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Autore: kyndrani    02/01/2015    0 recensioni
[Marble Hornets]
[Marble Hornets] Ellen Jane Burton è alla ricerca della sorella,Sarah,sparita misteriosamente durante le riprese di un film amatoriale. Ellen non sa che è stata trascinata in un vortice intriso di ombre,enigmi e paura, nemici terrificanti che sarà costretta ad affrontare,dubitando della sua stessa salute mentale. non è rimasto molto tempo. lui ci condurrà all'arca.♠
-salve,io sono kyndrani. so che i primi 4 capitoli sono corti,ma la protagonista sta ancora entrando in contatto con il mondo in cui è capitata. ogni consiglio sarà ben accetto,spero proprio che vi piaccia!-
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La videocamera si accende: entry#48
 
-cosa pensi che possa esserci,qui dentro?- domandò Ellen.
Tim si grattò il mento,riflettendo-magari,altri documenti,o…non saprei. Mi ricordo di una reception,potremmo controllare là.-
La ragazza lo seguì,fino ad arrivare ad una scrivania ovale,con un’anticamera alle sue spalle. I due andarono a controllare,quando Tim spinse Ellen dietro un muro.
-ma che…-
Lui le tappò la bocca,e allora anche la sceneggiatrice li udì: passi.
 
L’amico uscì con cautela,in tempo per vedere lo sconosciuto in felpa gialla aggirarsi per l’androne. Pochi secondi dopo,in tacito accordo,iniziarono a pedinarlo. La persona incappucciata si diresse in una stanza,frugò tra un cumulo di macerie,e si diresse verso l’uscita,sempre con Tim ed Ellen a distanza di sicurezza.
 
La ragazza deviò un attimo,senza avvertire Tim,curiosa riguardo le macerie: spostando dell’intonaco,trovò una cassetta consunta e rovinata,e dopo essersela messa in tasca,riprese a camminare. Una volta uscita, il ragazzo con la felpa si girò,li vide,e..
Iniziò a correre.
Ellen aveva già appurato quanto più rapido fosse rispetto a lei,ma Tim sembrava non averlo capito: si gettò all’inseguimento,la distanza tra i due che si allungava poco a poco.
 
Dopo la folle corsa nel bosco,i due sbucarono in una radura,dall’erba secca,e il cielo aperto.
-cazzo!- imprecò Tim –ci eravamo tanto vicini!- ringhiò.
-come ha fatto a sparire così…?- mormorò Ellen,in risposta.
-come cazzo faccio a saperlo?!- la canzonò lui
-ehi,calmati! Era una domanda retorica!-
-grande,adesso non posso fare niente finchè non si fa vedere di nuovo a casa mia. Davvero,meraviglioso!- rise,passandosi una mano tra i capelli. Tirò un calcio ad una roccia,ferendosi. Dopo un paio di bestemmie,decise –torniamo-
 
I due imboccarono due strade diverse per tornare a casa. Intanto che tornavano al parcheggio,si era fatto l’imbrunire,e adesso il cielo era buio.
 
Quella notte,sognò di essere una bambina,e di diventare a poco a poco una pianta,intrappolata nella corteccia di un albero.nel cuore della note,si svegliò: si sentiva osservata. Si ricordò di quando  Tim si era introdotto a casa sua e l’aveva osservata dormire. ‘’sorridi per la videocamera’’. Si alzò,andò a sciacquarsi il viso in bagno,portando meccanicamente la videocamera con sé. Dopo essersi frizionata i capelli ed essersi calmata grazie all’acqua fresca sul suo volto, tornò nell’ingresso,e ciò che vide la pietrificò:
 
la creatura si ergeva al centro della stanza,la testa quasi a sfiorare il soffitto. Ellen non aveva idea di come fosse entrato,ma solo che era lì,ed era lì per prenderla. Pensò rapida: se fosse rimasta lì sarebbe morta,o peggio. Le mani tremanti di lei si  posarono sulla cassettiera,sfiorando il rigido metallo delle chiavi dell’auto. In un raptus di paura,afferrò il portachiavi e il cellulare,e corse fuori dall’hotel,non avendo la forza per girasi a controllare se fosse ancora dietro di lei.
 
Fuggì rapida sull’asfalto,tentando di ignorare il freddo umido che le risaliva su per le caviglie nude. Raggiunta all’auto,incespicò col quadrante dello sportello. Quando la portiera si aprì,emise un sospiro di sollievo,ed una volta nell’abitacolo si guardò alle spalle. Egli stava immobile sotto un lampione. Ellen partì in fretta,ingranando una marcia a vuoto a causa dell’agitazione.
 
