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Autore: jjk    29/12/2014    2 recensioni
Una serie di misteriose sparizioni porta la polizia di Las Vegas a chiedere l'aiuto del'BAU, costringendoli ad abbandonare la loro settimana di ferie forzate e portando qualcuno ad affrontare il ritorno a casa per più a lungo di quanto avrebbe desideraato
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Diana Reid, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La A e la Z'
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Non era mai stata in una libreria così bella, di quelle che odorano di tempo passato sfogliando delle pagine che già sai a memoria ma che non riescono mai ad annoiarti, di quelle che sembrano usciti da un libro di storia, un po’ atemporali.
Un po’ come quella descritta ne “La storia infinita”, un libro che da bambina aveva letto almeno un miliardo di volte e di cui aveva visto il film circa una volta al mese per i primi 6 anni della sua vita all’incirca.
Non era molto grande ma lei vagava comunque con aria sperduta e meravigliata, con il naso all’insù egli occhi grandi.
-Serve aiuto?- una voce calda ruppe il silenzio che era regnato fino a quel momento nel negozio, ma lei non si voltò verso il suo interlocutore e si limitò a scuotere la testa.
-Sicura, la vedo un po’…..persa-
A quel punto lei abbassò lo sguardo e sorrise.
-E che qui è tutto così bello e…..non pensavo esistesse un posto del genere a così poca distanza da casa mia-
-Ti capisco, è ciò che ho pensato la prima volta che sono entrato qui, per ripararmi da un temporale. Il proprietario mi ha accolto con una tazza di the caldo mentre mi asciugavo davanti alla stufa che sta nel suo ufficio e quando ha visto il mio sguardo mi ha offerto di diventare il suo assistente dato che lui dice di essere troppo vecchio per occuparsi di questo posto da solo-
La ragazza si soffermò ad osservare il giovane che le stava parlando.
Aveva dei bei capelli mori, di quelli ricci che ti fanno venire voglia di giocarci e probabilmente lo avrebbe fatto se lui non fosse stato troppo alto perché lei arrivasse a toccare la sua testa.
Un filo di barba gli ricopriva il mento. Doveva essere poco più grande di lei, probabilmente aveva appena finito il liceo, per questo poteva dedicarsi a lavorare come apprendista in quel posto stupendo.
-Posso offrirti qualcosa? Mi sembri infreddolita-in effetti la ragazza era entrata per ripararsi dal fortissimo vento gelido che, imperterrito, non aveva smesso di soffiare da quando era uscita da scuola e ancora non aveva smesso di tremare.
-Non saprei….Io…..-
-Dai, una tazza di cioccolata calda non si rifiuta mai-le rispose lui accompagnandola in una saletta più piccola e nascosta dove un piccolo fuoco ardeva.
La fece accomodare su una vecchia poltrona foderata di rosso e si mise ad armeggiare con un piccolo fornello posto nell’altro lato della stanza.
-Io sapeva che una tazza di caffè non si rifiuta mai-
-Non sei un po’ piccola per il caffè?-
-Ehi. Essere al primo anno dell’università non ti da il potere di trattare come ragazzine quelle del liceo!-
-Ehi, ma tu come fai a sapere che anno faccio?!-
-Sono un’attenta osservatrice dicono-
-Ma se tutti mi scambiano sempre per uno più grande!-
-Lo sembreresti se non fosse per lo sguardo, ha ancora qualcosa del liceale sai?-
Il ragazzo rise.
-Ok, un punto per te. Comunque io sono Seth-
-Come il dio egiziano?-
Lui annuì e lei gli sorrise.
-Io sono Dorothy-
-Come quella del mago di Oz?-
-Credo che i miei genitori mi abbiano chiamato così proprio a causa di quel personaggio-
-Aspetta, mi hai fatto venire in mente un libro che potrebbe interessarti allora. Non è proprio la storia classica del mago di Oz ma credo di piacerà. Tu aspettami qui-
Lui uscì dalla stanza e lei si accoccolò sulla poltrona concentrandosi sul rumore del legno che ardeva.
 

-Andrew ti giuro che se no esci dal quel bagno in quest’istante ti spezzo le gambe!!!-
-Ancora un momento Zack, ho quasi finito devo solo……-
Non fece in tempo a finire la frase che il fratello irruppe nel bagno spalancando la porta con poche cerimonie.
-Ehi! Come hai fatto? Ero convinto di aver chiuso a chiave!-
-Spence mi ha fatto vedere dove nasconde il passpartout. Ora mi spieghi cosa diavolo ci fai da due ore qui dentro?!-
Solo allora si accorse che il fratello minore stava cercando disperatamente di annodare qualcosa.
