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Autore: CassandraBlackZone    24/12/2014    0 recensioni
[sequel de A person to remember]
Qualcosa nel mio petto inizia a pulsare violentemente, e un caldo tepore si espande in tutto il mio corpo, raggiungendo subito il cervello. Fa quasi solletico, ma fa anche terribilmente male. E ancora non riesco a muovere nemmeno un dito. Sento i neuroni che esplodono uno dopo l’altro, le cellule che muoiono e rinascono simultaneamente, e il sangue ribolle nelle vene. Pian piano una luce dorata inizia ad avvolgermi leggera e, con un piccolo sforzo, decido in fretta il colore dei miei capelli.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Avevo sbagliato in passato. La follia mi aveva portato sulla strada sbagliata, mi aveva indotto a commettere azioni che non posso dimenticare e di cui tutt’ora non vado fiero, ma nonostante tutto non ti eri mai arreso nei miei confronti. Mi avevi sempre teso una mano, e io sempre rifiutata; ciò però non ti ha fermato e hai continuato e continuato, finché alla fine non l’ho accettata. Mi ci sono voluti diversi secoli, ma alla fine ho ceduto.
Mi hai dato la possibilità di rimediare, di rifarmi una vita, e io l’ho fatto, veramente, e anche con un certo entusiasmo, ma putroppo… qualcosa è andato storto.
Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. Ho abbassato la guardia, e ora sicuramente mi odierai, ma ti prego, se puoi… non farlo. Non è colpa mia. Non sono io.
 
Marvin… Marvin…  Marvin… quando finiranno questi soliloqui? Anzi… non sono proprio soliloqui visto che ci sono anche io, no?
 
Fa male. Non smettono più. Sono insopportabili e io non ho alcun controllo su di loro. Non posso fermarli.
Qualcuno mi aiuti.
 
Allora? Sei deciso a collaborare?Se lo fai, ti libererò da questa vana agonia.
 
Aiuto. Aiuto,per favore.
 
Oh, non puoi chiedere aiuto a nessuno, mio caro Marvin. Siamo solo io, te e questa splendida sedia con le cinghie. A proposito… troppo stretto per le tue caviglie e i tuoi polsi?
 
Uno. Due. Tre. Quattro. Uno. Due. Tre. Quattro.
 
Ti metti anche a contarli, ora? Andiamo! Dovresti cercare di non farlo, così ti farai solo del male.
 
La mia testa pulsa quattro volte ogni due secondi ininterrottamente. Il dolore si fa sempre più forte e la mia lucidità viene sempre meno. Sono arrivato al limite. Non resisto.
 
Ed eccolo che ricomincia a parlare come se io non ci fossi. Non avresti dovuto approfittarne, lo sai? Hai fatto davvero una cavolata. Lasciatelo dire. A quest’ora non saresti in questa situazione. Non avevo scelta.
 
Uno. Due. Tre. Quattro. Uno. Due. Tre. Quattro.
 
Testa dura, eh?Beh, a questo punto devo darti un piccolo incoraggiamento. Lui ti ha aiutato in passato a rimuoverli, ricordi?
 
Fa male. Fa troppo male.
 
Ma… ovviamente non ha pensato che io sapessi come farli tornare… i tuoi vecchi amici tamburi. Vero, Marvin?
 
Fa male…. Dottore…  Aiutami.
 
David se ne accorse dopo aver percorso una decina di metri, fino a quando non vide il corpo di Laura accasciato a terra “L-Laura!” urlò lui indeciso su come chiamarla. Il povero scozzese era ancora confuso e incredulo sulla situazione in cui era finito. Il Maestro? Quello dentro la sorella del suo collega, nonché amico Matt era veramente il Maestro?
La porta e la strana sfumatura dorata dei suoi occhi erano sicuramente assurdi, ma… che il telefilm da lui sempre amato è reale in un mondo parallelo, nessuno sarebbe stato così pazzo da crederci. Tutti tranne lui, probabilmente.
“Mi sembrava di avertelo detto” disse l’alieno portandosi entrambe le mani alla testa “io non sono Laura.”
“S-scusa… mi ci devo ancora abituare.”
“Ti credo sulla parola.. ahia…” il Maestro premette le dita sulle tempie fino a far diventare le unghie bianche. Una fitta di dolore gli stava attraversando dall’ipotalamo fino alla fronte. Che stesse per perdere il contatto con quel mondo?
“Mi ha… mi ha scoperto…” riuscì a dire con un fil di voce.
David lo aiutò impacciato ad alzarsi tenendolo per un braccio e alzò lo sguardo al cielo. Avevano raggiunto il tetto dell’ospedale attraverso la scala antincendio. In quel mare nero e privo di nuvole, brillavano sì e no un centinaio di stelle con poca intensità.
“Chi ti ha scoperto?” chiese l’umano senza distogliere lo sguardo. C’era qualcosa che lo disturbava, anche se non sapeva esattamente cosa.
“Te ne sei accorto, eh?”
David spalancò subito gli occhi e si girò verso il gallifreyano camuffato “Ecco io… non so… sento solo qualcosa di diverso… Dovrei preoccuparmi?”
“Quello che senti, è questo” il Maestro tirò una mela rubata all’ultimo momento nella stanza dell’ospedale, e la lanciò a vuoto. Quest’ultima si disintegrò e il cielo si riempì di crepe dorate per una decina di secondi.
“Wo! C-che… che cos’erano quelli?!” si allarmò David indietreggiando.
“Hai presente le crepe, se la possiamo definire così, nell’era di Matt Smith?”
“S-sì…”
“Beh, dimenticale. Perché queste non sono crepe dell’universo, ma crepe del vortice del tempo.”
“Del vortice?”
“Sì. Quell’inetto. Sta tramando qualcosa di veramente grosso, e io ho bisogno di avvisarlo.”
“Chi? Il Dottore?” chiese David con un certo entusiasmo
“No.”
L’attore gesticolò confuso finendo col arruffarsi nervosamente i capelli “Ma scusa, mica era il Dottore che dovevi avvisare?”
“Lo so, ma pensaci, David Tennant, se ora provassi a contattarlo direttamente quel folle se ne accorgerebbe. Tra l’altro… sono arrivato al limite.”
“E allora con chi dovresti metterti in contatto?”
“Con colui a cui si era collegato da quando era nato, che aveva addestrato e protetto fino al giorno della guerra. Sto parlando Matt Smith.”
 
