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Autore: Tiger_Lily90    06/01/2015    4 recensioni
Sam e Dean si ritrovano a fare un viaggio a Disneyland Paris per occuparsi di un caso sospetto. Riaffioreranno tanti ricordi per Sam che ama quel posto follemente, anche se non potrà goderselo appieno per via di un piccolo "problema" riguardante Dean che metterà a rischio la sua vita.
Liberamente ispirata alla 4x6 "Yellow Fever" ("Febbre da fantasma")
Genere: Comico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I personaggi di supernatural non mi appartengono, non scrivo a scopo di lucro.

Disney fever

 
Ciao a tutti. Ho iniziato lo scorso inverno a guardare Supernatural e in due mesi ho "divorato" nove stagioni del telefilm. Mi è piaciuto da impazzire!! Cosi ho iniziato a leggere tutte le vostre bellissime Fan Fiction e ho pensato di buttare giù un'idea balenata per caso una sera. Ho deciso di unirlo ad una mia grande passione: la Disney. Cosi è nata questa piccola storia che verrà divisa in soli due capitoli. Perdonatemi se lo stile non è perfetto o se troverete qualche errore grammaticale, nonostante l'abbia riletta più volte alcuni sfuggono sempre.
E nulla, volevo chiedervi un sincero parere per una che è alle prime armi ed una recensione sarebbe davvero confortante per la mia autostima sotto i piedi. Se ho deciso di pubblicarla dopo mesi è solo grazie a heavensent (love bambina). Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate :) Permettetemi prima una brevissima dedica:
"Al mio personale Sole quotidiano" 

 
 
-Maledizione! Maledizione a te e alle tue manie dei parchi di divertimento Sam!!- Dean si reggeva con entrambe le mani ai braccioli della poltroncina dell’aereo. Da quando era avvenuto il decollo non aveva mai lasciato la presa restando immobile sprofondato nel sedile con gli occhi chiusi. Gli apriva di tanto in tanto solo per voltarsi velocemente verso il fratello, lanciargli qualche insulto e riprendere con una strana respirazione zen che, a detta sua, aiutava a calmare gli influssi negativi.                 
-Senti Dean, prima di tutto smettila di fare questi versi da bonzo, ci guardano tutti e mi metti in imbarazzo. Secondo, lo sai che siamo sopra un aereo per lavoro! Hai preso venti e dico VENTI gocce di sonnifero che ti hanno fatto dormire per dieci ore filate, ne manca solo una all’atterraggio, anzi 45 minuti per la precisione. Cerca di rilassarti- Sam sonnecchiava con la testa appoggiata all’oblò del velivolo, guardava annoiato lo stesso panorama che a causa dell’alta quota non cambiava mai: nuvole nuvole nuvole.
 -Informiamo i signori passeggeri che sono in atto le manovre di discesa, si prega di restare seduti nei proprio posti con le cinture allacciate. Tra circa 30 minuti atterreremo all’aereoporto francese “Charles de Gaulle” – La vocina metallica dell’hostess fece innervosire ulteriormente Dean che, al primo segno di discesa dovette prendere un sacchetto di carta dove respirare, per evitare di andare in iperventilazione.
 
Un grande gruppo di bambini allegri e scalpitanti invasero con le loro famiglie l’inconfondibile bus laccato di rosso su cui si allungava la scritta “Disneyland” in bianco.                                                               
 -Sammy.... ripetimi perchè siamo qui. Ripetimi perchè abbiamo lasciato l’America ma sopratutto Baby in garage da Bobby, volato per undici ore, seduto su un enorme coso che si muove pieno di marmocchi agitati. Perchè?! Perchè non si possono occupare di questo caso i nostri colleghi cacciatori francesi?-
-Lo sai perchè. Ne abbiamo discusso mille volte. Ci sono state una decina di persone morte all’interno del parco di divertimenti “Walt Disney World” ad Orlando e dopo l’ultimo spiacevole episodio, il focolaio sembra essersi spostato nel parco di Parigi, “Disneyland Paris” appunto. Abbiamo pensato al fantasma di un’anima arrabbiata e dobbiamo scoprire come fermare le stragi prima che si propaghi anche negli altri parchi del mondo. Ti ricordi che poi abbiamo... Dean... Dean?!-
Il maggiore fissava un bambino che si sporgeva in piedi nel sedile davanti a lui puntandogli il laser di un giocattolo.                                                                                                                                                  
 -Buzz Lightyear ti sconfiggerà, cattivissimo imperatore Zurg!!-il piccolo premeva ripetutamente il pulsante del laser alternato da rumori di combattimento che faceva con la bocca.                                                              
-Ehi marmocchio non mi chiamo Zurg!! Sono Dean io!!- si indicò con il dito – questi bambini sono figli del diavolo per caso?- guardò Sam stupito.                                                                                                
 La madre del bambino, seduta affianco si voltò regalando uno sguardo di fuoco ai due fratelli.               
