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Autore: lapoetastra    29/12/2014    3 recensioni
Sono passati vent'anni dalla partenza di Frodo per Gran Burrone.
E Sam ha finalmente finito di scrivere il diario che l'amico gli aveva lasciato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elrond, Frodo, Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mio caro Frodo,
mi avete lasciato questo diario chiedendomi di riempire le ultime pagine.
Ed io l’ho fatto.
Vi ho scritto per filo e per segno come è andata la mia vita, le speranze che mi hanno spinto ad andare avanti e le delusioni che hanno arrestato il mio cammino.
Ora che sono giunto alla fine di questo lungo viaggio il cui terreno è costituito da sottili fogli di pergamena e le cui protagoniste assolute sono le parole, dedico a voi l’ultima pagina.
Perché io vi ho amato, Frodo.
Molto più di come un giardiniere possa amare il proprio padrone, di un sentimento più forte di quello che lega due migliori amici.
Come due amanti, uniti indissolubilmente da un unico filo, ma in modo diverso.
Siete sempre stato il mio propulsore per continuare a camminare, e senza di Voi so che mi sarei fermato a metà strada, troppo pavido per proseguire e troppo pigro per tornare indietro.
Ma Voi mi avete fatto sentire speciale, con le vostre parole ed i vostri gesti.
Mi avete fatto capire che anche io nel mio piccolo sono importante, per questo mondo, come non avrei mai creduto.
Ciò che sono ora lo devo senza ombra di dubbio e solo a Voi, che mi avete fatto il regalo più grande che potessi ricevere donandomi la vostra amicizia.
Ed anche ora io custodisco segretamente quella preziosa perla nello scomparto più profondo del mio cuore, al sicuro, per evitare che vada persa, sprecata.
Essa mi ha illuminato la vita, rischiarandomi il cammino nei momenti più bui ed angusti, dove ogni altra luce di spegneva.
Sono stato felice, in questi anni.
Ho costruito una bellissima famiglia con la mia stupenda moglie.
Ne sono davvero orgoglioso e fiero.
Ma mi mancate, padron Frodo, terribilmente.
Vorrei soltanto rivedervi, almeno una volta, almeno prima della fine.
Perché i giorni passano inesorabili, e gli anni trascorrono veloci.
Non sono più un ragazzino, e gli acciacchi dell’età cominciano a farsi sentire.
È questo il mio più grande desiderio, quello per cui darei tutto ciò che posseggo: potervi avere ancora una volta con me, per abbracciarvi, e ricordare insieme a Voi i momenti gai della nostra avventura, quando eravamo giovani, quando eravamo inseparabili, come la luna e le stelle.
Ma non credo che il mio sogno si potrà mai realizzare, non ora che siete così lontano da me, nel felice ed immortale regno degli elfi.
Spero comunque che questo mio diario che Voi avete iniziato e che io ho portato a termine vi arrivi e che, leggendolo, pensiate almeno per un secondo a me, il vostro umile giardiniere.
Vi abbraccio forte, mio amato padrone,
                                           Samvise l’Impavido.

 
 

< È arrivato un libro per il signor Frodo Baggins dalla Contea , ma non riesco a trovarlo da nessuna parte >, proruppe Gilthanas, entrando trafelato nella stanza di Elrond.
< Frodo è partito questa mattina, e credo rimarrà via a lungo >, disse il re di Gran Burrone, senza alzare gli occhi dalle carte che stava studiando.
< Oh. D’accordo. Scusate per l’interruzione, mio signore >, sussurrò imbarazzato Gilthanas, incamminandosi silenziosamente verso l’uscita per non disturbare ulteriormente Elrond.
< Da parte di chi è il libro? >, chiese improvvisamente quest’ultimo, appena in tempo per essere sentito dal giovane elfo che si trovava già sulla porta.
< Ehm… in realtà è più un diario che un libro, ed il mittente è un certo Samvise l’Impavido. Non l’ho mai sentito nominare, e voi? >
Il sovrano sorrise a quelle parole.
< Sì, ho avuto il privilegio di conoscerlo, anni fa. È un carissimo amico di Frodo >
< Credete che nel diario questo Sam abbia scritto qualcosa di importante per il nostro hobbit? >, domandò ancora Gilthanas, con una punta di preoccupazione nella voce vellutata.
 < Molto probabile. Ma non importa. Non adesso >, rispose Elrond, sorridendo e tornando alle sue carte.
Quando Gilthanas capì che la conversazione era terminata, uscì dalla lussuosa stanza in punta di piedi, continuando a pensare cosa avesse voluto dire il suo signore con quelle parole.
 
