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Autore: ChrisAndreini    24/12/2014    1 recensioni
Piccola Mericcup ModernAU senza pretese ambientata in una scuola superiore il giorno della recita scolastica.
Sono tutti in fibrillazione per la recita, ma c'è un piccolo problema, e solo Merida e Hiccup possono risolverlo.
Sarà una corsa contro il tempo che i due ragazzi faranno per salvare lo show, tra supposizioni della gente, persone poco collaborative e mezzi di trasporto poco efficaci.
Spero davvero che vi piaccia.
Dal testo:
"-Merida, rallenta!- urlò il ragazzo, stavano sfrecciando molto oltre i limiti consentiti dalla legge. Persino in una gara sarebbero andati troppo veloci.
-Non posso. Se vogliamo fare tutto in tempo dobbiamo assolutamente fare in fretta. E stringimi in vita, sennò voli via!- gli urlò lei di rimando, cercando di tenere un tono fermo, che però uscì leggermente acuto.
Il ragazzo divenne rosso per l’imbarazzo, non se la sentiva a stringerle la vita, ma doveva ammettere che non riusciva a tenersi bene con una delle mani impegnata, e facendosi forza la strinse con il braccio sinistro, con gli occhi chiusi."
P.s. Riferimenti a Big Hero 6, ma solo alcuni personaggi, niente spoiler.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Merida
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Speciali! '
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Colpa di una dannatissima stella

(Big Four’s Christmas special)

 

Era l’ultimo giorno di scuola, ma ciò non significava certo che gli studenti sarebbero rimasti con le mani in mano a riscaldare le sedie.

Infatti, oltre al fatto che erano in piedi e non potevano riscaldare un bel niente, erano impegnati ad ultimare gli ultimi preparativi per la recita scolastica che si sarebbe tenuta la sera stessa, e alla quale tutti gli studenti avevano dato il proprio contributo.

Persino Merida Dumbroch aveva avuto un compito da svolgere.

-Non ce la faccio… non ce la faccio- si lamentava, mentre portava nella sala i pacchi con le decorazioni presi dalla soffitta.

-Hai bisogno di aiuto?- le chiese Hiccup, che in qualità di miglior studente di falegnameria si occupava della scenografia.

-No, ce la faccio!- esclamò Merida, convinta, Hiccup alzò le spalle.

-Convinta tu- 

-Come va con la scenografia?- chiese la riccia all’amico, cercando di rimediare alla freddezza mostrata poco prima.

-Bene, devo solo finire di montare la base per la stella. Ce l’hai tu, vero? Mi servirebbe misurarla per renderla della giusta misura- chiese, indicando una scatola che Merida aveva portato.

-Ok, te la prendo. Comunque non potevano fare uno spettacolo più orrendo- commentò cercando la stella.

-In effetti è un po’ banale, ma è stata l’idea più votata- Hiccup alzò le spalle, poi si voltò verso Merida, e ammirò i suoi riccioli rosso fuoco muoversi mentre cercava la stella.

Aveva una cotta per lei da anni, ma non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti, anche se i loro migliori amici Jack e Rapunzel non facevano altro che fare battutine e supposizioni al riguardo.

-Ah-ah! L’ho trovata!- dopo un po’ di ricerche finalmente la riccia trovò la famosa stella. Una stella di vetro dipinta d’oro grande circa come un pallone da calcio.

-Bene, è il caso che la misuri- Hiccup si alzò e si avviò verso l’amica per prenderla, ma lei gli fece cenno di stare fermo.

-Non preoccuparti, vengo io- e con la stella ben stretta in pugno lo raggiunse sopra il palco.

-Attenta c’e un gradino…- cominciò a metterla in guardia Hiccup, sollevando una mano nella sua direzione, ma era troppo tardi, la ragazza inciampò su un gradino mimetizzato e cadendo bruscamente a terra lasciò andare la stella, che si sollevò in aria.

Hiccup provò ad afferrarla al volo, ma la stella andò oltre le sue mani e cadde a terra, frantumandosi in centinaia di pezzi.

Hiccup e Merida si guardarono, a occhi sgranati, poi guardarono la stella frantumata ai loro piedi.

Prima che potessero dire alcunché sentirono dei passi lungo il corridoio che portava all’auditorium, e si affrettarono a nascondere i pezzi della stella dentro la cassetta degli attrezzi di Hiccup.

Quando il professor Nord entrò nella stanza per controllare l’origine del rumore sospetto, trovò i due ragazzi in piedi in mezzo al palco, con espressioni chiaramente colpevoli e l’aria di chi si aspettava una balla sgridata.

-Cosa stare accadendo qui?- chiese inarcando un sopracciglio, in maniera molto minacciosa.

-Niente- risposero, per niente convincenti.

Il professore li squadrò.

-Haddock, cerca di finire presto sostegno per stella, è pezzo principale di spettacolo. Dumbroch, vada a prendere altre scatole con decorazioni e inizia a lavorare. Manderò qui Macintosh per aiutare- a sentire quel nome i due ragazzi sgranarono gli occhi.

-NO!!!- esclamarono insieme, Nord li guardò sospettoso.

-Cioè, ce la facciamo, e poi Macintosh sarà impegnato con…- Hiccup provò a trovare una scusa plausibile, anche se non aveva idea di quali fossero i suoi compiti per la recita.

-… con la preparazione del rinfresco per il pubblico, sarebbe un peccato disturbarlo. Inoltre i suoi genitori vengono a prenderlo presto perché ha un pranzo importante in famiglia- lo aiutò Merida, con convinzione.

Hiccup non poté fare a meno di chiedersi come sapesse tante cose di Macintosh, e rimase leggermente infastidito da ciò.

-Va bene, allora chiamerò signorina Arendelle, voi due non state da soli- dopo questo commento Merida e Hiccup capirono le vere supposizioni di Nord, e non poterono fare a meno di diventare rossi per l’imbarazzo.

-Professore, non penserà mica che io… che noi… andiamo, siamo solo amici- obiettò Merida.

-Infatti- le diede manforte Hiccup, con meno convinzione.

-Sicurezza mai troppa. Dumbroch vada a prendere altro scatolone mentre io chiamare Arendelle- e il professore indicò la porta.

Merida sbuffò e si avviò, poi, alle spalle del professore, fece cenno a Hiccup di aspettarla per discutere della stella, parlando con il loro codice elaborato quando erano piccoli, insieme a Jack e Rapunzel.

Hiccup annuì, ma era spaventato dalla possibilità di essere scoperto, e benché Anna fosse molto meglio di Macintosh aveva paura che potesse lasciarsi sfuggire qualcosa.

Non voleva che sul suo curriculum scolastico immacolato spuntasse una macchia, e sopratutto non voleva che Merida avesse dei problemi, ne aveva avuti già abbastanza per un anno intero, ed erano solo al primo trimestre.

Inoltre Rapunzel si era impegnata al massimo delle sue forze per l’organizzazione dello spettacolo. Dovevano trovare un modo per rimediare al danno fatto.

Hiccup si sedette accanto alla cassetta degli attrezzi, e ci guardò dentro, senza sapere come avrebbero potuto aggiustare l’importante stella.

I suoi pensieri preoccupati vennero interrotti dall’arrivo di Anna, che entrò allegramente nella sala, e gli fece chiudere bruscamente la cassetta.

