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Autore: Rage_    28/12/2014    6 recensioni
Post 4x12, quando Ian è depresso e i Gallagher costringono Mickey a prendere dei provvedimenti.
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-Come se non avessi già provato a parlargli! Come se non gli stessi già vicino! Quello lì è un fottuto muro!
Fiona si alzò, determinata, e si posizionò di fronte a Mickey. –Ian non è un muro: non lo è mai stato. Il muro è quello che si è costruito intorno, una maledetta barriera impenetrabile a tutti tranne che ad alcune persone, e forse tu sei proprio una di quelle!
-Quindi cosa cazzo dovrei fare?
-Demolisci il muro, Mickey Milkovich.- attraversò la stanza a falcate e poi, prima di andarsene, aggiunse: -E riportami mio fratello.
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Chiedo venia in anticipo per l'assenza di originalità.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Fiona Gallagher, Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: WRECK THE WALL
Fandom: Shameless US
Personaggi e paring: Ian Gallagher/Mickey Milkovich, Fiona Gallagher, Famiglia Milkovich, Famiglia Gallagher.
Genere: angst, introspettivo, sentimentale.
Parole: 3.3982
Avveritmenti: Slash, tematiche delicate, linguaggio colorito.
Summary: Post 4x12, quando Ian è depresso e i Gallagher costringono Mickey a prendere dei provvedimenti.
Desclaimer: Shameless appartiene alla Showtime, io non ci guadagno nulla.
Note: Lo so, ci saranno circa 709709758 milioni di fiction come questa, evviva l’originalità! Solo che è da pochissimo che ho finito il mio secondo rewatch consecutivo di Shameless e i Gallavich mi stanno privando di tutta la mia energia vitale e ho sentito il bisogno fisico di scrivere su di loro, capitemi. Ho vomitato questa cosa in un paio di notti e più andavo avanti, meno mi convinceva ma comunque dai, non mi aspetto recensioni positive e/o altro, spero soltanto che vi piaccia. E alle autrici di eventuali fiction simili, sappiate che non avevo intenzione di plagiare nessuna di voi, e che l’idea per la fanfiction mi è venuta di mia propria spontaneità  senza guardare o ispirarmi al lavoro già precedentemente svolto di qualcuno. Detto questo, buona lettura! ^_^
PS: Colgo l’occasione per augurare:
1) Buon Natale in ritardo
2) Buon anno nuovo in anticipo
3) Buon countdown ridotto a meno due settimane alla stagione cinque
A tutto il fandom. Che il 2015 ci porti tanti bei momenti pucciosi tra quei due e un’ottima stagione di Shameless senza troppe lacrime, per una volta. Adieu! :*
 


 

Wreck the Wall

 




 
“Okay. È tutto okay.”
Può sentirci, vero?

Fiona Gallagher, la sorella di Ian, aveva acconsentito: Ian sarebbe stato da loro.
Ad una condizione: una visita medica. Fortuna che la moglie di Kevin era una specie di infermiera che conosceva una specie di esperto chiamato Dottor Harold - un tizio brizzolato che, da quando aveva messo piede in casa Milkovich, non aveva fatto altro che storcere il naso e scusa tanto se non abbiamo quaranta milioni di dollari per comprare un cazzo di divano in pelle e la carta da parati in oro massiccio come quella che avrai in casa tua, Dottor Vi-Giudico-Tutti-Dall’alto-Della- Mia -Fottuta-Montagna-Di-Soldi  Harold – che forse ne sapeva qualcosa di più, in campo di psichiatria.

Il che era pessimo, certo, perché forse sarebbe stato meglio non sapere, che cazzo.
O meglio, non confermare quello che ormai tutti già sapevano per sentirsi ulteriormente di merda, ovvero che Ian era bipolare ed era depresso. Come sua madre.
Non ci voleva un cazzo di laureato in medicina che glielo dicesse per capirlo.
E per sentirsi una merda.
Ma i Gallagher avevano tanto insistito, e Mickey non si era sentito in dovere di privargli una cosa del genere in un momento simile.

