“Kol, basta! Così lo
uccidi!”
Dita magre e rigide si conficcarono nella
mandibola e lo sollevarono di una discreta altezza. Eh, quanto se la prendeva
per un innocente scherzo…
“Toccala un’altra volta ed io ti faccio bollire
il sangue, coglione!”
Klaus alzò il dito medio per esprimere ciò che
ne pensava delle sue minacce e Kol lo lasciò andare,
stizzito e mezzo ubriaco.
“Non ti sembra di esagerare? Io non ho reagito
quando hai baciato Elena nel bayou…” rantolò, aggrappato al bancone. “Cose che capitano…”
Kol lo insultò sottovoce e si volse in direzione
della strega che aveva osservato tutto ad occhi sgranati e senza aprire bocca.
“Stai bene?”
Davina evitò il suo sguardo. “Certo che sto
bene. Non ho bisogno del tuo aiuto, so cavarmela da sola.”
L’aveva visto. Era rimasta avvolta dalle spire
del serpente senza riuscire a muovere un muscolo. “Deve essere una
caratteristica delle streghe Claire. Hanno un debole per quelli della nostra
famiglia.”
Il bancone aveva tremato o era una sua
impressione? Klaus vide i bicchieri e le bottiglie tintinnare e Cami si versò addosso un po’ d’acqua. Davina non si
scompose ma il cuore battè un ritmo indiavolato. Era
uscita per divertirsi, non per farsi rovinare la serata dalla famiglia Mikealson ma restare lì, equivaleva a suicidarsi. “Potevi
risparmiartela” mormorò raccogliendo la giacchina e
stringendola contro lo stomaco. “Josh, io vado via.”
Il ragazzo si staccò dal gruppetto che era
rimasto a corta distanza a sorvegliare i due Originali, e la prese
sottobraccio. “Non dargliela vinta” sussurrò e Davina lo guardò a
malapena.
Non l’avrebbero più ripreso, quel rapporto.
Klaus sospirò. “Se perderai altro tempo, qualcuno te la porterà via. Se
continuerai a litigare con lei, la fine sarà scontata. Non ti ho insegnato
niente?”
“Tu?” sputò. “Se non fossi lo stronzo che sei,
forse Elena non sarebbe scappata via nel cuore della notte!”
Era esattamente quel che intendeva. Klaus
allargò le braccia e si inchinò, beffardo. “Non c’è di che. Coglione.”
“Prohibere.”
La forza di gravità raddoppiò e il vampiro cadde
sulle ginocchia. Maledette streghe, giocavano sempre sporco!
“Move.”
Uno spintone invisibile fece perdere
l’equilibrio a Kol che andò a sbattere contro un
tavolo affollato. Dopo un attimo di sorpresa, fissò la strega, irritato. “Addirittura…” soffiò. “Ne prendi le difese, Davina?”
“Mi preoccupo solo per i miei amici. Se Klaus muore…”
“Posso separarli della linea di sangue, lui ed
Elijah” la informò, secco. “Unisciti a me, insieme saremo invincibili.”
La quantità di energia richiesta l’avrebbe
prosciugato e se l’incantesimo fosse fallito, Kol
sarebbe rimasto ucciso o peggio. Era stata già punita dagli Anziani, non li
avrebbe sfidati di nuovo praticando l’Espressione. “Non ti permetterò di farlo
e se insisterai, ti rivolterò contro tutte le streghe di New Orleans.”
Quel ‘no’ ripetuto riportò a galla il vecchio Kol pre-resurrezione. Come osava
rifiutare un’offerta tanto allettante? “Non metterti contro di me, Davina
Claire!”
Davina non riconobbe il ragazzo gentile e
paziente che aveva piegato mille gru solo per vederla sorridere e il cuore le
si spezzò. Udì distintamente un doloraccio in alto a
sinistra, il vuoto nella mente e la sensazione che niente sarebbe stato mai più
come prima. Lei era una delle poche fortunate sulla faccia della terra che
avevano sempre osservato i rapporti amorosi con scientifico distacco…
“Ti annienterò Kol Mikealson”
sussurrò facendo un passo avanti. “Ti pentirai di avermi sfidato!”