-Hey Hiccup, ma è vero che tu e Merida vi stavate baciando appassionatamente e siete stati beccati dal professor Nord?- chiese con noncuranza, iniziando a prendere alcuni oggetti dagli scatoloni.

-COSA?!- chiese il ragazzo, con voce insolitamente acuta, sconvolto dal pettegolezzo appena udito -NON E’ VERO, NOI NON… LEI NON… IO NON…- non sa che ribattere, e diventa rosso come un pomodoro.

-Ahahahah, mi fai morire, Hiccup, stavo scherzando. Lo so che voi siete troppo furbi per farvi beccare dal professor Nord- Anna gli fece l’occhiolino.

-Io e Merida, non stiamo insieme- disse sbuffando il ragazzo, diventando se possibile ancora più rosso e distogliendo lo sguardo dalla fulva.

-Ok, farò finta di crederci- lo guardò con sguardo di chi la sa lunga.

-Piuttosto, Rapunzel e Jack sono ancora qui o sono tornati a casa per prepararsi? Sono attori, no?- chiese per cambiare argomento, e perché non voleva che Rapunzel scoprisse il guaio che avevano combinato, almeno finché non l’avessero risolto.

-Si stanno esercitando in palestra, Jack la riaccompagna a casa tra mezz’ora in moto- rispose Anna, appendendo degli striscioni accanto alla porta.

-Si… “esercitando”…- commentò Hiccup, mimando le virgolette con le dita.

-Per essere uno che si offende alle supposizioni ne crei parecchie- lo prese in giro Anna, ridacchiando.

-Vabbè, ma non è mica un segreto che stanno insieme, ormai è da Halloween. Ho tutto il diritto di fare supposizioni- si difese il ragazzo.

-Con me e Merida è un altro discorso, noi siamo solo amici, e non c’è niente di romantico tra noi, quindi le supposizioni sono fastidiose- il suo discorso non faceva una piega, ma Anna riusciva a leggere tra le righe.

-Ho capito, lei non lo sa- prese delle palline colorate e si avviò verso il palco per appenderle vicino alle quinte.

-Non sa cosa?- chiese Hiccup, confuso, il suo discorso non faceva una piega, perché Anna continua a sospettare qualcosa.

-Che tu hai una cotta per lei- rispose ovvia Anna, sorridendo complice.

Hiccup aprì la bocca per dire qualcosa, mentre lei saliva sul palco, me lei lo zittì con un cenno.

-Anna…-

-Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno- 

-No, tu…- provò ancora ad avvertirla, ma lei gli parlò sopra, mentre arrivava a destinazione.

-Ti puoi fidare di… Ahhh!- cadde per lo stesso motivo di Merida, ma stavolta Hiccup riuscì a prenderla al volo, salvandola dalla caduta.

Le palline non furono tanto fortunate e caddero, ma per fortuna erano di plastica e non si ruppero.

-Santo cielo, questo scalino farà fuori qualcuno un giorno di questi- commentò una voce leggermente irritata alla porta.

Merida portava gli ultimi scatoloni rimasti.

Hiccup si sbrigò a rimettere Anna in piedi.

-Dovrei metterci del nastro adesivo luminescente- suggerì il ragazzo, e si avviò in tutta fretta verso la cassetta degli attrezzi, facendo un cenno a Merida per farsi raggiungere.

-Anna, potresti mettere le decorazioni all’entrata e tra i sedili? Io mi occuperò delle quinte e del palco, ok? Voglio tornare a casa il prima possibile- chiese Merida alla fulva in tono pratico, Anna annuì.

-Certo certo, piccioncini- e scendendo dal palco con un agile salto, si avviò verso l’entrata, fermandosi e girandosi solo un attimo per commentare, ridacchiando.

-Pensa se in mano avessi avuto la stella di vetro, sarebbe stato un disastro, non credete? Ahahahah- Merida e Hiccup sfoggiarono sorrisi e risate falsi come i bei voti sulla pagella di Merida, ma Anna era troppo impegnata a cercare le decorazioni per la sala negli scatoloni per pensare a quanto potessero suonare sospetti.

Hiccup aprì la cassetta degli attrezzi, e lui e Merida nascosero i propri volti con il coperchio alzato, per evitare che Anna leggesse il loro labiale.

-Allora, che diavolo facciamo adesso?- chiese Merida in preda al panico, ma mantenendo comunque un tono di voce basso.

-Non lo so, non possiamo riaggiustarla, se ne accorgerebbero tutti e sono troppi pezzi da mettere insieme- Hiccup non aveva molte idee.

-Sei tu il genio, fatti venire in mente qualcosa da fare- gli ordinò, lei non era mai stata brava in questo genere di cose.

Hiccup si concentrò un attimo, mentre intanto Merida fingeva di cercare qualcosa nella cassetta degli attrezzi, per non far venire sospetti ad Anna… sospetti di alcun genere.

Poi un’idea gli si formò in testa. Un’idea di difficile realizzazione, con molte cose che potevano andare storte e che avrebbe potuto persino peggiorare la situazione, ma pur sempre un’idea.

-Diamine, non ho il nastro adesivo luminescente, eppure ero sicuro di averlo lasciato qui- si lamentò Hiccup ad alta voce, in modo che Anna lo sentisse.

-Ma che diavolo…?- cominciò a dire Merida, poi capì il piano di Hiccup.

-Non possiamo permettere che lo scalino demoniaco mieta altre vittime, dobbiamo andare a prenderlo- enunciò con sicurezza la ragazza, chiudendo la cassetta degli attrezzi.

-Infatti, Merida, hai proprio ragione. Anna, noi dobbiamo andare a prendere il nastro adesivo luminescente- tutto il discorso fu detto in maniera falsa e forzata. Neanche uno sciocco ci avrebbe creduto, ma Anna era troppo impegnata a strecciare le lucine senza rovinarle per badare a loro, così fece solo un veloce -ok, andate andate- e loro sfrecciarono fuori dalla sala in tutta fretta.

-Allora, Hiccup, che si fa?- chiese la ragazza, piena di aspettative.

-Ne facciamo un’altra noi- rispose lui, lei lo guardò sbigottita.

-Non dirmi che la tua idea è quella di andare nel laboratorio di scultura e mettersi a lavorare il vetro?- chiese sarcastica, lui la guardò mordendosi il labbro, con sguardo eloquente.

-Hiccup?!- 

-Quello è il piano B, il piano A invece consiste… nell’andare nel laboratorio tecnico- lo disse a voce bassa, temendo la reazione dell’amica.

-No- rispose secca lei.

-Dai, Merida, so che ti sta antipatico, ma abbiamo bisogno del suo aiuto, e poi…- provò a farla ragionare lei.

-No- insistette lei, con convinzione.

Seguì un’intensa lotta di sguardi. Si fissarono per una manciata di minuti, senza che nessuno dei due volesse cedere. 

Alla fine cedette Merida.

-Uff… ok. Lo faccio solo per Rapunzel- distolse lo sguardo incrociando le braccia, Hiccup sorrise.

-Bene- e prendendola per un braccio la trascinò verso il laboratorio tecnico.

Lei si fece trasportare senza opporre molta resistenza.

Le piaceva la sensazione della presa di Hiccup sul suo polso, la teneva stretta, ma non era troppo forte da farle anche solo leggermente male.

Era molto attento su queste cose, e le faceva con naturalezza, abituato al gatto Sdentato.