Allarme. Allarme. Lo squarcio nel vortice del Tempo sta per chiudersi. Ripeto: lo squarcio nel vortice del Tempo sta per chiudersi.
“Oh no” Allarmatasi, Asia si alzò lasciandosi scivolare la coperta dalle spalle e fissò spaventata un punto rosso lampeggiante che segnava la loro attuale posizione, sullo schermo virtuale nel cielo. Vicina ad esso lampeggiava più velocemente una crepa dorata ormai pronta a scomparire “No, questo non va affatto bene.” Disse preoccupata la ragazza.
“Che succede, Asia? Che vuol dire che lo squarcio sta per chiudersi?”
“Significa, Matt Smith”, si materializzò Dalila, “che se non ci sbrighiamo ad entrare rimarremo rinchiusi nell’interspazio.”
“Oh cavolo!”
“Ma non è possibile! Avevamo ancora un po’ di tempo! Non posso aver sbagliato i calcoli.”
I tuoi calcoli erano perfetti, Asia. C’è qualcuno che sta cercando di rinchiuderlo forzatamente. Sto cercando di tenerlo il più aperto possibile, ma voi dovete muovervi.”
“Ok, Astrid. Grazie! Dalila, aprì subito un portale per la sala comandi. Forse coi controlli manuali potrò aiutare Astri-…” Asia era pronto a correre verso il portale che la fretiniana avrebbe dovuto aprire, ma si ritrovò la sua pistola laser puntata dritta in fronte “Da… lila? Che cosa stai facendo?”
L’aliena ignorò fredda la gallifreyana senza muoversi, con l’indice appoggiato sul grilletto.
“Dalila, che ti prende? Perché stai puntando la pistola su Asia?!” cercò di farla ragionare l’umano. Mani e gambe tremavano all’idea che gli potesse sparare, ma lentamente riuscì ad avvicinarsi all’amica per mettersi davanti a lei “Abbassa l’arma, ok?”
“Seguo gli ordini” rispose lei semplicemente.
“Gli ordini? Di chi?”
“Tu non mi freghi, Matt Smith. Non sei il Dottore e non lo sarai mai, neanche sforzandoti.”
“Dalila, che cosa significa? Quali sono le tue intenzioni?”
“Asia, non ti preoccupare. Io non avevo alcuna intenzione di spararti, fidati di me.”
“Fidarmi? Come credi che possa farlo ora?!”
“Perché i l mio vero bersaglio non eri tu” Dalila premette con decisione il grilletto. Dalla pistola uscì un piccolo dardo che andò a colpire il braccio destro di Matt. Quest’ultimo oscillò un paio di volte per poi cadere di lato.
“Matt! Ehi Matt! Va tutto bene?”
“Ho voluto usare un classico. Sonnifero”, disse trionfante Dalila, “umani. Non riescono nemmeno a distinguere una pistola laser da una spara dardi.”
Asia inarcò un sopraciglio e allargò un sorriso forzato “Tu… mi hai fatto prendere un colpo, lo sai?”
“Oh, andiamo. Sono già stata una traditrice la prima volta. Mi ero ripromessa di non esserlo più, ricordi?”
“Ma perché hai fatto addormentare Matt? Che bisogno c’era?”
Caricato sulle spalle Matt, l’aliena aprì un portale per la sala comandi “Era il modo migliore per farli incontrare.”
“Incontrare?” Asia si portò la mano destra al mento corrugando la fronte, finché non capì di chi stesse parlando. Era arrivato il momento.
“Vedo che hai capito. Sai, credo che certe cose le dovresti segnare su un diario raccogli-sogni-premonitori.”
“Non sono sogni premonitori.” Protesto la neorossa.
“In passato non lo erano, ma quelli di tre anni fa sì.”
“E se… non lo fossero invece? Insomma…  mamma non mi ha nemmeno creduto. Stesso vale per papà.”
“Questo perché le uniche che ti sanno veramente ascoltare siamo io, Vastra e Jenny. Sono troppo occupati con il loro stupido progetto MAGEIA.”
Lo squarcio!” le avvisò Astrid quasi cantando.
“Forza, allora. Vediamo di filare via dall’interspazio.”
 
