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Autore: SmylingShadow    21/12/2014    1 recensioni
"Dopo tutto sono un diavolo di... Demone."
Gli incontri in casa Phantomhive hanno sempre stupito il Conte... ma stavolta la sorpresa è per Sebastian. Il passato torna sempre, se sei un demone a maggior ragione.
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Incontri... casuali

 

Quella ragazzina mi aveva preso in simpatia, talmente tanto che mi aveva invitato a casa del suo ragazzo: il Conte Ciel Phantomhive, il cane da guardia della Regina. Io accettai senza farmi tanti problemi, sarebbe stato un modo per entrare nelle grazie del Conte e quindi della Regina e visto che era poco che ero in Inghilterra conoscenze in alto mi avrebbero fatto comodo in futuro ma mai avrei pensato che li potessi ricontare quel corvaccio.

Eravamo sulla carrozza diretta verso la residenza e mentre Elizabeth Midford parlava con la sua domestica io fantasticavo su come sarebbe potuta essere la residenza di un Conte inglese, quando la carrozza si fermò e Lizzy mi disse:

-Eccoci alla residenza Signorina.

Io mi guardai intorno e vidi immense distese di verde con qualche albero un po bruciacchiato e una villa maestosa. Non feci caso a chi fosse il ragazzo che aveva appena aperto la porta della carrozza ma quando sentì la sua voce mi venne spontaneo di guardarlo e nel momento in cui vidi quella faccia, troppo bella anche per un angelo, feci fatica a trattenere una risata.
-Prego Lady Elizabeth, la stavamo aspettando.

Disse lui, tendendole la mano e aiutandola a scendere; Mentre Lizzy si dirigeva verso la residenza correndo lui tese la mano verso di me:

-Venga Signorina, siamo onorati di averla con noi.
Io lo guardai negli occhi e, sempre trattenendo le risate, presi la sua mano e scesi dalla carrozza; mi accompagnò davanti alla residenza senza dire una parola e anche io non dissi niente, sopratutto perché non sapevo cosa dire. Davanti a me c'era una villa splendida e un ragazzo nemmeno quindicenne, a vederlo, che mi venne in contro presentendosi:

-Sono il Conte Phantomhive, Ciel Phantomhive. Sono onorato di averla al ballo di stasera, una nobile italiana come lei è sempre la benvenuta.

Poi mi baciò la mano e disse al maggiordomo:

-Prenditi cura di lei fino a stasera, io finirò di lavorare.
Lui annuì e si presentò a me:

-Piacere di conoscerla, sono il maggiordomo di casa Phantomhive, Sebastian Michaelis, per servila.

E mettendosi la mano al petto fece in inchino. Le porte si aprirono e davanti a me si aprì una stanza immensa con una lunga scalinata al centro; seguendo quella scalinata il maggiordomo mi accompagnò nella mia camera sempre in rigoroso silenzio e solo dopo che lui chiuse la porta alle sue spalle io non riuscì più a trattenere una risata:

-No aspetta... tu che fai il maggiordomo per un moccioso? Deve essere di moda abbassarsi a tanto visto che anche il tuo “amico” Claude si è messo al servizio di un ragazzino particolarmente schizzato.

Sebastian mi guardo quasi congelandomi con quegli occhi rossi, stupendi come al solito, e disse:

-Smettila di ridere.... non nominare mai più Claude in mia presenza, e piuttosto cos'è questa storia della nobile italiana? Tu di nobile non hai solo il mio sangue in quella rosa.

Stava ridendo mentre indicava la rosa che portavo tra i capelli. Io mi avvicinai a lui, sempre ridendo dissi:

-Ho eluso un nobile italiano e ce l'ho fatta a farmi prendere in casa, l'annuncio del fidanzamento era imminente poi è “misteriosamente” deceduto e visto che nel testamento aveva messo me come unica erede di tutto adesso sono ricca e nemmeno vedova perché non mi aveva ancora sposato. Bello, no?

-Degno di te, Asya. Non ti smentisci mai cara mia.

Poi mi accarezzò il viso spostando i capelli che avevo sull'occhio destro.

-Ah, c'è ancora?

Io guardando da un altra parte dissi:

-C'è ancora si... sai com'è... me lo hai impresso anni fa e prima di farmi diventare, beh come te, ti sei scordato di toglierlo. Il solito stupido.