-Se avevi bisogno di una mano con la cravatta potevi dirmelo, sai che sono bravo-
-Non ho bisogno di una mano con le cravatte. È questo…..Coso che mi sta facendo esasperare!-esclamò quello voltandosi e lanciandogli qualcosa che l’altro prese al volo.
-Un papillon?! Non dirai sul serio?!!!-
-Devi smetterla con questa storia! In che lingua te lo devo dire? I PAPILLON SONO FICHI!!-
-Lasciamo stare che è meglio, sono stufo di affrontare questa discussione. Avrei solo voluto che non ti rendessi ridicolo al tuo primo appuntamento ma sei libero di fare come vuoi, dopotutto chi sono io per dirti come vestirti?-
-Adesso cominciamo a ragionare! Aspetta……Cosa vorresti dire?-
-Che sembra ti sia vestito al buio, ma se a te piace……-
-Ok, mi arrendo, dammi una mano-
Zack rise.
-Innanzitutto mai mettere vicini il marrone ed il blu, secondo la fantasia della tua camicia è oscena-
-Sei un esperto di moda ora?-
-Vuoi il mio aiuto o no?-
-Ok, ok, ma il papillon lo tengo-
-Andy…..-
-Niente Andy, a Meg piacciono-
Il fratello alzò le mani ed uscì dalla stanza tornando poco dopo con ambiti completamente diversi.
-Ma questi……-
-non sono tuoi? Un applauso al tuo spirito d’osservazione. Infatti sono miei e vedi di non distruggerli. E sappi che credo ti debba assolutamente comprare qualcosa di indossabile-
Il più grande lo lasciò in bagno da solo a cambiarsi e tornò nel salotto dove aveva lasciato a metà la lettura del nuovo libro che Spencer gli aveva regalato per il compleanno.
Dopo  qualche minuto sentì dei passi accanto a lui, si voltò sicuro di vedere il fratellino in attesa del suo giudizio, invece trovò l’agente dell’FBI, con un’espressione distrutta sul volto.
Non vedeva Reid da più di una settimana.
Negli ultimi tempi era saltato da un caso ad un altro spesso senza nemmeno il tempo di passare a casa a prendere un cambio di abiti.
Li aveva chiamati spesso dall’aereo, poco dopo averli avvertiti che avevano chiuso il caso su cui stavano lavorando, solo per dire loro che ne avevano un altro per le mani che non potevano assolutamente rimandare al giorno dopo.
Zack raccolse subito il borsone che era involontariamente scivolato dalle mani dell’agente e lo portò in camera di quest’ultimo.
Quando tornò lo ritrovò sdraiato sul divano con gli occhi chiusi.
Non si era nemmeno tolto le scarpe, cosa veramente molto strana per lui che era abbastanza fissato con certi dettagli.
-Ehi Spence, tutto ok?-
Ricevette solo un segno affermativo del capo come risposta, cosa che lo insospettì un poco.
-Sei decisamente esausto, non puoi continuare a lavorare con questo ritmo. Hai bisogno di qualche giorno di ferie. Ora chiamo Hotch e glielo dico-
Il ragazzo fece per prendere il telefono che stava sul tavolino accanto al divano ma il federale gli afferrò la mano con quella poca forza che sembrava essergli rimasta.
-Non ce n’è bisogno. A tutta la squadra è stata data una settimana di ferie forzate. Non avevamo altra scelta che accettarle e non presentarci al lavoro per almeno 7 giorni-disse sorridente.
-Pensavo sarebbe stato difficile convincerti a stare a casa una giornata invece sembri addirittura felice all’idea di passarci un’intera settimana-
-Amo il mio lavoro e mi sento in colpa quando non ci vado perché conosco perfettamente le statistiche e so quante persone stanno morendo per mano di un serial killer anche solo mentre stiamo parlando, ma sono anche un essere umano. I ritmi che abbiamo sostenuto in questi ultimi tempi erano impossibili e non c’è un solo membro del BAU che non abbia accettato con gioia l’idea di un po’ di risposo.-
-Beh, almeno potremo finalmente passare del tempo insieme. Penso che l’ultima volta sia stato quando siamo andati a giocare a football con Morgan-
-Non essere così esagerato! Siamo usciti e andati in giro qualche volta, non pensare che mi dimentichi-
-Come potresti? Hai una memoria eidetica-rise il ragazzo e Spencer sorrise con lui.