-Smettila ma che ti prende? Per fortuna siamo arrivati, sei strano oggi. Siamo scesi dall’aereo, i tuoi capricci non hanno più senso... ora basta.- Sam si alzò lasciandolo indietro e scendendo dal bus andò a prendere i bagagli.
Entrarono insieme nel fiabesco hotel rosa che delimitava l’ingresso al parco. Un odore dolciastro, come di caramella e pulito insieme aleggiava nell’aria. Tutto era tirato a lucido e curato nei minimo dettagli. Al centro della hall c’era una enorme scalinata bianca foderata con della moquette che portava ai piani superiori dell’albergo. I divanetti beige erano sparpagliati intorno ad una grossa teca di vetro che conteneva una statua di Topolino interamente fatto di Swarovski che riprendevano i suoi colori classici. In un primo momento i due fratelli rimasero incantati davanti all’enorme sfarzo di quel posto incantato, peccato che il momento romantico fu interrotto da un bimbo che correndo scontrò contro Dean con un enorme lecca lecca che macchiò il giaccone in pelle.                                                 
Sam trattenne una risata portandosi una mano alla bocca: -Vado a fare la fila per la camera. Non ti arrabbiare, siamo in un posto creato appositamente per i bambini, è normale che qualcuno sia un po più vivace degli altri-  diede una pacca sulla spalla al fratello prima di lasciarlo solo a sussurrare parole irripetibili. 
Una volta fatto il check-in imboccarono le scale, Dean si reggeva al passamano con le gambe tremolanti, fece appena tre scalini quando si fermò sbottando:- Ti aspetto qui ok? Non mi va di fare le scale e arrivare ai piani alti, soffro di vertigini-                                           
 -E da quando? Se vuoi prendiamo l’ascensore se proprio non ti va di fare le scale-                                                       
-L’ascensore? No no potrebbe bloccarsi e noi resteremmo chiusi dentro, in due ore potrebbe esaurirsi la riserva d’aria e non finirebbe molto bene..- si grattò la nuca con sguardo assente.                        
Sam gli voltò le spalle esausto correndo su per le scale. Era stanco del comportamento capriccioso del fratello, era stanco di tutto.                                                                                                                       
 Aprì la porta della camera e ciò che trovò davanti a se lo lasciò a bocca aperta. La parete era formata da una vetrata che dava all’interno del parco. Il castello, simbolo di Disneyland, si ergeva maestoso e scintillante sotto i raggi solari. Il bel rosa intenso faceva contrasto con il celesta e l’oro delle guglie delle torri, sotto di esso una fiumana di sorrisi raggianti attraversavano la Main Street, la strada principale, già immersi in un universo parallelo fatto di sogni, magia e emozioni.                         
Sam fece scorrere la porta a vetri uscendo nel piccolo balconcino. Non aveva avuto una infanzia felice, anzi piuttosto triste e difficile, ma ricordava come se fosse ieri la prima volta che varcò i cancelli di quel mondo fatato americano all’età di 8 anni. Bobby aveva regalato per Natale un biglietto di entrata al parco di Anahim a entrambi i fratellini e si era offerto di accompagnarli personalmente. Rimase rapito e incantato dalle luci, dai suoni, dai giochi e non aveva mai dimenticato quella sensazione di benessere e pace che aveva provato per tutto l’arco della giornata. Ogni tanto nel quotidiano riaffiorava qualche ricordo felice ed era sempre ricollegato a quel mondo meraviglioso. Una irrefrenabile voglia di visitarlo gli fece contorcere lo stomaco dalla gioia, scese le scale e una volta trovato Dean nascosto dietro una colonna lo trascinò senza sentire ragioni all’ingresso della biglietteria. 
