramente sconvolto per fare una cosa del genere e per Blaine non ci volle molto per capirne il motivo.
Capì immediatamente cos’era quel piccolo specchio d’acqua, l’unico collegamento che aveva con il suo Kurt e per usarlo aveva bisogno solo del suo cuore, dell’amore che provava per lui.
Sentiva altre voci che chiamavano il nome di Kurt, ma le sentiva molto ovattate. Cercò di toccare l’acqua sotto si sé, come a voler carezzare quel piccolo corpicino tremante, ma più lui si avvicinava, più l’acqua si allontanava e si deformava. Ritrasse la mano.
- Amore sono qui. Veglierò sempre su di te. –
 
***
 
Tornò lì praticamente ogni giorno, ogni istante. Poter rivedere Kurt e suo figlio attraverso quel piccolo pozzetto gli era sufficiente per alleviare quel fortissimo dolore al petto.
All’inizio fu straziante. Kurt non faceva altro che piangere e urlare dal dolore. Solo quando suo padre riportava Christian a casa la sera, dato che di solito durante il giorno stava con i nonni, cercava di contenersi. Ma non appena lo metteva a letto dopo avergli letto la sua fiaba preferita, ricominciava a piangere fino a che sfinito non si addormentava. A Blaine sanguinava il cuore vederlo in quello stato. Non poteva fare nient’altro che guardare, silenzioso spettatore del suo dolore.
Le cose migliorarono leggermente quando Kurt cominciò ad accettare la sua morte. Non tolse le sue cose, né dal comodino, né dagli armadi. Le continuò a tenere esattamente dove Blaine le aveva lasciate, ma piangeva di meno ogni volta che le vedeva.
Blaine si trovò stranamente a sorridere quando vide Kurt posare la sua bottiglietta di gel nella vetrinetta del bagno, al posto della sua lacca, che invece mise nell’armadietto. Sorrise perché molte volte avevano litigato, perché Kurt non voleva vedere quell’orrenda bottiglietta di quel malefico intruglio che gli impiastricciava i capelli in bella vista e la voleva sempre nascondere.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore!
Continuava a ripetere. Eppure adesso eccola lì, perfettamente visibile. Un tangibile e chiaro segno della presenza di Blaine nella sua solitaria quotidianità.
Un giorno andò in cimitero e Blaine lo vide parlare a lungo sulla sua tomba. Gli aveva portato un mazzo di rose rosse e gialle. Sorrise per quel gesto, sorrise e pianse quando lo vide posare un dolce bacio sulla sua fotografia, gli parve quasi di sentire le sue labbra per quel lieve tocco, ma forse era solo la sua fervida immaginazione.
Gli stava dicendo addio … Kurt si stava preparando a voltare finalmente pagina.
 
***
 
Non capiva quanto tempo fosse trascorso dalla sua morte, non molto a giudicare da Christian che non doveva avere più di due anni.
Kurt lo aveva portato al parco per farlo giocare con altri bambini. Il piccolo si divertiva a stare con i suoi coetanei, scivolare sullo scivolo o rincorrersi nel prato, ma vedeva che il suo papà era triste, lì seduto sulla panchina del parco che lo guardava, ma in realtà il suo sguardo era vuoto, spento.
- Papà trite! No papà, il papi è ‘assù e ci potegge. –
Blaine sentì le lacrime agli occhi a quelle parole. Vide Kurt prendere in braccio il loro bambino e abbracciarlo stretto, le lacrime che avevano cominciato nuovamente a bagnargli il viso.
- Si piccolo mio, papi è quassù. Non vi lascerò mai. –
 
