Il blu mare che avevano conquistato gli occhioni di Zelda nel momento stesso in cui han fatto capolino fuori dalla porta che si affacciava, da camera sua, all'ampio atrio del primo piano appartenente alla scuola d'armi d'Oltrenuvola, potevano dirsi rovinati unicamente dal rossore della sclera e un velo di lacrime mescolate a paura, conseguenze di una piccola crisi di pianto andata persa nel cuore della notte.

I raggi di Luna penetravano pigri da una finestrella gettante sulle nuvole che qualcuno si era dimenticato aperta, permettendo di distinguere, quasi come fosse sotto ai riflettori, un corpo minuto e leggiadro; la leggera veste da notte ne esaltava la figura rendendola sublime e angelica nei movimenti, sebbene ella covasse dentro di sè un sentimento di paura simile a quello dei bambini più piccoli nei confronti del buio. Difatti camminava sulle punte, ancora tremante, bene attenta a non produrre un suono non paragonabile alla caduta di una piuma su di un letto di margherite. Non era certo permesso rischiare di destare un ipotetico mostro rintanato dentro a qualche armadio, sotto a qualche letto.

Arrivata all'obiettivo, una porta differente rispetto a quella dalla quale era venuta, e entrata nella stanza che stava dietro di essa, si sentì già più al sicuro di quanto non fosse stata pochi secondi prima, nonostante percepisse ancora l'umido delle lacrime a solcarle le guance. Si diresse così verso il letto dove giaceva dormiente l'unica persona con la quale riusciva a sentirsi al sicuro, quando passavano notti come questa.

- L-Link... - certa che lui non avesse un sonno particolarmente pesante, si limitò a una leggera scossettina e a un sussurro, ottenendo l'effetto desiderato. Una volta che l'interessato riprese coscienza si puntellò su di un gomito, voltato verso la fonte del disturbo.
La frangia era lunga sugli occhi e spettinata, ma gli permise di notare che una piccola Zelda era inginocchiata ai piedi del suo letto, le manine poggianti sul materasso. I raggi della notte erano penetrati anche nella sua stanza, facendogli notare un'incongruenza, una nota sbagliata sul viso di ella, capace di rovinare l'intera composizione; una patina lucida di lacrime a velarne lo sguardo. Tanto bastò a svegliarlo del tutto.

- Perchè piangi? - fu la domanda, mentre portava la mano libera ad accarezzare la guancia di lei, in un gesto quasi involontario.

- Ho fatto un brutto sogno... Potrei dormire assieme a te?

Link si ritrovò a sorridere, sollevato e allo stesso tempo intenerito dalla sublime dolcezza con la quale ella aveva proferito le sue ultime parole.
Si spostò nel lato del letto verso il muro, più che disposto ad accoglierla tra le sue braccia per quella notte (anche per sempre sarebbe andato benissimo), incitandola a salire. Una volta avvinghiata al corpo di lui si sentì finalmente libera di esalare totalmente l'ossigeno dai polmoni e rilassare i muscoli, aspettando che le sensazioni portate dall'incubo appena subito andassero via via scemando.

Erano stati così vicini molteplici volte, Zelda e Link, ma solo quella notte lei si accorse del battito del cuore dell'altro, intento a scandire l'andazzo placido del momento, quasi come si fosse resa conto per la prima volta solo in quell'istante che quel ragazzo aveva acquisito un'importanza, per lei, non indifferente. Si capacitò solo in quell'istante del fatto che tra le sue braccia ci stava dannatamente bene, e avrebbe potuto rimanerci per tutta la vita.
Chissà se lui pensava la stessa cosa, si chiese.

- Buonanotte, principessa. - fu quello l'ultimo sussurro a chiudere la nottata, quasi in risposta ai pensieri di Zelda.