Ne aveva avuta, di sfortuna. Quanta probabilità
c’era che un fulmine cadesse e colpisse in pieno l’antenna della macchina?
Hayley vagò intorno ai resti fumanti dell’auto
sportiva, sollevando con attenzione il cofano. “Ha fatto da conduttore con la
batteria.”
E l’aveva quasi ammazzato. Davina
squadrò il corpo esanime di Kol e solo una piccola
ruga sulla fronte, testimoniò la sua preoccupazione. Non era una novità che il
sangue di vampiro guarisse ogni ferita, ma era passato del tempo da quando
Elijah aveva prestato il primo soccorso e Kol non era
ancora rinvenuto.
Un lupo quasi nero emerse dal folto degli
alberi, si avvicinò al ragazzo e lo toccò piano col muso. Era stato astuto a
trasformarsi: quattro zampe si muovevano più velocemente di due gambe e in
quella forma, riusciva a captare le minime variazioni nel fratello.
“Uoh!” esclamò Liv
alle spalle di Hayley. “Non ne ho mai visto uno dal
vivo! Fi-uuu! Qui, bello!”
“Guarda che non è un cane randagio. Non puoi
fischiare e aspettare che venga davvero” la rimproverò Davina,
sottovoce. “È Klaus, si è solo trasformato.”
Il lupo si avvicinò alla strega bionda, sollevò
il muso e una leccata lunga e umida le imbrattò la guancia di saliva. Liv emise
una risatina scherzosa. “Mai capito una cosa dei licantropi: è questo il loro
stato naturale o l’altro? Vuoi giocare, eh? Bravo cagnolone!”
“Ti sta assaggiando,
Olivia.”
“Naaa, lui un bravo cagnone
intelligente!”
“Se ti morde, non dire che non ti avevo
avvisata.”
Una macchina frenò sulla strada principale ed
Elena ne discese, ringraziando il conducente e raggiungendo il gruppo a grandi
passi. “Sta bene?” domandò un po’ agitata, posando la sacca da viaggio a terra.
“È vivo, vero?”
“Certo che è vivo” rispose Liv col braccio
stretto attorno al collo dell’animale seduto sulle zampe posteriori. “Esanime
ma vivo.”
“Non è un lupo vero, quello” la informò e si
concentrò sul dormiente. “Kol diceva di aver bisogno
del concentrare l’energia della Terra per far ‘saltare il tappo’.”
Aveva scelto il luogo giusto. La tempesta aveva
scaricato tanti di quei fulmini che l’aria era elettrica e il lupo non riusciva
a stare fermo, pensò Davina alzando gli occhi sul
cielo fosco. “Dobbiamo aiutarlo a convogliare su di se quanta più energia
possibile, allora. Olivia, lascia stare quell’animale e dammi una mano.”
“Per
favore” sospirò la strega.
“E tu resta dove posso vederti. Abbiamo bisogno
del tuo sangue per l’incantesimo.”
Il lupo mosse le orecchie e sbadigliò. Elena lo
osservò di soppiatto e quando si volse verso di lei, ebbe un brivido. Klaus era
stato più veloce di lei a scendere dal treno e quando era saltata fuori, si era
ritrovata davanti solo un mucchio di vestiti caldi del suo corpo sul prato
bagnato e del vampiro nessuna traccia. Non era sicura di aver raccolto tutto,
ma non era tipo da fare questione per i calzini spaiati. Il lupo le girò
intorno, infilandosi sotto il suo braccio e annusandola. Voleva le coccole
anche da lei o voleva indietro la catenina di legno che portava sempre attorno
al collo e che aveva indossato per evitare che andasse persa? Elena lo guardò
sollevare il muso e una leccata improvvisa le inumidì il mento. Non era pratica
di cani, ne amante delle effusioni salivose. “Perché
dovete usare il suo sangue per l’incantesimo? Non può farlo Elijah?”
“Elijah non è un licantropo.”