***
 
Era il primo Natale dopo la sua morte. Blaine vide suo marito aggirarsi tristemente per le camere. Non aveva messo nemmeno un addobbo, nemmeno un piccolo segno di festa. La casa era triste e spoglia. Gli si strinse il cuore vederlo ancora così triste dopo più di un anno. Lo vide stendersi sul loro letto, in posizione fetale, stringendo la piccola fede che portava al collo.
Blaine sentì le lacrime salirgli agli occhi. Si sentiva terribilmente in colpa, era colpa sua se Kurt soffriva in quel modo, ma era completamente impotente, più di poter guardare il suo dolore non poteva fare null’altro.
Il suo pensiero andò al piccolo Christian e la scena cambiò. Il piccolo, che fino a pochi istanti prima aveva seguito il padre per la casa, si andò a sedere sul divano in sala, dove suo padre lo aveva lasciato poco prima a guardare dei cartoni. Afferrò il telefonino del padre appoggiato sul piccolo tavolino. Blaine guardò incuriosito il suo bambino chiedendosi cosa avesse in mente.
- ‘Onto nonno … no papà tite. No, voete venire tu e nonna? Siiiiiiii! Va bene! –
Blaine sorrise per la dolcezza del loro bambino. Era così intelligente e aveva visto che il suo papà era triste e aveva deciso di chiamare i rinforzi.
Non passò molto tempo che suonarono alla porta. Kurt si trascinò, gli occhi gonfi e rossi. Aveva pianto, e pure molto.
- Papà! – Christian allungò le mani per essere preso in braccio e Kurt lo accontentò andando ad aprire la porta.
Blaine pianse quando vide la faccia di Kurt sorridere non appena vide suo padre e Carole entrare con un enorme albero di Natale.
- Papà … ti ho regato i nonni! –
Blaine singhiozzava con Kurt, lo guardò intensamente stringere il loro figlioletto tra le braccia, sperando che il bambino potesse sentire anche un po’ del suo amore attraverso quelle braccia.
Li vide fare l’albero di Natale. Christian era euforico e correva da una parte all’altra per mettere tutte le palline. Kurt sorrideva un po’ di più. Aiutò il piccolo a mettere il puntale in cima all’albero.
- Bon Natale papà … e papi. –
Blaine scoppiò in lacrime quando vide Christian augurargli Buon Natale guardando verso il cielo, vide le sue lacrime cadere nel piccolo specchio d’acqua e cominciare a brillare.
- Buon Natale piccolo mio! –
 
***
 
Era il primo giorno di scuola del piccolo Christian e Blaine non se lo era proprio potuto perdere.
Non riusciva a stare fermo un secondo mentre Kurt lo vestiva e cercava di chiudergli la giacchetta.
- Scuola! Scuola! Scuola … dai papà … scuola scuola! –
Blaine sorrideva. Suo figlio era bellissimo.
Per uno strano scherzo del destino, Kurt volle insistere affinché il seme da cui Christian nascesse fosse proprio il suo, diceva che prima di usare il suo seme per fare il capolavoro, dovevano fare un piccolo schizzo. Blaine rideva sempre quando lo diceva perché sapeva che lo diceva per scherzo e che invece voleva un figlio che somigliasse a Blaine perché lo amava alla follia. Si impuntò solo affinché la madre surrogata avesse gli occhi chiari, così per avere la possibilità che il suo bimbo avesse gli occhi del colore di quelli di Kurt. E così fu. Christian aveva gli occhi azzurri, non proprio lo stesso colore di quelli del padre, ma molto simile. I capelli ricci e neri. E Blaine era contento che gli somigliasse così tanto, forse gli avrebbe fatto sentire di meno la sua mancanza.
Vide suo figlio trascinare letteralmente il padre ai gradini della scuola e stampargli un grossissimo bacio mentre poi raggiungeva gli altri bambini verso l’ingresso.
Si soffermò sul volto di Kurt, sorrideva, non come avrebbe voluto, ma almeno sorrideva. Sapeva che il suo vero sorriso ormai era morto e non sarebbe più tornato.
 
