Questa è la mia prima ff,
spero vi piaccia, per favore se avete suggerimenti, migliorie allo stile
grafico, critiche da farmi non esitate, sarò più che felice di leggerle!!
EDWARD POV
Scuola superiore di Forks.
Primo giorno del terzo anno, il mio purgatorio personale. I miei quattro
fratelli si erano già avviati, mancavo solo io all’ appello. Del resto oggi era
una quelle giornate in cui non sopportavo di dover assistere alle smancerie che
Alice, Jasper, Rosalie e Emmett si scambiavano. A volte era dura essere l’unico “scoppiato”
della famiglia.
Ero appoggiato alla mia Volvo,
riordinando libri di testo che ormai conoscevo a memoria, ma che facevano parte
della messinscena cui io e i miei fratelli dovevamo prestarci ogni giorno, per
salvare le apparenze.
Apparenze, figuriamoci. Quando
sei un mostro, una creatura senz’anima, condannata a
vivere per l’eternità in un corpo da diciassettenne, a
cosa ti serve salvare le apparenze? A niente. Appunto.
L’altro
aspetto che odiavo della scuola superiore era dover ascoltare ogni giorno i
pensieri idioti di adolescenti in piena tempesta ormonale…
Già, perché oltre ad essere un vampiro, sapevo anche leggere nel pensiero...
Era un aspetto fastidioso, soprattutto perché per quanto mi sforzassi riuscivo
a concedere solo un minimo di privacy alle persone che amavo: i miei quattro
fratelli e i miei genitori Carlisle ed
Esme.
Scossi la testa, feci un
respiro profondo e mi preparai ad affrontare la banalissima quotidianità che mi
si prospettava davanti, quando all’improvviso avvertii un
odore, l’odore umano più buono che avessi mai sentito in
quasi novant’anni.
Sapeva di rose, di fresia e di
qualcosa che non riuscii ad identificare..ma che lo rendeva dolcissimo e
unico..
E poi…
poi.. La vidi. Era la cosa più bella che avessi mai visto in tutta la mia
esistenza.
Correva spaventata verso di
me, con gli occhi color cioccolato profondissimi sbarrati per la paura, le gote
imporporate dallo sforzo, i lunghi capelli mogano che si muovevano in un’
onda..
Era molto più che bellissima.
Era snella ma ben fatta, il suo esile corpo trasmetteva un fragilità che ti
faceva subito venire voglia di proteggerla; e cosa più importante correva verso
di me.
Quando incrociò i miei occhi
per un attimo arrossì ancora di più, poi con passo spedito e uno sguardo
risoluto nei suoi stupendi occhi si avvicinò a me.
Mi guardò per un istante
ancora, sussurrò uno “scusami”
talmente flebile che ad un orecchio umano sarebbe sfuggito e poggiò dolcemente le
sue labbra sulle mie.
“Ma che…” non ebbi neanche il tempo di finire di
formulare il pensiero, che il suo dolce odore e il suo calore mi avvolsero e mi fecero perdere la testa… per una frazione di secondo pensai che si trattasse
del mostro che era in me che stava affiorando, ma poi capii.
Era DESIDERIO. Desiderio puro
di abbracciare quella fragile ragazza, di cui non conoscevo neanche il nome, e
di baciarla a mia volta.
Così lo feci. Per la prima
volta da quando la mia seconda vita era cominciata (a dire il vero non mi era
mai successo neanche da umano) mi abbandonai all’istinto.
Feci scivolare una mano lungo
la sua schiena e l’altra trai i suoi capelli, poi
dischiusi le labbra per respirare ancora meglio il suo profumo. La sentii
irrigidirsi per un attimo, ma poi anche lei si abbandonò a quell’elettricità
che ci aveva percorsi dal primo istante in cui le nostre bocche si erano
incontrate.
