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Autore: Relie Diadamat    31/12/2014    2 recensioni
Morgana, pupilla del sovrano di Camelot, potrebbe sembrare, agli occhi di tutti, la ragazza più ricca e fortunata del regno ma la realtà è tutt'altra: Morgana è infelice. Non riesce ad essere pienamente se stessa, sentendosi talvolta in gabbia. Si può essere prigionieri di se stessi? Forse. Morgana sa perfettamente di essere prigioniera del suo cuore che, maledettamente, batte per due persone diverse. Allo stesso tempo.
Dal testo:
« L’amore rende liberi. Vi libera la mente, ma riempie il cuore. L’amore ci fa credere di aver trovato il nostro posto nel mondo e ci fa sorridere senza che noi lo vogliamo. E’ normale pensare di poter amare due persone, ma credetemi è impossibile. L’amore, quello vero, può toccarci solo una volta e si capisce di averlo trovato quando si è certi di essere nel posto giusto, quando non si ha più voglia di voltarsi indietro. »
[ Terza Classificata  al contest My Favourite Character II Edizione indetto da Fanny_rimes ]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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 I. Red Pendragon


Rosso.
Rosso come la passione, come il sangue che pulsa nelle vene. Come l’amore, l’irrazionalità.
Quante parole potevano nascondersi dietro una sola, si ritrovò a pensare Morgana. Lasciò incurvare lievemente le labbra in un sorriso, mentre riprendeva ad ammirarsi allo specchio.
Le sue labbra, carnose e decisamente sensuali, avevano lo stesso colore del sangue.
Le cose più belle erano di colore rosso, di questo ne era sicura. Il rosso era anche il colore del divieto ed era risaputo che la mente umana era irrazionalmente propensa verso qualcosa di negato, di proibito.
Forse era per questo motivo che aveva scelto di indossare quel vestito. Le delineava perfettamente tutte le forme, in una tal maniera che ella stessa definì divina.
Sì, il rosso era decisamente il colore adatto per quella serata.
A palazzo vi era infatti una festa indetta dal re, Uther Pendragon, che per giunta era anche diventato suo padre adottivo da ormai molti anni. Non c’erano molte cose di quell’uomo che Morgana ritenesse sane, giuste, qualificabili. Non vi era quasi nessun aspetto di quel re che meritasse nota,stima e ammirazione.
La giovane ricalcò mentalmente quella parola: quasi.
Sì, perché tra le poche cose buone che quell’uomo avesse fatto, tra le poche cose degne di nota, c’era lui: Arthur Pendragon.
Possedeva il fisico tipico di un cavaliere, maledettamente aitante. I suoi occhi riflettevano l’immensità dell’oceano, gelido e tremendamente profondo. Forse anche troppo per Morgana.
I capelli quasi dorati gli ricadevano perfettamente sulla fronte. Camminava dritto, con la testa sempre in avanti. Mai l’aveva visto col capo basso come conseguenza ad una sua azione.
Era alto abbastanza da non sminuirsi quando si affiancava alla figura paterna.
Arthur era un perfetto ibrido tra la passione ed il divieto.
Ma da quando Arthur aveva smesso di essere un completo idiota ed era diventato il re che aveva sempre sognato per Camelot?
 « Vedrete che vi noterà subito. »  la voce della sua serva fedele riempiva la stanza in silenzio. Ginevra, dopo averla aiutata con i preparativi, si portò le braccia lungo i fianchi, ricongiungendo le mani tra loro, intrecciando le dita « Siete incantevole. »
Morgana si lasciò scappare un sorrisetto di autocompiacimento, dopo essersi accuratamente guardata allo specchio. I capelli erano raccolti, lasciando ricadere solo alcune ciocche arricciate lungo il viso; Gwen, aveva decisamente fatto del suo meglio. La premura con cui la sua serva si accingeva a prendersi cura di lei, le colmava il cuore. Era una delle pochissime persone per cui, si ripeteva, valesse la pena di vivere a Camelot.
 