 

Sam era seduto in soggiorno a fumare la sua pipa preferita.
La giornata era finalmente terminata, e qualche boccata del buon vecchio Tobia era il modo migliore per salutarla.
Rosie aveva portato i bambini dai nonni, dove avrebbero passato la notte, ma lui era troppo stanco per il duro lavoro nei campi ed aveva preferito rimanere a casa a rilassarsi.
Un suono sordo e ripetitivo lo distolse improvvisamente dai suoi pensieri.
Si alzò di scatto, sussultando, e solo allora si accorse che quel rumore era causato da qualcuno che bussava alla porta con insistenza.
Sam si diresse piano all’uscio, incerto se aprire o meno.
Chi poteva essere a quell’ora?
Scosse la testa, come per scacciare un ricordo o un pensiero indesiderato e spalancò la porta.
Quando vide chi c’era davanti a lui, provò l’irresistibile impulso di urlare.
Frodo.
Ecco chi era il misterioso visitatore.
Il suo Frodo, il suo padrone, il suo migliore amico.
Per un attimo rimasero entrambi fermi ad osservarsi e a studiarsi, come se dovessero accertare a vicenda le loro identità.
Ma durò solo un secondo.
Poi, spinti da forze contrarie, si gettarono l’uno nelle braccia dell’altro, stringendosi più forte che poterono, fino a sentire i bicipiti doloranti.
Furono avvolti dalla fredda aria notturna di metà settembre, ma non importava, perché in quel momento esistevano solo quelle sensazioni di vicinanza e calore da troppo tempo dimenticate.
Si strinsero ancora di più, con bisogno, e solo allora si accorsero di quanto si erano mancati.
Dopo attimi interminabili il cui silenzio era rotto solo dai singhiozzi di gioia che scappavano al controllo dei due hobbit, si staccarono, senza però smettere di fissarsi negli occhi inondati di lacrime.
< Frodo.. . >, sussurrò Sam,  incredulo  per quella sorpresa così inattesa ma così tanto gradita.
Si accorse di come il suo amico fosse invecchiato, con gli anni.
I suoi capelli non erano più la folta e ribelle foresta nera che ricordava, ma ora erano striati qua e là di grigio, ed i suoi occhi non erano più quelli vivaci e spavaldi di un tempo, ma avevano assunto un’espressione pacata e risoluta.
Erano però rimasti gli stessi pozzi blu in cui Sam si perse ancora una volta, ed adesso credette che non sarebbe più riemerso.
< Dovevo rivederti >, mormorò Frodo, con la solita voce dolce che arrivò come musica alle orecchie di Sam, che avrebe vovuto parlare, dirgli qualcosa, ma l’emozione era ancora troppa e gli impediva di formulare frasi di senso compiuto.
Si limitò a sorridere, allora, e vide Frodo unirsi a lui, con quel suo sorriso stupendo che era in grado di illuminare la stanza più buia.
< Avete…avete ricevuto il mio diario? Quello che mi avevate lasciato prima di partire e che io ho completato? >, chiese dopo un po’ Sam, ricordandosi della parte finale di esso in cui lo aveva quasi implorato di andarlo a trovare, almeno una volta, almeno prima della fine.
Era convinto infatti che era per quello che Frodo fosse lì, e quasi si sentì in colpa, perché magari il suo amico non aveva avuto alcuna voglia di recarsi a fargli visita ma si era sentito costretto da quelle sue smielate preghiere.
< No. Forse è arrivato dopo che sono partito >, rispose però Frodo, e la gioia esplose per la seconda volta in quella serata nel cuore di Sam.
I due amici si sedettero vicino al fuoco, che danzava in giochi di luce sui loro volti.
Avevano così tanto da dirsi, così tante cose da rivelarsi, così tanto tempo perduto da recuperare.
< Ehi, Samvise l’Impavido, non è che nelle pagine del nostro diario mi hai ancora chiamato padrone, vero? >, chiese di colpo Frodo, guardando l’altro hobbit con uno sguardo in tralice fintamente truce ed indagatore.
Sam, colto sul fatto, arrossì e non disse nulla.
Ma poi Frodo si mise a ridere, divertito e felice come non era da tempo, e Sam si unì a lui.
E continuarono così per tutta la sera, fino a quando le loro voci si fusero l’una con l’altra.
Proprio come accadeva molti anni prima.
Proprio come sarebbe accaduto nei molti anni successivi.
 
 
   
 
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