***
 
Erano passati pochi mesi. Il loro bambino cresceva a vista d’occhio. Era il primo colloquio con i genitori. Blaine poteva chiaramente vedere il nervosismo di suo marito dal modo frenetico in cui sfregava le mani e da come si mordicchiava adorabilmente le labbra.
Lo vide parlare con i docenti. Erano tutti soddisfatti di Christian, era intelligente e estroverso, si sapeva far amare da tutti ed era buono e altruista. Kurt era chiaramente commosso. Non era facile per lui, padre single eppure il loro bambino stava crescendo bene, e soprattutto felice.
- Signor Hummel … -
- E’ Anderson-Hummel! – Kurt corresse immediatamente l’uomo che gli si era avvicinato. Blaine sentì il petto gonfiarsi d’amore ma provò anche tristezza. Voleva che Kurt andasse avanti, trovasse qualcuno che lo amasse almeno la metà di quanto lo aveva amato lui e potesse aiutarlo a crescere insieme il loro bambino, e chissà magari avere la possibilità di averne altri. Kurt aveva sempre amato i bambini e ne avrebbe voluto più di uno.
Notò che l’uomo si avvicinò a suo marito, era gentile e carino e all’inizio un po’ imbarazzato, forse un po’ troppo per essere uno che semplicemente stava parlando con il genitore dell’amichetto della propria bambina. Blaine capì immediatamente che forse quell’uomo era interessato a Kurt. Sentì una fitta dolorosa al cuore, ma stranamente fu più dolorosa quella che provò, quando sentì Kurt allontanare educatamente l’uomo.
Kurt voleva restare solo, glielo aveva detto in punto di morte e così avrebbe fatto. Lo vide carezzare dolcemente la fede che portava al collo e solo in quel momento si rese conto che aveva ancora la sua al dito. Non l’aveva mai tolta, non l’avrebbe mai tolta.
 
***
 
Una sera Kurt era steso sul loro letto, Blaine non riusciva a non considerarlo ancora tale. Erano passati diversi anni e le cose sembravano migliorare. Kurt dormiva profondamente e Blaine si perse ad ammirarlo, cominciava lentamente ad invecchiare, nonostante i suoi continui rituali di bellezza, la sua pelle perfetta cominciava ad avere qualche piccola ruga, eppure ai suoi occhi era sempre bellissimo. Dopo un po’ sentì dei passetti e il piccolo Christian, che aveva circa sette anni, si stese nel lettone accanto al padre. Kurt si svegliò all’istante.
- Scricciolo che c’è? –
- Posso dormire con te? Ho fatto un incubo. –
Blaine vide il marito spalancare le braccia e il loro bambino accoccolarsi al petto di Kurt. Li osservò mentre lentamente Kurt, cullato dalle stesse coccole che stava facendo al suo piccolo, si stava riaddormentando.
- Papà? –
- Mmm … - Blaine sorrise perché sapeva bene quanto Kurt diventasse irritabile quando veniva riportato alla realtà mentre si stava addormentando.
- Mi racconti del papi? –
- Il tuo papi era il Nano più bello che io avessi mai visto … - Christian rise un po’ e anche Blaine. Nessuno dei due si stancava mai di sentire Kurt raccontare di lui.
- … aveva un relazione, neanche tanto segreta, con quella dannata boccetta di gel per capelli. Io ero solo l’altro uomo, era il gel il vero amore del tuo papi … -
- … e i papillon papà! –
- E i papillon scricciolo! Era una persona eccezionale, era buono e tenerone. Aveva dei grandi occhioni ambrati, in tanti anni non sono mai stato in grado di definirne l’esatto colore, con cui ti guardava come un cucciolo abbandonato sull’autostrada. Quando mi guardava in quel modo non ero in grado di negargli niente, se mi avesse chiesto la Luna gliel’avrei regalata. Era un padre eccezionale e ti voleva tanto bene, ti cantava tutte le sere la ninna nanna, anche quando ormai la malattia lo debilitava tantissimo, voleva sempre essere lui a metterti a letto e cantarti la ninna nanna per farti addormentare la notte. Si sentiva inutile e diceva che non faceva più niente di buono, ma non era vero, perché ci amava e ci bastava quello, ci era sempre bastato quello. – Kurt si fermò per mandare giù il groppo che gli attanagliava la gola.
- Mi manca tanto papà. –
- Manca tanto anche a me scricciolo. Mi manca da morire! –
Blaine li guardò addormentarsi lentamente, abbracciati e stretti, entrambi con le lacrime agli occhi.
- Mi mancate da morire anche voi! -
 
