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Autore: morphological    04/01/2015    2 recensioni
A casa dei coniugi Smith, le gemelle Cassandra ed Elettra crescono felici, vivendo on tranquillità gli anni della loro infanzia, costellati da sogni di pericolose ed eccitanti avventure nello spazio e nel tempo.
"Era una bellissima notte, il cielo era pieno di stelle che brillavano. Quella era una notte senza luna, perfetta per raccontarsi delle storie dell’orrore.
La piccola Cassandra fu svegliata da un rumore che conosceva bene: la porta sul retro che si apriva. Peccato che si stesse aprendo alle quattro del mattino. [...] "
E mentre viene festeggiato il compleanno del nostro adorato Dottore umano, una figuar si muove nell'ombra. Uno spettro del passato che porta con sé un segreto.
[FA PARTE DELLA SERIE: il Dottore, nel TARDIS, con Rose Tyler, e...]
Genere: Mistero, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10 (human), Donna Noble, Nuovo personaggio, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Dottore, nel TARDIS, con Rose tyler, e...'
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DIsclaimer: i personaggi NON mi appartengono (anche perché sennò ci sarebbero troppi finali melensi), e non mi pagano per scrivere 'sta roba


Un triangolo di menti

Era una bellissima notte, il cielo era pieno di stelle che brillavano. Quella era una notte senza luna, perfetta per raccontarsi delle storie dell’orrore.
La piccola Cassandra fu svegliata da un rumore che conosceva bene: la porta sul retro che si apriva. Peccato che si stesse aprendo alle quattro del mattino. Cassandra si alzò dal letto, attenta a non svegliare sua sorella Elettra, che, a giudicare dal libro aperto posato sul letto, non doveva essersi addormentata da molto. Attraversò il corridoio in punta di piedi, e quando uscì in giardino, vide suo padre che stava giustappunto entrando nel TARDIS. Quando la vide, si bloccò. “Ehi Cassie, che ci fai sveglia?” si avvicinò guardandola negli occhi.
“Mi hai svegliato. Stai partendo di nuovo nel cuore della notte?”, chiese con candore e con una punta di rimpianto. Anche lei voleva viaggiare e vedere i luoghi di cui raccontavano sempre i suoi genitori, la sola idea di rimanere ancora su quel mondo che le pareva così stretto la faceva impazzire. Lei voleva esplorare, ammirare lo splendore delle stelle più da vicino, mentre volava fra loro.
“Lo sai che ho delle responsabilità.” la prese in braccio e le diede un piccolo bacio sulla fronte. Lo faceva spesso, altri sei mesi e non avrebbe più potuto prendere in braccio le sue due figlie; crescevano talmente in fretta, da quando era diventato umano, gli sembrava che il tempo scorresse a doppia velocità.
“Voglio venire con te.” mise il broncio lei.
Lui fece un sorriso triste “Cavoli, hai proprio preso tutto da me.”, la mise a terra e si abbassò per poterla guardare negli occhi “Io capisco che vuoi viaggiare, ma sei troppo piccola, hai solo cinque anni, il mondo la fuori è pericoloso. Ma tranquilla, ti ho promesso che viaggerai e così sarà, va bene?”
Cassandra annuì “Okay”.
“Brava piccola.” le scompigliò i capelli con dolcezza e si diresse verso il TARDIS, prima di entrare si girò e la guardò negli occhi “Vai subito a letto, intesi?”
“Si papà.”
Lui le fece un ultimo sorriso e sparì all’interno della nave. Cassie rimase fuori fino a che il TARDIS  non sparì alla vista. Le piaceva un sacco il modo in cui spariva, anche se trovava il rumore un po’ fastidioso nonostante non avrebbe mai ammesso davanti a suo padre. Lui diceva sempre che quel rumore portava speranza a chiunque lo sentisse, quindi guai a dire qualcosa.
“Bene, è ora di andare a dormire.”
Cassandra si girò e vide affacciata alla porta sul retro la sua mamma, con i capelli sciolti e una lunga vestaglia. “Mamma.” si avvicinò a Rose mentre la donna le posava un braccio sulle spalle e la portava dentro. “Vai a vedere se tua sorella vuole compagnia, si sarà sicuramente svegliata”.
La bimba diede il consenso e si diresse in camera sua. Come aveva detto Rose, Elettra era sveglia e aveva ripreso il libro che stava leggendo prima di addormentarsi, “A Christmas Carol” di Charles  Dickens, l’autore preferito di suo padre. Quando Cassandra entrò, si beccò una strana occhiata da sua sorella “È di nuovo partito nel cuore della notte senza dire niente a nessuno?”
L’altra bimba annuì e si mise a letto, accoccolandosi su un fianco e guardando la sorella negli occhi. “Mi ha promesso che ci farà fare un viaggio.”
“Chissà quando però...” rifletté, prima di cadere in un sonno profondo e senza sogni.
 
