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Autore: cin75    04/01/2015    10 recensioni
Quanto può essere forte ciò che ci lega ad un ricordo?
Dean e Sam stanno per scoprirlo. A loro modo naturalmente!!!
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Metto all’inizio questa nota , solo per spiegarvi come è nata questa storia. Allora, tempo fa , la cara Lylyy mi inviò questa foto dicendomi “Fatti venire un idea!” :

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Poi, navigando tra le tortuose correnti del web, incappai nella “telecronaca” della più famosa partita di scacchi della storia russa, quella tra il campione indiscusso di scacchi Kasparov e lo sfidante Karpov. Contro ogni previsione vinse lo sfidante con un paio di mosse a sorpresa. PUFF! Ecco l’idea!
Ho usato le loro mosse come titolo dei vari capitoli, quasi a voler anticipare ciò che faranno i personaggi. Solo per curiosità: nei titoli ogni tanto ci sarà un ? o un ! …. A quanto pare questi segni,nel gioco degli scacchi, stanno ad indicare la sorpresa o il dubbio di una mossa. ( ogni giorno si impara qualcosa!!)
Comunque!! Tutto questo per farvi capire come funziona ( o non funziona!!) la mia testa.
Spero che la storia vi piaccia e come sempre aspetto con ansia le vostre opinioni positive o negative che siano.
Ciao, Cin!
 

PROLOGO
 
Le porte automatiche del pronto soccorso sembravano metterci un eternità ad aprirsi, oppure era solo il peso che si faceva sempre più insostenibile del corpo di Dean, che Sam si era appoggiato ad una sola spalla, che faceva sembrare tutto più lento. E quando finalmente riuscì a varcare la soglia della sala delle emergenze, il ragazzo cominciò a gridare aiuto, a chiedere che qualcuno gli desse una mano con suo fratello ferito.
“Aiutatemi!!..per favore..siamo stati aggrediti..hanno ..hanno ferito mio fratello e lui..lui ha perso i sensi e non riesco a svegliarlo…per favore…!” disse con la voce affannata dallo sforzo di sostenere ancora Dean. Due robusti infermieri gli accorsero immediatamente accanto e lo aiutarono con Dean, togliendoglielo letteralmente dalle mani e adagiando il corpo incosciente su una lettiga. A loro si affiancò immediatamente un dottore.
“Che cosa è successo?!” chiese mentre si accertava delle condizioni di quel nuovo paziente.
“Eravamo appena usciti da un locale e siamo stati aggrediti da un gruppo di …non lo so…ubriachi…drogati…e lui….lui…” e mentre Sam cercava di trovare una scusa plausibile alle condizioni di suo fratello, Dean cominciò a sanguinare dalla bocca e i macchinari a cui fu immediatamente collegato, iniziarono a trillare rumorosamente.
“Ha un emorragia interna. Presto!!…in sala operatoria 2!” e corsero via tutti, lasciandosi dietro un Sam al limite della disperazione.

Le successive due ore, furono interminabili per Sam, seduto, in un asettico corridoio di quell’ospedale. Guardava implorante qualsiasi infermiere o addetto, sperando che passasse di lì, per portargli notizie di suo fratello. Ad un certo punto, non riuscì più a stare fermo. Si alzò e andò verso il bancone dove stazionava al computer una delle infermiere che lo avevano accolto quando aveva portato Dean.
“Per favore. Aspetto da ore. Voglio sapere come sta mio fratello. È possibile che non ci sia nessuno che possa dirmi che diavolo sta succedendo e perché nessuno ancora mi dice niente da quando lo hanno portato in sala operatoria??!” chiese con tono esasperato.
L’infermiera, capì l’agitazione del giovane, cercò di calmarlo e fortunatamente qualche minuto dopo, vide arrivare il dottore che aveva preso “in consegna” Dean.
“Si calmi. Vede il dott. Coleman sta appena uscendo dalla sala 2. Ora vedrà che le dirà tutto.”
Sam si voltò di scatto verso il dottore e gli andò incontro velocemente. “Allora?...come sta?!” chiese preoccupato.
“Sam, venga con me. Mi segua nel mio ufficio e parleremo delle condizioni di suo fratello!” fece con tono grave e serio.
“Ma come sta?!” insistette il giovane.
“Per adesso è stabile. Ma non ne parliamo qui. Mi segua!” li invitò ancora.

Qualche minuto dopo nello studio del medico Sam ascoltava senza interrompere tutto ciò il dottore doveva dirgli.
“Suo fratello Dean, aveva una massiccia emorragia interna che siamo riusciti a fermare. Ha alcune costole incrinate e una lieve frattura al polso sinistro.”
“Perché, penso che queste siano solo le belle notizie e che non mi sta dicendo tutto, dottore?!” e tremò quando vide il medico sospirare pesantemente. “Che succede?!” chiese allora timoroso della risposta.
“Sam, dopo l’aggressione ha mai visto suo fratello riprendere i sensi…anche se solo per poco?!” si infirmò il dottore.

Sam, fece mente locale a quei momenti. Loro che uscivano dal locale, il branco che li assaliva, loro che lottavano, lui che veniva bloccato a terra da tre di loro, mentre gli altri due , dopo aver atterrato Dean, vi si accanivano con calci  e pugni. Rivide uno di quelli che sovrastava Dean, ormai allo stremo delle forze, afferrarlo per i capelli , sollevargli la testa quel tanto da potergli parlare in pieno viso e poi sbatterglierla violentemente contro l’asfalto.
“Questo per esservi messi in mezzo ai nostri piani, cacciatori!” fu la cosa che gli sentì dire a Dean, prima di colpirlo in quel modo, mentre mostrava orgoglioso i suoi occhi neri.
Altro che ubriachi…drogati! Ma Sam non poteva di certo dire che erano stati assaliti da un gruppo di demoni incazzati perché loro da bravi cacciatori avevano mandato a puttane i loro piani nella cittadina vicina. No!, questo Sam non poteva dirlo.