-Comunque non posso garantire della sua sicurezza- sbuffò la ragazza, riferendosi al migliore studente del laboratorio, che aveva solo tredici anni ed era già all’ultimo anno.

-Ti prego Merida, dobbiamo averlo dalla nostra parte, almeno oggi- la supplicò l’amico, mentre arrivavano davanti alla porta.

-Ma lui ha Baymax, perciò è al sicuro, no?- chiese con espressione santarellina Merida. Hiccup le lanciò un’occhiata penetrante, e lei sospirò, sollevando una ciocca di capelli finita davanti agli occhi.

-Ok, niente liti, ma se prova ad insultare la mia intelligenza non risponderò delle mie azioni- 

Alzando gli occhi al cielo, Hiccup entrò finalmente nel laboratorio.

-Ciao Hiro- salutò il tredicenne che stava lavorando al computer

-Sto finendo gli effetti speciali, non sto programmando il mio robot… ah, sei tu, Hiccup- il tono di difesa lasciò il posto quasi immediatamente a un tono rilassato e di superiorità, che fece stringere i denti a Merida, che però cercò di non darlo a vedere.

-Allora, che posso fare per voi?- chiese il ragazzo girando la sedia e guardandoli dall’alto in basso.

-Non è che hai un programma per riaggiustare il vetro senza imperfezioni? Una macchina, un congegno o qualcosa di simile?- chiese Hiccup, mantenendosi sul vago. Hiro capì subito di cosa stava parlando.

-Avete distrutto la stella? Non ci credo, solo voi potevate fare una cosa del genere- li prende in giro, ridacchiando.

-Allora, ce l’hai o no?!- chiese Merida, iniziando a perdere la pazienza.

-Ma certo che no. Siamo in un laboratorio tecnico, mica a Hogwarts. Però credo di potervi comunque aiutare. Quella stella non è stata fatta nel laboratorio di scultura, era troppo elaborata per crearla da zero in pochi giorni…- cominciò a dire, ma Merida lo interruppe.

-Si, lo sappiamo. L’ha portata uno degli studenti e l’hanno dipinta d’oro. Vieni al dunque- lo incoraggiò minacciosa Merida.

-Beh, non l’ha portata uno studente qualunque, ma Sherman- lo disse come se fosse un nome importante, ma né Merida né Hiccup capirono di chi stesse parlando.

-Non dirmi che non conoscete Sherman? E’ quel ragazzo del primo anno… occhiali… capelli rossicci… suo padre è un cane- all’ultima affermazione i due ragazzi capirono a chi si stesse riferendo.

-Ah, Sherman!- esclamarono insieme. -E cosa rende speciale questa informazione?- chiese poi Merida, confusa.

-Beh, suo padre ha costruito la stella in un’ora mentre leggeva un libro e componeva un sonetto. Credo che sarebbe capace di aiutarvi- Hiro alzò le spalle.

Ora, se volete scusarmi, ho dei robot da… degli effetti speciali da programmare- e li cacciò via dal laboratorio.

-Ma questa non è un’informazione. Sta solo cercando di demoralizzarci- si lamentò la riccia, infastidita, dando dei calci alla porta e venendo fermata da Hiccup appena in tempo prima di venire attaccata da qualche robot arrabbiato.

-Andiamo, ci ha dato utili informazioni. Dobbiamo solo andare a casa di Sherman e parlare con il padre- Hiccup la trascinò via dal laboratorio tecnico, e stavolta lei si dimenò.

-Si, e come credi di arrivarci? Ti ricordo che siamo confinati a scuola fino alla fine dei preparativi- gli ricordò in tono scoraggiante, ma lui non si diede per vinto.

-Possiamo passare dalla palestra- sempre tenendo la cassetta degli attrezzi ben stretta si avviò verso la grande sala, seguito da Merida, che constatò con leggera delusione che non l’aveva presa nuovamente per il polso.

-Non ci sono Jack e Rapunzel?- obiettò Merida, ricordando le parole di Anna.

-Ah, giusto, però potremmo…- si interruppe di scatto quando capì cosa significava il fatto che Merida avesse udito ciò che Anna gli aveva detto.

-Tu non c’eri ancora quando Anna me lo ha detto- e dato che subito dopo avevano parlato della presunta cotta di Hiccup per la riccia non era molto rassicurante il fatto che lei avesse sentito tutto. E se si fosse fatta un’idea sbagliata? O meglio, giusta ma che sarebbe stato meglio non si fosse fatta?

I pensieri di Hiccup si affollavano nella sua testa molto confusi, mentre guardava quasi spaventato Merida, che cercava di trovare invano una scusa decente.

-Infatti, non l’ho mica saputo da Anna… io… l’ho sentito da voci di corridoio- s’inventò lì per lì, con un sorrisino imbarazzato.

Hiccup finse di crederci, perché voleva davvero crederci con tutte le sue forze.

-Bene… in questi corridoio sa parla davvero un po’ troppo per i miei gusti- commentò il ragazzo, voltandosi di nuovo in direzione della palestra.

Merida, che invece aveva sentito ogni cosa dalla domanda di Hiccup sull’ubicazione dei due amici non poté fare a meno di pensare che forse, se lui non voleva che lei avesse sentito le supposizioni di Anna, forse, erano fondate?

Si disse che era impossibile, e poi non avrebbe saputo come reagire se fosse stato vero.

Decise di non pensarci, dovevano concentrarsi su quella dannatissima stella.

-Bene, sono le dodici e mezza. Lo spettacolo è alle cinque e dobbiamo andare nell’attico di Mr. Peabody che è dall’altra parte della città e tornare in tempo per finire le decorazioni, il sostegno e impedire che scoprano ciò che abbiamo fatto- enuncia Hiccup, controllando l’orologio.

-Perciò, che facciamo?- chiese Merida, lasciando a lui l’elaborazione del piano.

-Andiamo in palestra, se stanno ancora provando passiamo dagli spogliatoi fino ad arrivare in cortile. Poi usciamo in strada, prendiamo un autobus fino ad arrivare all’attico di Mr. Peabody e saliamo per chiedergli di rifare la stella.- Hiccup guardò Merida come a chiedere conferme, e lei rispose, scoraggiante.

-E’ il peggior piano che tu abbia mai elaborato. Se ci chiede dei soldi per la stella? E il biglietto per l’autobus? Inoltre ci metteremo davvero tanto tra andata e ritorno. Però è buona l’idea di come uscire- 

-Tu sai solo criticare, ma le idee non ti vengono neanche a pagarle- la insulta Hiccup, incrociando le braccia.

-Infatti, io non ho idee. Io agisco e basta, vieni, intanto usciamo, poi vediamo poi come arrivare a destinazione- questa volta era il suo turno di prenderlo per un braccio e portarselo dietro.

-Ma, Merida, dobbiamo avere un piano- obiettò il moro, facendosi trasportare con la mano ben serrata sul manico della cassetta degli attrezzi.

-Pianificare è per i secchioni, ora si passa all’azione- Hiccup alzò gli occhi al cielo dopo questa affermazione determinata, ma non obiettò più.

-Allora, nuovo capo, che si fa? Sentiamo- chiese arrivato in palestra.

-Beh, innanzi tutto dobbiamo vedere se sono ancora qui i due piccioncini- Merida accostò l’occhio alla serratura della porta, per spiare al suo interno, mentre Hiccup, più intelligentemente, cercò di vedere dalla finestrella sopra alla porta, che però era troppo in alto per lui.