***
 
Gli anni passavano, eppure Blaine non si stancava mai di guardare suo figlio crescere sotto le amorevoli cure di Kurt. Non aveva molto altro da fare in quel piccolo Paradiso. Certo di tanto in tanto nuotava o girovagava, ma la cosa che più amava fare era poter vedere Christian e Kurt.
Il loro bambino, per Blaine restava sempre tale nonostante ormai avesse quindici anni, era cresciuto tantissimo. Era un bel ragazzo, magro e … bassino! Kurt lo prendeva sempre in giro che di tutte le cose, aveva preso proprio la peggiore dal suo papi. Christian invece era orgoglioso di quello, perché così poteva fregare di nascosto i vecchi vestiti del padre che Kurt aveva conservato e che faceva finta di non accorgersi che il figlio li prendeva.
Un giorno il ragazzo tornò da scuola e trovò il padre intento a lavorare sulla nuova collezione di abiti invernali.
Blaine vedeva chiaramente quanto il figlio fosse nervoso, i modi di fare li aveva ereditati principalmente da Kurt e aveva lo stesso tic nervoso di toccarsi continuamente il naso ogni volta che doveva fare qualcosa che lo terrorizzava. Contrariamente a suo marito, Blaine sapeva cosa preoccupasse così tanto loro figlio e si preparò a godersi la scena.
- Papà? –
- Dimmi scricciolo! – Blaine vide le sue stesse sopracciglia triangolari sollevarsi e non poté che sentirsene orgoglioso.
- Papà seriamente, ho quindici anni. –
- Gli scriccioli crescono, ma non per questo non sono più scriccioli. – Blaine rise, nemmeno suo figlio poteva sperare di vincerla con Kurt. Vide Christian alzare gli occhi al cielo, pieno stile Kurt.
- Spara Chris che c’è? –
- Papà io … ecco …  -
- Chris … lo sai che mi puoi dire tutto. –
Blaine vide il ragazzo tirare un profondo sospiro.
- Papà … io sono etero! Cioè mi piacciono le ragazze. –
- Si so cosa vuol dire! E allora? –
Blaine non poté che trovare la situazione comica. Padre e figlio si guardavano con lo stesso sguardo scettico, le sopracciglia di entrambi talmente tanto sollevate che si nascondevano quasi nei capelli.
- Non ti dà fastidio papà? Cioè che io non sia come te e papi? –
Blaine sentì qualcosa sciogliersi nel suo petto e capì che anche Kurt aveva provato la stessa emozione.
- Amore, a me e al tuo papi non importa che tu sia gay, etero o che altro … devi essere te stesso, sempre. Tutto ciò che noi vogliamo è che tu sia felice. –
- Pensi che anche papi la pensi così? – Blaine sorrise e annuì con il capo anche se né suo figlio né suo marito potevano vederlo.
- Sai, penso che il tuo papi ti avrebbe detto che anzi così dovrai affrontare meno litigi sul decidere di chi deve essere il seme per il bambino. –
Tutti e tre scoppiarono a ridere, soprattutto Blaine, perché si avrebbe detto proprio così.
- Allora, lei come si chiama? –
 