Era bellissima, anche mentre lo minacciava. Kol strangolò un mezzo sorriso. “Mi correggo, sei più
infida di Mary-Alice. Lei non era scesa a facili compromessi
con Klaus.”
Davina impallidì all’accusa e pensò che la
notizia avrebbe fatto il giro di New Orleans in un minuto.
Le telenovele brasiliane di Elena Gilbert erano
più divertenti e meno squallide. Klaus afferrò il fratello e gli picchiò la
fronte sul bancone mandandolo a terra. Davina lo guardò scivolare fra gli
sgabelli e si accorse di trattenere il respiro da un mucchio di tempo. I
polmoni le facevano male. “Non è morto, vero?”
“No ma mi da tempo per pensare a come
immobilizzarlo” rispose e non gli sfuggì l’angoscia nel sua voce. “Allora, da
te o da me?”
Davina lo guardò per la prima volta senza
rabbia, senza alterigia e senza alcuna voglia di continuare lo scherzo.
Qualsiasi cosa frullasse in quella testolina, meritava una pausa. “Parlavo
del’incantesimo. Vorrei tenere Hope lontano da tutto
questo.”
“Kol usciva con una
mia antenata?” bisbigliò sforzandosi di ricacciare indietro la terribile
delusione.
“La usava per i suoi scopi.”
Un fiotto di ira le incendiò lo stomaco. Era
cominciato con una strega Claire e sarebbe finita con una strega Claire. “Ho
quel che serve per immobilizzarlo ed impedirgli di fare incantesimi.”
Klaus caricò il sacco di patate umano su una
spalla. Era piena di risorse, quella ragazza.
“Non voglio sentire commenti sul disordine e lo
stato della soffitta, sono stata chiara?”
“Il tugurio ha cominciato a cadere a pezzi?”
domandò uscendo dal locale e camminando verso la macchina. “L’offerta è sempre
valida.”
“Hai idea di quanto mi faccia sentire sporca l’accusa
di venire a letto con te?,” esclamò, nauseata. “Non mi trasferirò in uno dei
tuoi appartamenti come una vera mantenuta.”
Klaus scaricò il corpo sul sedile posteriore e
salì al posto di guida. “Devi imparare a fregartene di tutto e tutti o non sopravviverai, cuoricino.”
15 giorni dopo
“Non voglio sapere perché avete litigato. Voglio
che liberi nostri fratello da quelle catene.”
Il pennello scivolò leggero e veloce sul dipinto
e si soffermò su un particolare. “Non lo vuoi, credimi” mormorò Klaus
concentrato e la lingua fra i denti. “Vuole ammazzarsi praticando una magia di
nostra madre per separarci dalla linea di sangue.”
Elijah trasecolò. “Perché?”
“Lo giuro sulla testa di mia figlia: sono
innocente e agisco per pura difesa personale” disse spremendo un colore sulla
tavolozza
“Tu non sei mai innocente” sussurrò componendo
il numero di Davina. Al termine della telefonata, Elijah inghiottì. “È grave,
molto grave…”
“Se non hai niente da fare, rimediami uno
straccio. Questo è arrivato” disse gettando la pezza nel cestino.
“Dove hai intenzione di piazzare la
mostruosità?”
Era la sua personale rappresentazione del
cavaliere che salva la fanciulla dalla torre del drago, pensò guardando la
figura sul libro di favole. “Nella stanzetta di Hope.”
“Noi ce ne andiamo. Ehi, ti sei dato
all’illustrazione d’autore, Klaus?” Hayley entrò con
una borsa colorata sulla spalla e l’aria perplessa. “La principessa è nuda.”
“Non ho ancora finito” commentò il vampiro con
aria altezzosa. “Vedi? Manca tutto il colore da questa parte.”
“Perchè Kol è legato? Fa parte della ‘vendetta del bayou’?”
Elijah li guardò, curioso. “Contestualizzatemi.”
“Kol ha baciato Elena
nel bayou.”