Si diresse verso il centro,pensando che trovarsi in un luogo affollato avrebbe aiutato. Imboccò l’autostrada,ma ancora lo vedeva nello specchietto retrovisore. Ogni volta che Ellen guadagnava distanza,lui appariva più vicino.
Poi più vicino
Ancora più vicino
Ancora di più
E di più
 
Gli occhi di lei caddero sulla frase stampata sul vetro del retrovisore: ‘’gli oggetti riflessi potrebbero apparire più distanti di quello che sono in realtà.’’  La pelle d’oca le fece rizzare i capelli sulla nuca. All’improvviso,la creatura scomparve. Sollevata,la ragazza riportò gli occhi sulla strada di fronte a lei.
 
Impallidì,vedendo la raccapricciante figura che si era inalberata al centro della corsia. Con una manovra disperata,di emergenza, svoltò a destra,nel tentativo di evitare l’impatto. Presa dal panico,confuse freno e frizione,facendo schizzare la vettura contro il guardrail. Il colpo la spinse in avanti, la cintura di sicurezza tesa in uno stretto abbraccio di vita.
 
Ellen sbattè la testa contro il manubrio,facendo gonfiare il’airbag,che le fece da scudo parziale contro i vetri in frantumi del parabrezza. Passarono alcuni minuti,che alla ragazza parvero ore. Il grosso pallone bianco si sgonfiò placidamente,e lei si staccò la cintura con le dita malamente tagliate e tremanti. Recuperò il cellulare dal cruscotto: nonostante lo schermo rotto,funzionava ancora.
 
Scese dall’auto,notando con sollievo che il mostro sen’era andato. Chiamò l’unica persona che le venne in mente:
 
-lo sai che ore sono?- una voce irritata e impastata dal sonno le rispose dall’altro capo del telefono.
-Tim? Sono…sono Ellen- fece lei,cercando con scarsi risultati di controllare il tremito della voce.
Il ragazzo scattò seduto,massaggiandosi le palpebre per sedare i puntini luminosi che vorticavano davanti ai suoi occhi –che è successo,che hai?- domandò preoccupato
-c’è stato un incidente,io non…non…- fece un sospiro per calmarsi -…non posso tornare in hotel,non con la mia auto…- spiegò,guardandosi attorno, in ansia.
Il ragazzo controllò la sveglia: le 3.04. –dove sei?- chiese,con voce ferma,recuperando al volo una felpa. In risposta,un singulto. –ehi,tutto bene?!- la chiamò,preoccupato.
-sono sulla 19bis,vicino ad un autovelox azzurro… seni,fai in fretta,mi fischiano…mi…mi fischiano le orecchie,temo sia vicino…- mormorò lei,sbrigativa. Di sicuro lòà fuori non poteva restare. L’auto non era in fiamme,poteva rifugiarsi là dentro finchè non fosse arrivato Tim.
 
Si raggomitolò sui sedili posteriori,la testa nascosta tra le gambe,ad ascoltare ad occhi chiusi i mille suoni della notte. Qualcosa stava raschiando sulla lamiera della sua auto,ma lei era troppo codarda per controllare. Un quarto d’ora dopo,il breve suono di un clacson le fece sfuggire un urlo involontario. Scese dall’auto, facendo segnali con le braccia. La spalla sinistra le doleva.
 
La vettura accostò,ne uscì un Tim trafelato e con profonde occhiaie.
-Ellen,cazzo,dovevi dirmelo che eri ferita!- la rimproverò lui, freddo. La ragazza non rispose,stava semplicemente lì,a ridacchiare,incapace di contenere l’incredibile sollievo che la pervadeva dalla testa i piedi. Lui la prese per le spalle,ritraendo in fretta la mano destra,accortosi del liquido vermiglio che aveva tinto il suo palmo di una sfumatura inquietante.
 
Si tolse la felpa,e la ragazza notò che anche lui era in pigiama,e aveva ai piedi due scarpe spaiate. Lui la coprì,ed Ellen venne avvolta da un piacevole calore. Tuttavia il contatto col tessuto le fece notare l’umido sulla spalla sinistra. Tim la fece sedere sui sedili posteriori. Poco prima di partire,Ellen si accorse che i graffi sulla lamiera della sua automobile formavano delle parole : ‘’ Trova TOby roGers’’
 
La telecamera si spegne.
 
e͉͍̼̮̹̬c̺͓̺̤͡co̦̘̮̟c͍̪̗̭̘͔i̢̖̹͙ ̝̼d͙̯i̙ ͏̻̞̥̜n̟͕̰͇u͉̤̼͟óv͏̪̥͔̳͈͕̖o̹̗͘ ̶͇q͉̯̯u̼̫̘̭i̯.
   
 
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