***
 
Continuando a guardare Christian a Kurt era inevitabile per Blaine prima o poi incappare in qualcosa di imbarazzante. E infatti così fu. Si ritrovò a sbirciare la prima volta di Christian con la sua ragazza, Miriam.
Da bravo padre ovviamente non spiò tutto l’atto, ma solo un po’ i preliminari, rivedendo in ogni loro gesto nervoso, lui e Kurt quando fecero l’amore per la prima volta.
Decise poi di andare a farsi una passeggiata, lasciando a suo figlio la giusta intimità, magari tornare al piccolo chalet e stendersi sul morbido lettino sulla veranda.
Da quello che aveva visto, in tutti quegli anni, Kurt non aveva avuto nessuno, non lasciava avvicinare nessuno che fosse interessato a lui, li respingeva subito. Persino Christian gli aveva detto che doveva darsi una seconda opportunità per essere di nuovo felice, ma lui diceva sempre che stava bene così e che neanche se avesse voluto avrebbe potuto amare qualcun altro.
Il mio cuore è interamente tuo e di Blaine, non c’è spazio per nessun altro.
Blaine non sapeva come avrebbe veramente reagito se avesse visto un altro uomo accanto a suo marito, però ormai Christian era grande, tra qualche mese sarebbe andato al college, si sarebbe trasferito, ormai la sua vita era fuori le mura domestiche e Kurt sarebbe rimasto solo, solo in mezzo a tanti ricordi.
Blaine continuò a camminare lungo quella desolata spiaggia. Avrebbe tanto voluto suo marito, lì accanto a sé, ma non poteva essere così egoista. Kurt aveva ancora tanto da donare a Christian e a tutti quanti, il suo momento non era ancora giunto.
 
***
 
Blaine era emozionato, forse più di suo figlio che continuava ad andare avanti e indietro per la stanza. David, il miglior amico di Christian, stava cercando di clamarlo, ma suo figlio sembrava una pila elettrica.
- Chris tuo padre ti uccide se gli stropicci troppo il vestito. Andrà bene, non ti lascia di certo all’altare! – Blaine vide chiaramente suo figlio chiudere leggermente gli occhi.
- Non è questo Dave. E’ che … avrei voluto che ci fosse anche lui. –
Blaine sentì immediatamente un velo di tristezza calargli addosso. Sapeva a chi si riferiva suo figlio.
- Ehi … lui c’è, tu non puoi vederlo ma c’è. Dai asciugati le lacrime, ci penserà già tuo papà a piangere. –
Pochi istanti dopo entrò Kurt. Era invecchiato e i suoi capelli cominciavano ad ingrigirsi, ma agli occhi di Blaine era sempre la creatura più bella che potesse esistere.
Osservò la cerimonia da lassù. Vide suo figlio e Miriam scambiarsi i voti nuziali, li vide emozionarsi mentre si infilavano reciprocamente le fedi al dito, ma soprattutto vide Kurt, suo marito che pianse silenziosamente tutto il tempo continuando a carezzare la piccola fede che ancora portava al collo.
Lo vide ritornare a casa quella sera, contento come non lo vedeva da tempo. Lo vide andare nella cameretta di Christian e guardarla come se quella dovesse essere l’ultima volta che ne aveva l’opportunità.
- Visto Blaine, anche il nostro bambino ha trovato la sua anima gemella? E’ tutto te, un inguaribile romanticone. Mi manchi da morire Blaine, oggi più che mai. Dio Blaine se mi manca baciarti e stringerti tra le mie braccia. –
- Sono qui Kurt … sono proprio qui. –
Blaine non seppe come mai, né perché quella volta, ma per la prima volta dopo tanti anni riuscì finalmente a entrare in contatto con Kurt. Gli accarezzò lentamente la guancia, l’acqua non si ritraeva più al suo tocco. Non era bagnata, né untuosa, era come se di fatto non stesse toccando nulla. Sentiva la pelle pizzicare leggermente a contatto, ma non provava né calore né freddo, era completamente inconsistente.
Nel momento che sfiorò la guancia di Kurt lo vide sussultare appena.
- Blaine? –
- Kurt sono io … Amore mio sono io! – Blaine urlava e avrebbe tanto voluto che Kurt potesse davvero sentirlo.
- Blaine … amore mio lo sapevo che eri qui … lo sapevo … - Kurt cominciò a ridere e piangere mentre sentiva quel leggero pizzicore dovuto alle carezze di Blaine. Il riccio continuò a carezzarlo per un bel po’, finché non lo vide lentamente addormentarsi sul letto di Christian, ancora gli abiti del matrimonio indosso e un sorriso sulle labbra.
 