Poi all’improvviso,
non sapevo neanche come fosse successo, le nostre lingue si incontrarono,
dapprima piano, poi con sempre più passione, io non mi decidevo a lasciarla, e
lei, la ragazza che in pochi attimi aveva scombussolato la mia esistenza, mi stringeva sempre più forte…
Sentii in lontananza una corsa
affannosa, dei pensieri talmente confusi da essere indecifrabili, e poi Lui
apparve. Lo conoscevo bene, era il cretino della scuola per eccellenza: Tyer Crowe. Pensava che tutte le
ragazze dovessero cadere ai suoi piedi, si sentiva secondo solo ai cinque “irraggiungibili” Cullen.
Aprii gli occhi e la vidi che
mi fissava con uno sguardo da cucciolo impaurito, mi stava pregando di non
lasciarla andare, e così feci.
Le accarezzai la guancia per
rassicurarla, e con la punta della dita, come se fosse stata la più fragile
delle bolle di sapone le abbassai le palpebre; richiusi gli occhi anch’io, ma mi concentrai sui pensieri di quel cretino.
Erano un misto di rabbia ed
incredulità: “ma..ma..ma..
come si permette quella brutta… con quel mostro di Culen poi..bleah!!…ma
me la pagherà.. oh.. eccome se me la pagherà.”
Poi urlò “Bella
Swan, te la farò pagare, vedrai!! Ti renderò la vita un inferno!!”
e si allontanò come una furia.
Quando i suoi passi furono
lontani abbastanza, non più udibili ad orecchio umano, quella bellissima
ragazza si stacco da me e rossa in viso mi balbettò: “S-s-scu-scusa i-i-io n-non so
c-c-osa mi sia p-p-preso,” fece
un respiro profondo e continuò, con voce più ferma: “
grazie davvero, non sai da cosa mi hai liberato” e scappò
via.
Io rimasi talmente impietrito
da non riuscire né a gridarle un “Aspetta!”
né a correrle dietro, nonostante fosse la cosa che più avrei voluto al mondo.
Mi guardi le mani e chiusi gli
occhi assaporando i momenti appena vissuti, il suo calore, il suo profumo, le
sue soffici labbra.. Ero talmente immerso nei miei pensieri che l’arrivo
dei miei fratelli mi colse alla sprovvista.
“Aha!! C’è sempre una prima volta” pensò Emmett compiaciuto.
Aprii gi occhi e li guardai,
ad uno ad uno: non c’era dubbio che avessero assistito
alla scena, ma la cosa strana è che sembravano tutti così.. così felici, ecco. Emmett aveva un sorriso
che gi andava da un orecchio all’altro, Jasper sorrideva
compiaciuto, Rosalie mi guardava con calore e mi sorrideva dolcemente e Alice
era Alice. Mi guardava con una gioia paragonabile solo a quella che aveva
quando Jasper riusciva a stupirla, il che, dato il suo potere di preveggenza,
non accadeva spesso. Ma c’era di più.. una luce maliziosa
nei suoi occhi.
La guardai torvo e le chiesi
cos’avesse visto, e lei con tono falsamente innocente mi
rispose: “Niente fratellino, proprio niente”.
Non mi convinceva, così provai a sentire i suoi pensieri, ma si stava
concentrando sui suoi momenti intimi con Jazz, perciò era chiaro che non
volesse farmelo sapere.
Un po’
stizzito mi concentrai sugli altri, per primo Emmett che come al solito era
bonaccione, ma anche.. beh Emmett: “Sono proprio felice.. ora finalmente non sarai più il verginello del gruppo, e da bravo fratello maggiore potrò
insegnarti un po’ di giochini..”. Lo ignorai e passai a Jazz, anche lui era felice, forse più
di Emmett, dato che poteva sentire le mie emozioni, che in quel momento io non
capivo, ma lui con la sua esperienza sì.
Rosalie mi lasciò basito.
Avevamo sempre avuto un rapporto difficile, conflittuale, anche se col tempo e
soprattutto da quando aveva trovato Emmett, la sua metà, era migliorato
parecchio, ma non si poteva ancora dire che fossimo completamente liberi dalle
ostilità. Perciò mi stupii non poco quando la ascoltai: “Ed, sono felice per te, davvero, finalmente
non sarai più solo.” La guardai e le sorrisi, un
sorriso dolce, che ei ricambiò.