-Da qui non si vede una cippa- commentò Merida infastidita.

-Aspetta, sali sulle mia spalle- la incitò Hiccup. Da solo non riusciva ad arrivarci, ma Merida poteva.

-Eh?- chiese lui guardandolo storto, lui indicò la finestrella.

-Ah! Ok, sicuro di riuscire a reggermi?- chiese al ragazzo, che era piuttosto gracile.

-Si, su, andiamo, non abbiamo molto tempo- Hiccup posò la cassetta degli attrezzi a terra, e si chinò per far salire Merida. Quando si alzò l’equilibrio era piuttosto instabile, e lei si reggeva con grande forza alla sua testa, rischiando di schiacciarla.

-Uff, beh.. allora, che vedi?- chiede senza fiato Hiccup, sperando che potesse farla scendere in fretta.

-Jack è in un angolo che sistema la borsa, Rapunzel sta parlando con Honey Lemon, credo a proposito di pittura o qualcosa del genere, mentre… Ahhhh! Ho trovato un passaggio per l’attico di Mr. Peabody. Dobbiamo solo passare per gli spogliatoi- e detto questo con un balzo felino scese dalle spalle di Hiccup, che preso alla sprovvista quasi cadde a terra.

-Merida, non farlo mai più- le ordinò, riprendendo equilibrio.

-Non credo ci sarà più bisogno che tu mi prenda in braccio- commentò solamente, e prendendo la cassetta degli attrezzi di Hiccup si avviò in tutta fretta verso gli spogliatoi femminili, diretta in cortile.

-Hey, aspetta un momento, si può sapere quale sia questo trasporto?- chiese il ragazzo, seguendola, ma fermandosi all’ingresso degli spogliatoi. Erano femminili, non poteva entrare.

-Hiccup, che stai aspettando?- gli chiese Merida, facendo capolino dall’entrata.

-Non posso entrare, sono gli spogliatoi femminili- obiettò il ragazzo.

-Ma sei serio?- chiese Merida alzando gli occhi al cielo, per poi prenderlo violentemente per un braccio e trascinarlo dentro.

-Non abbiamo tempo per essere moralisti, su passa prima tu, poi io ti passo la cassetta degli attrezzi e passo a mia volta, ok?- chiese la ragazza, spingendolo verso una finestra.

-Ok, ok- Hiccup, con l’agilità di un elefante in una cristalleria uscì dalla finestrella che dava sul cortile, schiantandosi al suolo con poca grazia, poi prese la cassetta degli attrezzi e porse la mano a Merida per aiutarla a scendere.

La ragazza, però, non accettò la mano, e scese da sola.

-Perfetto, ora… GO GO!- chiamò con troppa veemenza la ragazza che stava lavorando sulla sua bici ultraveloce, sperando di attirare la sua attenzione prima che partisse.

-Merida, che stai facendo? Non dovevi occuparti delle decorazioni?- chiese la ragazza, facendo una bolla con la gomma da masticare.

-Sbaglio o Haddock è uscito dallo spogliatoio delle ragazze?- chiese poi, indicando sospettosa Hiccup, che diventò tutto rosso.

-Lascialo perdere, è con me. Non potresti prestarmi la tua bici? dobbiamo andare dall’altra parte della città e tornare in fretta- indicò la bici elettrica più veloce della città, e Go Go Tomago la guardò con un sopracciglio inarcato, poco convinta.

-Aspetta un momento, vuoi…- iniziò ad obiettare Hiccup, ma Merida gli tappò la bocca con la mano, per impedire che potesse compromettere il piano.

-A che scopo, se posso chiedere?- 

-Io e Hiccup abbiamo combinato un bel pasticcio, e ci serve l’aiuto di una persona per rimediare- risponde vaga Merida.

-Avete rotto la stella, per caso?- chiese Go Go. Hiccup e Merida si guardarono, possibile che tutti già lo sapessero?

-Vabbè, se è un’emergenza ve la presto, ma dovete riportarmela tra mezz’ora, sono stata chiara?- lanciò contro di loro due caschi. Merida prese al volo il suo, mentre Hiccup ricevette il suo in pieno stomaco.

-Puoi contare su di noi- Merida indossò con sicurezza il casco. Hiccup era più titubante.

-Ma non possiamo fare andata e ritorno in solo mezz’ora, è troppo lontano- provò ad obiettare.

-Se non rispettate l’orario di consegna ho un telecomando che mi fa tornare la bici indietro da sola. Perciò resterete a piedi. Il tempo scorre- Go Go mostrò il telecomando con una leggera nota di minaccia.

-Tieniti forte, Hiccup, e allacciati il casco- il ragazzo eseguì.

-Ma sei sicura che non potremmo trovare un altro mooooooooooo…- Merida partì a razzo, e la frase del ragazzo si concluse con un urlo spaventato -…doaaaaaaaaaaaaah!- Hiccup chiuse gli occhi e si resse forte con la mano sinistra, mentre con la destra teneva la cassetta degli attrezzi.

-Merida, rallenta!- urlò il ragazzo, stavano sfrecciando molto oltre i limiti consentiti dalla legge. Persino in una gara sarebbero andati troppo veloci.

-Non posso. Se vogliamo fare tutto in tempo dobbiamo assolutamente fare in fretta. E stringimi in vita, sennò voli via!- gli urlò lei di rimando, cercando di tenere un tono fermo, che però uscì leggermente acuto.

Il ragazzo divenne rosso per l’imbarazzo, non se la sentiva a stringerle la vita, ma doveva ammettere che non riusciva a tenersi bene con una delle mani impegnata, e facendosi forza la strinse con il braccio sinistro, con gli occhi chiusi. Aveva i capelli di Merida che gli solleticavano il viso, morbidi e profumati, scompigliati dall’aria. Il suo cuore era in gola, e batteva furiosamente, mentre sentiva che nel suo stomaco si dibattevano centinaia di farfalle incontrollate.

Forse avrebbe dovuto mangiare qualcosa a merenda.

Ci misero circa un quarto d’ora a fare un viaggio che avrebbe richiesto tra quarti d’ora con l’autobus, e quando arrivarono Hiccup non riusciva a staccare il braccio, che ormai si era addormentato.

-Scusa scusa scusa scusa- quando finalmente riuscirono a strecciarsi dalla posa compromettente, Hiccup non la finiva più con le scuse.

-Dovevi, non preoccuparti- ma anche Merida era molto imbarazzata, solo che non lo dava molto a vedere.

-Allora, è questo il posto?- chiese, indicando il grande edificio davanti a loro.

-Si, credo di si. Andiamo!- con leggera nausea (non sapeva se dovuta al rocambolesco giro in bici o al fatto di essere stato così vicino a Merida) cercò tra i nomi al citofono, e premette quello di casa Peabody.

-Si, chi è?- rispose quasi subito una voce dall’altra parte dell’apparecchio.

-Siamo Merida Dumbroch e Hiccup Haddock, venuti a parlarle della stella che ha costruito per la recita della nostra scuola- rispose sicura Merida, se la cavava meglio di Hiccup con le parole, pure se era difficile da credere.

-Io non ho costruito alcuna stella per al recita scolastica- ribatté Mr Peabody al citofono.

-Cosa?!- chiesero insieme Hiccup e Merida, guardandosi increduli.

-Quella stella viene dal negozio di oggetti stravaganti di Wendy Darling, io l’ho solo comprata e fatta portare da mio figlio a scuola, altrimenti è ovvio che l’avrei fatta meglio e l’avrei colorata direttamente io- spiegò loro.

