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Autore: Kengha    01/01/2015    1 recensioni
« Come mai fai tutto questo per me? Prima non mi impedisci di scappare, poi mi dici come vendicarmi di Kevin e adesso vuoi farmi una merenda speciale? ».
Ingrid sospirò stancamente, mentre riempiva le anche le ultime due tazze rimaste  « Tu sei speciale, Emma… e sei simile a me, molto più di quanto tu possa anche solo immaginare. Ma se non vuoi rimanere non ci sono problemi, le chiavi della porta sono sul bancone. Aprila e va’ di là a divertirti, ti porterò la merenda come ho fatto con tutti gli altri. ».
La ragazzina le rivolse uno sguardo scettico, ancora indecisa se fidarsi o meno di quella misteriosa donna; ancora una volta, le stava lasciando la possibilità di scegliere e, ancora una volta, Emma decise di restare. La verità era che Ingrid la metteva in soggezione: da quando era arrivata nella casa-famiglia, due giorni prima, quella strana bionda aveva preso a trattarla come se fosse la cosa più bella del mondo. Come se fosse davvero sua figlia.
Semplicemente, era troppo strano per lei vedersi messa al primo posto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma, Swan, Regina, delle, Nevi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sweet Memories


La mattina che seguì al suo tentativo di fuga dalla casa-famiglia, Emma si svegliò di buon ora e non esitò ad andare a cercare i ragni di plastica citati da Ingrid la notte precedente; finalmente era in grado di vendicarsi di Kevin e certamente non avrebbe sprecato l’occasione.
Attraversò la casa ben attenta a non farsi sentire da nessuno e, in pochi minuti, fu finalmente nello studio della bionda, davanti la sua scrivania: non esitò ad aprire il cassetto a destra e a spostare la scatola con le graffette, così da poter vedere finalmente ciò che stava cercando.
Non sapeva per quale motivo una persona calma e pacata come Ingrid avesse deciso di comprare dei ragni di plastica da utilizzare, eventualmente, per terrorizzare a morte Kevin, ma preferì non farsi troppe domande perché in quel momento, a lei, quei ragni servivano.
Ne prese tre di diverse dimensioni e se li mise in tasca. Li avrebbe posizionati nei luoghi preferiti del ragazzino: sul letto, nella ciotola di pop corn sulla mensola dei dolci, su un bracciolo della poltrona rossa nella mansarda; ghignò soddisfatta del suo piano e spense la lampada da scrivania, l’unica fonte di luce che illuminava la stanza. 
Kevin sarebbe dovuto stare molto attento, da quel giorno in poi.

***

Le urla del ragazzino echeggiarono per tutto il vicinato e, alla fine, Ingrid fu costretta ad intervenire prima che qualcuno, allarmato, decidesse di chiamare la polizia.
« Che sta succedendo, qui? » Chiese autoritaria, salendo in mansarda, dove il moro aveva trovato la prima sorpresa. I suoi occhi cerulei si posarono inevitabilmente sulla piccola tarantola posata con cura su un lato del seggio preferito del tredicenne e a fatica represse l’istinto di sorridere. 
« C-C’è un ragno! Sulla mia poltrona!!! Lo tolga! Lo tolga, per favore! » Urlò il moro che, terrorizzato, si era rannicchiato ad un angolo della parete, alla disperata ricerca di un riparo. La platinata si guardò attorno con finta aria di circospezione e si allontanò un solo istante con due ampie falcate; scese velocemente le scale, mentre Kevin piagnucolava ancora dalla sua postazione in mansarda, poi risalì con un bicchiere di plastica in mano e si avvicinò quindi alla “mostruosa creatura”, che spinse dentro con un colpetto della mano.
« Ecco fatto » disse, mettendo una mano sul bicchiere « Mi dispiace tanto, Kevin. Temo aver dimenticato di dirti che in questo periodo dell’anno la casa è solita accogliere diversi amici otto zampe » aggiunse, sforzandosi di apparire dispiaciuta « Ma andrà tutto bene, di solito non ne trovo più di una ventina ».
« U-una ventina? » Balbettò il ragazzo, sempre più pallido in volto.
« Numero più, numero meno. Una volta ci fu una sorta di infestazione… non è cosa abitudinaria, ma a questo punto meglio avvisarti ».
Per un momento quasi si pentì di quanto appena detto, notando il tredicenne barcollare visibilmente, quasi sul punto di svenire. Poi, però, ricordò dei suoi atti di bullismo nei confronti di quella che un giorno sarebbe diventata sua sorella e decise di lasciar stare, allontanandosi dalla mansarda con una scrollata di spalle.
« Dove va?! » La chiamò il ragazzo, mentre stava già scendendo le scale.
« Ho lasciato la pentola con la cioccolata bollente sul fuoco, se non mi sbrigo a scendere non la troverò più » 
« E se ne dovessero spuntare degli altri? »
« Ti sentirò urlare ». 