Così la giustificazione più plausibile fu: ubriachi…drogati…sbandati!
“Sam?” lo richiamò Coleman. “Dean, ha mai ripreso i sensi?!” chiese di nuovo.
“No!...no. Da quando lo hanno colpito alla testa, non ha mai ripreso i sensi. Ho provato a chiamarlo, a svegliarlo…ma lui non ha più aperto gli occhi!” fece sconsolato. “Ma che succede?, perché questa domanda?, perchè non posso vedere ancora mio fratello?, perché non posso parlargli?!” chiese quasi d’istinto.
“Lo può vedere, Sam. Tra qualche minuto potrà rivederlo. Ma non credo che potrà parlargli.”
“Perché?”
“Mi dispiace, ma Dean... è in coma.”
Sam mosse le labbra, come a voler dire qualcosa, come a voler ripetere ciò che gli era stato detto, come se volesse ….ma niente! Non uscì alcun suono dalle sue labbra se non un “Dean!” sussurrato con dolore.
In quel momento qualcuno bussò alla porta dello studio medico e l’infermiera che vi entrò annunciò la presenza dell’agente di polizia.
“Lo faccia entrare. Che parli adesso con il sig. Smith e poi lo lasci libero di andare da suo fratello.” Ordinò severo il medico.
L’agente entrò nella stanza chiedendo scusa per l’interruzione e ripromise ai due che sarebbe stato breve.
“Mi serve sapere solo come mai eravate lì e se lei è in grado di riconoscere i vostri aggressori!” fece rivolgendosi a Sam.
Il giovane cacciatore in quel momento, fece ricorso a tutta la sua lucidità. Sapeva che più le sue risposte sarebbero state credibili e sensate, meno sarebbe dovuto stare a contatto con la polizia. Per quanto in quel periodo erano fuori dai radar della giustizia, non voleva rischiare che qualche poliziotto zelante ripescasse qualche loro vecchia foto segnaletica, anche se Frank ai suoi tempi fece un buon lavoro di pulizia.
“Noi siamo dei…degli antiquari. Ci occupiamo di oggetti di natura…antica, oggetti rari che di tanto in tanto sbucano tra cose più ordinarie!” disse credibile. Anche se dentro di sé pensava: Già! come se certi mostri spuntati dal nulla non siano cose rare e antiche. Come se uno skinwalker sia un normale cane domestico..o un vampiro il più cordiale dei vicini…o un demone …o una sirena…o uno stramaledetto shapeshifter…
“Come mai eravate in quel locale?!”
“Avevano concluso un …affare in una cittadina poco distante da qui e Dean aveva fame e ci siamo fermati ad un fast food al centro. Nel locale c’erano dei manifestini che pubblicizzavano un corso di poche ore per imparare gli scacchi e ho convinto mio fratello ad andare. Lui non voleva …è più un tipo da poker… e nemmeno quando eravamo piccoli sono mai riuscito a convincerlo ad insegnarmi a giocare a scacchi….” raccontò, mentre quasi senza volerlo tirò fuori dalla sua tasca un pezzo degli scacchi che aveva portato via dal locale. Il pezzo del Re. Bianco.
“ E poi che è successo?...ci siete andati?!”
“Sì, sono riuscito a convincerlo, ma a metà incontro, ne sapevo meno di prima così siamo andati via e quando siamo usciti siamo stati aggrediti.” Mentre si rigirava il pezzo tra le dita.
“Quanti erano?!”
“Sei…” disse e poi si corresse immediatamente. “No…no, mi scusi. Erano cinque!”  Dannazione Sam! Il demone che hai lanciato in quel cassonetto dopo che lo hai pugnalato!!
“Cinque o sei!?” chiese ancora.
“Cinque. Erano cinque. Noi abbiamo cercato di difenderci come potevamo, poi tre di loro hanno atterrato me e due hanno infierito su Dean!” spiegò riprendendo il controllo. “Erano cinque!” ribadì, perciò. Ma di certo non poteva dirgli che su di lui ce n’erano tre, perché il terzo gli teneva premuta la mano sulla bocca per impedirgli di recitare l’esorcismo che gli avrebbe rispediti all’Inferno. Non poteva dirgli, quando l’agente chiese di fornirgli i tratti somatici, che tra i segni particolari poteva scriverci: occhi neri e puzza di zolfo.
Non poteva dirgli che erano vivi solo perché, terrorizzato da come vedeva ferito suo fratello, con uno scatto dettato dalla pura rabbia, era riuscito a divincolarsi il giusto per recitare l’esorcismo.
“Ok! Sig. Smith. Credo che sia tutto. Almeno per ora. La terremo informato se troveremo qualcosa o…qualcuno. Le faccio i miei migliori auguri per suo fratello!” e si congedò.
Sam rimase per un po’ in silenzio a guardare la porta dello studio che si chiudeva e poi senza spostare lo sguardo disse solo:
“Per favore, mi faccia vedere mio fratello adesso!”

Nella stanza in cui avevano sistemato Dean, regnava una leggera penombra. Sam entrò e si andò a sedere accanto a letto. Il maggiore sembrava stesse solo dormendo. Sembrava addirittura sereno se non fosse per quelle tracce di lotta che gli segnavano il viso.
“Ehi!? fratellone!” lo richiamò sperando che Dean gli rispondesse. “Dean?!”, lo chiamò ancora. “Per favore…per favore…apri gli occhi!”
   
 
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