***
 
Mesi dopo a Kurt fu diagnosticato un cancro, di quelli maligni. Christian pianse molto, aveva già perso un padre e adesso a breve ne avrebbe perso un altro.
Kurt invece accettò quasi la notizia con gioia. Suo figlio era grande, sposato con una bellissima donna che lo amava e aspettavano un bambino. Il suo compito era finito, ora poteva riposarsi, poteva tornare dal suo Blaine. Non accettò nessuna cura, a nulla servirono le preghiere di Christian, le sue lacrime non servirono a corromperlo. Kurt aveva fatto la sua scelta.
 
***
 
- Non piangere piccolo mio. Vado da papi. –
Kurt non era voluto nemmeno andare in ospedale, dove almeno potevano rendere il suo trapasso meno doloroso. Voleva morire lì, in quella casa, su quel letto, accanto a suo figlio e accanto a tutti i loro più cari e tristi ricordi.
- Papà … -
- No … Chris … è quello che voglio … Dopo la morte di tuo padre, più di una volta ho pensato di togliermi la vita, ma dovevo badare a te, lo avevo promesso a Blaine e tu te lo meritavi, meritavi di avere almeno uno di noi due accanto. Non ho più cercato la morte da allora, ma questo non significa che io non la bramassi. Sei grande e non hai più bisogno di un vecchio accanto a te. Hai la tua bella moglie adesso e la vostra bambina. Io adesso posso ricongiungermi a tuo padre, l’altra metà della mia anima e gli dirò che uomo meraviglioso sei diventato. –
- Papà ti voglio bene … - Christian cominciò a piangere sonoramente, stringendo con forza la mano di suo padre.
- Anche io scricciolo mio … -
- Papà, ho trentun anni! –
- Gli scriccioli crescono, ma non per questo non sono più scriccioli. – Christian sorrise tra le lacrime.
- Ce l’ho fatta … a farti sorridere. –
Tanto Blaine quanto suo figlio sorrisero.
- Mi mancherai tantissimo papà. Salutami papi e digli che voglio tanto bene anche a lui. –
Lentamente gli occhi di Kurt si chiusero e man mano che si chiudevano una piccola luce cominciò ad apparire dietro Blaine.
Più gli occhi di Kurt si chiudevano, più quella luce diventava sempre più intensa e pian piano prendeva un vaga forma umana. Blaine staccò lo sguardo dal pozzetto per porre la sua attenzione unicamente sul fenomeno che stava avvenendo proprio davanti ai suoi occhi.
Ci fu un lampo abbagliante, Blaine dovette coprirsi gli occhi perché bruciavano.
Con una lentezza estrema riaprì gli occhi, sentiva il cuore in gola e soprattutto, dopo tutti quegli anni, lo sentiva battere nuovamente nel suo petto.
Quando finalmente mise a fuoco la figura davanti a sé, si ritrovò, senza nemmeno rendersene conto, a piangere.
Davanti a lui, bello e giovane, c’era Kurt. Indossava la sua stessa tunica bianca, i suoi capelli nuovamente castani, i suoi occhi azzurri come il mare che li circondava.
- Kurt? –
Come se le sue gambe fossero mosse da una volontà non sua, Blaine si accorse di star correndo verso suo marito, che contemporaneamente aveva fatto altrettanto. Si incontrarono a metà strada, Kurt saltò tra le sue braccia e lui lo sollevò, rendendosi conto che era leggero come una piuma eppure solido e reale tra le sue braccia. Lo fece girare un paio di volte prima di permettere alle loro labbra di incontrarsi nuovamente dopo tutti quegli anni. Sentiva le sue lacrime mescolarsi con le proprie, sentiva i suoi sospiri sulle sue labbra, sentiva il suo cuore battere forte e rimbombare nelle sue stesse orecchie.
- Mi sei mancato da morire Blaine. – Blaine guardò gli occhi di Kurt. Come aveva potuto pensare, anche solo per un istante, che quel mare intorno a lui, aveva il loro stesso colore. Niente e nessuno era in grado di riprodurre le mille sfumature in quelle due iridi, quei piccoli diamanti che vi brillavano dentro quando sorrideva e lo guardava con quello sguardo pieno di amore e venerazione. Erano unici e lui poteva rivederli di nuovo.
- Sono sempre stato qui amore mio. Non vi ho mai abbandonato. –
- Lo so Blaine … ti sentivo … ti sentivo sempre accanto a me. –
Lentamente Blaine stese Kurt sulla morbida sabbia, riguardando ogni minimo dettaglio del volto e del meraviglioso corpo di suo marito. Lo spogliò con delicatezza, sorridendo per il rossore che aveva colorato le gote di Kurt.
- Non mi ha mai visto nessuno così … -
- Lo so Kurt … lo so. –
Fecero l’amore in riva al mare, cullati dal lento infrangersi delle onde sui loro corpi. Erano di nuovo insieme. Il loro amore era resistito, oltre la vita, oltre la morte.
 
