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Autore: _paleface_    28/12/2014    1 recensioni
Era come se tutti volessero sbarazzarsi di me. Avevo nove anni.
Avevamo poco, ma io e lui ci bastavamo. Avevo diciassette anni.
Ero arrabbiata, avevamo litigato e lui era morto. Avevo ventitre anni.
Se per tutti la tristezza e la disperazione non possono altro che essere seguite da felicità e gioia, io non facevo parte del "tutti".
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.


Sentii il calore del riscaldamento del bar alleviare un po' il mio dolore. Il locale era abbastanza vuoto: un paio di ragazzi sulla trentina giocavano a biliardo, un'uomo sulla sessantina ci provava con la cameriera e a quattro sgabelli di distanza da lui, un ragazzo dai capelli biondi  beveva una birra. Quest'ultimo, mi notò e mi fissò per qualche secondo, ma feci finta di nulla.

"Hei, ragazzina?" alzai lo sguardo e vidi la cameriera fissarmi da dietro al bancone. "Hai intenzione di restare sull'uscio della porta tutta la notte o vuoi qualcosa da bere?" mi chiese acida.

"Prende una birra" si intromise il biondo senza neanche voltarsi. Mi avvicinai al bancone con la velocità di una tartaruga. La ragazza mi passò la birra con fare scocciato e riprese a flirtare col sessantenne.

"Quanti anni hai?" mi chiese il biondo strofinandosi il naso con la mano.

"Io..18. Ho 18 anni." mentii.

"Sei una bambina. Hai mai bevuto alcool?" mi chiese aggressivo.

"No" risposi riluttante al solo pensiero di intraprendere la stessa strada del mio vecchio.

"Sarai una di quelle santarelline da monastero." Si strofinò nuovamente il naso con la mano e alzandosi di scatto avvicinò il viso al mio. "Però sei molto carina" disse sghignazzando. L'odore di alcool che emanava, mi faceva girare la testa. Mi ricordava il mostro ed era disgustoso. Mi voltai velocemente e mi diressi verso l'uscita del bar quando qualcosa mi colpì dritta in faccia e caddi a terra come un sacco di patate.

"Oh cazzo! Stai bene? Merda! Perdonami, non l'ho fatto apposta!" disse una voce agitata. Non capivo se stessi sognando o se fosse tutto vero. Cercai di aprire gli occhi, ma un mal di testa che non avevo mai provato prima, me lo impedii e l’operazione fallì miseramente. Qualcosa di ghiacciato si posò all'improvviso sulla mia fronte facendomi sobbalzare.

"Scusa." Mi costrinsi ad aprire nuovamente gli occhi per scoprire di chi fosse quella voce tanto preoccupata. Tre "pel di carota" mi fissavano mortificati. Scossi la testa e scoprii che in realtà era solo uno il ragazzo. "St-stai bene?" mi chiese dopo un'istante.

"Sai, ci mancava solo un'idiota irlandese che mi tirasse un porta in faccia per completare al meglio la giornata" dissi acida.

"Ti ho chiesto scusa. Mi dispiace, davvero" disse un po' stupito.

"No, scusa se ho fatto la stronza. Sto bene, tranquillo" lo rassicurai. Mi alzai in piedi, ma diventò all'istante tutto nero e sentii due braccia prendermi al volo prima di cadere nuovamente a terra.

* * * *
"Tutto bene?" mi chiese offrendomi una tazza di thé caldo.

"Sì, grazie" gli sorrisi. Ero avvolta in una coperta di lana su un divano che non avevo mai visto. Mi soffermai ad osservare il ragazzo che aveva tentato di uccidermi con la porta del bar. Notai le sue mani poco curate si mangiucchia le unghie pensai. Mi guardai poi intorno: le pareti erano dipinte con un semplice bianco che le illuminava, il pavimento era fatto di un legno un po' vecchiotto e ormai pieno di graffi e non potei fare a meno di notare la chitarra devastata poggiata al muro.

"Quel taglio non mi piace." affermò indicando la mia fronte e sparì dietro ad una porta che pensai fosse il bagno. Lo sentii aprire e chiudere un cassetto e dopo qualche secondo, ritornò nel salotto con in mano del cotone e del disinfettante. Cominciò esitante a disinfettarmi il taglio. Forse aveva paura che fossi una ragazza talmente instabile da alzarmi di scatto e tiragli un pugno in faccia.

"Scusa non volevo farti male" si scusò mortificato quando arretrai.

"No, stai tranquillo" lo rassicurai. In realtà, non avevo arretrato perché mi aveva fatto male, ma solo per il semplice fatto che essere toccata da un uomo, anche solo sulla fronte e mentre mi curava una ferita, non mi faceva sentire a mio agio. Mi sentivo violata, ma cercai di non darlo a vedere. Alzai lo sguardo verso di lui e vidi i suoi occhi blu che mi scrutavano attentamente. Presi la tazza di thé caldo che mi aveva portato il rosso e mi scottai la lingua. Cazzo che sfigata che sono pensai.

Grazie mille a chi sta leggendo questa storia! Spero vi piaccia. In questo capitolo entra in scena anche Ed, ditemi cosa pensate di lui, di come sta andando avanti la storia e quelle che vi pare insomma! Se vi piace, c'è il pollice in su di Facebook in fondo alla pagina a sinistra :)
   
 
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