Mi dispiace. Potete somministrargli dei farmaci. aveva spiegato scribacchiando qualcosa su un foglietto e consegnandolo a Fiona. Tenete fuori dalla sua portata coltelli o comunque cose con cui potrebbe ferirsi. si guardò intorno, arricciò ancora una volta il naso, disgustato. Il che comprende quasi ogni oggetto presente in questa casa.
Ci sbarazzeremo di ognuno di loro. si affrettò ad assicurarlo Mickey.
Il medico sorrise. Fareste prima a trasferirlo in un’altra topaia: si sarà ucciso prima che abbiate rimosso la minima parte delle cose appuntite qui dentro.
Maledetto figlio di puttana. Mickey lo avrebbe preso a pugni, ne avrebbe davvero avuto tanta voglia. Non lo fece, però. Quella puttana di una Gallagher aveva delle domande da fargli. Domande a cui non avrebbe potuto rispondere senza tutti i denti al loro posto nella sua bocca di merda.
Lo pesterò più tardi. Decise tra sé, e il pensiero di quel coglione esangue sul marciapiede lo fece sentire meglio.
Se prende i farmaci tornerà come prima? chiese, ingenuamente, la Gallagher più piccola.
Come prima. Mickey rimase scosso, per un attimo.
Diciamo che si riprenderà. Se le sue pillole gli verranno somministrate regolarmente, dovrebbe sentirsi meglio. rispose.
Dovrebbe sentirsi meglio.

Il pensiero di non avere più indietro Ian, il suo Ian, gli annebbiò la mente e il mondo sembrò cadere totalmente a pezzi per un nanosecondo, prima che si ricordasse che quello che aveva di fronte a sé non era altro che una testa di cazzo e che probabilmente stava sparando un mucchio di cazzate come tutte le teste di cazzo fanno sempre.
Non potrà bere alcol continuò poi o fare uso di sostanze stupefacenti.
Quanto ci vorrà prima che la pillola faccia effetto? chiese Lip Gallagher, che, stranamente, era rimasto in silenzio fino a quel momento.
Beh, se la prenderà due volte al giorno, tutti i giorni, per un mese…
No, intendo, quanto a lungo rimarrà in quelle condizioni? chiese indicando la porta chiusa sulla camera dove Ian giaceva immobile sdraiato su un fianco.
Non saprei dirti, rispose solitamente la convalescenza è soggettiva, varia di individuo a individuo…
E’ una risposta del cazzo. sbottò Mickey, all’improvviso. Harold lo ignorò.
Lei è un medico cercò di venirgli in contro Fiona vedrà casi come questi ogni anno: ci dia una media, un’ipotesi…
Due settimane. Circa.
Ecco, quello, era un momento perfetto per un cazzotto nel bel mezzo della faccia.
Perfetto, grazie. rispose Fiona, con un sorriso triste ma accomodante che fece irritare Mickey ancora di più.
Se non ci sono altre domande, allora vado, vi lascio il mio biglietto da visita se-
Fanculo. Ora o mai più.
Ma che gli prende?
Il medico lo guardò come se fosse un ritardato. Gliel’ho già detto: disturbo bipolare di carattere er…
No, intendo, che gli sta prendendo ora. Che cosa sta pensando? Cos’è che fa sdraiato su un fianco tutto il giorno?
E’ in uno stato di depr…
Fanculo, non ti ho chiesto questo!
Mickey… Mandy cercò di trattenere il fratello per un braccio, fermarlo, farlo ragionare. Inutilmente.
Non me ne frega un cazzo, va bene?, del disturbo bipolare o quello che cazzo vuoi, delle pillole, della depressione, quanto a lungo sarà convalescente: non è un cazzo di caso umano! Non per noi!
Non per me.
Hey, Mickey… stavolta fu il turno di Lip, ma Mickey lo spinse via mandandolo a fare in culo. Si fermò un attimo. Non si era reso conto di star piangendo.
Voglio solo sapere continuò che cazzo sta passando. Su che cosa piange tutto il giorno? Può sentirci, vero? Può risponderci o non vuole risponderci?
Lui mi ama? Prova ancora le stesse cose che provava due giorni fa?
E’ ancora il mio Ian?
Il suo umore cambia, ma i suoi sentimenti?