Lui m guardo con un espressione divertita e leggermente dispiaciuta:

-Scusa... tutti sbagliamo, non andare a cercare il pelo nell'uovo. Allora il mio padroncino mi ha ordinato di intrattenerti queste 3 ore prima del tè delle 17. Cosa potrei fare per evitare che tu ti annoi?

Io mi avvicinai a lui, la sua schiena si poggiò alla porta e gli dissi:

-Perché non ci divertiamo come facevamo alla corte di Enrico VIII? O a quella dei Lorenzo de Medici, di Cesare Augusto, persino a quella di Alessandro Magno?

Lui mi guardò e disse:

-Erano bei tempi quelli ma adesso il padronc-

Non gli detti il tempo di finire la frase che, mettendo un dito nel nodo della sua cravatta e iniziando ad allargarlo gli dissi:

-Padroncino. Padroncino. Non pensi ad altro corvetto. Ti ha ordinato di intrattenermi, no? Di farmi divertire. Sono sicura che questo sarà anche largamente più di tuo gusto a confronto di un noioso giro per la casa.

Poi iniziai a sbottonargli la camicia, lui mi afferrò la schiena e mi scaraventò sul letto e in un decimo di secondo era già sopra di me. Mi disse:

-E' da quando ci siamo conosciuti che riesci sempre ad avere la meglio su di me, e la cosa inizia ad infastidirmi.

Poi mi baciò e dissi:

-Ah bene, a quanto pare riesci ancora a fare i nodi ad i gambi di ciliegia con la lingua.

Lui sorrise e passammo 3 ore molto soddisfacenti, in tutti i sensi.

Mentre ci rivestivamo gli dissi ridendo:

-Ehi Sebby, ogni volta riesci a stupirmi con le tue abilità, sei sempre così...capisci no?

Io lo guardai e lui con un sorriso malizioso disse:

-Non farne parola con nessuno chiaro? Nemmeno con il padroncino.
-E se quel marmocchio di chiedesse cosa abbiamo fatto? Sei vincolato a dire la verità da questo stupido contratto. Se accadesse, quella scena non me la voglio perdere, ad ogni costo, sarà più divertente della decapitazione di Maria Antonietta.

Stavo ridendo e lui diventò rosso. Era sempre stato così come me, non ostante fossi più piccola di lui riuscivo sempre a vincere, psicologicamente parlando. Guardò l'orologio:

-Sono le 16 e 57. Devo affrettarmi a preparare il tè. Andiamo arpia. Ah e fuori fa come se non ci conoscessimo. Sennò sarebbe troppo lunga da spiegare.

Lui se ne stava andando quando gli urlai, mostrandogli il suo guanto sinistro:

-Stupido! E questo lo lasci a me come pegno d'amore?

Lui corse verso di me, mi baciò e mi ringraziò, poi in 3 secondi netti arrivò in cucina, lo so perché riuscì a sentirlo dire:

-Mi era mancata quella, ma adesso prepariamo qua.

- - - - - - -

Il giardino era splendidamente apparecchiato, ogni commensale aveva un servito da tè diverso e forse Sebastian si era ricordato quanto amavo il servito della Regina di Olanda, perché mi aveva preparato quello, un gesto carino quasi inaspettato da lui. Davanti a me c'era un principe indiano e un commerciante di origine cinese, credo. Sebastian arrivò e servì il tè accompagnato da una torta, io dovetti sforzarmi a bere quella roba declinando il dolce mentre vidi che il suo volto era riempito da un sorriso un po' maligno appena accennato, credevo di essermene accorta solo io... invece.

-Allora Sebastian, dicci, cosa avete fatto nelle 3 ore che hanno preceduto questo tè?

Disse Ciel. Io guardai Sebastian che si era improvvisamente impietrito.

-Ehm... abbiamo parlato del passato e fatto conoscenza. Tutto qua Padroncino.

Lo guardai e sorrisi. Finimmo quel tè, che per me era stata una tortura peggiore dell'Inquisizione, e Ciel invitò me e Sebastian nel suo studio. Aveva capito qualcosa, la cosa non mi sorprese visto che stiamo parlando del cane da guardia della Regina, invece Sebastian fu colto in contropiede. Bussò alla porta dello studio e la aprì lentamente:

-Padroncino voleva vederci?