Era suo dovere essere quanto di più vicino ci fosse ad una famiglia per i ragazzi, che le venivano affidati dai servizi sociali; tuttavia, se questi arrivavano a minacciare la sua vera famiglia, di certo non poteva rimanere con le mani in mano a guardare. Alla fine, si sarebbe sempre schierata dalla parte di Emma; l’aveva aspettata così tanto e di certo non aveva la minima intenzione di lasciarsela sfuggire dalle mani: erano destinate a stare insieme, la Salvatrice era destinata a prendere il posto della defunta Helga.
Arrivò in cucina e fu alquanto sorpresa nel notare che nessuno, approfittando della sua assenza, avesse rubato un paio di tazze di cioccolata, così come succedeva di solito.
« Li ho mandati via ». Una voce a lei fin troppo nota la spinse a girarsi e sorrise genuinamente nel trovarsi la figura di Emma davanti. « Sono venuti non appena ti hanno vista salire su per le scale » spiegò la ragazzina, roteando gli occhi « Che stupidaggine, avranno comunque la loro porzione, no? »
Ingrid sorrise e annuì  « Naturalmente. Si comportano in questo modo così da poterne prendere due: quella che sono solita preparare per merenda e un’altra, non proprio meritata ».
« Non farebbero prima a chiederti di riempire un’altra tazza? » 
« Decisamente molto prima, ma hanno così paura di ricevere un “no” come risposta da non provare nemmeno e da preferire il passare ore intere ad escogitare dei metodi per distrarmi e prenderla di nascosto ».
« Continua a non avere senso » sbuffò la piccola Swan, osservando la donna davanti a lei con aria svogliata, il viso tondo sorretto da una mano.
« No, infatti ». Rise Ingrid, cominciando a prendere dagli scaffali tante tazze quanti erano i suoi ragazzi. « Ti piace la cioccolata, non è vero? » Domandò ad Emma, guardandola con la coda dell’occhio.
« Sì, direi di sì » rispose subito l’altra.
« Bene! » Il volto della donna si aprì un largo sorriso e aggiunse con piacere anche un’ultima tazza. Le riempì tutte, fatta eccezione per due « Aspettami qui, torno subito » concluse, abbandonando ancora una volta la stanza, con un grande vassoio in mano.
Emma l’aspettò pazientemente e, come promesso, Ingrid fece nuovamente il suo ingresso in cucina dopo appena pochi minuti. Le rivolse un altro sorriso, l’ennesimo, - la Swan non avrebbe saputo dire quanti gliene avesse fatti da quando l’aveva presa lì con lei - e poi chiuse a chiave la porta alle sue spalle.
Quello fece allarmare la ragazzina, che scattò subito in piedi.
« Rilassati, voglio solo permetterci qualche piccolo vizio senza il timore di essere vista dagli altri! » Esclamò subito la donna, notando come la piccola bionda avesse preso a guardarsi attorno, in un disperato tentativo di trovare un’altra via d’uscita.
« Perché? » Chiese la Salvatrice, sulla difensiva.
« Non posso viziarti un po’? » 
« Come mai fai tutto questo per me? Prima non mi impedisci di scappare, poi mi dici come vendicarmi di Kevin e adesso vuoi farmi una merenda speciale? ».
Ingrid sospirò stancamente, mentre riempiva le anche le ultime due tazze rimaste  « Tu sei speciale, Emma… e sei simile a me, molto più di quanto tu possa anche solo immaginare. Ma se non vuoi rimanere non ci sono problemi, le chiavi della porta sono sul bancone. Aprila e va’ di là a divertirti, ti porterò la merenda come ho fatto con tutti gli altri. ».
La ragazzina le rivolse uno sguardo scettico, ancora indecisa se fidarsi o meno di quella misteriosa donna; ancora una volta, le stava lasciando la possibilità di scegliere e, ancora una volta, Emma decise di restare. La verità era che Ingrid la metteva in soggezione: da quando era arrivata nella casa-famiglia, due giorni prima, quella strana bionda aveva preso a trattarla come se fosse la cosa più bella del mondo. Come se fosse davvero sua figlia.
Semplicemente, era troppo strano per lei vedersi messa al primo posto.
« Resto » asserì, sedendosi di nuovo sulla sedia. 
Ingrid sorrise ancora una volta e aprì la dispensa in alto. « Sono molto contenta di sentirtelo dire, di nuovo. Ti piace la panna? » Chiese dolcemente, guardandola ancora con quei grandi del colore del ghiaccio, così blu e così intensi da essere quasi in grado di perforarti l’anima.
« Sì, direi di sì ». Questa volta, anche Emma sorrise.
« Ottimo! » Ingrid prese una bomboletta di panna spray e ne spruzzò con cura sopra la sua tazza e sopra quella della ragazzina che, seduta alle sue spalle, ormai attendeva impaziente. « Alle tue spalle, nello sportello in basso, dietro le pentole, sono nascosti dei biscotti. Prendili, se ti va » disse, mentre tirava fuori ulteriori golosità da aggiungere alla loro -già perfetta- merenda. 
La Salvatrice non se lo fece ripetere due volte e subito iniziò a frugare tra le pentole, trovando rapidamente la grande scatola contente i biscotti citati dalla donna. I suoi occhi si dilatarono e le venne l’acquolina in bocca già solo guardando i modelli rappresentati sulla confezione, là dentro c’erano biscotti di tutti i tipi: al cioccolato, alla crema, alla mandorla, semplici, farciti con uno strato di marmellata e persino alcuni fatti a forma di animali. Non ne aveva mai visti di così! Erano di una marca molto pregiata e il pensiero che Ingrid volesse condividere quei costosi biscotti con lei la metteva ulteriormente a disagio.
« Davvero posso mangiarli? » domandò, con un filo di voce.
« Certamente! » Esclamò senza dubbio la bionda, posando le tazze fumanti sul tavolo « Avanti, portali qui ».
Emma ubbidì ed insieme ad Ingrid aprì la scatola e assaggiò i primi biscotti.