-Ma… dove possiamo trovare il negozio?- chiese Hiccup, Merida era rimasta senza parole. Hiro li aveva presi in giro?! Ma gliel’avrebbe fatto vedere lei a quel bambinetto amante dei bot-duelli.

-E’ a circa tre isolati ad ovest da qui- rispose Mr. Peabody in tono pratico.

-Grazie mille. Merida, vieni. Ci penseremo dopo a vendicarci di Hiro- incoraggiò la ragazza a risalire in bici.

-Potresti fare un po’ più piano stavolta?- chiese supplicando. Se Merida fosse stata con qualsiasi altra persona non avrebbe acconsentito, ma anche lei si sentiva un po’ a disagio con Hiccup che la stringeva forte, così fece come le era stato richiesto, e arrivarono in circa cinque minuti.

-Cavolo, abbiamo solo dieci minuti per tornare a scuola- osservò Merida preoccupata.

-Dai, ce la possiamo fare. Piuttosto, hai dei soldi?- chiese a Merida.

-No, sono nella borsa che ho lasciato a scuola. Credevo avessi qualcosa tu nella cassetta degli attrezzi- Merida si morse un labbro.

-Ci inventeremo qualcosa- la rassicurò il ragazzo, ed entrò nel negozio, dove una signora dai capelli biondo scuro stava parlando al telefono.

-Senta, lei è la signora Darling?- provò a chiedere Merida, la signora le fece cenno di aspettare, continuando a parlare al telefono.

-Sarebbe una cosa urgente- provò ad insistere Merida, tamburellando con le dita sul bancone per la fretta.

Hiccup controllò l’orologio.

-Cavolo, è l’una. Io inizio a cercare la stella, tu aspetta che la signora Darling abbia finito- disse a Merida, che però lo bloccò, prendendogli la mano.

-Aspetta, cerco io la stella. Non ce la faccio a restare qui ferma ad aspettare- Hiccup ritirò in fretta la mano, annuendo.

-Va bene- acconsentì, e Merida sparì tra gli scaffali.

La telefonata finì dopo circa un minuto, e finalmente Wendy si rivolse al ragazzo.

-Salve, che posso fare per te?- chiese.

-Io e la mia amica siamo un po’ di fretta. Dobbiamo fare uno spettacolo per la mia scuola, ma abbiamo rotto la stella che serve come pezzo principale. Mr. Peabody, colui che ce l’ha data, ha detto che l’ha acquistata qui. Una stella grande all’incirca come un pallone da calcio, trasparente. Qui abbiamo i pezzi restanti, se vuole vederla per capire di cosa stiamo parlando- Hiccup fece per tirare fuori i pezzi dalla cassetta degli attrezzi, ma Wendy lo fermò.

-Ho capito di cosa state parlando. E’ la stella dei desideri. Mi dispiace, ma non ne ho più. L’ultima l’ho venduto proprio stamattina, alla signora Fisher- confessò, mortificata. La testa di Merida fece capolino da dietro uno scaffale.

-SIGNORA FISHER?!- chiese, ad occhi sgranati, incredula.

-Oh, cavolo!- esclamò poi. Wendy Darling non capì il perché di quell’atteggiamento, ma Hiccup si, e ringraziando con un cenno la commessa trascinò Merida fuori dal negozio.

-E’ finita, Hiccup. E’ finita!- si autocommiserò Merida.

-Non è finita, potremmo sempre chiederle di prestarcela per lo spettacolo e poi riconsegnargliela dopo. Oppure potremmo comprargliela in qualche modo- Hiccup cercò di vedere il lato positivo.

-E come pensi di comprargliela, facendo un lavoro di falegnameria?- chiese sarcastica. Prima che Hiccup potesse rispondere, la bici che i due ragazzi stavano per prendere per avviarsi dalla signora Fisher sembrò animarsi di vita propria. Si piegò su se stessa, si alzò in volo e seguita dai caschi sfrecciò verso la scuola.

Così i due rimasero senza mezzo di trasporto, dall’altra parte della città, con poche idee per salvare la situazione e molta probabilità di passare guai più grossi di quelli che avrebbero passato nella situazione iniziale.

Come se non bastasse, iniziò a nevicare.

-Lo sapevo, lo sapevo che avremmo dovuto fare noi una stella arrangiata al laboratorio di scultura- iniziò a lamentarsi Hiccup mettendosi le mani tra i capelli.

-Si, così poi tutti avrebbero capito cosa abbiamo combinato- lo riprese Merida, mettendosi le mani nelle tasche della felpa, per cercare di riscaldarle.

-Cosa abbiamo combinato? Cosa hai combinato! Sei tu che sei inciampata in quel gradino, mica io. Non usare il plurale per piacere- la corresse lui, aprendo la cassetta degli attrezzi per cercare un paio di guanti da lavoro.

Merida non sapeva che ribattere, e restò zitta, dando le spalle a Hiccup.

Rimasero zitti per un po’, Merida cercando un modo di scaldarsi e Hiccup cercando qualsiasi cosa dentro la cassetta degli attrezzi.

Poi, dopo qualche minuto, il ragazzo sospirò, e si girò verso l’amica.

-Scusa, Merida, non volevo farti pesare la cosa- le disse sottovoce.

Lei si girò verso di lui, e abbassò lo sguardo.

-Non fa niente. Grazie di essermi accanto. Non so che avrei fatto senza il tuo sostegno- ammise lei, con un sorrisino.

-Tieni, non sono fantastici ma potrebbero aiutarti- le lanciò i guanti da lavoro e poi si sedette su un muretto, ottenendo solo di ghiacciarsi il deretano.

-Dobbiamo fare un punto della situazione- disse pensieroso alla ragazza.

-E’ l’una e dieci, lo spettacolo è tra tre ore e cinquanta, e dobbiamo tornare a scuola in tempo per finire le decorazioni e l’appoggio per la stella. Probabilmente avranno già tutti capito cosa diavolo abbiamo combinato, ma prima facciamo meglio sarà. Allora, non abbiamo soldi né l’abbonamento per l’autobus. La casa della signora Fisher è a venti isolati da qui e la scuola è dall’altra parte della città. Credo sia arrivato il momento di chiamarli- si rivolse a Merida, che lo guardò come se avesse parlato di fare un patto con Satana.

-Hiccup, non vorrai davvero…?- cominciò, orripilata.

-E’ l’unico modo, solo loro possono aiutarci- da come i due ragazzi ne parlavano sembrava davvero che stesse parlando di qualcosa di spaventoso, mostri mitologici venuti dalle profondità della terra, o draghi sputafuoco che avrebbero fatto inorridire chiunque, ma non si trattava di mostri, bensì di…

-Hamish, Hubert, Harris! A rapporto!!- …tre gemellini iperattivi amanti degli scherzi.

Merida li chiamò al cellulare, e loro arrivarono in meno di un quarto d’ora, con l’auto della madre di Merida.

-Merida, hai per caso il foglio rosa qui con te?- chiese Hiccup alla ragazza, che lo guardò eloquente.

-Era solo per dire…- Hiccup alzò le mani, poi montò accanto a Merida, che si mise alla guida, e con dietro i tre fratelli.

Merida era abbastanza brava a guidare, anche se spesso superava il limite di velocità e passava con il rosso.