Era teso come le corde del suo violino. Ciel annuì e ci fece cenno di avvicinarsi alla scrivania:

-Sebastian,basta con questa farsa. Dimmi chi, anzi cos'è, lei. Ho notato come vi guardate e anche che i suoi occhi sono insolitamente troppi rossi per essere quelli di un' umana.

Io guardai Sebastian, era impietrito e stava arrossendo. Si avvicinò alla scrivania e disse:

-Padroncino, sa che non le posso mentire ma vuole veramente sapere?

Credeva di averlo messo in suggestione ma Ciel lo guardò un secondo e poi, incrociando le gambe, annuì.

-Bene, allora le dirò tutto. Lei è una mia vecchia, molto vecchia conoscenza, siamo quasi coetanei. Era nella sua stessa situazione al tempo del Re miceneo Agamennone. Era una ragazzina sola e, proprio come lei, voleva vendicarsi dello stesso Re che aveva fatto uccidere tutta la sua famiglia, lei era l'unica superstite di quella strage. Un giorno chiese il mio aiuto e “firmammo” il contratto. Il mio marchio si incise nel suo occhio destro e per un errore mio, lo ammetto, c'è tuttora. Questa ragazza è sempre stata molto astuta, infatti prima che io potessi prendere la sua anima mi dette un ultimo ordine: dovevo trasformala in essere della mia stessa razza -Ti prego, sei l'unica persona che mi è sempre stata accanto attraverso questi anni, fai in modo che possa diventare come te per restare al tuo fianco per sempre. Anzi è un ordine Sebastian.-. Non potevo disubbidire, era la mia padrona, così, contrariato de quello che stavo facendo, realizzai l'ultimo desiderio: la trasformai. Abbiamo passato secoli e secoli insieme, facendone di tutti i colori... la peste in Spagna?Il vaiolo in Africa? La tubercolosi in Italia? Colpa nostra. Ci siamo divisi nel periodo in cui avveniva l'ascesa della Regina Vittoria in Inghilterra. E adesso destino ha voluto che ci ritrovassimo qua dopo tanto. Padroncino le presento Asya Michaelis, la mia compagna di “vita”.

Sebastian mi spostò i capelli dall'occhio destro mettendo in mostra il marchio, io feci un inchino a Ciel dicendo:

-Esauriente come sempre, almeno su questo lato sei rimasto sempre tu. Di nuovo piacere Conte, Asya Michaelis.

Ciel si alzò e ci venne in contro e chiese a Sebastian:

-Bene, perché ha il tuo stesso cognome?

-A quel tempo non usava il cognome e quando ci siamo ritrovati nelle corti rinascimentali abbiamo optato per lo stesso cognome, tutto qua.

Rispose lui, ormai a suo agio parlando di tutto ciò. Ciel continuò, rivolgendosi a me:

-Adesso hai dove andare? Dopo questa serata intendo.

Io scossi la testa dicendo:

-Veramente no, un posto dove riposare lo troverò dopo il ballo.

Ciel si rimise a sedere e serio fece la sua proposta:

-Visto che sei come Sebastian ti propongo di restare qua, stiamo risolvendo un caso abbastanza complesso e l'aiuto di due come voi è sempre meglio di uno. Non sarai ne una domestica ne una cameriera. Vivrai qua, a mie spese, ma mi aiuterai a risolvere i casi che Sua Maestà la Regina Vittoria mi affida. Ti può interessare come offerta?

Sebastian aggiunse, per convincermi a restare:

-Abbiamo a che fare con un angelo... puoi capire il fastidio che mi da anche rivolgergli la parola. Almeno in due ci divideremo il peso, come si dice in quest'epoca? Mal comune mezzo gaudio.

Io guardai Sebastian e mi inchinai a Ciel:

-Accetto la proposta Conte. Non resterò per sempre, solo il tempo di concludere il caso adesso in corso, poi me ne andrò.

Concludemmo in fretta quel caso, del resto in due eravamo più efficaci, ma non tenni fede a quello che avevo detto quel pomeriggio. Sono passati 2 anni e molte indagini ma io sono sempre qua, ad investigare con Ciel, che oramai sento come un fratellino e con Sebastian, l'unico uomo che è riuscito ad prendermi l'anima, in tutti i sensi.

Dopotutto sono un diavolo di... demone. 

   
 
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