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Autore: ___Lils___    02/01/2015    3 recensioni
E' una storia di una ragazza italiana con un passato difficile, in modo abbastanza pazzo e surreale arriva nel cast dello Hobbit. Interpreterà una Nana e legherà con il cast mentre cercherà di combattere i propri demoni.
P.S la storia è basata su una persona reale e questi fatti sono avvenuti, mi sono permessa di scrivere questa storia per alleviare le sue pene. Ti voglio bene, sai chi sei.
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Eccomi tornata :D
Spero che abbiate passato un ottimo inizio dell'anno, un bacio a tutti
_Lils_


Sento bussare alla porta e alzo la testa dal cuscino, guardo la sveglia e sbarro gli occhi: sono le sette! Mi alzo sbuffando pensando ad un modo per uccidere la persona che ha deciso di svegliarmi così presto nel mio giorno libero, arrivo alla porta senza curarmi del mio aspetto e la apro.
“Ciao”
“Ciao…”
Il disturbatore del mio dolce riposo è un bambino, avrà un massimo di otto anni e una folta chioma bionda. Mi guarda di nuovo ed inizia a ridere, io abbasso lo sguardo e capisco il motivo: il mio pigiama con gli orsetti che ballano deve essere abbastanza ridicolo.
Gli rivolgo un sorriso caldo: “Ti sei perso?”
“Credo di sì”
Rido nel sentirlo turbato e colpito nell’orgoglio dall’aver dovuto ammettere una cosa del genere: “Stavi cercando qualcuno?”
Le famiglie del cast sono arrivate ieri sera, io ho deciso di rinchiudermi in camera per evitare di dover spiegare nuovamente perché i miei genitori non erano lì, non volevo mentire spudoratamente ancora una volta.
“Zio Richard”
Lo guardo meglio e, togliendo gli occhi di ghiaccio molto simili a quelli di Armitage, non somiglia per nulla all’uomo. Sorrido e mi metto in ginocchio per essere alla sua altezza: “Hai sbagliato appartamento”
“Mi puoi dire qual è il suo?”
Gli guardo le mani e noto che ha qualcosa che sembra un regalo in esse, sorrido: “Che ne dici se mi vesto e ti accompagno? Non mi va che un bel bambino come te vada in giro solo soletto”
Mi guarda con aria confusa poi annuisce e sorride: “Avrei potuto trovarlo anche da solo”
Sorrido, inizio a notare una certa somiglianza con il carattere dello zio: “Non ne dubito, sei il nipote di Thorin dopotutto”
Lo vedo aprirsi in un sorriso enorme: “Non vedo l’ora di vederlo al cinema e dire a tutti i miei amichetti che quello è mio zio”
Rido: “Immagino, tu aspetta qui, guardati un po’ in giro se vuoi, io vado a prepararmi e prometto di metterci poco”
Lui sorride mentre lo vedo andare dritto verso la libreria, i miei libri sono arrivati qualche giorno fa dall’Italia insieme a molte altre mie cose. Mi sposto nella seconda camera da letto dove trovo Alessandra ancora bella addormentata, mi mancherà vederla tutte le mattine e condividere con lei le mie giornate: “Ale”
Ricevo un mugolio come risposta, mi avvicino al letto: “Ale”
“Che vuoi?”
Mi tira una cuscinata ed io inizio a ridere: “C’è il nipote di Richard di là, mi devo vestire ed accompagnarlo dallo zio, gli fai un po’ di compagnia nel frattempo?”
Mi guarda come se volesse uccidermi: “Grazie”
Le sorrido per poi tirarle di nuovo il cuscino addosso: “Muoviti, pigrona!”
“Sai non mi mancherai per nulla, rompipalle”
Rido mentre esco e mi dirigo in bagno per darmi una rinfrescata al volo poi jeans ed una maglietta e sono abbastanza presentabile.
Esco e trovo i due intenti di fronte al tavolo, il bambino ha un enorme tazza vuota di fronte con un vassoio pieno di biscotti: “Latte e biscotti, il miglior modo per iniziare una giornata”
Gli faccio l’occhiolino mentre lego i miei capelli in una coda di cavallo, sorrido alla mia migliore amica e mi rubo un biscotto dal vassoio: “Allora? Pronto a trovare lo zio scomparso?”
