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Autore: DeadlyNadder 92    05/01/2015    2 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora i suoi occhi si perdevano in quelli del ragazzo che attendevano risposta.
Lui l'avrebbe identificata come la Stella Polare, la stella più luminosa e più nota in tutta la costellazione.

"Perché?
Perché in questo momento, vicino a me ho la stella più affascinante e amalliante di tutta la volta Celeste."

"M-Ma.... Scherzi vero?
Io.... Io non sono come la Stella Polare. Tu lo sei.
Tu brilli di luce propria.
Quando arrivi tu tutto svanisce.
Quando ci sei tu, l'intero mondo sembra essere solo un piccolo frammento di dolcezza nei tuoi occhi tinti d'infinito.
Quando al mio fianco ci sei tu, anch'io che sono imperfetto sembro migliore.
Forse lo sono. Ma lo sono per il semplice motivo che voglio essere più che Gambedipesce per te, voglio essere il tuo protettore.
Voglio essere la tua Orsa Minore. E voglio con tutto me stesso che tu divenga la mia Stella Polare.
Voglio che..... guardarmi, ora ti dimostro una cosa...."

Disse con speranza nel cuore il ragazzo che portò l'indice in alto nel cielo.
Lentamente andò a seguire la linea formata da Merak e Dubhe, le due stelle al margine del Gran Carro andando successivamente e prolungare di circa cinque volte la distanza fra loro.
Ecco, ora indicava la Stella Polare. Punto che continuò ad indicare sino a lasciar scendere il dito verso la bionda che aveva seguito ogni suo minimo movimento.
La stava indicando? Che voleva dire?
Si voltò a guardarlo. Lo sguardo era incredulo, l'azzurro dei suoi occhi tornò ad immergersi in quelli di lui.
Ora sapeva che voleva dire.

"Vedi?
Lei ti è davanti e la sua bellezza è riflessa nei tuoi occhi.
Nei tuoi capelli che ora brillano della luce stellare medesima.
Vör, quella stella sei tu. E la costellazione che la protegge è L'Orsa Minore.
Permettimi di essere il tuo Cavaliere.
Concedimi ora, altre mille volte e altre mille di essere il tuo ragazzo."

Sussurrò il vichingo che guardava con occhi la ragazza che era trasalita.
Aveva i brividi.
Per il freddo? No.
I suoi era brividi che si presentavano non appena una cosa la spiazzava, la emozionava cosi tanto che la scuoteva.
Questa era una cosa che aveva notato il giovane vichingo che era tornato a stringergli le mani tra le sue.
Questa era la sola cosa che voleva. Stringere le sue mani tra le sue.

"La conosci la storia mitologica che c'è dietro all'Orsa Maggiore e quella Minore?"

Domandò con dolcezza Vör che guardava con dedizione il ragazzo davanti a se.
Lui scosse il capo. Sapeva la logica scientifica e la dinamica della creazione delle due costellazioni, ma non quel che vi si diceva.

"Si racconta che una delle compagne della dea Artemide, Callisto, perse la verginità con Zeus che si era celato sotto le mentite spoglie della medesima Artemide.
Ella, arrabbiata, trasformò Callisto in un'orsa. Il figlio di Callisto invece, Arcas, quasi uccise la madre mentre era in una battuta di caccia, ma Zeus e Artemide lo bloccarono in tempo e portarono Callisto e il figlio in cielo, come l'Ora Maggiore e l'Orsa Minore.
La dea Era però, non era per niente contenta del fatto che loro due fossero stati assunti in cielo, perciò chiese aiuto a Teti. Teti era una dea marina e quindi per rimediare lanciò alle costellazioni una maledizione affinché fossero costrette a girare per sempre in tondo nel cielo, senza mai riposarsi sotto l'orizzonte, spiegando in questa maniera il fatto che queste due costellazioni sono Circumpolari.
Ecco.
Io e te eravamo cosi.
Non madre e figlio, ma due costellazioni che sempre si rincorrevano e mai si raggiungevano..."

"Sino a questo momento...."

"....In cui mi sono accorta che non avevo bisogno di rincorrere la Maggiore, ma che l'avevo da sempre avuta...."