-Dov’è tuo fratello?-
-In bagno, sta di sicuro armeggiando ancora con quel papillon, forse dovrei vedere a che punto sta-
-Papillon?-
-Si glie l’ho detto anch’io che è una pessima idea ma non mi vuole ascoltare-
-Perché i papillon sono fichi!!-rispose una voce da dietro lo stipite della porta.
-Come mai così……-
-In tiro?-concluse Zack al posto di Spencer che annuì.
-Perché finalmente è riuscito a convincere Meg a uscire con lui-
-Meg? Chi è?-
-Solo una mia compagna di scuola-rispose Andrew
-Sono un profiler e, tra l’altro. Ti conosco. Se fosse SOLO una tua compagna di scuola non avresti addosso gli abiti di tuo fratello per fare una buona impressione su di lei-
-Ma è così evidente che non sono miei?-
-No, scemo, ma Spence vive con noi. Sa chi indossa cosa e conosce i nostri stili e quello decisamente non è il tuo. Tolto il papillon, quello è completamente nel tuo stile-
-La vuoi smettere?! Tanto non me lo tolgo!-esclamò esasperato il più piccolo incrociando le braccia.
I due continuarono a battibeccare ancora per un po’ mente il federale li guardava divertito.
Forse se avesse avuto un fratello quelle scene sarebbero state normali anche a casa sua. Purtroppo sua madre aveva deciso che sarebbe stato meglio che lui rimanesse figlio unico e lui ancora ora non capiva se era effettivamente stato un bene.
-Ragazzi, potete interrompere questa discussione almeno per un momento?-
I due smisero immediatamente di parlare e si girarono con espressione interrogativa verso di lui.
-vorrei che preparaste una valigia stasera. Domani partiamo-
-Dove andiamo?-chiese candidamente Andrew.
-è successo qualcosa-fu invece la domanda più sospettosa di Zack.
-Niente di che. C’è solo una persona che avrei dovuto farvi conoscere molto tempo fa-
Quando Spencer rispondeva in maniera così enigmatica era inutile cercare di estorcergli qualche informazione in più di quelle che aveva già dato, bisognava solo aspettare e vedere.
I fratelli quindi i fratelli non insistettero, cominciando però a fare ipotesi nella loro mente su dove sarebbero andati e chi avrebbero incontrato.
Fu Andrew ad interrompere lo strano silenzio che si era creato.
-Io devo proprio andare. Non posso arrivare in ritardo oggi-
-Ehi Andy-lo chiamò il federale quando il ragazzo era già con un piede fuori dalla soglia.
-Io credo che quel papillon ti stia molto bene-il ragazzo sorrise e poi si girò verso il fratello facendogli una linguaccia prima di scappare giù per le scale.
Zack andò a chieder la porta che il fratello aveva accidentalmente lasciato aperta.
-Cosa vuoi mangiare per cena?-domandò il ragazzo pronto ad armeggiare con gli attrezzi in cucina.
-Qualsiasi cosa, davvero. Non so nemmeno se riuscirei ad accorgermi della differenza tra un cibo e l’altro-
-sul serio?-
Il federale annuì.
-Cena sul divano e film?-provò allora ad azzardare Zack.
Spencer di solito non amava mangiare sul divano.
Non lo aveva mai impedito ai ragazzi, ma quando si erano resi conto che la cosa gli dava fastidio avevano smesso anche di proporla.
C’erano però momenti in cui neanche al federale la cosa dispiaceva, come ad esempio le volte in cui tornava eccessivamente distrutto dal lavoro.
-Ok, ma decido io cosa si guarda-
-Non avrai in mente uno di quei documentari che solo tu riesci a seguire?-
Il giovane scosse la testa.
-Allora cosa?-
-Qualcosa che, con il tempo, ti insegnerà ad amare i papillon-
Zack rise cominciando a cucinare mentre Spencer frugava tra i suoi dvd alla ricerca di quello giusto che inserì nel videoregistratore prima che il ragazzo riuscisse anche solo ad intravederne la copertina.
Aspettò che Zack arrivasse in salotto con piatti per premere play.
-allora, cosa si guarda?-domandò quello porgendo al federale la sua cena
-Mai sentito parlare di Dr.Who?-


Nota:I'm back!!
Non so quanti saranno conteni di questa cosa dato che, come mio solito, non so quanto tempo avrò di aggiornare, però toccava pur sempre cominciare prima o poi.
Questa per il momento è solo l'introduzione ma vorrei davvero sapere cosa ne pensiate quindi se foste così gentili da lasciare un arecensione avreste la mia gratitudine eterna.

 
  
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