Sorride: “Prontissimo!”
Si alza e si dirige alla porta mentre io scocco un bacio sulla guancia della mia amica: “Ci vediamo dopo”
“Ricordati che alle 17:00 devo essere in aeroporto, devo finire i bagagli”
Sbuffo: “Ti vengo a prendere alle 16:00, preferisci?”
Annuisce felice ed io mi volto, so perfettamente che ha finito i bagagli da due giorni e che inventa tutte queste scuse solo per farmi rimanere sola con il cast.
Apro la porta e il bambino esce fuori saltellando, mi trattengo dal ridere anche se mi rendo conto di non saper il suo nome: “Ehi Armitage?”
Lui si volta e sorride: “Non mi hai detto come ti chiami”
Punta i suoi begli occhioni nei miei: “Abe”
Torna a saltellare sulla strada e a guardarsi intorno come se fosse un minuscolo puntino in un immenso universo, so come si sente è questa la sensazione che ti regala il paesaggio della Nuova Zelanda.
“Tu invece?”
“Io sono Giada”
Mi guarda in modo strano: “Non sei inglese, vero?”
“Italiana”
Ride: “Ora capisco quel nome strano”
Subito dopo si porta una mano sulla bocca ed io inizio a ridere: “Tranquillo, non hai detto nulla di male”
Lo vedo rilassarsi e gli sorrido nuovamente, mi porge la mano ed io la afferro: “Chi sei tu nel film?”
“Io sono Sambril”
Lo vedo sorridere: “Questo fa di te mia cugina”
Inizio a ridere mentre lui si unisce a me: “Sì, più o meno”
Arriviamo di fronte alla porta dell’appartamento e ,nell’istante in cui sto per bussare, la porta si apre rivelando una donna ed un uomo allarmati: “ABE!”
Io sorrido mentre vedo il piccolo correre tra le braccia di quelli che devono essere i genitori, sento un rumore di passi arrivare nel momento in cui i due urlano il nome del bambino e una coppia di anziani arriva dietro di loro.
“Tuo zio sta girando tutto il campo per cercarti, che cosa avevi in mente?”
“Volevo portare il mio regalo allo zio Richard”
Sorrido di nuovo mentre mi volto per andarmene, ma una voce mi ferma: “Grazie per averlo portato qui, signorina”
Mi volto e vedo che la voce appartiene alla donna anziana che mi rivolge un caldo sorriso: “Nessun problema, è stato un piacere conoscere Abe”
Il bambino mi sorride: “Ci rivediamo presto, vero Giada?”
Rido e tutti gli altri si uniscono a me: “Ma certamente Abe, ricordi? Io lavoro qui”
Gli faccio l’occhiolino e mi volto, ma non faccio in tempo a fare qualche passo che vedo spuntare dalla strada due figure molto familiari: Richard e Martin. Il primo alla vista del nipote sorride rassicurato e corre verso di lui prendendolo in braccio mentre il secondo si avvicina a me: “Che cosa ci fai qui?”
“Ho riportato il piccolo a casa, tu invece?”
Sorride: “I miei figli e la mia adorata dormono profondamente e ho deciso di uscire per una passeggiata, ma ho incontrato Richard che stava dando di matto e ho cercato di aiutarlo”
Iniziamo a ridere insieme e in quell’istante la voce di Abe arriva alle nostre orecchie: “E’ stata Giada, zio. Mi ha fatto fare colazione e mi ha portato qui, ma è davvero tua figlia? Nel film intendo? Insomma sarebbe una figata! Inoltre è vero che la rivedremo quando sarà tutto finito? Insomma la inviteremo a stare da noi a Londra, no? Io voglio assolutamente che lei venga, devo fargli vedere tutti i miei giochi!”
Io e Martin ricominciamo a ridere seguiti subito da tutti tranne che da Richard che cerca di rispondere alle domande a manetta fattegli dal nipote.
“Perché non inizi a farle vedere quelli che hai qui?”
Abe sorride ed io mi sento le guance andare a fuoco: “Io…”
Martin arriva in mio soccorso: “Credo che Giada debba prepararsi per i giochi, non può competere con i jeans, che ne dici se glieli fai vedere questa sera dopo cena?”
“Ci sto!”