Doveva aver avuto un aspetto incredibilmente spaventoso, perché il medico indietreggiò di qualche passo, spaventato. Ma a Mickey non importava. Era abituato alla gente chi indietreggiava spaventata, quando lo vedeva.
Io… non lo so…
Lei. Non. Lo. Sa?? Mickey fece per muoversi verso di lui, ma Mandy, Fiona e Lip lo trattennero. Il bambino, in braccio a Svetlana, seduta sul divano, iniziò a piangere udendo la voce del padre aumentare di qualche ottava. Che cazzo le hanno insegnato all’Università, eh? A fare lo stronzo? A rendere ufficiali risposte del cazzo che tanto conoscevamo già? A sparare nomi impronunciabili e spacciarli per una malattia? A venire a casa della gente, chiamarla “topaia” e storcere il cazzo di naso??
Signor Milkovich, magari uno psichiatra potrebbe rispondere alla sua domanda, ma non è nelle mie competenze…
FUORI DA QUESTA CASA, PEZZO DI MERDA! urlò improvvisamente Svetlana, scattando in piedi e scaraventando contro il Dottor Harold una bottiglia di vetro vuota che invece si schiantò contro il muro, il bambino ancora urlante stretto tra le braccia. Il Dottore se ne andò di corsa senza dire una parola.
Mandy, Lip e Fiona non lasciarono andare Mickey finché non sentirono il rombo della costosa automobile del medico allontanarsi. Mickey non poteva credere ai suoi occhi.
Guardò la moglie, sbalordito: la donna stava canticchiando qualcosa in russo al neonato per farlo addormentare.
Perché lo hai fatto?
Lui cretino. rispose lei, con un’alzata di spalle. Cretino no viene in casa mia a prendere in culo mio marito e famiglia di compagno testa arancione di mio marito. Giusto Niko? chiese ad un’altra donna dai capelli biondi seduta sul divano a fumare una sigaretta. Ja, stimmt! rispose, e Mickey intuì vagamente che dovesse significare “certo”. Svetlana, poi, strizzò l’occhio al suo indirizzo: con l’arrivo di quella tipa, Niko, in casa, i coniugi Milkovich sembravano aver raggiunto un accordo di convivenza civile e rispettosa l’uno nei confronti dell’altra. Una tregua.
Mickey poteva stare con Ian e Svetlana poteva scoparsi quella tipa tedesca, Niko. Speravano entrambi che tutto quello sarebbe durato il più a lungo possibile.
Svetlana si incamminò verso la camera da letto che condivideva con la sua compagna e si chiuse la porta alle spalle. Il vagito del neonato ora giungeva ovattato nell’ingresso.
Mickey si rivolse agli altri Gallagher, asciugandosi di nascosto le lacrime.
Che cazzo ti prende eh, Milkovich? Lip fu il primo a parlare.
Era una testa di cazzo.
No, era un medico! L’ultima speranza per Ian, e tu l’hai mandata a puttane perché non riesce a leggere nel pensiero, come qualsiasi altro essere umano!
Mickey rise con amarezza. Se quello lì era l’ultima speranza per Ian, allora è fottuto.
Si lasciò cadere sul divano accanto a Niko, che spense la sua sigaretta in un portacenere e seguì Svetlana in camera da letto.
Se volete salutare Ian fatelo, poi andatevene.
Mickey…
Ho detto andatevene.
Lip, Debbie e Carl si chiusero in camera con Ian. Fiona rimase lì dove si trovava.
Vale anche per te, sai?
Lo so. È che… dobbiamo parlare. Delle… pillole. disse sventolando il pezzo di carta che il Dottor Harold le aveva consegnato. Che avranno comunque il loro prezzo.
La moglie di Kevin non era stata licenziata per aver rubato dei farmaci? Non può farlo di nuovo?
Mickey. Non possiamo rischiare così tanto, è di Ian che si parla.
Mickey sbuffò. Va bene. Non preoccuparti, ci penso io ai farmaci.
Lei annuì. Grazie. poi aggiunse: Ma sappi che non devi fare tutto tu soltanto perché sei responsabile del crollo nervoso di Ian.