*
 
Era ora di fare il suo ingresso nella sala.
Si stava incamminando verso la porta spalancata, che dava libero accesso al banchetto e già poteva ascoltare una mescolanza di voci dare vita a quelle mura fredde del castello; ad illuminare la stanza vi erano candelabri sparsi per tutta la sala.
Dame di corte e cavalieri parlavano tra di loro; alcuni cavalieri talvolta mettevano in atto un misero corteggiamento, spesso non di buon esito.
La ragazze si voltavano, ridevano alle loro lusinghe e davano ai cavalieri del folle.
I servi erano un po’ sparsi per tutta la sala, servendo da bere o del cibo agli innumerevoli commensali, in quel momento tutti dritti sulle loro gambe, distribuiti per tutta la stanza.
Morgana sentì il calore della stanza scaldarle le spalle lasciate scoperte, era un’appagante sensazione.
Camminava dritta, con la testa rivolta in avanti, ad evitare qualsiasi sguardo indesiderato. Sentì addirittura un uomo far cascare il proprio boccale d’acqua sul pavimento, appena gli passò vicino.
A Morgana di quelle bizzarre e banali attenzioni poco importava. Dinanzi a sé, dove il suo sguardo osava orientarsi, c’era lui.
Quei perfetti fili d’oro che si ritrovava per capelli ad incoronargli il volto, erano di un contrasto affascinante con gli occhi incredibilmente azzurri, che brillavano di una luce tutta loro.
Continuavano inesorabili i suoi passi lenti e decisi, con una meta ben precisa disegnata nella sua mente: Arthur Pendragon.
Lui si voltò distratto, intravedendola dapprima come la coda dell’occhio, per poi fissare il suo sguardo su di lei sussurrando un flebile “ Divina misericordia. “
La bellezza di Morgana lo accecava, gli faceva perdere il senno. Creava il caos nella sua testa, ma non lo avrebbe mai dato a vedere. Non le avrebbe dato tale soddisfazione senza essere certo di avere qualcosa in cambio.
L’odore di cedro che emanava fece capolinea nelle sue narici, lasciando così che arrivasse fin dentro al cervello.
La ragazza si accostò di fronte a lui, liberando un sorriso compiaciuto da quella sua espressione di meraviglia. Lasciarlo così, disarmato con la sua sola bellezza era per lei una vittoria più che sufficiente.
«  Divina, esatto. Non avrei trovato aggettivo migliore per definirmi. »
Morgana amava stuzzicarlo in quel modo, solo per il gusto di vedere come avrebbe reagito. Vide così il principe di Camelot, rispondere alla spiccata elevazione che la ragazza aveva della sua figura, con un sorriso beffardo, maledettamente bello. Perché toglieva il fiato anche se era un idiota?
Il ragazzo irrigidì la schiena, sporgendo lievemente il capo verso il suo volto « La tua serva ha tutta la mia comprensione. Le ci saranno volute intere ore per renderti così presentabile. »
Morgana inarcò le sopracciglia, lasciando il ragazzo senza alcuna difesa, iniziando ad emettere suoni con un tono sensuale « Allora ammetti di essere abbagliato dalla mia bellezza. »
Lo vide storcere lo sguardo per afferrare un calice colmo di vino rosso e avvicinarselo alla bocca. Aveva sorseggiato velocemente una misera parte del liquido per poi affrettare il suo sguardo verso la ragazza « Affermo che ci siano volute ore per ottenere questo risultato. »
Un sorriso sarcastico si disegnò sul volto del ragazzo, facendo ribollire a Morgana il sangue fino al cervello. Aveva chiaramente osato dirle che aveva bisogno di ore intere per poter essere presentabile? No, questa Arthur Pendragon non poteva passarla liscia. Si sforzò di sorridere, con tutta la falsità di cui era capace. Afferrò in fretta un calice tra le mani e con un gesto stizzito lasciò ricadere tutto il vino sul corpo del ragazzo. Cosa avrebbe fatto adesso il bel principe, per giunta alla sua festa, con i vestiti impregnati di vino? Ciò che Morgana voleva che facesse: la figura dell’idiota.
Lo vide sgranare gli occhi e puntarli prontamente sul suo vestito rovinato, ancora con le braccia sospese a mezz’aria da quando aveva sentito il liquido sui suoi vestiti regali « Sei pazza?! »
Sorrise compiaciuta, issando il calice contro il suo, ancora pieno a mezz’aria in segno di brindisi « Goditi la festa, Arthur. »
Vide il panico farsi spazio sul suo volto e la cosa non poteva che farla sorridere. Quell’arrogante finalmente aveva avuto la lezione che meritava. Lo sentì gridare disperatamente il nome del suo servitore, che accorse non appena il suo nome fu pronunciato ad un volume così alto da far girare quasi tutti i presenti della sala.
Morgana non poteva crederci di aver messo così in ridicolo Arthur davanti a tutti, era davvero fiera di sé. Poteva morire appagata. Vide un giovane ragazzo farsi spazio tra la folla fino a fermarsi al fianco del principe. Non riuscendo a capire perfettamente cosa fare rimase impalato ad aspettare ordini, cosa che ad Arthur servì per farlo spazientire « Merlin, cosa stai facendo lì impalato! »
Il ragazzo si scosse, rimanendo incollato al suo posto, mostrando più attenzione al suo padrone. Aveva la maglia impregnata di vino e questo, Merlin lo sapeva bene, era una bella seccatura per il principe « Sì, la tolgo subito! »
Si era avvicinato ad Arthur con l’intento di togliergli la maglia, ma il giovane abbassò di scatto le braccia ammonendolo con lo sguardo « Merlin, siamo nel bel mezzo di una festa, non posso togliermi la maglia, davanti a tutti! »
Solo allora Merlin lasciò che il suo sguardo incontrasse la figura di Morgana. Che era divertita dalla scena si evinceva facilmente dalla sua risata liberatoria e dalla soddisfazione che poteva intravedere dal suo sguardo. Era dannatamente bella, tanto da togliere il fiato.
Fin dal primo giorno che l’aveva vista aveva avvertito il suo cuore accelerare all’istante, con un bumbumbum incontrollato.
«  Non sai togliertela da solo? Hai bisogno di qualcuno che lo faccia per te? »
Morgana non demordeva, non la smetteva di infierire. Arthur la guardò con aria di sfida e con la solita arroganza firmata Pendragon, avvicinandosi di qualche centimetro alla ragazza «  Anche tu sai pettinarti da sola, eppure mi risulta che sia sempre Ginevra a farlo per te. »
Questo non lo doveva dire. Morgana sentì la sua mano fare uno scatto fulminio, mentre serrava forte le labbra con fare indispettito; un ceffone a quello sbruffone non gliel’avrebbe tolto nessuno. Si represse all’istante quando notò la figura di Uther prendere vita al suo fianco, mentre lei si costringeva a sembrare estranea a quanto stesse succedendo.
«  Siete qui… ma cosa? Arthur cosa hai fatto alla maglia? » lo sguardo autoritario e rigido di Uther bastò a far impallidire all’istante il giovane principe. Morgana sapeva quanto per il ragazzo fosse importante l’opinione di suo padre e quanto, lottasse per non deluderlo.
«  Che figura mi farai fare! Vai subito a toglierti quella roba di dosso! »  il re digrignava i denti davanti ad un Arthur alquanto spaesato che incontrò lo sguardo soddisfatto di quella strega. Rideva da sotto i baffi e Morgana non avrebbe di certo cercato di nasconderlo. Quella era la sua vittoria e voleva godersela come meglio poteva.
Vide il principe incrociare il suo sguardo, quasi a dirle “ Hai vinto la battaglia, ma non la guerra. “  per poi allontanarsi seguito dal suo servitore, del tutto indispettito. Un mantello rosso svolazzava alle sue spalle.
Rosso, ricalcò Morgana nella sua mente.
Quel colore li avrebbe uniti, forse per sempre.
*
 