Tornava. I lupi sono vicinissimi alla Terra e il
sangue di Esther scorreva anche nelle vene di Klaus.
Elena tornò a scrutare l’animale e posò piano il palmo sulla testa, scendendo
lungo il collo. Il battito forte del cuore si trasmise al suo. La carezza proseguì
lungo il garrese e si fermò al centro della corpo dell’animale. Poi tornò
indietro e coprì la stessa distanza altre due volte. Normalmente avevano un
vocabolario incomprensibile l’uno all’altra, e la barriera linguistica era
aumentata a dismisura, ora.
“Fiuuu! Vieni qui, bello!!”
“Hanno bisogno di te, vai” mormorò incoraggiante
e l’animale non si mosse neppure quando la carezza cessò. Ma la capiva quando
parlava o era disubbidiente come sempre? “Su, vai da loro.”
“In forma di lupo è puro istinto, e l’istinto
gli dice di stare con te.” Hayley inclinò la testa,
battendo piano la mano sulla gamba. Il lupo la ignorò, ma quando Elena si sollevò
sulle gambe, le girò intorno, muovendosi nella sua stessa direzione.
“Vedi? Ti ha riconosciuta come sua padrona.”
“Non è un cane, è Klaus, e Klaus non riconosce
alcuna autorità al di fuori di se stesso” rispose e tornò a fissare l’animare.
“Perché sei salito sul treno? Era il grande
gesto che doveva impressionarmi?” domandò al lupo che si limitò a tirare
dentro la lingua e sedere composto. “Io ho bisogno di un rapporto normale ma la
parola ‘normale’ non esiste nel tuo vocabolario. Fra quindici giorni tornerò al
college e tu ti dimenticherai di me.”
Come Caroline, aveva raggiunto un compromesso
fra la fame, le lezioni serrate e il poco tempo libero. Cercare di infilarvi
qualcos’altro, era impensabile e difficile e lei non era una maga della
pianificazione come l’amica. “Non capisce una parola di quel che dico, vero?”
domandò ad Hayley che la sbirciava di soppiatto.
Percepiva i suoi sentimenti e qualcosa gli
sarebbe rimasto, una volta tornato normale. Ma non avrebbe saputo dare un nome
e un volto e la nostalgia e il dubbio l’avrebbero assediato giorno e notte.
“Non lo fa mai.”
Elena lo osservò mentre trotterellava dalle
streghe. Le costava, perciò doveva essere la decisione giusta.
///
Era la sensazione più vera e reale che aveva
provato da quando era rinato. Era come se il cielo e la terra lo usassero come
conduttore universale… era colmo fino all’orlo… e felice.
Liv gli scosse una mano davanti al viso,
perplessa. “Ha l’aria trasognata.”
“È transitorio.”
“Wow… non lo ricordavo
così…”
“Non è mai così. Ti abbiamo ‘dopato’ per
accelerare la ripresa. L’effetto svanirà col trascorrere delle ore” lo informò Davina con sguardo altero, evitando di guardarlo in faccia.
“Grazie…”
La ragazzina si alzò con un movimento fluido e
lo ignorò. “Possiamo tornare a casa” disse tranquilla ad Elijah e guardò il
lupo che si afflosciò su un fianco con un guaito.
“Hai abbattuto il cagnone?” Liv si avvicinò a
piccoli passi, curiosa. “Risente dell’incantesimo, giusto? Ora tornerà normale?
Non voglio perdermelo.”
“Non siamo al cinema, Olivia” disse e quando il
lupo guaì e si contorse sul terreno, Davina fece un
passo indietro come gli altri. Tutti tranne Liv che assistette alla
trasformazione del licantropo con curiosità scientifica.
Elena voltò prima a testa e poi le spalle. Non
voleva assistere un’altra volta all’agonia. “I suoi vestiti sono nella borsa”
sussurrò ad Elijah. “Io devo andare.”
“Stai sbagliando, Elena.”