Mickey fece per replicare istintivamente, dire che in realtà non era responsabile di un cazzo, ma poi si bloccò. Perché sarebbe stata una bugia. E non poteva mentire alla famiglia di Ian in questo momento. O a Ian. O a se stesso.
Era arrivato il momento di farsi carico delle proprie colpe, e delle sue responsabilità.
Affondò il viso tra le mani, ma non rispose.
Per quel che vale aggiunse poi Fiona, quando i suoi fratelli uscirono dalla camera di Ian non sono un medico, ma la mia famiglia ha qualche esperienza in più in questo campo.
Fiona, noi andiamo. disse Carl e Fiona annuì in risposta. Vi raggiungo subito.
La combriccola levò le tende, e Mickey rimase solo con la sorella di Ian.
Mi stai dicendo che preferiresti avere Ian da te?
No. rispose. Ti sto dicendo che forse so come aiutarti a farlo alzare da quel letto.
Mickey si drizzò, improvvisamente interessato.
Okay, spara.
Quando Monica entrava in depressione era quasi impossibile farla reagire a qualcosa: nessuno di noi, in realtà, ci è mai riuscito. Tranne Frank, ovviamente. Lui è stato l’unico che è riuscito a farla alzare da quel letto, e in più di un’occasione.
In un primo momento Mickey rimase basito da quelle parole, ma poi ricordò chi fosse Frank, in effetti: un gran coglione, alquanto insensibile, tra l’altro, che avrebbe fatto muovere delle montagne pur di realizzare i propri scopi. E se uno di quegli scopi era quello di far alzare Monica, era sicuro che ci sarebbe riuscito.
Forse ad Ian serviva una persona come suo padre: una persona sicura di sé, una persona che sapeva bene quello che voleva e di cosa aveva bisogno. Mickey non era affatto quel genere di persona.
Le stava sdraiato accanto per ore, giorni, continuò Fiona, dopo una lunga pausa. porgendole ogni tipo di alcol o droga, anche se sapeva che non l’avrebbe mai accettata. Continuava a parlarle. Apriva se stesso. Non si è mai aperto con nessuno in vita sua come con Monica quando era depressa. Mickey la vide sorridere tra sé. Ricordo di aver udito pezzi dei suoi monologhi: se qualcun altro me li avesse riferiti, probabilmente non avrei creduto nemmeno per un secondo che quelle parole fossero di Frank. Continuava a dirgli che era bellissima, che l’amava, che la sua forza era anche la propria. Che non avrebbe resistito se l’avesse vista un giorno di più in quelle condizioni.Gli occhi marroni della sorella di Ian luccicarono di lacrime. Mi riesce difficile credere che Frank abbia potuto davvero amare qualcuno come amava Monica. Non ha mai amato nessuno di noi a quel modo. Credo che per lui sia sempre esistita solo e soltanto lei. si asciugò una lacrima e tirò su col naso. Pensare a tutto quello doveva farle piuttosto male.
Ma a Mickey non interessava un cazzo di come si sentiva quella troia. Tutto ciò che voleva sapere era dove volesse andare a parare con quel discorso.
Quindi, in pratica, chiese mi stai dicendo che la cura per la depressione di Ian sono… i complimenti e le dichiarazioni di amore?Fiona scosse la testa. Sono le rassicurazioni. Ian è crollato e deve essere rassicurato. Solo… stagli vicino, okay?
Grazie al cazzo.
Come se non avessi già provato a parlargli! Come se non gli stessi già vicino! Quello lì è un fottuto muro!
Fiona si alzò, determinata, e si posizionò di fronte a Mickey.
Ian non è un muro: non lo è mai stato. Il muro è quello che si è costruito intorno, una maledetta barriera impenetrabile a tutti tranne che ad alcune persone, e forse tu sei proprio una di quelle!
Quindi cosa cazzo dovrei fare?
Demolisci il muro, Mickey Milkovich. attraversò la stanza a falcate e poi, prima di andarsene, aggiunse: E riportami mio fratello.