-Sbaglio o è un po diverso da quello che avevamo visitato anni fa?- Dean si teneva stretto al braccio del fratello.                                                                                                                                                               
 -Si, il parco di Parigi è unico nel suo genere. Si discosta da tutti gli altri parchi Disney. Ma cosa fai? Mi stai stritolando un braccio, smettila- cercò di divincolarsi dalla morsa della grossa mano di Dean con scarsi risultati.                                                                                                                                                
-E se poi ci perdiamo? E se ci succede qualcosa? Non se ne parla Sammy, ci sono troppe persone in questo posto e non è sicuro andare in giro a curiosare da soli. Pensa a tutti i mocciosi, veicoli di batteri. Moriremo di Peste Nera in questo posto-
-Questo tuo strano comportamento mi sta esasperando. Cerchiamo l’ufficio personale per il momento, e comportati bene, sembri un bambino!-                                                                                           
Attraversarono metà della strada principale invasa dai negozi caratteristici e dalle musiche inconfondibili. Sulla sinistra trovarono una porticina con scritto “Staff”. Bussarono e entrarono senza attendere risposta; la stanza era piccola e confortevole, le pareti ricoperte di quadri di Walt e famiglia, le mensole piene di gadget estremamente rari. Un ragazzo sedeva alla scrivania compilando varie scartoffie, lì c’era il silenzio assoluto, sembravano lontani chilometri dall’allegro chiasso degli ospiti e delle musiche disneyane.                                                                                                  
 -Siete qui per compilare il modulo di iscrizione dei cast-member?- sollevò per un attimo lo sguardo tornando subito col viso tra le pile di fogli bianchi. – Tu alto, potresti fare il principe azzurro, non hai nemmeno bisogno della parrucca- rise.                                        
-Veramente siamo dell’FBI, signore, stiamo indagando su un caso sospetto di trasferimento di personale- 
I due fratelli estrassero dalle tasche i distintivi. L’uomo si interruppe bruscamente interdetto e allarmato.
-FBI? Che cosa volete? E poi sapete che voi non avete nessuna giurisdizione in questo paese vero?-      
 -Ovviamente. Abbiamo un permesso speciale dalla polizia locale- Sam estrasse un foglio mostrandoglielo solo per pochi secondi, prima che si accorgesse della palese falsità del documento.                  
-Bhe se la mettete in questo modo... Venite, vi accompagno dal mio superiore-
Seguirono nel retro l’uomo ritrovandosi nel backstage del parco. La magia era scomparsa, o almeno in buona parte. Stradine asfaltate si dipanavano in diverse direzioni con mini bus parcheggiati ai lati, personale di ogni tipo e genere correva freneticamente da un posto all’altro con abiti bizzarri o principeschi. Di nuovo Dean afferrò il braccio del fratello impaurito.                                                
Arrivarono negli uffici tristi e grigi dell’amministrazione. Furono accolti da una gentile assistente che gli porse due caffè e li fece accomodare nella sala d’attesa.                                                                                             
Poco dopo si presentò la direttrice del reparto assunzioni:- Signori... Piacere Marie Ward- strinse la mano ad entrambi - A cosa devo la vostra visita? Devo dire di essere molto colpita, non avevo mai incontrato due agenti americani- il forte accento inglese tradiva le sue origini, presumibilmente scozzesi.                                                                                                                                      
-Ci hanno informati di un caso di trasferimento improvviso di personale da uno dei parchi in America a questo subito dopo delle morti avvenute in circostanze misteriose ma comunque legate al vostro marchio. Potrebbe farci accedere allo schedario di assunzioni e licenziamenti?-
 -Non so molto al riguardo, ho sentito la triste notizia dei deceduti ma il nostro personale non viene trasferito da un parco all’altro come un pacco postale. Anche se ora che mi ci fa pensare, ricordo di qualche persona che ha chiesto di cambiare... zona. Solitamente sono i ragazzi che decidono di visitare varie parti del mondo, sono giovani e non hanno nulla da perdere. Ma una persona mi ha colpito.... In particolare un impiegato con un lavoro fisso che lavorava al WDW da 10 anni e improvvisamente ha deciso di cambiare addirittura continente all’età di quasi cinquanta anni. Comunque certo, gli schedari sono nella stanza affianco. Prendetevi tutto il tempo che volete-
La donna gli indicò la porta e si alzò per andare via. Si congedarono e entrarono nella polverosa e umida stanza.                                                                               
-No Sam!!!- Dean bloccò il fratello per una spalla- non chiudere la porta, e se poi restiamo chiusi qui dentro? Non è sicuro-
Sam esasperato dal comportamento del fratello, cominciò seriamente a preoccuparsi. Non rispose lasciando l’uscio socchiuso e si mise a cercare i documenti che gli interessavano.