Matt non sapeva come spiegare la strana sensazione che provava in quel momento. Forse… era un déjà vu, non ne era pienamente sicuro: era passato così tanto tempo dall’ultima volta che si era ritrovato a galleggiare in aria che quasi si era dimenticato perché galleggiasse in aria. Nulla sopra la testa, nulla sotto i piedi. Il nero più totale, la straordinaria sensazione di fluttuare come un astronauta.
“Oh no” la sua voce rimbombava in quel vuoto seguita dai suoi sospiri rassegnati “ Sono… finito nella mia testa… di nuovo!” Purtroppo per lui, ricordava bene quello che gli successe tre anni fa, arrivato nel mondo parallelo del Dottore.
Prima ancora che scoprissero la vera natura dell’epidemia, lui venne contagiato da essa e, sotto l’influenza delle voci delle illusioni, finì col svenire e rifugiarsi in una piccola zona della sua testa per sfuggire ai sintomi.
E ovviamente non poteva non mancare quella voce, la voce che lo stava per portare alla follia, la stessa con cui aveva avuto diverse conversazioni ambigue sulla dimenticanza e che prese momentaneamente il controllo del suo corpo.
Spoiler. Ricordava bene anche la sua domanda privata della sua risposta.
“Come sei perspicace. Ciò significa che fino adesso non sei mai entrato in questo bello spazio silenzioso quando vuoi riflettere con calma?”
A Matt non ci volle molto per dimenticare i vari flashback della sua precedente avventura, poiché non poté non riconoscere l’inconfondibile voce di sua sorella maggiore “Laura? Laura sei tu?”
Giratosi attorno più volte, alla quinta si fermò avendo visto la figura slanciata della sua amata sorellona. I suoi occhi si illuminarono dalla felicità “Lau-…”
“Shh! Non urlare!” la presunta Laura gli mise una mano davanti alla bocca. Speranze di poter riabbracciare la sorella svanirono in un istante, appena Matt si accorse che gli iridi di lei brillano d’oro “Non dobbiamo farci scoprire.”
“Tu… tu non sei Laura” disse con la gola secca Matt “Chi sei? Che ne hai fatto di mia sorella?”
“Oh, ti prego. Già ho dovuto spiegare tutto a David, non farmelo ripetere. Devo sbrigarmi assolutamente.”
“David?”
“Sì, David. David Tennant, ma non è questo il punto, concentrati!”
“I-io… o-ok!”
“Innanzitutto,” gli mise le mani sulle spalle “Io non sono Laura, questo lo avrai sicuramente capito, io… sono qualcun altro.”
“Ah, beh. Fin qui ci sono. Ma chi sei?”
“Io… non posso dirtelo.”
“Ma che razza di spiegazione è, scusa?!”
“Non è così facile, sai? E’ molto probabile che lui ci stia ascoltando, e di conseguenza potrebbe finire male, molto male. Mi dispiace.”
Matt si sforzava di stare dietro a quella spiegazione assurda e confusa. Non poteva di certo immaginare chi ci fosse dietro il volto della sua amata Laura.
“Ascoltami bene, devi fidarti di me. L’Universo, il nostro, ovvero quello del Dottore è in grave pericolo, ma non per causa mia! Devi dirglielo!”
“U-un momento… che vuoi dire?”
“Ti prego, Matt Smith. Tu sei la mia unica speranza! Dovete aiutarmi! Non sono io!” la voce di Laura tentava invano di non tremare, di mascherare la disperazione e l’agonia che Matt faticava a percepire. Era evidente attraverso le sue espressioni  che mentre parlava, stava sopportando uno sforzo disumano “Non sono io… non sono io…” ripeté più volte scivolando sull’umano.
“Ehi… che succede? Non stai bene?”
Il corpo pareva diventare trasparente e inconsistente ogni secondo che passava “Devi… devi dirglielo, Matt… ti prego… ho bisogno di aiuto…” e sparì del tutto, al tentativo dell’attore di prenderle la mano.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
il quinto anno di liceo è un vero inferno… non riesco a stare al passo su niente… sono estremamente in ritardo, lo so, ma cercherò di rimediare in queste vacanze… ci proverò davvero… la scuola mi staveramente distruggendo… mi scuso per il disagio…
 
Cassandra
   
 
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