Tutti ricominciano a ridere mentre vedo Richard sorridermi e farmi l’occhiolino: “Allora lasciamola cambiarsi e ci rivediamo tra poco per i giochi, mi raccomando puntuale Sambril”
“Ma certo, padre. Una principessa non deve mai arrivare in ritardo, lo so bene”
Il nostro scambio di battute provoca delle risate in Abe, io mi inchino e lui ride ancora più forte poi mi volto  e ,prima di tornare al mio appartamento, gli faccio l’occhiolino.
***
“Muoviti!”
“Ma…”
Prendo la mia amica e la spingo fuori dalla porta di casa: “So benissimo che hai finito i tuoi bagagli, questa ultima giornata la passi con me e il cast. Non rompere!”
La inizio a trascinare mentre lei ride, la differenza dei nostri caratteri è abbastanza evidente oggi: lei indossa un vestito azzurro corto con dei tacchi mentre io sono in tuta, era ovviamente richiesta per i giochi, ma l’avrei indossata comunque.
“Giada!”
La voce di Abe arriva nuovamente alle mie orecchie, mi volto e me lo trovo dietro: “Ehi”
“Ho visto le prove, sei in un giro difficile!”
Vedo Richard e la sua famiglia osservarci: “Davvero?”
“Sì, vieni!”
Mi prende per mano e mi fa vedere il tabellone delle prove, lì ci sono un altro ragazzino e un’altra bambina che appena vedono Abe gli corrono incontro.
“Lei è Giada, ragazzi. Loro sono Joe e Grace”
Sorrido: “Piacere di conoscervi, ragazzi”
La bambina ride: “Tu sei quella che dovrà fare finta di essere la ragazza di papà?”
Gli altri due iniziano a ridere con lei: “Sì”
“Bhe papà è fortunato, sei davvero bella, ma non bella come la mamma”
Vedo Martin e Amanda ridere insieme alla famiglia di Richard: “Ovviamente”
Cerco di trattenere le risate e in quell’istante vedo a cosa si riferiva il piccolo Abe, la mia prima prova è la corsa e sono contro Dean, Aidan e Adam.
“Sei contro tre maschi, credi di potercela fare?”
“Ma certo che ce la farà, lei è forte!”
Vedo i due fratelli rispondersi a tono e non riesco più a contenere le risate: “Ce la metterò tutta!”
Faccio l’occhiolino ai tre prima di essere interrotta da Aidan: “E perderai, mia dolce cuginetta”
“Non ne sarei così convinto fossi in te, dolce ed ingenuo Aidan”
Dean si avvicina ridendo: “Possibile che voi riuscite sempre a stuzzicarvi a vicenda?”
“Sì!”
Rispondiamo in contemporanea facendo ridere tutti quanti, Andy si avvicina a noi: “Preparatevi la corsa inizia tra poco per voi tre”
“Ma neanche il riscaldamento?”
Mi volto verso Aidan: “Cos’è senza riscaldamento il dolce principe non riesce a correre?”
Mi rivolge uno sguardo assassino ed io gli faccio la linguaccia, sta per iniziare a farmi il solletico quando sento qualcuno fare presa sul mio orecchio destro, alzo lo sguardo e vedo Richard sorridere divertito: “Vi sembra questo un comportamento consono a dei principi? Andate a mettervi sulla linea di partenza, ora!”
Ci sforziamo di non ridere mentre i piccoli ci guardano ammaliati: “Agli ordini!”
Corriamo veloci fino alla linea e quando vedo il percorso mi prende un colpo, Andy mi raggiunge e ride: “Qualcosa non va?”
“Volete ucciderci?”
Lui ride ed anche la risata di Peter mi raggiunge: “No, solamente farvi divertire”
Il percorso è pieno di ostacoli: cespugli, barricate di legno ed altro ancora. Inoltre è alquanto lungo.
“Io scommetto che Giada ce la fa”
Mi volto verso Grace e vedo la speranza negli occhi di quella bambina, so che cosa significa essere una ragazza per il mondo e che si pensa sempre che nello sport siano delle frane. La madre le posa un bacio sulla guancia: “Ha buone possibilità”
Mi sorride ed io faccio lo stesso poi mi avvicino ai tre che sono circondati dalle rispettive famiglie: “Allora ho bisogno del vostro aiuto, ok?”