***
 
Guardavano sempre meno frequentemente nel piccolo pozzetto. Assistettero alla nascita del loro secondo nipotino, al quale venne dato il nome di Blaine, visto che la prima bambina si chiamava Elizabeth.
Passavano le giornate della loro vita eterna insieme, talvolta facendo l’amore in riva al mare o nel loro piccolo chalet, talvolta camminando e parlando di tutto ciò che Kurt aveva vissuto e provato dopo la morte di Blaine, talvolta restavano semplicemente stesi, abbracciati l’uno all’altro, perché non avevano bisogno di altro. Erano loro due, insieme … per l’eternità.
 
***
 
Erano stesi abbracciati in riva al mare. Di tanto in tanto si scambiavano casti baci sulle labbra. Improvvisamente una luce abbagliante si accese dietro di loro. Blaine tremò perché ricordò che quella era la stessa luce che aveva portato Kurt lì anni e anni prima.
Qualche attimo dopo, dinanzi a loro comparve loro figlio con Miriam, entrambi giovani come quando si erano sposati.
- Papà? –
- Christian che cosa ci fai qui? –
- Abbiamo avuto un incidente papà, un incidente aereo. I bambini erano con i nonni. –
Kurt corse ad abbracciare il figlio, ad occhio e croce avevano più o meno la stessa età. Quando Christian si allontanò un po’ da Kurt, finalmente sembrò notale la figura di Blaine dietro di lui.
- Papi? –
- Si piccolo mio. – Blaine aprì immediatamente le braccia e suo figlio ci si fiondò immediatamente. Lo strinse con forza, cercando di sopperire a tutte quelle volte che avrebbe voluto stringerlo e non aveva potuto.
Kurt accanto a loro piangeva, era da sempre stato il suo sogno, poter vedere Blaine che abbracciava suo figlio.
- Papi mi sei mancato così tanto … -
- Anche tu piccolo mio … anche tu … -
Blaine sentì le lacrime calde di suo figlio bagnargli la clavicola, lo strinse più forte, infondendogli con quell’abbraccio tutto l’amore che provava.
Sentiva uno strano senso di tristezza in fondo al cuore, aveva suo figlio, aveva suo marito … ma Christian aveva dovuto rinunciare ai suoi bambini.
 