« Mmh, sono meravigliosi! » Esclamò, la bocca ancora piena di quelli alla crema.
« Sì, è vero! » Rise la donna di fronte a lei, sorseggiando piano la sua bevanda calda. Emma si ritrovò ad ammirarla e, per qualche istante, Ingrid le sembrò una vera e propria regina: il ritratto della grazia e dell’eleganza.
« Accidenti, che sbadata! » Venne distolta dai suoi pensieri nel momento in cui l’oggetto delle sue attenzioni scattò in piedi e andò ad aprire l’ennesimo sportello « Ho dimenticato di chiederti se volevi altro, oltre la panna! Qui ho vaniglia, cacao amaro, cocc- ».
« Cannella! »
La piccola Swan si morse la lingua subito dopo aver pronunciato quella parola, vergognandosi di esser stata così maleducata « Sempre se è possibile, per favore… e-e se c’è, naturalmente ».
La bionda di fronte a lei annuì ed afferrò il barattolo con la polvere di cannella. « Ecco a te » disse con un sorriso, porgendoglielo con una mano.
« Ti ringrazio ». Sorrise Emma, afferrandolo ed iniziando a cospargere la sua cioccolata di quella splendida spezia.
« Ti piace proprio un sacco, eh? » Rise Ingrid, notando quanta ce ne stesse mettendo sopra.
« Sì! » Esclamò la ragazzina, posando finalmente il barattolo e guardando con soddisfazione la panna, coperta da un invitante strato di polvere dorata. « Ed è strano, perché è solo la seconda volta che l’assaggio! »
« Perché dovrebbe essere strano? » Domandò con dolcezza la donna, guardando Emma negli occhi.
« Perché quando la provai, la prima volta, non sapevo neppure che sapore avesse. Eppure ero praticamente certa di volerla » spiegò la ragazzina « Questo è strano, vero? »
Ingrid scosse prontamente la testa « No, non è strano. A volte siamo portati a fare delle cose, o a prendere delle decisioni, semplicemente perché lo sentiamo… non bisogna cercare sempre una spiegazione logica dietro quello che ci succede ».
La Salvatrice le rivolse un’occhiata confusa e la platinata scosse lievemente la mano « Non importa adesso, un giorno rifaremo questo discorso, ora pensiamo alla nostra merenda ». La donna la guardò con dolcezza e sollevò la sua cioccolata.
Emma annuì e l’imitò, afferrò la tazza con entrambe le mani e, finalmente, bevve.
La sua bocca non si staccò dall’orlo della tazza per dei lunghissimi secondi, durante i quali Ingrid si limitò ad ammirarla con un sorriso; quando il suo volto appagato e soddisfatto tornò finalmente visibile, le sue labbra erano circondate da un soffice strato bianco e il suo naso sporco di cannella. Alla fine, per quanto si sforzò, l’erede di Arendelle non riuscì a trattenere una risata.
La Salvatrice non ne comprese subito il motivo ma poi, quando la donna le indicò la sua faccia e le porse un tovagliolo, intuì e si affrettò a pulirsi, mentre le sue gote si tingevano di un rosso acceso.
« Scusami, non avevo mai bevuto nulla di così buono » mormorò la ragazzina, imbarazzata.
« Non preoccuparti, è un piacere vedere che ti sia piaciuta così tanto ». 
Le due si guardarono con complicità per qualche secondo, prima che Ingrid si alzasse per l’ennesima volta in piedi. « Quasi dimenticavo! » Esclamò, andando a prendere il bicchiere che aveva posato accanto al lavello.
« Kevin ha trovato questo, immagino tu non ne sappia nulla ».
« No, infatti ». Ghignò la Swan, tirando fuori il ragno di plastica dal bicchiere. « Gli hai fatto credere fosse vivo? »
« Era così convinto che lo fosse! Sarebbe rimasto molto deluso se gli avessi fatto notare che era solamente un giocattolo, non ti pare? »
« Sì, hai ragione ».
« Quanti ne hai disseminati in giro? »
« Tre ».
Ingrid annuì e tornò a concentrarsi di nuovo sulla sua cioccolata « Ci aspettano altri due urli prima della fine della giornata ».
Emma rise a quella constatazione e poi riprese a bere anche lei.
« Comunque, spero tu non abbia messo niente nello sgabuzzino del sottoscala. è il posto dove va più spesso ».
La ragazzina si fermò all’improvviso e la guardò con gli occhi spalancati, luccicanti « Davvero? »
« Oh sì, ci nasconde i fumetti. Passa delle intere ore chiuso lì dentro, povero Kevin… ritrovarsi circondato dai ragni ».
« Credo che più tardi andrò a controllare non ci sia nulla » mormorò la Swan, guardando il ragno finto con gli occhi di chi la sapeva lunga.
« Buona idea ».
Il silenzio le avvolse per pochi secondi, poi Emma prese ancora una volta la parola « Ingrid posso… sì, ecco, potrei confidarti un segreto? »
« Puoi dirmi tutto quello che vuoi ».
La biondina ci rifletté su per qualche istante e alla fine decise di fidarsi ancora della donna che aveva davanti. « Ho un super potere! » Esclamò all’improvviso, chiudendo gli occhi e pregando di non sembrare pazza.
« Come?! » Ingrid, al contrario, parve esaltarsi fin troppo all’idea. Si alzò in piedi e, rapidamente, compì il giro del tavolo e s’inginocchio davanti a lei, prendendo le sue mani tra le sue.
« Sai dei tuoi poteri? » Chiese la donna, guardandola speranzosa.
« Sì, beh, è un po’ difficile non rendersene conto. Li ho usati anche prima su di te, per assicurarmi del fatto che non mi stessi mentendo ».
La platinata cercò di mascherare la sua delusione con un sorriso, era ovvio che Emma non stesse parlando di quei poteri. Come aveva potuto anche solo pensare una cosa del genere?
« Quindi il tuo potere ti permette di capire quando qualcuno ti sta dicendo la verità? »
« Praticamente » Annuì la Swan.
«
 È davvero un bellissimo dono, sono certa ti sarà molto utile in futuro » Le rispose l’altra, facendole una morbida carezza sulla testa e tornando al suo posto.
« Un momento… tu mi credi? Insomma, non pensi che io sia pazza? »