Morgana stava camminando per le stanze ormai silenziose del castello per tornare nelle sue stanze quando sentì un rumore attrarre la sua attenzione. Si affacciò alla porta di legno semiaperta, scorgendo una figura di spalle « Merlin… »
Il ragazzo sobbalzò al sol pensiero di essere osservato, distogliendo immediatamente lo sguardo dalla maglia fra le sue mani e posizionarlo sul volto indagatorio di Morgana, ricomponendosi « Mia signora… »
La castellana lasciò scorrere lo sguardo lungo le sue mani che trattenevano saldamente quella che riconobbe essere la camicia fradicia di Arthur. Analizzò mentalmente gli eventi, traendo la conclusione che il principe avesse ordinato tutto stizzito al suo servo di lavargliela il prima possibile.
« E’ tardi, va’ a letto. »
Il ragazzo sorrise timidamente, ricordandole con un gesto della mano della maglia « Appena mi sarà possibile. »
Lo aveva visto rivoltarsi, intento a lavare quella maglia impregnata di vino mentre Morgana si decise ad avvicinarsi lentamente a lui, accostandosi al suo fianco « Arthur è proprio un gradasso. Penso che non riuscirei a sfiorarlo, neanche per soffocarlo. »
La ragazza aveva udito l’accenno della risata di Merlin, prima che si voltasse a guardarla « Hanno inventato il vino per questo. »
Sorrise divertita, abbassando lievemente il capo, forse anche arrossendo per un secondo. Aveva lasciato indugiare il suo sguardo per qualche secondo sulle sue dita, prima di riportarlo sul volto del ragazzo.
 Forse quella era stata la prima volta, da quando quel ragazzo lavorava a corte, che Morgana lo avesse guardato negli occhi. Erano incredibili, forse anche magnetici. Occhi così dovrebbero essere illegali o sparsi per il mondo. Non seppe dirsi il perché ma le infondevano calore ed al tempo stesso, sentiva che le nascondevano qualcosa.
Sentì la voce di Ginevra cercarla, preoccupata. Distolse lo sguardo dal ragazzo, aprendo lievemente la bocca per riprendere fiato « Sarà meglio che vada. »
Lo vide annuire, mentre lei si incamminava verso la porta, per aprirla lievemente. Era sicuro che se ne fosse già andata quando la sentì parlare « Buona notte. »
Lui le sorrise di rimando fino a guardare la figura di Morgana uscire dalla stanza e richiudersi la porta alle spalle.
Sospirò sommessamente.
Sollevò la maglia quel tanto necessario per averla alla stessa altezza degli occhi. Era tardi ed aveva sonno, non avrebbe perso tempo a lavarla.
Recitò una frase nella lingua antica, mentre i suoi occhi si tingevano d’oro.
Sorrise soddisfatto, la macchia era sparita. Guardò di sottecchi la stanza.
L’odore di Morgana ancora no.
   
 
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