Nient’altro che cenere
La lama affonda nel tuo petto senza pietà.
Le gambe tremano, il respiro si smorza.
Sento il tuo calore riscaldare la mia pelle fredda.
Ti accasci contro di me, come un naufrago si aggrappa a uno scoglio.
Mi mormori qualcosa e sento gli occhi pizzicare.
Ti avevo avvertito, ma tu – ovviamente – non mi hai dato ascolto.
La lama scivola e la neve si tinge di rosso; sembra che lo facciate apposta.
Tu predomini su tutto, è sempre stato così e così sarà.
Sento il tuo corpo iniziare a bruciare come la spada di Damocle; perché deve fare così male il tuo fuoco?
Finisci sempre per distruggere qualcosa, persino te stesso.
Ti sento scivolare sempre più in basso, il liquido scarlatto mi imbratta l’uniforme.
Ti abbraccio, cerco di trattenerti ma è troppo tardi.
Tu, ormai, non ci sei più.
Cado anche io su quel manto innevato corrotto da te.
Mi sembra di bruciare.
Sento il mio cuore divorato dalle fiamme e nemmeno le lacrime trattenute domano quel fuoco.
Faceva davvero così male quando lambivi quelle lingue rossicce? Ti sentivi sempre così quando ti autodistruggevi?
Il tuo corpo non pesa, è piacevole tenerlo fra le mie braccia, ma allo stesso tempo fa male. Sei freddo come il ghiaccio. Dove è finito il tuo calore?
Sai, credo che il mio cuore sia morto nel momento esatto in cui ho catturato la tua vita.
Ormai sono un guscio vuoto lambito da fiamme immaginarie.
Volevo salvarti, non ci sono riuscito.
Di te rimane nient’altro che cenere.