Loro annuiscono: “Dovete andare alla fine del percorso con le vostre famiglie, ho bisogno del vostro incoraggiamento nel momento peggiore. Inoltre dovete portarvi la mia amica Ale con voi, è timida, ma sono certa che grazie a voi si sentirà a casa, vero?”
I tre annuiscono di nuovo: “Per ultima cosa voglio un bacio da voi, mi serve della carica”
I bambini sorridono felici e fanno quello che gli ho chiesto, vedo Grace prendere per mano Ale e tutti incamminarsi verso l’altro lato del percorso, l’unico che resta è Richard: “Buona fortuna”
“Grazie”
Sorrido e lui sta per mettermi una mano sulla spalla, ma si blocca: “Niente contatti fisici, visto? Me lo sono ricordato”
Lo vedo ridere ed io sorrido con lui: “Piano piano”
“Piano piano”
Lo ribadisce poi parte all’inseguimento degli altri, io guardo i miei sfidanti e Aidan ride: “Se vuoi ti lasciamo un po’ di vantaggio”
“Se continui così te lo do io il vantaggio, Turner”
Iniziamo a ridere tutti insieme poi Andy ci guarda: “Pronti?”
Ci disponiamo sulla riga, vicino a me ci sono Adam e Aidan, il primo mi guarda disperato: “Morirò prima della fine”
Inizio a ridere, prima di assumere un’espressione seriosa: devo respirare bene, ho un solo polmone e se mi concentro posso farcela. Ricordo quello che mi disse il mio medico: La corsa è una questione di testa.
Ce la posso fare. Io ce la posso fare.
“Tre…”
La voce di Andy arriva alle mie orecchie, chiudo gli occhi. Io ce la posso fare.
“Due…”
Un respiro profondo, non devo vincere, ma devo arrivare alla fine. Devo fare bella figura, non posso far vedere a Peter che non riesco a tenere i ritmi.
“Uno…”
Io sono veloce, io posso farcela.
“VIA!”
Inizio a correre e parto, mi faccio i primi metri tranquilla mentre vedo passarmi avanti Aidan e Dean. Respira, Giada, respira. Mi trovo di fronte un cespuglio e vedo gli altri due aumentare la velocità, io invece rimango regolare e vedo Dean cadere mentre Aidan si salva per un pelo. Passo vicino a Dean: “Tutto bene?”
“Non fermarti! Corri! Fai fuori quel cretino!”
Vorrei ridere, ma in quel modo perderei il ritmo, continuo a correre e passo i vari ostacoli con la mi stessa tecnica poi alzo lo sguardo e inizio a vedere la gente. Ci siamo quasi.
Dal traguardo ci divide solamente una barricata, Aidan è poco più avanti di me, questa volta lo vedo rallentare e sorrido. Mai rallentare di fronte ad una barricata di quell’altezza.
Inizio ad accelerare e corro più che mai anche se inizio a sentire il mio polmone bruciare, ma non posso fermarmi. Non ora.
Arrivo alla barricata quasi contemporaneamente ad Aidan, lo vedo saltare, ma la gamba dietro si impiglia nella barricata e cade rovinosamente a terra, lo sento ridere mentre io appoggio una mano su di essa e mi do lo slancio per saltare.
Lo salto senza problemi e torno a correre, mi rendo conto che Aidan non potrebbe mai raggiungermi. Sento le urla dei bambini e sorrido prima di effettuare una Rovesciata avanti. Sento il mio polmone quasi esplodere nel momento in cui taglio il traguardo. Sento le grida di tutti, ma il dolore al polmone è enorme e non riesco a non stare con il busto piegato. Vedo Alessandra correre verso di me: “Portami via… Qui dietro… La mia… roulotte”
La vedo annuire e con molta velocità mi porta lì e mi chiudo in bagno: “Vai a dire… che ho preso… una storta”
La sento uscire mentre inizio a tossire e sputare sangue: ho esagerato. Sento dei passi e mi stupisco della velocità con cui Alessandra ha avvertito gli altri, mi sento toccare i capelli e togliermeli da di fronte la faccia: “Tranquilla, cerca di respirare piano”
Non è la voce di Alessandra. Un altro colpo di tosse mi impedisce di vedere a chi appartiene.
  
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