***
 
Demolisci il muro.
“La fa facile lei.” Pensò Mickey fissando la schiena nuda che Ian rivolgeva a chiunque entrasse in quella stanza da almeno tre giorni.
“Okay. È tutto okay.”
Prese un profondo respiro, e sentì qualcosa pizzicare all’altezza dei polmoni.
Avrebbe ucciso per una sigaretta, in quel momento, solo che il cazzone di prima era stato piuttosto chiaro: niente fumo né alcol per Ian. Mickey non avrebbe fumato nella sua stanza.
Mickey si sedette sul letto contro la testata, nel posto vuoto al fianco di Ian. Osservò la schiena immobile del suo ragazzo, consapevole del fatto che non stesse dormendo.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma Fiona pensava che dovesse farlo con le buone, anche se lui non era mai stato un granché con le buone, datosi che praticamente aveva sempre e solo conosciuto le cattive.
Cercò di farsi un’idea di ciò che per lui significasse davvero “buono” e gli venne spontaneo pensare al visetto di un Ian quindicenne con il volto pieno di lentiggini che gli sorrideva imbarazzato dall’altra parte di un vetro anti proiettili, nonostante tutto quello che gli aveva fatto passare – e sarebbe stato solo l’inizio. Nessuno lo aveva mai guardato come lo guardava Ian. Doveva pensare a questo, per cercare di essere dolce e smielato come faceva Frank con Monica senza avere un rigetto di bile. Pensare che lo stava facendo per riavere indietro lui. Il suo Ian.
L’Ian che aveva distrutto, avrebbe dovuto rimetterlo insieme.
Non aveva idea di come iniziare.
Uhm, ciao. Come ti senti, stasera?
Nessuna risposta. Ovviamente.
Sai, è arrivato un dottore. Ci ha dato delle pillole. Io l’ho mandato a fare in culo e, mentre i Gallagher mi tenevano fermo, Svetlana l’ha buttato fuori di casa a calci. Pazzesco, vero? Svetlana! Avere quella lesbica in casa ci è risultato utile, alla fine. Perché… te l’abbiamo già detto, no? Svetlana è lesbica e si è portata una delle sue amichette qua. Pazzesco, vero? Nemmeno io ci credevo, quando l’ho sentito. Ah, e si è tinta i capelli di rosso pensando che avrebbe potuto fare qualche differenza e cazzo, da quanto tempo spiava Mandy nuda sotto la doccia, secondo te? Le lesbiche sono inquietanti, cazzo. Pensare che ero costretto a guardare dei porno in cui scopavano e dovevo trovarle eccitanti, prima del coming out. Come fa la gente a trovare eccitanti due tipe che se la leccano a vicenda? Merda, è disgustoso.
Silenzio.
Sì, forse parlare di lesbiche non era il modo migliore per tirar su il morale a Ian, se ne rendeva conto.
Mi dispiace, okay? È… tutta colpa mia.Uhm, sì, sembra un'ottima svolta. Non… ho pensato… oh, al diavolo, certo che ho pensato a te, prima del matrimonio con Svetlana, ma non… cazzo, è difficile da spiegare. Io… ho fatto ciò che ritenevo giusto per salvare la mia faccia, la mia e la tua, di faccia. Terry mi avrebbe ucciso, ci avrebbe uccisi, se gli avessi detto di no. Ma tu non capivi. O forse capivi ma non riuscivi ad accettarlo. E… io non capivo a mia volta. Ma ora sì, ora capisco. Capisco che è meglio morire da uomini liberi, piuttosto che oppressi dall’autorità di un padre omofobo, cazzo, e… quando l’ho capito era troppo tardi. Perché ti avevo già perso. Eri tornato a South Side, ma… eri cambiato. Io ti avevo cambiato e voglio che tu sappia che, però, quello che c’era tra noi non è mai cambiato. Perché non sei l’unico, cazzo, anche io sono cambiato! Se guardo indietro e penso all’uomo che ero e l’uomo che sono ora, mi vien da ridere. Non so se sono meno uomo di prima o meno checca di prima, ma è andata. Siamo cambiati. Tu… sei bipolare, io sono ripudiato dalla mia intera famiglia e probabilmente sarò costretto a scappare per il resto dei miei giorni se e quando Terry uscirà di prigione. Siamo pari, direi.