“L’ho già visto, il film. È troppo per me. Klaus
è troppo per me… quel che succede a Klaus è troppo per me” disse e finalmente capì quanto Davina tenesse a Kol e perché
aveva deciso di allontanarlo. “Bada a quei due.”
Il giorno dopo
“Sta in piedi.”
“Ah…”
“Così, brava.”
Le gambine grassocce
di Hope traballarono e dopo pochi istanti, piombò sul
pannolino e tappeto. Emise una risatina deliziata e mosse le manine cercando di
arrivare a lui.
“Ci proviamo di nuovo” la incoraggiò Klaus
tenendola saldamente per il corpicino. Occuparsi di Hope
era l’unica cosa che lo distraeva dalla lancinante malinconia che lo assediava.
Aveva interrogato Hayley riguardo la notte appena
trascorsa, ma la donna lo aveva rassicurato sul suo comportamento. Non aveva
fatto nulla di strano. Non aveva morso nessuno.
“Le stai insegnando a camminare?”
Era troppo piccola per camminare ma forse
riusciva a farla stare in piedi.
Hope guardò Liv con aria curiosa e si contorse
tutta, regalando un ‘ah’ anche a lei, prima di ripiombare sul pannolino. La
strega rise sommessa. “Quant’è carina!”
Klaus le rivolse un’occhiata meditabonda. “Come
hai detto di chiamarti, cara?”
“Olivia, ma gli amici mi chiamano Liv” rispose
con un bel sorriso canzonatorio. “Ti piace farti grattare il pancino, eh?”
“Mh?”
Non ricordava proprio nulla, aveva ragione la morettona. Liv sorrise e si inginocchiò di fronte alla
bambina che la fissava a bocca aperta. “Voglio capire cosa dobbiamo farne della
Viaggiatrice che mi possiede.”
“Non le deve essere fatto del male” mormorò Klaus
sottotono, impegnato com’era a sistemare il vestitino della piccola.
Elena gliel’aveva detto che era una ex –
qualcosa. Gliel’aveva detto prima di incamminarsi sui binari, in direzione
della stazione del treno. Capiva il suo stato d’animo, ma era stata un po’
stronza a mollarla in mezzo a quella gente strana. “Ok, allora ci servirà un
corpo in cui travasarla. Non la voglio dentro di me.”
“Riesumeremo un cadavere dal cimitero” disse
prendendo in braccio la bambina che gli si raggomitolò contro.
L’aveva detto come se fosse la cosa più naturale
del mondo. “Sei triste.”
“Prego?”
“I neonati risentono dell’umore delle persone
che li circondano e quella piccoletta ha l’aria sconsolata” disse indicandola
col dito.
Il vampiro accarezzò la schiena di Hope e la strinse contro di se. E lui che pensava che
avesse solo la bua al pancino… “Trovate quel cadavere
e fate quel che dovete fare. Non mi importa chi si prende l’onere, basta che
sia fatto. Vi do carta bianca.”
“Anche un badile per dissotterrarlo?” domandò e
Klaus sorrise con un angolo della bocca. Era simpatica, Raperonzolo...
Due giorni dopo
Non avrebbe lasciato che belloccio appena
tornato dal regno dei morti le insegnasse come fare un incantesimo! Era il suo incantesimo e Kol
non doveva azzardarsi a contestare ingredienti e concentrazioni!
“Buongiorno, Dav…”
“Klaus è sveglio?!”
Già arrabbiata a quell’ora del giorno? Elijah
alzò le sopracciglia, si scansò dalla porta e lasciò entrare la streghetta che marciò nel salotto immusonita e salì le
scale con passo pesante. “Tuo fratello me la paga, stavolta!” esclamò dalla
balaustra prima di spalancare la porta dello studio.