Ingrid scosse la testa e si affrettò a rassicurarla « Perché dovrei? Te l’ho già detto prima, Emma: tu sei speciale ».
E la bambina, iniziò quasi a credere di esserlo per davvero.

La loro splendida merenda venne interrotta da un nuovo urlo, più acuto e straziante del precedente. La Salvatrice posò con noncuranza la tazza sul tavolo ed afferrò un altro biscotto, poi scrollò le spalle. « Penso abbia trovato quello sul letto » Biascicò, aggrottando le sopracciglia, assolutamente incapace di trattenere un sorriso soddisfatto.
« Lo penso anch’io ». Annuì la donna coi lunghi capelli di platino mentre si alzava in piedi e si dirigeva verso la porta della cucina. « Ha urlato di più di prima » constatò, mentre faceva scattare la serratura.
« Perché il ragno è più grande ». Spiegò Emma.
« Mi sembra logico ».
« Ti ringrazio per la merenda » disse con un filo di voce la piccola Swan, lanciando alla donna che si stava prendendo cura di lei un’occhiata riconoscente.
« È stato un piacere ».
« Potremmo farlo più spesso ». 
« Tutte le volte che vorrai, tesoro. Ora scusami, devo andare ad occuparmi della disinfestazione ».
Emma la guardò abbandonare la stanza e a malapena si accorse di star sorridendo. Avere una famiglia, qualcuno che ti vuole bene, doveva essere qualcosa di molto simile a questo. Una madre, una sorella, erano figure che forse non differivano poi troppo da quella strana donna che l’aveva accolta da subito a braccia spalancate e che le aveva preparato una merenda speciale.