"....E che non eri tu la Minore, ma io che ti cercavo assiduamente nella Maggiore, senza mai trovarti...."

"...Ma alla fine l'orizzonte ha deciso di donarci un'altro posto in cui stare ed eccoci qui...."

".... Un'Orsa Minore che...."

"....Protegge sempre la sua Stella Polare..."

Dissero i due che andarono a completare l'uno la frase dell'altra.
Fatto sta, che quando una stella cadente scende dal cielo bisogna esprimere un desiderio e questo i due non si risparmiarono di farlo.
Che desiderarono?
Un desiderio deve rimanere un desiderio, altrimenti non si realizzerà mai.
Gambedipesce rimase a guardarla in silenzio. Lei era più bella della Stella Polare, lei era luce pura, lei era costellazione e Universo intero.
Lei era lei. Nessun'altro sarebbe stato in grado di equivalerla.
Vör era incantata. Non dal cielo, ma da lui.
I suoi occhi sfavillavano, si illuminavano di una luce cosi brillante che gli veniva solamente voglia di chiudere i suoi per preservare la sua vista e poterla usare per guardarlo ancora e ancora e ancora di nuovo. Per l'eternità.
Gambedipesce fece qualcosa di straordinario sia per lui, cosi imbranato con lei donne, che per lei, sin troppo impacciata per avere un rapporto normale con gli uomini.
Insieme però, quei due sembrarono completare le mancanze dell'altro. Gambedipesce si rivelò non essere imbranato con lei, Vör si rivelò essere più che capace di condurre un rapporto sentimentale meraviglioso con lui. Erano fatti per stare insieme e come due pezzi di un puzzle perduti o di un vaso rotto i cui ragazzi erano i pezzi, con il tempo si erano ricongiunti andando a combaciare perfettamente rimettendo in sesto quel piccolo tesoro perduto.
E fu cosi, che con una semplicità che Gambedipesce non se ne credeva capace, che andò a baciare la ragazza.
Le loro labbra cosi solitarie, cosi fredde al momento, cosi indipendenti l'uno dall'altra andarono ad unirsi. Si sfioravano delicatamente, fremevano, tremarono come foglie al vento, avevano paura di sbagliare, avevano timore di incontrarsi e di fermarsi. Le loro labbra erano come loro, cosi uguali eppure cosi impaurite dalle intemperie degli anni andati e future, sapevano essere cosi diverse che in quel sfiorarsi timidamente si incontrarono andando a formare un solo, piccolo ma grande frammento della loro vita.
Ora che avevano chiuso gli occhi, sotto quel manto di stelle che era il cielo, loro due non sembrarono cosi soli; no, loro sembrarono e divenirono uno solo.
Ora che il loro cuore batteva cosi forte andando a compensare le paure vuote che li seguivano, avevano la certezza di essere nati per essere quel che erano.
Ora che entrambi si erano ritrovati, non solo emotivamente e fisicamente, ma anche spiritualmente non si sarebbero lasciati più.
Loro tremavano, erano dei forti alberi in balia del burrascoso vento. Loro, in quel dolce bacio che scuoteva l'anima, in quel bacio fatto di batticuori e brividi, avevano intrecciato le loro radici sotto terra e si davano man forte l'uno con l'altra.
Ora loro agli occhi degli altri erano due persone distinte, ma quando si stringevano la mano o i loro occhi si incontravano divenivano uno solo agli occhi loro e degli dèi.
Lentamente le loro labbra i separarono. Il freddo tornò ad attanagliare la bocca che sembrava essere nuda.
Si guardavano negli occhi, sorridevano dolcemente.
Si, in quel momento non erano solamente Gambedipesce Ingerman e Vör Dragonsdottir. No, in quell'istante; per loro, fu come un piccolo matrimonio spirituale che li vedeva complici di un atto che solo due innamorati sapevano donarsi con lo stesso amore.
Amore che anche i loro amici avevano trovato. Eh si, perché ora anche Patatona e Muscolone facevano coppia fissa.
Non è bella la vita, vero?
   
 
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