Hiccup non la rimbeccò neanche una volta per queste infrazioni.

In parte perché non voleva passare per il solito secchione di turno con la mania per le regole, in parte perché era troppo impegnato a controllare ogni minimo movimento dei gemellini dietro di lui, che lo guardavano come fosse un pezzo di carne molto prelibato.

Non erano riusciti a fargli uno scherzo a Halloween, perciò temeva che si sarebbero rifatti a Natale.

-Ragazzi, smettetela di pensare a loschi piani per fare uno scherzo a Hiccup, stiamo andando dalla signora Fisher- queste semplici parole, dette da Merida dopo dieci minuti di guida bastarono a far impallidire i tre ragazzi, che rimasero buoni e tranquilli per gli ultimi sette minuti, e ciò consentì a Hiccup di parlare.

-Perciò adesso andiamo dalla signora Fisher e le chiediamo la stella?- chiese, alla ragazza, che concentrata alla guida non voleva fare molta conversazione.

Erano pochi i momenti in cui Merida si concentrava, ma quando lo faceva Hiccup la trovava davvero bellissima, perché nei suoi occhi c’era determinazione e decisione.

Hiccup sarebbe rimasto a fissarla per ore intere, ma distolse lo sguardo per non destare sospetti.

Quando raggiunsero la casa della vecchia signora, Merida si fece promettere (minacciò) dai fratelli di non scappare via con l’auto e di non dire niente ai genitori una volta che tutto fosse finito, poi, lei e Hiccup fecero un profondo sospiro, e attraversarono il vialetto, verso la casa della vecchia signora.

Inconsciamente le loro mani si strinsero, per darsi forza a vicenda, poi Merida bussò tre volte.

Aspettarono trenta secondi, trattenendo il respiro, poi la vecchia signora Fisher aprì loro la porta, e li squadrò con occhi socchiusi.

-Salve, signora Fisher, io sono Merida, e lui è Hiccup. Siamo qui perché volevamo chiederle un favore. Noi…- cominciò Merida, stringendo con forza la mano di Hiccup per farsi coraggio.

La signora Fisher era una vecchia scorbutica e antipatica, che collezionava statue di orsi e si diceva mangiasse i bambini ad Halloween.

Merida l’aveva persino utilizzata in una sua storia, per spaventare i fratelli, e la signora, non si sa come, era venuta a saperlo.

-Bah, non mi interessa, pensavo foste l’idraulico, ho una perdita d’acqua e ho dovuto utilizzare una stella trovata in un negozio per tapparla- gli sbraitò contro. Poi fece per chiudere la porta, e mentre Merida pensava a come fosse strano comprare una stella di vetro per tappare una perdita Hiccup fu abbastanza svelto da mostrare la cassetta degli attrezzi e utilizzarla per evitare che la signora chiudesse la porta.

-Posso aggiustargliela io la perdita. Sono molto bravo in questo genere di lavori manuali- provò a proporre.

La signora Fisher lo squadrò -Non mi fido dei pupi ancora in fasce- obiettò, cercando nuovamente di chiudere la porta.

-Lavorerò gratis, in cambio dovrà solo darmi la stella. Non le servirà più dopo il mio lavoro, giusto?- provò a contrattare lui.

Merida lo guardò ammirata.

Era raro vedere Hiccup determinato.

Con un sorrisino appena accennato, occhi sicuri e postura rigida.

Lei lo trovava affascinante, anche se mai come quando aveva la sua espressione di infinita dolcezza ed empatia, che mostrava quando credeva di non essere visto con le persone (o animali) che amava di più.

Tentò di distogliersi da questi pensieri, che la facevano solo arrossire inconsciamente, e si concentrò sulla situazione di fronte a lei.

-Mmmmmm… mi piaci, ragazzino. Affare fatto. Ma solo se verrà un lavoro perfetto, e la tua fidanzata deve restare fuori- a sentire questa supposizione ormai davvero abusata provenire da una vecchia rimbecillita Merida si infastidì davvero tanto.

Mollò la mano di Hiccup e fece per ribattere, e magari tirare due sberla alla donna, ma il ragazzo la fermò.

-Non è la mia ragazza, comunque aspetterà qui senza problemi. Merida, va in macchina- la incoraggiò, facendo intendere che non era proprio il caso di far arrabbiare la signora Fisher.

Lei, sbuffando, eseguì, e si mise sul sedile anteriore, ad aspettarlo.

I suoi fratelli la guardarono sospettosa, facendo passare lo sguardo da lei alla porta che fissava.

Poi si guardarono a vicenda.

Non è che stava davvero nascendo qualcosa tra i due?

La domanda si rafforzò quando, non vedendolo tornare, Merida iniziò ad essere in ansia per lui.

Non credeva che quella donna potesse davvero mangiare i bambini, oltre al fatto che Hiccup non era assolutamente un bambino, però era passata mezz’ora, e lui non sembrava in procinto di tornare.

Iniziò a tamburellare sul volante dell’auto, poi a mordersi le unghie, poi scese e fece avanti e indietro per il vialetto.

Controllò il cellulare, contò i minuti, tenne l’orecchio premuto contro la porta e iniziò persino a fare degli esercizi ginnici per tenere a bada i nervi.

I tre gemellini si guardarono a bocca aperta, mentre lei iniziava davvero a preoccuparsi.

Quando scattò l’ora era davvero fuori di se dalla preoccupazione, e decise di fare ciò che si era ripromessa di non fare per evitare che la signora Fisher continuasse a credere che loro due stessero insieme.

Digitò il numero sul cellulare e lo chiamò.

Dovette aspettare poco, per fortuna, e appena lui rispose si sentì molto più tranquilla.

-Pronto- 

-Hiccup, cosa diavolo stai facendo? Abbiamo i minuti contati!- esclamò. La sua preoccupazione sembrava rabbia.

-Oh, certo, scusa, mamma arrivo subito- rispose lui dall’altra parte del telefono.

Merida aprì la bocca per ribattere, ma assunse un’espressione confusa quando elaborò ciò che lui le aveva detto, e capendo in extremis quello che stava facendo chiuse il cellulare appena in tempo per non farlo vedere alla signora Fisher quando aprì la porta per far uscire Hiccup.

-Perciò vieni a trovarmi quando vuoi, caro- stava dicendo al ragazzo, che con la cassetta degli attrezzi in mano e un biscotto nell’altra usciva leggermente sollevato dall’abitazione.

-Lei mi chiami quando vuole, se ha bisogno di altre riparazioni, sarò ben felice di aiutarla- disse lui in segno di saluto, per poi salire in macchina, di fronte agli sguardi sconvolti dei quattro Dumbroch.

-Arrivederci Hiccup, e non lasciarti fregare dalle ragazze sbagliate- disse poi la vecchia donna facendo riferimento a Merida, che assunse un’espressione offesa.

-Ne terrò conto, arrivederci- la salutò con un cenno della mano, poi, mentre la signora chiudeva la porta, incoraggiò Merida a partire.

-Su, andiamo, siamo di fretta e sono già le due e mezza-

Lei si limitò a guardarlo.

-Che c’è?- chiese lui, confuso.

-Senti, ciò che ci ho messo molto, ma lei non mi lasciava andare via e…- cominciò a giustificarsi il ragazzo, ma venne interrotto da Merida, che per sfogare tutte le sue preoccupazioni fece una cosa spiazzò Hiccup: lo abbracciò forte.