-Ecco, ho trovato qualcosa- aveva un grosso fascicolo in mano e si mise a sfogliarlo. Dean si fece più vicino per leggere.                                                                                                                                             
-Ethan Craver. Capo meccanico del parco di Anahim. Chiese improvvisamente un trasferimento in Europa ma non è noto il motivo del suo cambiamento. Si è trasferito con tutta la famiglia, compresa la figlia Annie che all’epoca lavorava come cast member nello stesso parco. É strano non trovi? La figlia grande e vaccinata che decide di trasferirsi con mammina e papino dall’altra parte del mondo.-
-Sammy... da dove viene questa musica?- Dean si fece piccolo piccolo nel suo giubbotto, nascondendo la faccia nel bavero.                                                                                                                           
 -Quale musica? Non si sente volare una mosca...-
Dean credette di svenire, si appoggiò agli alti scaffali metallici boccheggiando:- Non senti nessuna musica? Una donna... sta cantando.... una triste nenia.... mi sento male!!- si accasciò a terra semi svenuto.
-Ehi Dean! Sollevati non è successo nulla... – mise il braccio del fratello intorno al suo collo dandogli dei leggeri schiaffetti in viso. Ancora stordito, il maggiore camminò ondeggiando fino all’uscita dove si sedette per qualche minuto in una panchina.
Fortunatamente si riprese velocemente: -Allora, hai già qualche idea? Non mi piace questo posto, sbrighiamoci a risolvere il caso e torniamo a casa. Anche se questo include riprendere l’aereo...-  deglutì amareggiato.                                                                                                                                              
-Prima che tu avessi la brillante idea di svenire, ho dato una rapida occhiata ad un fascicolo particolare, l’improvvisa domanda di licenziamento di un ragazzo che lavorava nelle cucine di un ristorante del parco. Un certo Neal Davis. Non è mai ritornato per prendere i soldi della liquidazione. Questo caso è sempre più strano. Vado a fare una telefonata- si allontanò fermandosi dietro un basso cespuglio poco distante da Dean.                                                                                                                                       
 Il cacciatore si guardava intorno leggermente stordito. Vedeva passare moltissime persone che non si curavano affatto di lui, ma quando erano a pochi passi dalla panchina dove sedeva si rannicchiava nell’angolo più lontano terrorizzato dalla loro presenza.                                                                                     
Ad un tratto il suo sguardo diventò incredibilmente pallido, incominciò a sudare freddo, sentiva le gambe pesanti e con fatica riuscì ad alzarsi per correre incontro al fratello e avvisarlo del pericolo imminente.:- Corri!! Ti ucciderà!!!- continuò a correre in una direzione indefinita facendo lo slalom tra  i lavoratori.