Oh. Beh, forse era il caso di rivelare un fatto
del passato. “Uhm, fratello…”
“Hai baciato anche tu Elena nel bayou?” soffiò il
vampiro spremendo nuovo colore sulla tavolozza.
“Non proprio. Eravamo a *** e si spacciava per Katherine”
rivelò, portando le mani dietro la schiena. “A mia discolpa, sono stato
ingannato.”
Come poteva scambiare Elena Gilbert per… oh, che diavolo! “Noi abbiamo una figlia. Vinco io”
esalò accendendo lo stereo. “Via ora.”
///
Davina aprì tutti i cassetti, guardò sotto il
letto ed infine grattò la testa, perplessa. Era tanto concentrata sugli
ingredienti che aveva dimenticato le pietre… e quelle
ce le aveva Kol. Maledizione! Non voleva vederlo, ma
non poteva neppure mandare un messaggio a Klaus per farsele portare di persona.
Come previsto, non era riuscito a tenere la lingua in bocca e aveva commentato
sarcasticamente lo stato della soffitta. Sul disordine era passato sopra,
limitandosi a raccogliere un reggiseno da terra e analizzarlo con fin troppo
interesse. Davina gliel’aveva strappato di mano ma era più che certa che avesse
passato i successivi cinque minuti ad abbinare la taglia sull’indumento alle
sue forme, il maiale!
Seccata, infilò gli stivaletti bassi sotto il
vestito corto e prese una borsa adeguata al trasporto ‘eccezionale’. Una volta
parcheggiato nel vialetto, sospirò per calmarsi. Aveva passato metà mattina a
rassicurare Josh e gli altri che l’accusa era
infondata ma aveva la terribile impressione che in pochi ci credessero veramente.
Fregarsene di tutto e tutti, aveva
detto. Non era per niente semplice. Davina suonò il campanello invece di
entrare e basta, salutò Hayley e la informò che aveva
bisogno delle pietre per preparare l’incantesimo. Potevano estrarle dalla
cassaforte?
“Immagino di sì. Goya è nello studio.”
Ma la musica proveniva da lì?
“Deluso dall’amore, ha comprato un giocattolo
nuovo.”
Lo stereo? “Stai andando via?”
“In vacanza forzata. Klaus non ci vuole fra i
piedi durante il rituale.”
Klaus era intelligente. “E…
Kol?”
///
Fottute catene!
Kol tirò e tirò non ottenendo un granché. Smise di
provarci alla quarta volta, dopo essersi quasi slogato un braccio. Gli venne da
ridere pensando che l’oggetto stregato da Mary-Alice per
bloccare il fratello, era stato impiegato da un’altra strega Claire per
immobilizzarlo... ma quell’idiota aveva intenzione di tediarlo tutto il giorno
con la scarsa musica commerciale degli anni 90?!
“Dove hai messo le pietre?”
Kol girò la testa verso la strega e i suoi occhi si
allargarono per la sorpresa. “Davi!”
No, non aveva più l’autorizzazione a chiamarla
‘Davi’. Davina si fermò sulla soglia gustando con segreta e cattiva
soddisfazione la visione del ragazzo incatenato al letto. Lei non gli avrebbe
concesso un giaciglio così comodo, Klaus era stato magnanimo. “Ripeto, dove hai
messo le pietre?”
“Trovale da sola” rispose secco e quando si
voltò, Davina vide un bel bernoccolo sulla fronte. Gli occhi blu della strega
si strinsero e vagarono per la stanza. “Vuoi che ti faccia del male, Kol?”
“Non ne avresti il coraggio.”
La strega infilò la mano nella borsa e rovistò
per qualche istante, estraendo il coltellino da campeggio che aveva dimenticato
di restituire ad Elena. Saltò sul letto, a cavalcioni sul suo stomaco e glielo
puntò alla gola. La mano non era molto ferma. “Allora, dove sono?”
Kol sorrise. “Bel vestito, dolcezza.”