 
 
Un anno dopo
 

Era una notte di festa in casa Smith, quel giorno il Dottore compiva gli anni.
Sin dal primo anno in cui era rimasto sulla terra, i Tyler avevano cercato di fargli una festa di compleanno nonostante le sue lamentele. Lui non voleva feste, non ne capiva il senso. Non comprendeva perché dovesse festeggiare il trascorrere di un altro anno. E poi c’era anche il problema di definire la sua età, era abbastanza difficile perché in realtà il suo corpo era nato da sette anni e la sua mente da oltre novecento; per non parlare poi del fatto che non sapevano quando fosse nato. Eppure, sua moglie e il resto della famiglia non avevano ceduto e, dopo mille lamentele e qualche preghiera, erano riusciti nel loro intento.
Per l’occasione avevano invitato tutti i membri della famiglia a cena, e il tutto si svolgeva tra risate e sorrisi. Erano l’emblema della felicità.
Mentre, fuori dalla loro casa, qualcosa si muoveva nell’ombra. Un lampo di luce blu e una donna si materializzò sullo spiazzo davanti alla casa; buttò via quello che all’apparenza era una grande matassa di fili e pezzi di metallo, e con fare affaticato si diresse verso la casa. Bussò quattro volte prima di accasciarsi al suolo. Gli inquilini della casa si sorpresero: chi mai poteva essere a quell’ora? Il primo a muoversi fu un uomo dai capelli castani che sfidavano la gravità, subito imitato da sua moglie. Quando aprirono la porta, si trovarono davanti ad un viso noto.
“Donna?!” urlò il Dottore, e rimase imbambolato sull’uscio di casa, troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa. Dal canto suo, Rose tentò di far smuovere suo marito, che alle insistenze della moglie si riprese e trasportò la sua amica dentro casa, adagiandola sul divano. Quando Donna si svegliò il primo viso che vide, fu quello di due bambine identiche che la guardavano con degli enormi occhi cioccolato. Subito dopo una voce che conosceva bene si rivolse a lei “Donna Noble, sei assolutamente impossibile.” poi le porse una tazza piena di un liquido scuro, che identificò come cioccolata calda.
“Grazie, siete stati gentili.” Bevve un sorso e poi, posata la tazza sul tavolino accanto al divano, si drizzò in piedi e puntò un dito contro il Dottore. “Non credere nemmeno per un istante che questo metta a posto tutto. Sai quante ne ho dovute passare da quando mi hai cancellato la memoria? E quando ti ho visto, ho ricordato tutto. Pareva quasi che un treno in corsa mi stesse passando sopra la testa. Ti detesto per questo, sappilo.” La sua voce era leggermente incrinata, ma si era imposta di non piangere e non lo avrebbe fatto. Nonostante questa sua volontà, dopo aver riversato la rabbia che provava, si sentiva vuota, prosciugata.
Dal canto suo il Dottore cercava di non esplodere e di parlare con calma, sebbene gli venisse abbastanza difficile non urlarle di rimando, dando così inizio a una discussione pressoché infinita che avrebbe sconvolto ancora di più Donna. Invece di esprimere il suo risentimento, decise di manifestare la curiosità: “Ma come fai ed essere qui?”.
Lei gli rispose con un’occhiata trasudante di superiorità, una brutta abitudine di chi era più intelligente e che fece alzare al Dottore gli occhi al cielo. “Sono qui grazie al mio cervello” si picchettò sulla tempia “mi pare ovvio!” siccome Donna non dava segno di voler continuare la sua spiegazione, Cassandra si intromise: “E tu chi sei?”
Sua sorella le diede una gomitata e la rimproverò a mezza voce, mentre Donna le rivolgeva uno sguardo ricolmo di tenerezza. “Io sono Donna Noble, e un tempo ero una compagna di viaggio di vostro padre. Voi due come vi chiamate?”
“Lei è mia sorella Cassandra, io invece sono Elettra.” disse la gemella alla sua sinistra.
Rose gettò uno sguardo all’orologio “Bambine, è ora di andare a letto” Le prese entrambe per mano per accompagnarle a letto, si girò solo un secondo per fare l’occhiolino a suo marito e chiedere alla sua famiglia di andarsene. Stranamente, tutti e tre i Tyler le diedero retta e, con i saluti di circostanza, levarono le tende. Una volta che furono da soli, Donna riprese il suo attacco: “È mai possibile che con te diventa tutto più complicato? E soprattutto, davvero credevi che con la mia intelligenza non sarei riuscita a trovare una soluzione al problema della testa che esplode?”