Blaine …
Blaine …
Blaine …
 
Blaine si sentiva scosso da forti mani. Lentamente percepì addosso a sé qualcosa di più ruvido della sua tunica, sentiva nuovamente il bisogno di respirare.
- Blaine svegliati! –
Di colpo spalancò gli occhi e nell’oscurità vide subito due zaffiri lucenti che lo guardavano preoccupati.
- Kurt? Che cosa? –
- Hai avuto un incubo Blaine. Hai cominciato a urlare e a dimenarti come un ossesso. Sono cinque minuti che cerco di svegliarti. Mi sono preoccupato. –
Blaine si rese conto di avere il cuore che batteva come un tamburo impazzito nel petto, così forte che quasi gli faceva male, il respiro era affannato e si sentiva completamente sudato. Si mise a sedere aspettando che i battiti del proprio cuore tornassero regolari. Kurt gli si inginocchiò accanto, asciugandogli dolcemente con un panno il sudore che gli colava dalla fronte.
- Non mi vuoi dire cosa hai sognato? –
- No amore è troppo brutto. –
- Blaine, non sarai mica superstizioso? – Kurt lo guardò sorridendo, dandogli un piccolo bacetto sulle labbra.
- E anche se fosse? Non è vero … ma ci credo! – Blaine si imbronciò un po’, ma in realtà lo fece più per ricevere un po’ di coccole da suo marito, che certo non lo deluse. Lo stese e se lo accoccolò al proprio petto carezzandogli con dolcezza i capelli.
Blaine sorrise contro il petto di Kurt, amava quando lo coccolava così e con tutto quello che aveva appena sognato sentire quel tocco lo stava tranquillizzando più di qualsiasi altra cosa.
Non voleva lasciare suo marito. Non poteva vivere, nemmeno respirare, senza averlo accanto.
Kurt era il suo tutto e il suo niente; era il suo sorriso e le sue lacrime; era il suo amore e il suo dolore.
Dopo un po’ il piccolo altoparlante sul comodino si accese e il pianto del loro piccolo inondò la stanza.
- E’ la serata degli incubi! – Sussurrò affettuosamente Kurt che già aveva cominciato ad alzarsi per andare dal loro bambino.
- No, vado io amore. Ho bisogno di Christian. – Blaine si alzò dal letto.
- Me lo dici che hai sognato? – Blaine scosse la testa e andò nella cameretta del piccolo.
Il loro scricciolo aveva poco più di quattro mesi e si dimenava nella piccola culla.
- No amore … papi è qui. Shh … papi è qui. – Blaine prese in braccio quel piccolo fagottino, che cominciò a calmarsi già solo per la semplice presenza del padre accanto a lui.
 
How many times do I have to tell you
Even when you’re crying, you’re beautiful too?
The world is beating you down
I’m around through every move
You’re my downfall, you’re my muse
My worst distraction, my rhythm and blues
Can’t stop singing, this ringing in my head for you
 
My head’s underwater
But I’m breathing fine
You’re crazy and I’m outta my mind
 
Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I’ll give my all to you
You’re my end and my beginning
Even when I lose, I’m winning
Cause I give you all of me
You give me all, all of you, oh
I give you all, all of me, yeah,
And you give me all, all of you, oh
 
- Non ti stanchi mai di cantare quella canzone? –
Blaine non si era accorto che Kurt lo aveva seguito ed era rimasto accanto a lui tutto il tempo. Lo sentì cingergli la vita e posargli un delicato bacio appena sotto l’orecchio.
- Non posso farci niente se questa canzone sembra essere stata scritta apposta per voi due. –
Blaine baciò appena la fronte del loro bambino che si stava lentamente addormentato, cullato dalle sue braccia.
- Dai vieni, portiamolo a letto con noi. –
Blaine non si oppose, anzi era proprio ciò che voleva.
Si stesero a letto, stringendo in mezzo ai loro due corpi il loro piccolo bambino, che sorrise addormentandosi beato e felice di essere lì con i suoi papà.
- E’ il bambino più bello del mondo. – Sussurrò Kurt.
- E’ il frutto del nostro eterno amore. –
Sorridendo, si addormentarono, stringendosi l’uno all’altro, consapevoli che il loro amore sarebbe durato veramente per tutta l’eternità.
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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