-Ma.. cosa...- Sam chiuse la chiamata voltandosi dalla parte del presunto pericolo – Pluto!- un grosso sorriso si disegnò sul volto.                                                                                                                            
 Il parco si sa, è famoso per i costumi curati nei dettagli che rendono reali i personaggi di tutti i capolavori cinematografici. Coloro che potevano indossarli erano invidiati dal resto del personale. I figuranti, entravano al parco accompagnati sempre da due “guardie del corpo”, due cast memeber che supervisionavano e impedivano alla folla di accalcarsi sul personaggio. Quel giorno era il turno del cagnolino di Topolino, Pluto.                                                                                                                              
Sam si avvicinò estraendo dalla tasca una macchina fotografica digitale molto sottile:- Posso fare una foto con te?-                                                                                                                                                   
 -Certo amico!- dall’enorme testa di stoffa rimbombò una voce da uomo che abbracciò il cacciatore mentre lui porse la macchina fotografica all’accompagnatrice per scattare la foto.                                   
Trovò Dean dietro un grosso albero mentre faceva di nuovo la respirazione zen che tanto amava:- Dio Sam, hai visto quel mostro orrendo giallo che voleva attaccarci? Sono riuscito a seminarlo per fortuna!-
-Era il cane Pluto, non lo conosci? Ho fatto una foto con lui.-
-Un cane?! Hai visto la sua stazza? Era più alto di te!!!!!! Non porta nulla di buono un  bestione di quelle proporzioni. E ti sei fatto scattare una foto? Dico sei impazzito? Dovevi correre dietro di me-Il più giovane sospirò incurante di ciò che il fratello stava dicendo: -Ho chiamato Boby, la faccenda è più seria di quello che pensavamo.- si fermò guardando il fratello con le gambe incrociate che gesticolava stranamente con le mani – Hai contratto una malattia Dean..-
-Ho contratto che??- si alzò in piedi di scatto tremante.
- Devi stare calmo... Più ti agiti più il tempo di vita si accorcia. Abbiamo a che fare con il fantasma Buruburu. Nati dalle persone che sono morte in modi terrificanti, si scagliano contro la loro vittima facendogli rivivere la propria morte a rallentatore, inculcando la paura di ogni cosa finché non muoiono per un attacco cardiaco. Eliminando lo spirito è possibile guarire.-
-E come ho fatto ad ammalarmi?-                                                                                                                            
 -Ti ricordi quella volta che siamo stati all’obitorio per assistere all’autopsia di una delle vittime? Sicuramente qualche goccia di sangue deve essere caduta sulla tua pelle. L’unico modo per uccidere la paura è la paura stessa-
 - E in che modo? – Dean cominciava a scaldarsi un po troppo, grattandosi nervosamente un braccio.                                                  
-Dovremmo cercare un modo per far finire questo circolo vizioso, intanto andiamo ad esplorare il parco poi stanotte potremmo infiltrarci dall’interno per saperne di più. Purtroppo il tempo non è a nostro favore, ti rimangono solo 24h di vita-
 
Immettersi di colpo di nuovo nel mondo della magia fece uno strano effetto a Sam. Con la sua fedele fotocamera in mano incominciò a fotografare qualunque particolare, voleva immortalare ogni singolo istante di quella giornata felice, anche se non del tutto. Di contro Dean guardava schivo e diffidente chiunque e qualunque cosa. Trovatosi di fronte al castello sospirò infelice e inespressivo, Sam si prese i suoi cinque minuti per godersi appieno la meraviglia davanti a se. Era davvero il castello dei sogni, ancora più bello e maestoso di quello viso dalla finestra della camera.                      