Quel bisticcio andava avanti da mesi ed era
aumentato a dismisura negli ultimi due giorni. Elijah pensò di interessarsi seriamente
alla faccenda, prendere misure drastiche e ricordare alla ragazzina che Klaus
aveva posto il veto alle visite improvvise, ma Davina
era fuori controllo e aveva bisogno di una strigliata doverosa. Con un sospiro
paziente, tornò in cucina e l’occhiata di Hayley,
insonne per la nottata passata a prendersi cura della bambina che piagnucolava
senza motivo apparente, lo fece sogghignare.
“È entrata in camera sua” sussurrò la donna con
la faccia sopra la tazza del caffè. “L’ammazzerà.”
“Eravamo d’accordo che saresti stata tu a
consigliare e guidare l’adolescente” le ricordò con un bacio sulla tempia che
le fece chiudere gli occhi.
“Ha solo bisogno di litigare con qualcuno”
mugolò sedendosi sulle sue gambe, sorniona. “Indovina cosa serve a me, invece…”
///
La sequenza era semplice: lei si lamentava
dell’intralcio alto 1.85 e lui prendeva provvedimenti. Sì, ricordava qualcosa
circa ‘non entrare mai in camera mia’ ma Klaus diceva tante cose e lei non lo
ascoltava, il più delle volte.
Davina tirò indietro i capelli che ricaddero
sistematicamente su una spalla e si chinò sul vampiro addormentato. “Ehi,
sveglia” mormorò con voce ferma. Erano le otto del mattino, come poteva dormire
ancora? “Dobbiamo parlare” insistette portando le mani sui fianchi. “Devi
scegliere chi vuoi che porti a termine l’incantesimo e togliermi tuo fratello
dai piedi. Sono arcistufa di sentirmi dire cosa fare, come e quando farlo!” continuò,
stizzita. “Quel tracotante individuo ha superato i limiti!”
Klaus girò la testa sul cuscino e i capelli di Davina gli sfiorarono la fronte. La ragazzina si tirò
indietro, sedendo in uno spazio vuoto con un sospirone. “Senti, le cose non funzionano… lo dico in altro modo, non riesco a lavorare se
lui è lì a riprendermi ogni cinque minuti” spiegò abbandonando le mani in
grembo. “Ero la strega di fiducia della casa, una volta…”
Un’altra occhiata alla schiena voltata e Davina si sentì davvero stupida. “Senti, oggi compio
diciassette anni. Come regalo gradirei non avete intorno tuo fratello per… cinque giorni?” tentò. “Tre giorni?” propose ancora.
“Mi accontento anche di due.”
Davina tacque e tamburellò i polpastrelli sulle
ginocchia unite. “Hai detto che ti saresti preso cura di me. Hai l’occasione
per farlo” sussurrò sentendo una vampata di calore al viso. “Che diavolo
capirai tu di una ragazza della mia età, poi… a
malapena riesci a stare sulle tue, di gambe…”
“Mh…”
Oh, finalmente era sveglio! Davina
si inginocchiò, protendendosi oltre il corpo il vampiro. I capelli scivolarono
dalla spalla, sfiorandogli la guancia. La strega li riportò dietro le orecchie
e puntò un dito contro il bicipite di Klaus. “Ehi.”
Ehi.
Klaus inspirò ed espirò e quando i capelli di Davina gli solleticarono la faccia e una mano calda lo
toccò con la punta delle dita, il sollievo gli scaldò il cuore e lo fece
sorridere nel dormiveglia. Era tornata. Avrebbe chiesto scusa e acconsentito ad
ogni suo desiderio, senza che risultasse palese che Elena lo aveva in pugno.
Aveva una reputazione da difendere. Ma prima doveva fargliela pagare per il
tritato di cuore a cui l’aveva costretto in quei giorni!
Klaus sorrise e allargò il braccio, trascinandola
rapido contro di se. Davina perse l’equilibrio e gli
crollò addosso, le dita del vampiro si infilarono fra i suoi capelli e appena
aprì bocca per protestare, sentì due labbra morbide e asciutte premere contro
le sue. Raggelata, subì la pressione per alcuni secondi, percepì la carezza sul
viso come artigli che le scavavano il cranio e il peso della gamba infilata fra
le sue… OH.DIO.