Si fermò un attimo.
Poi scoppiò a ridere, perché era un discorso del cazzo.
Come se tu avessi bisogno di sentirti dire tutta questa merda. Senti, tua sorella mi ha detto chiaramente di dirti delle belle parole nella speranza che io… demolissi il muro che ti sei creato attorno ma evidentemente sono l’uomo sbagliato. Faccio schifo, sia con le parole che con le azioni, e io i muri li imbratto di graffiti e li scavalco senza il permesso di nessuno, non li demolisco, cazzo! Quindi fanculo, tu sai tutto. Tu sai che mi dispiace, che ti amo e che ti trovo bellissimo: sono tutte cose che non ti ho mai detto, ma che tu sai che ho sempre pensato, cazzo, e non c’è sicuramente bisogno che te lo venga a dire io, o che te lo venga a dire adesso! Ma sai che c’è, Gallagher? Mi sono rotto. Mi sono rotto del tuo voler “stare da solo”, perché non sei solo, testa di cazzo: hai la tua famiglia, e hai me. Io non vado da nessuna parte, finché non te ne vai anche tu, capito? 
Si sfilò le scarpe, i jeans e la camicia. Si infilò sotto le coperte.
Tu puoi andare dove vuoi, Ian. Se vuoi restare qui per sempre a poltrire puoi farlo, cazzo, ma per favore permettimi di restare con te. Non sarai più costretto a scappare. Se vai da qualche parte, puoi farlo, basta che mi porterai con te, si avvicinò un po’ più a lui, avvicinando il braccio alla sua vita. Quando vide che Ian non lo respinse, continuò:  Se vuoi restare da solo, bene, staremo da soli, insieme. Non escludermi. Non… tenermi fuori dal muro, okay?
Silenzio. Poi.
Mickey… vai via.
Un senso di totale spiazzamento invase Mickey. Poi iniziò a ridere. Una risata amara.
Vai via.
Non sai fare davvero di meglio, Gallagher?
Ma allora non mi hai sentito, brutto stronzo? Io resto con te!- quasi urlò -Per favore, Ian. Non lasciarmi fuori!
Mickey non aveva mai supplicato qualcuno in tutta la sua vita. Stava piangendo. Si sentì patetico, ma si consolò pensando al fatto che probabilmente nessuno lo stesse guardando o ascoltando, in quel momento. Ormai non era più per Ian che stava parlando, bensì per se stesso. Si rese conto di aver bisogno di sentire quelle parole più di quanto si aspettasse. Di sentirsele dire da se stesso, per Ian. A Ian.
Io resto. Non me ne vado. ripeté. Finché tu stai qui a fare il vegetale, beh, significa che lo farò anch’io. Non so che cazzo farò qui tutto il giorno, dal momento che quel medico di merda ha detto che non devo fumare in tua presenza, ma resterò. E merda, non andrò nemmeno a pisciare finché non lo farai anche tu.  
Silenzio. Non che Mickey si fosse aspettato una qualche reazione.
Lasciò andare Ian e provò a stendersi sotto le coperte, prima di scoprire che Ian le aveva già rubate tutte.
E dammene un po’, cazzo! disse strappandogli un po’ di lenzuolo di dosso e coprendosi con esso.
Ian nemmeno mugolò in disapprovazione. Era pomeriggio inoltrato. Mickey non dormiva nel suo letto da una settimana, e, tutto sommato, si sentiva esausto. Quindi si voltò su un fianco, dando la schiena a Ian e si addormentò.