“Ricordati che non sono stato io a cancellarti la memoria!”
“Ma lo avresti fatto anche tu!” e prima che l’uomo potesse aggiungere qualcosa per discolparsi, aggiunse “E non provare a mentirmi, ricordati che la mia mente è collegata alla tua e riesco ad intuire cosa stai pensando.” lui rimase zitto a fissarla, negli occhi un’aria antica, che stonava con suo aspetto giovanile; pian piano un sorriso entusiasta si andò delineando sul suo viso, al quale la donna rispose senza nemmeno pensarci: non era mai stata veramente arrabbiata, solo ferita dal comportamento del Dottore. I due si sedettero sulle poltrone del salotto, continuando a guardarsi negli occhi.
“Raccontami cosa ti è successo, ho bisogno di sapere.”
“Accadde un giorno come gli altri, ero in un negozio di abbigliamento femminile, quando vidi un uomo stravagante, vestito in un modo ancor più bislacco che correva per i corridoi. Subito dopo avvertii uno stranissimo dolore ala testa, e i miei ricordi cominciarono a rifiorire, uno dopo l’altro. E il dolore ritornò. Schiacciante e prepotente, m’impediva anche di pensare. Senza rifletterci un istante tornai a casa, da mio nonno, che non appena mi vide comprese subito la situazione, e insieme cercammo un modo per impedire che accadesse il peggio.” Il Dottore la ascoltava rapito, e ancora non aveva emesso un solo suono, segno che era molto concentrato “Isolai la mia mente dalla tua con un campo magnetico, in questo modo i tuoi ricordi non mi avrebbero fatto del male, ma non la tua intelligenza, una parte di quella rimase. Con l’ultimo sprazzo di conoscenze aliene che mi era rimasto costruii un congegno particolare, che mi avrebbe permesso di passare attraverso il tessuto della realtà.”
Quando Donna finì il suo racconto, il sorriso del Dottore si allargò ancora di più “Sei incredibile!” detto questo, la abbracciò forte. In quell’istante entrò Rose, che non appena li vide, chiese: “Mi sono persa qualcosa?” l’unica risposta che ottenne fu un riepilogo veloce e confusionario di quello che Donna aveva appena detto al suo amico. La giovane non poté che essere contenta del ritorno dell’amica, ma era stanca morta perché quel giorno al Torchwood le avevano fatto fare gli straordinari, perciò, dopo un po’ che erano rimasti a parlare, si congedò, ricordando al Dottore di mostrare a Donna la stanza degli ospiti. L’altra aveva cercato di protestare, ma Rose non aveva voluto sentir ragioni: lei sarebbe rimasta da loro per tutta la sua permanenza in quell’universo.
“Raccontami di te. Hai una casa,una moglie” indicò l’anello sul suo anulare “due bellissime figlie. Te la passi bene”
Lui si passò una mano sul volto. “Direi di sì. Sai che il TARDIS è cresciuto? Qualche anno fa, in realtà. Io e Rose viaggiamo da tanto, solo che da quando sono nate le bambine ci siamo fermati e siamo tornati alla nostra vita sulla terra.” Le raccontò quello che gli era successo, delle cose che avevano visto in quell’universo tanto diverso da quello che conoscevano, e lo aveva fatto perché quando aveva menzionato i viaggi gli occhi di Donna avevano ritrovato la luce che avevano quando l’aveva conosciuta. Decise però di omettere la verità su Elettra: se voleva che fosse al sicuro, meno persone erano a conoscenza della sua esistenza meglio era.
Quando ebbe finito le storie da raccontare si rese conto che Donna si era addormentata da un po’. Perciò la prese in braccio – era strano che una persona smilza come lui riuscisse a tenere una donna formosa come lei tra le braccia – e la portò nella camera degli ospiti, facendo molta attenzione a non svegliarla. Quando ebbe finito la complicata operazione, si diresse finalmente nella stanza da letto, dove trovò una dormiente Rose. Sorrise alla vista di sua moglie così felicemente addormentata e, dopo essersi cambiato, s’infilò sotto le coperte, assopendosi; cadde in un sonno tormentato, come suo solito, e si svegliò di scatto. Si rese conto di aver dormito tanto solo quando guardò fuori dalla finestra e vide che il sole era già alto, e subito i suoi pensieri corsero alla sera prima, a Donna. Si diresse verso la cucina, chiedendosi quanto avesse dormito; cominciava davvero a detestare il dormire così tanto, certo, ormai ci aveva fatto l’abitudine ma alle volte lo snervava. Quando arrivò in cucina sia Donna sia Rose erano al tavolo, che chiacchieravano tranquille mentre sorseggiavano del caffè. Cassandra ed Elettra quando lo videro gli corsero incontro con un sorriso sui volti. “Papà, ma da quando dormi così tanto?” gli chiese Elly.