“Metto sempre qualcosa di facilmente sfilabile
quando mi incontro con tuo fratello” disse e la risposta non piacque al ragazzo
che si alzò parzialmente sui gomiti, per quanto poco gioco lasciassero le
catene. Davina si tirò indietro ma fu sbilanciata da un colpo di ginocchio alla
schiena. Scivolò in avanti e il coltellino graffiò la coperta. Davina si
puntellò con la mano sinistra al cuscino e i capelli piovvero in faccia, racchiudendola
in un mondo ovattato con Kol.
“Perché ti sei allontanata da me?” sussurrò e
Davina si sentì sfiorare dalla punta delle sue dita.
Kol è un ladro, un bugiardo e
un disonesto, aveva detto. “Dove solo le pietre?”
“Cassetto in alto a destra” sospirò. “Non voglio
fare del male a nessuno… ero solo sbronzo e
assurdamente geloso.”
Come poteva essere geloso di Klaus? Lei lo
odiava! Davina spalancò il cassetto e prese il sacchetto. “Dovevi pensarci
prima di rovinare tutto. Addio, dolcezza.”
///
Klaus la guardò con la coda dell’occhio, oltre
il dipinto che stava ritoccando. L’aveva trovata seduta sul primo gradino,
intenta a fissare il nulla e a macerarsi il labbro inferiore.
E tu
quando sei arrivata?
Dieci
minuti fa, ma eri troppo impegnato con Bon Jovi per
accorgerti di me.
Il
motivo della visita?
Sono
mesi che giro dentro casa tua, devo avere un motivo per venire qui?
Klaus aveva fatto ‘uhm’ e si era seduto qualche
gradino dietro di lei. La soffitta è
venuta giù?
Non
sperarci e non chiamare la ditta di ristrutturazione. Josh
è uscito con Aidan e il negozio di dischi è chiuso…
E lui sapeva riconoscere una muta richiesta
d’aiuto. Andiamo.
Dove?
Mi
serve una modella per completare un quadro.
Io
non poso nuda per te!
Non
è richiesto. Il quadro va nella stanza di Hope e ha
già passato i controlli della censura.
Oh.
Ma
sei vuoi spogliarti, nulla in contrario. Lasciami solo il tempo di scaldare lo
studio o prenderai un raffreddore.
I
tuoi stupidi scherzi cominciano a disturbarmi, vampiro.
Quali
scherzi? Siediti lì e muta.
Era stata un’ora a guardarlo lavorare e ad
osservare i disegni sul blocco, poi aveva preso in mano una matita e l’aveva
temperata per bene.
Non era una pittrice, sapeva disegnare col carboncino
e anche poco. Klaus aveva il tratto leggero a differenza del suo. Lei aveva
sempre preferito Hansel e Gretel alle sciocchezze sentimentali dei baci che
risvegliano le principesse. Due ore dopo aveva esaurito le matite, era passata
al mozzicone di carboncino e quando anche quello era terminato, aveva infilato
direttamente le dita nel colore ad olio. I fogli erano diventati quattro e
aveva le ginocchia rosse e doloranti. Le punte dei capelli erano sporche di
colore e le avevano macchiato il vestito, quando li aveva tirati indietro col
polso piegato. Però era finito e non c’erano dubbi su chi interpretasse Hansel
e Gretel, e chi fosse la strega cattiva dai lunghi capelli neri accompagnata
dal lupo feroce che mostrava i denti.
“Finito?”
“Credo di sì…” Davina
strofinò le ginocchia e si guardò le mani. Uno straccio odoroso di acquaragia
le planò in grembo. “Grazie.”
Klaus guardò il disegno. Era intenso e la diceva
lunga sul suo stato d’animo. Fredda in superficie, ribolliva come lava
nell’intimo. “Ti senti meglio, adesso?”
Mica tanto. “Tenere ad una persona e voler stare
con lei, sono due cose diverse” sentenziò. “Elena non riesce a starti accanto
perché sei troppo, per lei.”
Che diavolo voleva dire ‘troppo’? E perché la
nominava? “Rinunciare a priori per paura delle conseguenze è da codardi,
cuoricino. Se non vuole stare con me, non posso costringerla.”