Mi sentivo in dovere di
spiegare ai miei fratelli cosa fosse successo e perché mi fossi comportato in
quel modo, perciò presi un respiro profondo (nonostante non fosse necessario) e
iniziai:
“Ragazzi io non so cosa mi sia
preso, davvero… cioè lei si è avvicinata e mi ha baciato,
si vedeva che l’ha fatto perché era in pericolo, e forse
non so io..” mi fermai un attimo a pensare “ecco
forse io le ho ispirato sicurezza, fiducia, fatto sta che si è avvicinata e mi
ha baciato. Io non ho scuse per come mi sono comportato, lo so, ma il suo
odore, il suo profumo era buonissimo, anzi no, di più ”,
ormai parlavo talmente in fretta che l’udito umano non
sarebbe riuscito a percepire le mie parole “sapeva di
rose, di fresia e di qualcosa che non sono riuscito a identificare, però,
però.. ha risvegliato in me delle emozioni che non sapevo di poter provare, e
non parlo del nostro istinto, era qualcosa di ancora più forte, che mi ha
spinto a stringerla a me..” mi interruppi imbarazzato,
senza sapere come continuare.
Con mia grande sorpresa
scoppiarono tutti a ridere.
“Davvero, Edward è a prima
volta che ti sento parlare così tanto in una volta sola”
mi fece Jazz.
“Già, è stato interessante” fece eco Emmett.
Alice si limitava a guardarmi,
sorniona, mentre Rose mi lasciò senza parole: “ quel
qualcosa che ti ha spinto a baciarla e che non hai capito si chiama attrazione
fratellino, anche se nel tuo caso direi che si è trattato proprio di un colpo
di fulmine.”
Gli altri annuirono convinti.
Io ero completamente sconvolto. “C-come,
scusa?”
Rose mi guardò paziente e mi
parlò come se davanti a lei ci fosse un bambino piccolo e non un vampiro quasi centenario:
“Ed, ho appena detto che ti sei innamorato, capito? Quello
che ti ha spinto a baciarla si chiama A-M-O-R-E”.
Ormai non sapevo neanche più
cosa dire.
Intervenne Alice: “Rose hai proprio ragione, sai io te e Bella saremo grandi
amiche”, mi fece l’occhiolino.
Maledetta folletta
veggente!! “Ragazzi,
ma io non ci ho manco parlato con quell’
” mi stava scappando la parola angelo
ma mi morsi la lingua-meglio non peggiorare la situazione- “quella
ragazza”.
“Oh, ci parlerai”
fece Alice, aggiungendo pensando “e non
solo”.
Jasper e Emmet intanto si
guardavano complici, ma io ero totalmente distratto dalle mie perfide sorelle e
dalle loro teorie assurde, per cui sobbalzai quando mi dissero all’unisono “però Ed, per essere a prima volta
che baciavi qualcuno non te la sei cavata affatto male”,
ed Em continuò “anzi a vederla
sembrava davvero che lei fosse in paradiso”.
Al ricordo scoppiai a ridere
in armonia con loro, Rose ed Alice intanto parlavano già di andare a fare
shopping con la mia futura ragazza, e pensavano a quanto nostra madre, Esme,
sarebbe stata felice nel vedermi finalmente innamorato.
Riscossi tutti dal
chiacchiericcio e dissi: “Andiamo in classe, e non una
parola su questa storia, fino a quando non arriviamo a casa”,
- già perchè avrei dovuto, ma soprattutto volevo
parlarne anche ai miei genitori, “o dirò io a Carlisle ed
Esme, e poi ho bisogno di qualche ora per capire, analizzare questa situazione ”.
Gli altri acconsentirono,
mentre ci dirigevamo verso gli edifici, mi venne in mente un particolare, che
non avevo notato prima perché troppo stupito e scosso: non avevo sentito nessun pensiero proveniente dalla ragazza.