“Da adesso”
Donna osservò con attenzione quella famiglia, e si scoprì contenta di vederli così felici: non credeva che il Dottore potesse stare bene in un ambiente così domestico, e non fu mai così felice di essersi sbagliata. Soprattutto rimase incantata dalle due bambine, da quel loro modo di fare che sapeva tanto di marziano. Sì, perché anche loro due avevano una veloce parlantina e adoravano le cose scientifiche come il padre, si notava facilmente dal loro sguardo incantato mentre rimiravano il cacciavite sonico del loro papà. Non si chiese nemmeno come fosse possibile che ne avesse trovato un altro, c’erano mille spiegazioni, e in fondo lui era il Dottore. Forse la cosa che la colpì in quelle due piccoline furono i capelli rossi fiammanti, ma subito comprese: era il suo DNA.
All’improvviso, violenta come una tempesta inaspettata, un’ondata di emozioni la travolse: orgoglio, rabbia, tristezza, e la più potente di tutte, amore. Tutte amplificate rispetto a come le avrebbe sentito un qualsiasi essere umano. Si resse al tavolo con una mano, mentre con l’altra si teneva la testa. Poco lontano da lei, John faceva la stessa cosa. Dopo qualche secondo tutto finì, e i due si accasciarono per terra, stremati. Rose rimase a guardarli per qualche istante. Ma prima di poter fare qualsiasi cosa per aiutarli i due si rimisero in piedi, la prima mugugnando a mezza voce, il secondo scuotendo la testa, cercando in qualche modo di scacciare via i brutti pensieri.
“John!” esclamò la bionda, e quando lui non le rispose ma si limitò a cercare di dare una regolata al suo respiro, sentì le lacrime che le pungevano gli occhi “Dottore!”. Nel sentirsi chiamare così lui si volse verso di lei cercando di farle un sorriso “Sto bene ora, non preoccuparti” e nel dire questo, si mise definitivamente seduto sulla sedia. Nel frattanto le gemelle aiutavano la loro ospite ad alzarsi. Sia John che Donna si guardarono: avevano capito quello che era appena successo.
Il fatto era che sin da quando lui, la Meta crisi Biologica del Dottore, era nato e Donna aveva assorbito la mente del signore del tempo dentro di sé il legame psichico dei tre era diventato indissolubile, e anche se c’era un intero universo parallelo a distanziare i due umani dall’alieno quel legame persisteva, e li rendeva uniti più che mai. E ora, dato che sia John che Donna erano nello stesso universo il legame era ancora più amplificato, e le emozioni trasmesse ancora più potenti. Quando i due lo spiegarono a Rose, mentre con una rassicurazione e un gran sorriso da parte del padre le due bimbe venivano mandate in un’altra stanza a giocare, la bionda rimase sconvolta; le due invece si misero dietro la porta ad ascoltare, bevendo ogni parola dei discorsi degli adulti.
“Quindi mi stai dicendo che voi riuscite a capire cosa prova lui in questo momento?”, chiese la bionda, sentendosi rivoltare lo stomaco all’idea che suo marito le avesse nascosto quell’informazione. Lui, che doveva aver intuito cosa stesse pensando le rivolse uno sguardo che diceva: non è il momento. Rose ingoiò il rospo, rendendosi conto che John aveva ragione e che non era il caso di dare spettacolo, e impedendo al suo orgoglio di rispondergli che non le importava nulla e che lei quel discorso voleva farlo adesso. Si rese conto però che la frase era troppo infantile.
“Il canale telepatico può essere relegato in un angolino della mente, per questo Donna non se n’era accorta quando le avevo cancellato la memoria: se non ci pensi, di solito, non senti nient’altro se non una specie di mormorio indistinto”.
Il vero problema venne quando Rose chiese quale avvenimento potesse scatenare delle emozioni talmente intense da provocare quella reazione, soprattutto perché John sapeva perfettamente che cos’era, e all’idea le guance gli si imporporarono immediatamente. Ma questo non fece che aumentare la curiosità di Rose.
Quando il Dottore di quell’universo si limitò a pronunciare, sottovoce, quasi con dolcezza e malinconia, un nome: River Song, sua moglie decise di non indagare e limitandosi ad annuire. Inoltre, dentro di sé, Rose decise che non gli avrebbe mai più chiesto di lui, perché sapeva che li avrebbe spezzato il cuore.
 