 Un cartello riposto al lato dell’entrata avvisava della presenza del mostro de “La Bella addormentata nel bosco” nei sotterranei, imboccarono la piccola stradina entrando nella grotta.                                                                                  
L’enorme drago dormiva su delle pietre sopra una pozza melmosa. Il fumo che si sollevava dall’acqua e dalle narici  insieme alle luci soffuse e il vento artificiale creavano una atmosfera leggermente inquietante che bene si sposava con il personaggio che ospitava. Un ruggito echeggio in tutta la grotta.                                                                                                                                                        -Sammy, ho paura!- Dean camminava dietro al fratello aggrappato alla giacca. Ad un tratto il mostro spalancò gli occhi, si sollevò aprendo le ali e ruggendo di nuovo. Allungava il collo verso i visitatori sprigionando fumo persino dalla bocca. Dean non resistettè più: si mise ad urlare con tutto il fiato che aveva saltando in braccio a Sam sull’orlo delle lacrime. Tutti i presenti si voltarono a guardarli con la convinzione che fosse uno scherzo, quando videro le lacrime sul volto di Dean i genitori rimasero basiti e i bambini cominciarono a ridere.                                                                           
Sam portò di corsa fuori il fratello ancora in braccio:- Che figuraccia!!- gli diede un leggero pugno sulla spalla.                                                                                                                                                         
 -Ma questo non è il mondo dei bambini e delle fiabe? Mi sembra più il posto per farti venire un bel attacco di cuore!!-                                                                                                                                               
 -Smettila Dean... e dai, fammi fare un giro del parco senza doverti portare via come un poppante... ricordati che è tutto finto- premette la mano sul centro della schiena del fratello spingendolo in avanti per farlo camminare mentre lui cercava di frenare con i talloni, riluttante.                                    
 Stavano attraversando la zona di Fantasyland quando Dean fu attratto da una casetta in legno accuratamente intagliata e con le vetrate colorate
“Biancaneve” si leggeva nelle lettere lignee color oro.
-Mmm mi mi ricordo di Biancaneve... che porno fantastico! Mordeva quella mela e.. uhh Sammy! E quei 7 nanetti curiosi... una bomba di film!-                                                                                                         
-Posso immaginare la profondità dei sentimenti e la morale alla fine....- scherzò Sam che appoggiò il fratello in quella scelta e si misero in fila aspettando per qualche minuto.                                          
Sedettero nei carrellini della miniera che li accompagnava per tutta la durata del tour. Gli animatronics, cosi si chiamano i robot che vestono i panni dei personaggi della storia e che si muovono come loro, erano carini e simpatici. La “ride” era piena di luce e colori e Dean sembrava essersi calmato dallo spavento di prima, finchè non arrivò la perfida strega Grimilde che si trovava in una sala del castello buia con l’unica luce accesa su di se. Si voltò di scatto rivelando la brutta vecchietta che poi avrà l’onere di portare la mela alla ragazza. Ancora una volta Dean urlò di paura alla vista dell’orripilante donna e nascose il viso tra il giubbotto di Sam e lo schienale della vettura che li conduceva attraverso quel fantastico viaggio che per il cacciatore, tanto fantastico non era. Continuò la fine del tour in quella scomoda posizione rifiutandosi di sollevare lo sguardo per vedere almeno il lieto fine della storia. Ringraziò abbracciando l’addetto alla sicurezza che li fece scendere:- Ti devo un favore amico, mi hai salvato la vita- fece uno dei suoi soliti gesti con le mani e si allontanò veloce.                                                                                                                                    
 Sam lo vide correre tenendosi un braccio verso una piccola fontanella poco distante, una di quelle dove l’acqua potabile serve ai turisti per riempire le bottigliette d’acqua durante tutta la giornata. Il maggiore mise il braccio sotto il getto d’acqua provando sollievo, sembrava lavare via qualcosa dalla pelle sfregando le dita nella zona arrossata.                                                                                               
 -Che ti è successo?- domandò incuriosito Sam.                                                                                                             
-Non lo so ho uno strano prurito, è iniziato poco fa e ora sta aumentando- portò il braccio più vicino al viso per ispezionare meglio la zona lesa. Piccole bollicine rosse cominciarono a formarsi nella parte interna dell’avambraccio.
 -Che diavolo sono?- riprese a grattarsi come se avesse le pulci.                                                                          
 Il maggiore con un veloce movimento immobilizzò il braccio integro per evitare di farlo sfregare ancora: –Non farlo! Potrebbe essere un effetto collaterale della malattia del fantasma. Stai accusando diversi sintomi, stamattina la musica inesistente e ora il prurito insopportabile. Il tempo sta scorrendo e tu ne porti i segni evidenti. Abbiamo le “mani legate” fino a stanotte, devi resistere!


Continua....
 
 
 
  
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