Lui non sapeva come comportarsi, e ricambiò l’abbraccio, un po’ confuso.

Poi Merida fece un’altra cosa, che stavolta Hiccup si aspettava, perché se non l’avesse fatta non sarebbe stata Merida: gli tirò uno schiaffo.

-Ahia- il ragazzo si massaggiò la guancia.

-Ma ti rendi conto di quanto tu mi abbia fatta preoccupare? Avevo paura che lei ti avesse mangiato o che so io. Sei rimasto lì un’ora, e poi siamo davvero molto in ritardo. Ormai tutti avranno capito che siamo evasi da scuola. Non pensi ad Anna? Deve starci cercando preoccupatissima. E TU STAI PRENDENDO BISCOTTI A CASA DELLA SIGNORA FISHER!!!- lo accusò, Hiccup subì la sfuriata.

-Ok, hai ragione, ora parti? Ti spiego tutto mentre andiamo, ok?- la incoraggiò, e lei sbuffando eseguì.

-Ci ho messo un quarto d’ora a riparare la perdita. Poi ho recuperato la stella e stavo per uscire quando lei mi ha offerto dei biscotti. Io credevo fossero avvelenati, ma avevo troppa fame così ne ho presi un paio. ho cercato in tutti i modi di andarmene, ma lei era così gentile e disponibile. Ho scoperto che passerà il Natale da sola, così le ho fatto compagnia per un po’. Solo che poi mi sembrava sgarbato uscire così e dato che credevo mi avresti chiamato presto ho finto che fossi mia madre che mi chiedeva di tornare presto a casa.

-Ma questa settimana non devi stare da tua padre?- chiede Merida confusa.

-Ma lei mica lo sa- rispose il ragazzo alzando le spalle -E comunque non credo che siano preoccupati per noi, secondo me credono che siamo rintanati in qualche ripostiglio a…- Merida gli tirò una gomitata, e fece un cenno ai gemelli, che lo guardavano chiedendosi cosa stesse dicendo riguardo a ripostigli.

-… insomma… a cercare il nastro adesivo luminescente- cercò di riprendersi lui.

-A proposito di questo nastro adesivo luminescente. Ora che torniamo a scuola dobbiamo prenderlo, altrimenti la nostra copertura salta, sempre che stia coprendo ancora qualcosa- Merida era ben felice di poter cambiare argomento.

-Hai ragione, non c’ho pensato. Dobbiamo anche chiedere a Honey Lemon se può dipingere la stella- osservò Hiccup, pensieroso.

-Facciamo così, io penso alla stella e tu ti occupi del nastro adesivo luminescente- propose Merida, ma i due non erano molto contenti di separarsi.

Decisero comunque di fare come Merida aveva proposto, perché quando arrivarono a scuola ormai erano già le tre e dieci e non avevano tempo per fare tutto se non lo facevano in fretta.

Così Merida prese la stella e la nascose nel cappuccio della felpa, mentre Hiccup prese la cassetta degli attrezzi.

-Bene, ci rivediamo all’auditorium- dopo uno profondo sguardo d’intesa, i due presero strade separate.

Hiccup si diresse verso il laboratorio tecnico, dove era molto probabile trovare ciò che cercava, e lì si imbatté in Hiro, che stava lavorando a più non posso sugli effetti speciali, spaventato dalla possibilità di non fare in tempo a finirli.

-Ma salve Hiro- lo salutò freddo Hiccup, entrando e avviandosi sicuro nel cassettone dei materiali.

-Sto lavorando, sto lavo… ah, sei tu, Hiccup. Com’è andata la vostra ricerca?- chiese con una punta di malignità.

-Tu sapevi che non era stato Peabody a realizzarla. Perché ci hai fatti andare fin lì?- chiese il ragazzo infastidito, mentre cercava il nastro adesivo.

-Mah, non lo so, mi andava- rispose lui, alzando le spalle, concentrato sugli effetti da programmare.

-Sei davvero incredibile, Hiro!- disse Hiccup in tono dispregiativo -Ti conviene guardarti le spalle, Merida non l’ha presa bene come me- lo ammonì poi, Hiro alzò lo sguardo e lo puntò sul ragazzo per lanciargli un’ultimo sguardo di chi la sa lunga, poi, tornando sul suo progetto, commentò.

-Se tu non l’hai presa bene è preoccupante. Almeno vi ho dato una scusa per stare un po’ insieme, dovresti esserne felice- Hiccup alzò gli occhi al cielo. Adesso ci si metteva pure lui con le supposizioni.

-Non sai di che stai parlando- e prendendo ciò che gli serviva, Hiccup fece per tornare indietro.

-Forse, ma Baymax ti ha scannerizzato, e mi ha rivelato che quando sei con Merida sei molto più…- Hiccup uscì prima che Hiro finisse la frase.

Non ne poteva più delle supposizioni.

Certo, sarebbero state accettabili se solo fossero state vere, ma non erano vere, e Merida lo vedeva solo come un amico.

Sospirò, sollevando una ciocca di capelli vicino agli occhi, e si avviò all’auditorium, per mettere il dannatissimo nastro luminescente prima che qualcuno inciampasse nuovamente in quello scalino.

Nel frattempo Merida era andata al laboratorio artistico per cercare un qualsiasi studente per dipingere la stella, ma non aveva trovato nessuno.

Così aveva deciso di dipingerlo lei stessa, e mettendoci impegno e concentrazione era riuscita a farcela prima delle tre e mezza.

Mise la stella nell’asciugatrice, per lasciare che il colore si solidificasse e aspettò cinque minuti.

Pensò a Hiccup, a tutto quello che avevano fatto quella giornata solo per recuperare una stella per uno spettacolo.

Ripensò al suo braccio stretto attorno alla sua vita, alle loro mani unite davanti alla signora Fisher, all’abbraccio dato dopo che era uscito dalla casa della strega. Poi ripensò a tutti quei piccoli momenti in cui Hiccup si era rivelato una presenza importante se non fondamentale nella sua vita.

Erano amici da quando erano piccoli, e lo erano rimasti, senza nessun allontanamento… né un avvicinamento maggiore.

Ed ora tutti facevano supposizioni su di loro, e lei non riusciva a sopportarlo.

Dopotutto, se anche fosse accaduto qualcosa, sarebbe dovuto essere una cosa privata, solo loro, e non di dominio pubblico.

Non voleva che la gente li additasse come se fossero una coppia quando ancora non lo erano… 

Un momento, aveva davvero pensato ancora

Arrossì, e si prese la testa tra le mani per riordinare le idee.

A lei non piaceva Hiccup, giusto? Erano solo amici!

Eppure come mai pensare a lui le faceva questo effetto?

Non voleva essere imbarazzata quando lui le sfiorava una mano.

Non voleva sentirsi a disagio quando erano tropo vicini.

Non voleva sentirsi gelosa quando lo vedeva in compagnia di altre ragazze all’infuori di Rapunzel.

Eppure accadeva, e lei non riusciva a fermare le sue sensazioni.

E se avesse perso la sua amicizia?

Non voleva neanche pensarci.

L’asciugatrice smise di funzionare, e lei prendendo la stella, non poté fare a meno di commentare, tra se e se.

-Certo che tu dai più problemi di quanto vali- sia nello spettacolo che nella realtà, in effetti. 

E si avviò all’auditorium, benché il pensiero di vedere Hiccup dopo tutti questi pensieri confusi la metteva a disagio.

