Valka si svegliò di colpo.
Di nuovo quell'incubo. Un incubo che la tormentava da anni, ma che si era fatto più opprimente negli ultimi tempi.
Si girò dall'altro lato, sfiorando con la mano il cuscino accanto a lei; quel cuscino che apparteneva a Stoick, l'amato marito che aveva perso ormai cinque anni prima.
Si alzò, guardandosi intorno; quella stanza era così vuota, senza l'imponente presenza dell'uomo. Sacri Dei, quanto le mancava... lui era stato la sua roccia, il suo sostegno da quando avevano perso la loro cosa più preziosa. Ma ora lui non c'era più, doveva cavarsela da sola.
Uscì, trovandosi in cucina, pulita e ordinata come l'aveva lasciata la sera prima; sfiorò la sedia a capotavola, quella del marito, che aveva lasciato lì, non l'aveva voluta toccare da quando lui era morto, cinque anni prima. Sospirò, sfiorando quel legno finemente decorato, poi si decise e allontanò la mano.
Andò verso la scala che conduceva al soppalco, e salì, poi aprì la porta, osservando la persona che dormiva lì dentro.
Quella persona era l'unico legame che le era rimasto con la realtà, da quando l'amato marito era stato ucciso dalla Morte Rossa, cinque anni prima.
Si avvicinò al letto, poi rimboccò le coperte e carezzò delicatamente i capelli biondi di Astrid, l'orfana che lei e Stoick avevano adottato quasi venti anni prima, dopo che avevano perso il loro unico figlio durante un attacco dei draghi.
Quel doloroso ricordo tormentava ogni notte la mente di Valka. Ogni notte sognava quel Tagliatempeste che si portava via il piccolo e fragile Hiccup, il suo amato figlio.