Era troppo piccola.
Quel pensiero cortocircuitò nella mente di
Klaus, svegliandolo del tutto. Le labbra erano troppo piene, l’odore era
diverso, i capelli avevano una finezza diversa fra le dita e il seno era più…
La carezza divenne una presa inchiodante che
avrebbe potuto sfuggire se avesse voluto, ma era troppo sconvolta per parlare,
figurarsi sussurrare frasi magiche.
“Che cazzo ci fai tu, qui?!”
Davina esalò un gemito, in parte strozzato dalla
costrizione alla gola.
Non
entrare mai in camera mia. Forse
doveva ascoltarlo…
“Allora?!”
Klaus l’afferrò per la scollatura della
maglietta e la tirò su. Davina udì una cucitura
saltare da qualche parte. Rossa e tremante, lo guardò negli occhi farfugliando…
“È il mio compleanno…”
“Non sta scritto da nessuna parte che debba
farti un regalo!” sibilò lasciandola andare con un gesto secco.
La delusione gli aggrovigliò lo stomaco e indurì
i lineamenti. Con uno gesto violento, gettò le coperte da una parte e si mise a
sedere. Il legno caldo del parquet spedì lo stesso brividi intensi lungo le
gambe. “Ti avevo proibito di mettere piede qui dentro, l’ho fatto o no?”
ringhiò.
“Sì…”
“Quale parte non hai capito del ‘non entrare mai
in camera mia’?!” insistette passando una mano sul viso e guardandola al di
sopra della spalla.
Accidenti, se era arrabbiato! Davina sgattaiolò dall’altro lato del letto senza dire una
parola, guadagnò la porta e svanì in tutta fretta.
Klaus fissò l’uscio rimasto aperto e una rabbia
intensa lo invase: i limiti erano stati superati!
///
“Ehi, sveglia!”
Era l’alba, come faceva ad essere arrabbiato già
a quell’ora? “Che diavolo vuoi…”
Una mano cattiva gli strappò le coperte di dosso
e Kol si raggomitolò su se stesso. “Mhhhh…”
“Ti voglio fuori da questa casa entro
mezzogiorno!”
Eh? Kol aprì gli occhi
cisposi di sonno. “Perché… che ho fatto…”
“Mi avete stufato!”
Kol sollevò la testa dal cuscino e si mise a sedere
con un lunghissimo sospiro. Lui e quale altro individuo sulla crosta terrestre?
“Mh… calmati un attimo…”
Klaus uscì dalla sua stanza ignorandolo e a metà
del corridoio, Hayley gli venne incontro con sguardo
omicida. “Abbassa la voce, svegli la bambina. È stata male tutta la notte!”
“Fa i bagagli” rispose usando lo stesso tono sibilante.
“Bambina, pannolini, giocattoli. Ci trasferiamo.”
Lo donna lupo lo fermò con un gesto della mano.
“Che cosa sta succedendo?”
“Sono stanco!”
Stanco, arrabbiato, deluso, tragicamente
innamorato e nostalgico. “E in mutande” disse e il vampiro le gettò un’occhiata
in tralice.
Klaus si appoggiò alla balconata, sospirando. Aveva
perso la testa e preso una decisione avventata. Come al solito. “Ho bisogno di
una vacanza…”
Hayley gli si affiancò, assumendo la sua stessa posa.
“È una buona idea.”
“Non posso allontanarmi troppo, Hope ne risentirà” disse stringendo il corrimano appena
impolverato.
“Starà bene. Le basterà sentire la tua voce,
tutte le sere.”
“Neppure tu mi vuoi fra i piedi, eh?”
La donna scosse debolmente la testa, dando la
schiena al balconcino. “A tutti capita di averne le tasche piene, di tanto in
tanto.”
E lei non aveva mille anni di passato sulle spalle… “Mh…”
“Dove vuoi che ti prenoti il all incusive?”