Quando entrò vide che Anna stava ancora strecciando le lucine, ma non significa che non fosse avanzata con le preparazioni, perché erano le ultime.

Non dava segni di essersi accorta della loro scomparsa, ed era così concentrata che per Merida non fu difficile fingere di prendere la stella dallo scatolone con gli oggetti di scena.

-Allora Hiccup, hai bisogno della stella per misurarla?- chiese Merida al ragazzo, con finta noncuranza, iniziando a salire le scale per il palco.

-Oh, si. Grazie, Merida!- lui non riuscì a trattenere una risatina divertita, che Merida ricambiò poco lontano.

Il ragazzo aveva messo lo scotch, perciò Merida riuscì a salire senza rischiare di rimetterci l’osso del collo o la stella.

-Ecco qui- gliela porse con un gran sorriso.

Anna, finito di strecciare le ultime lucine, capì che qualcosa non andava.

Quei due si comportavano in maniera troppo sorridente l’uno con l’altra, come se condividessero un segreto.

Naturalmente Anna fraintese, e credette che i due si fossero finalmente messi insieme, o anche solo baciati.

Sorrise felice, ma cercò di non darlo a vedere e, messe le ultime luci, se ne andò dalla stanza, con una scusa banale.

-Sapete, io dovrei… assolutamente… ehm… andare a prendere un caffè. Sapete, non ho pranzato e ho bisogno di fare un break- e si dileguò, con un sorrisetto furbetto.

-Credi abbia intuito qualcosa?- chiese sottovoce Merida a Hiccup.

-Secondo me ha solo fatto supposizioni- risponde Hiccup, iniziando a prendere le misure della stella.

Merida abbassò lo sguardo pensierosa, poi si mise ad appendere le decorazioni nel palco e dietro le quinte.

Dopo circa un quarto d’ora avevano finito entrambi.

Dopotutto non era un’impresa complicata, e Anna, con grande altruismo, aveva sistemato la metà delle decorazioni che avrebbe dovuto mettere Merida.

La ragazza aveva lavorato con una domanda in testa, una domanda che poteva essere davvero pericolosa, e che ancora non sapeva se far uscire dalla sua bocca o no.

-Beh, Merida, io ho finito, se hai bisogno di me ti aiuto, sennò…- e fece cenno alla porta, prendendo la cassetta degli attrezzi.

-Non preoccuparti, ho finito- chiederglielo o non chiederglielo?

-Ah, ok, allora ci vediamo allo spettacolo, credo-

Chiederglielo o non chiederglielo?

Hiccup iniziò a dirigersi verso le scale ce facevano scendere dal palco, e Merida raccolse tutto il suo coraggio e glielo chiese.

-Ma a te da fastidio?- lo disse ad occhi chiusi, spaventata dalla risposta che il ragazzo le avrebbe potuto dare.

Lui si girò, confuso.

-Cosa?- chiese.

-Le supposizioni che fanno su di noi- specificò la ragazza, in un sussurro.

Era fatta, lo aveva perso.

Hiccup non sapeva cosa rispondere, arrossì leggermente, e per quanto in qualsiasi momento nella sua vita avrebbe risposto un secco “Si”, adesso, dopo tutto quello che avevano passato per colpa di quella dannatissima stella, non sapeva che dire.

-Beh… io… non lo so- ammise, abbassando lo sguardo.

Merida ricominciò a respirare, non si era resa conto di aver trattenuto il fiato.

-A te?- chiese Hiccup accennando uno sguardo.

-Io… non lo so- rispose lei, mordendosi un labbro.

Si guardarono negli occhi per quelle che parvero ore, e lentamente, inesorabilmente, si avvicinarono, finché le loro labbra non si sfiorarono.

Poi chiusero gli occhi, e sprofondarono in un vero e proprio bacio.

Hiccup non credeva che mai avrebbe potuto fare una cosa simile.

Aveva una cotta per la sua migliore amica da tre anni circa, e mai avrebbe pensato che l’avrebbe baciata.

Eppure ora, con i suoi bellissimi capelli rossi che gli solleticavano il viso, era proprio quello che stava facendo, e non poteva immaginare una sensazione più perfetta.

Merida non si era mai immaginata a baciare un ragazzo, e se anche magari le fosse venuto in mente una volta o due di trovare qualcuno di speciale, non avrebbe mai immaginato che quel qualcuno potesse essere Hiccup.

Eppure ora, con le mani di lui suoi suoi fianchi, era proprio quello che stava facendo, e non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così perfetto.

Nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento…

 

… o almeno, così credevano.

-Hiccup! Hiccup! Devo parlarti a proposito della...- la voce di Rapunzel all’ingresso dell’auditorium li fece staccare di scatto.

E questa volta qualsiasi supposizione sarebbe stata esatta.

-Aspetta… voi avete…- Rapunzel dimenticò immediatamente quello che stava per dire, e guardò i due amici a bocca aperta e occhi sgranati.

-Ehm… dovevi dirmi qualcosa?- chiese Hiccup, per cercare di cambiare argomento, rosso come un peperone.

-Io andrei… devo fare… ehm… qualcosa- Merida prese la borsa e scese dal palco, mentre Rapunzel saliva.

-Riguarda la stella- disse, entrambi si misero all’allerta, ma non erano preoccupati. La loro stella era pressoché identica all’originale.

-Cosa c’è che non va? E’ qui, vedi? e il sostegno è molto resistente- la indicò soddisfatto.

Rapunzel fece passare lo sguardo da lui alla stella, confusa.

-Ma non è questa la stella. Abbiamo deciso di cambiarla, non te l’avevo detto?- chiese Rapunzel, Merida e Hiccup la guardarono, increduli.

-Abbiamo deciso di prenderne una di plastica più grande, perché questa era troppo fragile e se fosse caduta e si fosse rotta sarebbe stato un bel macello- Rapunzel era mortificata, ma il ragazzo non stava badando a lei.

Lui e Merida si lanciarono uno sguardo, e scoppiarono a ridere, una risata senza freni, di quelle fatte quasi per non piangere, che fece rimanere Rapunzel di stucco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ho tante cose da dire e poco tempo per dirle.

Innanzi tutto… BUON NATALE!

Ed ora, le specificazioni.

Lo spettacolo interpretato dagli studenti è stato inventato da me, perciò non l’ho preso da niente di reale.

Ho messo dei personaggi di “Big Hero 6” (Hiro, Go Go Tomago e Honey Lemon)

Poi ho messo Mr Peabody dal film “Mr Peabody e Sherman”

E Wendy Darling l’ho fatta adulta come nel film “Ritorno all’isola che non c’è”

Ho deciso di mettere perlopiù Merida e Hiccup perché avevo troppa voglia di scrivere una Mericcup, e dopo la Jackunzel di Halloween mi sembrava doveroso.

Naturalmente è lo stesso AU dello speciale di Halloween, come si è potuto desumere dai riferimenti alla signora Fisher o dal fatto che Jack e Rapunzel stanno insieme dal 31 ottobre.

La signora Fisher, per chi non abbia letto la fanfiction di Halloween, ha le fattezze della strega di The Brave.

Poi, che altro dire… Spero di aver reso bene i personaggi e il contesto in cui si muovono e mi dispiace molto per non aver incluso Sdentato, perdonatemi.

Spero che qualcuno lascerà una recensione, che la storia vi piacerà e ancora BUON NATALE!!

Alla prossima :-*

   
 
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