30/12/2014
2 recensioniRicordo ancora il profumo della vaniglia, la sensazione della farina tra le dita e quel motivetto stonato che cantavo. Non riuscivo a ricordare tutte le parole di quella canzone ma mi ostinavo a cantarla infilandoci qualche parola inventata di tanto in tanto. Poco importava se, ricominciando da capo, le parole non erano più le stesse.
Ricordo il sapore dolciastro della limonata, le goccioline di sudore scivolarmi lungo la schiena e la cucina in perfetto disordine. Succedeva sempre così quando mi mettevo ai fornelli che si trattasse di un dolce, di un primo o di un secondo. Mi piaceva vederla sottosopra, era il mio mondo e in quel piccolo angolo di paradiso potevo avere il controllo.
Ricordo il rumore della chiave nella toppa, il panico travolgermi come un treno in corsa e quel dolore lancinante al volto. Non doveva andare in quel modo, avevo calcolato tutto nei minimi dettagli. Avevo pianificato ogni singolo secondo di quella giornata ed ero certa che tutto sarebbe filato liscio. Non avevo fatto i conti, però, con l’imprevedibilità del destino.
Non c’è niente di quella giornata che non ricordi. Credevo sarebbe stata la giornata perfetta ma avrei dovuto immaginare che, dopo la quiete, ci sarebbe dovuta essere una tempesta. Non sarebbe servito a nulla convincersi che le cose sarebbe cambiate. Non sarebbe servito a nulla fingere che non sarebbe successo. Avevo preferito chiudere gli occhi, strizzarli forte ed ignorare la realtà.
Ricordo il suo profumo di colonia, le sue parole urlate a due centimetri dalla mia faccia e il sapore del sangue invadermi la bocca. Credevo che mi sarei abituata con il tempo a tutto quello. A dire il vero credevo in un sacco di cose che hanno finito per non avverarsi. Forse non era il mio destino o forse il treno giusto aveva finito per sfrecciarmi accanto e io avevo deciso di ignorarlo.
Ricordo gli occhi riempirsi di lacrime, il pavimento duro e la lama affilata del coltello lacerarmi la pelle. Avevo respirato profondamente nonostante quello avesse significato farmi più male di quanto avessi previsto. Sentivo il corpo tremare ma, ciò nonostante, mi costrinsi a seguire le regole. Provai a restare immobile, un tutt’uno con il pavimento, trattenni le lacrime e non provai neanche a fiatare o reagire. Se lo avessi fatto sapevo che non ci sarebbe stato scampo per me.
Ricordo il cuore martellarmi nel petto pronto a scoppiare, il freddo avvolgermi improvvisamente e gli occhi della bestia passarmi attraverso come se io non fossi realmente lì. Prima o poi si sarebbe fermato, lui si fermava sempre. Mi avrebbe vista di nuovo e si sarebbe accorto di quello che stava facendo. Si, si sarebbe fermato lo sapevo.
Quella era l’ennesima bugia a cui preferì credere piuttosto che ammettere cosa fosse realmente la mia vita. Un puntino grigio in mezzo a mille arcobaleni. Un’enorme bugia e nient’altro. Avevo sposato un uomo a cui altro non importava che di se stesso. Avevo messo da parte la mia felicità per quella di qualcun altro perché è quello che ti insegnano a credere. Ora capisco che molte di quelle favole che ci raccontavano da piccole erano solo favole e niente di più. Ero la principessa da salvare ma nessun principe azzurro mi ha teso la mano. Avrei voluto essere abbastanza fortunata da scoprire cosa significasse davvero la parola “amore”. Non ne ho avuto il tempo e quello che ho provato è stato solo il lato più crudele. Avrei voluto provare il lato dolce e tenero ma qualcun altro ha deciso per me.
Avrei voluto sacrificarmi per amore ma è stato l’amore a sacrificare me.
Nota dell'autrice:
una sfumatura di amore diversa da quella che siamo abituati di vedere solitamente perchè, sfortunatamente, l'amore ha anche questa faccia della medaglia...violento e crudo, pronto a sacrificarti. Spero che possiate apprezzare queste poche righe e spero di poter leggere un vostro parere.
A presto, -LadyBones