***

Quella notte, Ingrid si sedette nuovamente sul divano, l’ennesima cioccolata calda stretta tra le mani e una coperta sul grembo; bevve in silenzio, ben accorta a non lasciarsi sfuggire neppure il più minimo rumore. Fu verso le due che qualcuno scese giù per le scale e non le servì accendere la luce per sapere che si trattava della sua sorellina; era già preparata a sentire il rumore della porta di ingresso che veniva aperta e rimase molto sorpresa quando la biondina, anziché tentare nuovamente di scappare, imboccò l’altro corridoio, dirigendosi nel suo studio per la seconda volta.
La Regina delle Nevi sorrise e, silenziosa, rimase al suo posto a trarre piccoli sorsi dalla sua tazza fumante; il fatto che la ragazzina avesse deciso di restare rappresentava, per lei, un enorme successo: guadagnata la fiducia della Salvatrice era un passo più vicina alla sua “famiglia perfetta”.
A distoglierla dai suoi pensieri fu l’ombra della figura della ragazzina, diretta verso il sottoscala. Questa lo aprì, vi posò dentro qualcosa e poi fuggì di nuovo su per le scale, ben accorta a non far troppo rumore. La Swan si muoveva con l’agilità e la grazia di un felino e questo portò la bionda a chiedersi quante volte era stata costretta ad alzarsi nel cuore della notte, nelle altre case, per rubare qualcosa da mangiare, o scappare: non doveva aver avuto una vita facile ma, fin quando sarebbe stata con lei, avrebbe avuto uno splendido futuro davanti.
La donna tornò nella sua camera da letto col cuore colmo di questa consapevolezza e si addormentò, conscia del fatto che sarebbe stata svegliata non molte ore dopo, probabilmente da altre grida di terrore del povero Kevin.

Emma non provò più a fuggire nel cuore della notte e, da quel giorno, la cannella non mancò mai nella casa di Ingrid.

 


Note dell'autrice: Come, quando e perché ho scritto questa one-shot non saprei dirlo nemmeno io, (anche perché ho sempre pensato che avrei esordito in questa sezione con una Swan Queen) semplicemente mi era passata per la testa questa piccola scena e l'ho appuntata. Ho chiesto un parere alla carissima Hendy e alla fine ho deciso di pubblicarla. 
Quindi niente, ringrazio tutte le persone che la leggeranno e buon anno nuovo a tutti! ^^

   
 
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