Forse per la prima volta da quando era stata acquistata, casa Milkovich calò in un silenzio assoluto, che faceva quasi paura.

***

La mattina dopo Mickey trovò lo spazio accanto al letto completamente vuoto: Ian era scomparso.
Scattò a sedere: la prima cosa pensò fu oh cazzo è scappato.
Merda, lo hai fatto scappare! Complimenti, Mickey!

Si rivestì in fretta e furia, spalancò gli occhi e vide Mandy ai fornelli che cucinava le uova al becon, Svetlana seduta al tavolo a leggere il giornale e bere caffè, nella tranquillità più assoluta.

Brutto segno.

Guten Tag, Mickey! lo salutò Niko che, seduta sul divano, stringeva tra le braccia il bambino.  
IAN È SPARITO! urlò in direzione della cucina, che raggiunse poco dopo a falcate.

Cazzo, cazzo, cazzo.
Mandy e Svetlana lo guardarono con sguardi allucinati.
CAZZO.

Scomparso? Credevamo che Ian…
Fosse con me? Beh, no, non c’è nel suo letto, cazzo! CAZZO!
Mickey era nel panico più totale.
No, in verità… noi credevamo che fosse andato a trovare i Gallagher… rispose Mandy, con sguardo confuso.
Ma cosa cazzo…
Stamattina lui alzato in piedi, fatto doccia e mangiato quantità industriali di pancake e uova. iniziò a spiegare Svetlana, sollevando lo sguardo dal giornale.  Io guardare lui sorpresa, giorno prima lui no mosso ma stamattina lui bello pimpante come se niente fosse. Lui detto a me e Mandy che sua famiglia era forse preoccupata e detto me di dirti che lui andava da loro, di raggiungere lui lì se volevi, quando ti svegliavi.

Mickey la guardò con occhi sgranati manco avesse appena visto l’angelo Gabriele.
Mi prendi per il culo?
Dice la verità, Mickey. disse Mandy. Non mi fidavo a lasciarlo andare subito da solo. Mi sono offerta di accompagnarlo, ma lui ha detto che doveva andare da solo. Cerca di calmarti, è tutto okay!

“Okay. È tutto okay.”
No cazzo, non è tutto okay, per niente!
Poteva essere una scusa. Una scusa per scappare.
Ian poteva essere scappato di casa per sempre con la scusa di andare dai suoi fratelli e oh cazzo no, è tutta colpa mia!
Merda, devo andare dai Gallagher! urlò precipitandosi fuori dalla porta.
 
***

Corse come un pazzo per due isolati, senza fermarsi un attimo per riprendere fiato.
E se non si trova lì?
E se fosse soltanto passato a prendere le sue cose , poi aveva detto “torno dai Milkovich” e invece non era tornato?
E se per caso aveva deciso di fermarsi lungo la strada per… che ne so,
tagliarsi i polsi?
E se…

Giunse davanti alla porta sul retro di casa Gallagher quasi in un baleno. Bussò più di una volta e, con ben poca educazione, non aspettò che gli venisse aperta per entrarvi perché fanculo, non era mai stato educato nella sua vita e non avrebbe iniziato adesso! Spalancò la porta e per poco non inciampò su Carl che stava venendo ad aprirgli.
Dov’è Ian?? quasi urlò. Fiona, che stava lavando i piatti, lo guardò luminosa.
Si tolse i guanti, poi Mickey la vide avvicinarsi e… oh cazzo, abbracciarlo. Forte.
Ma che cazzo?

Grazie, Mickey. Dio… non ti ringrazierò mai abbastanza! Grazie!
Suppose che Ian dovesse essere passato di lì per forza, e che Fiona credeva che fosse stato lui a far resuscitare il Lazzaro.
Fiona, io…
Hey, Mickey!
E allora Mickey vide Ian; in piedi, vestito, pulito, profumato, sorridente, bellissimo, che lo salutava dall’ultimo gradino della rampa di scale che portava al piano di sopra.
TU! si liberò di Fiona con uno spintone e gli puntò un indice contro. CHE CAZZO CI FAI QUI?
Lui non smise di sorridere. Quel coglione sapeva che Mickey era felice di vederlo, e vaffanculo tutto! Lo raggiunse e lo abbracciò, lo strinse come non aveva mai stretto nessuno in vita sua, perché era lì in piedi, cazzo!  Lui ricambiò la stretta, passandogli una mano lungo schiena, scossa dai singhiozzi. E fanculo anche quello, ormai aveva fatto outing, era libero di fare cose frocie come piangere in pubblico quando abbracciava il suo ragazzo.
Vaffanculo, Gallagher, vaffanculo! sibilò, la voce soffocata nell’incavo del suo collo. Non fare mai più una cosa del genere, hai capito? Porca puttana, ero terrorizzato!
Ian rise. Era uno stronzo insensibile, ma stava ridendo. Era tornato a ridere.
Che quel medico del cazzo se lo prendesse nel culo.
Stai tranquillo, Mickey, non andrò più da nessuna parte - non senza di te. aggiunse, sorridendo, quando si separarono. E anche Mickey rise, perché cazzo, allora lo aveva veramente ascoltato, quel figlio di puttana!
 
 

 
Fine.



 
  
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