 
Donna trascorse due settimane presso la famiglia Smith, in attesa che il Dottore la mettesse in contatto con qualcuno che le potesse recuperare un Manipolatore del Vortice, in modo da poter tornare a viaggiare.
Nel poco tempo che trascorse in quella Londra, le gemelle si affezionarono tanto a lei e quando la donna se ne andò le due riuscirono a strapparle la promessa di tornare presto a trovarle.
“Secondo te se la caverà?”, chiese Rose.
“Certamente. L’hai sentita anche tu, no: l’universo la aspetta. E credo proprio che Donna Noble sia nata per questo, vedere l’universo, scoprire tutto quello che c’è di nuovo e anche aiutare tutte le persone che incontra sulla sua strada.”                                                        
 
 
Angolino dell’autrice
Ed eccomi di nuovo qua! Dopo un secolo mi faccio risentire.
Onestamente, credo di aver un po’ esagerato, ma insomma: ci voleva una piccola apparizione di Donna Noble, il DottoreDonna, una delle companion più fighe che ci siano.
Credo che questa si possa definire una shots di passaggio (??? Esiste!?), e vi assicuro che nella prossima ci sarà più azione. Infatti, si tratterà del primo viaggio di Cass ed Elly.
Le recensioni sono sempre graditissime!!
Alla prossima

 

Morpho
 

 
 
 
  
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