“Strano discorso fatto da uno che ha sempre
allungato la mano per prendere quello che voleva. Sei disperato e senza più
carte da giocare?”
Ci aveva pensato ben più di una volta, ma poi la
ragione e il buonsenso lo avevano trattenuto. “Certe cose non puoi prenderle
con la forza.”
“Beh, ma tu cosa ne sai?”
Prego?
“Guarda che a volte le donne vogliono solo
essere sbattute contro un muro” esclamò e il vampiro trasecolò, incredulo di
aver udito quelle parole provenire dalla bocca della streghetta.
Rise sommessamente e si appoggiò alla scrivania. Sbattere Elena Gilbert contro
un muro… come se non ci avesse pensato più di una
volta. “A volte suggeriamo agli altri di fare quello che vorremmo fosse fatto a
noi, cuoricino.”
“Ah sì?” soffiò svagata, strusciando con forza
il panno sulle mani. “Dov’è, il bagno?”
///
Come poteva prenderla sul serio con tutte quelle
macchie sul viso? Oh, era stufa di strofinare! Davina rimise a posto i capelli
e si guardò attorno. Il suo bagno privato era piuttosto grande e la vasca
spettacolare. Chissà se entravano due persone, là dentro…
e chissà chi ci aveva portato… forse poteva concedere
la ditta di ristrutturazione… se fossero riusciti a
trasformare la sua minuscola doccia in una cabina decente, avrebbe gridato al
miracolo.
Davina tornò verso lo studio, nascondendosi
dietro la porta a spiare il vampiro. Se gli piaceva tanto, quella schifezza che
aveva disegnato, poteva regalargliela. Era uno scarabocchio venuto male e non
si capacitava dell’attenzione che gli stava dando. Davina scivolò lo sguardo
sulla figura accovacciata, la bocca spinta contro i pugni e un senso di vuoto e
perdita la stordirono. Il cuore cominciò a battere più forte e il vampiro
sollevò lo sguardo verso di lei. “La cosa che mi riesce meglio è scoprire i
punti deboli dei miei nemici” mormorò, parlando attraverso le mani. “Non lo sto
guardando perché mi piace, lo sto guardando perché dice molto di te.”
“Urla a gran voce ‘Davina Claire non sa disegnare’” scherzò con un nodo allo stomaco.
“Non siamo in tregua?”
“Te l’ho detto, non mi fido delle belle donne”
mormorò saettando lo sguardo su di lei. “Sei inquieta. Piena di demoni.”
“Ho diciassette anni e vivo qui, cosa pretendi?”
“Che tu tolga il resto del colore dalla faccia” rispose
prendendo il flaconcino di acquaragia e un panno pulito. “Ma che diavolo hai
fatto tutto questo tempo?”
“Ho spiato fra le tue cose” mormorò allontanando
il naso dall’odoraccio del solvente. “Bisogna osservare il nemico nel suo
ambiente.”
“Mi commuove sapere che una giovane e brillante
mente come la tua, segue i miei consigli.”
Il vampiro sorrise compiaciuto e il cuore di
Davina aumentò i battiti. “Ho detto che lo faccio, l’incantesimo, non c’è
bisogno di sdilinquirsi in complimenti fasulli.”
“Non sono fasulli. Sei una ragazza intelligente
ma pecchi di arroganza e sei un po’ troppo sicura di te.”
Davina lo scrutò con attenzione scientifica, si
soffermò su una piccola ruga vicino all’occhio, scese lungo una cicatrice quasi
invisibile che spariva sotto la barba corta e si fermò quando Klaus la guardò
con la coda dell’occhio.
“Hai spostato il colore, invece di eliminarlo”
la informò.
“Hai un neo sull’orecchio.”
“È sempre stato lì.”
Davina tacque ciò che ne pensava sull’insulto scambio
di battute e lasciò che le sollevasse il mento e proseguisse il lavoro. Non era
molto d’accordo che le toccasse il collo, però. Quelle piccole pressioni sul
viso e gli sfioramenti stavano avendo un brutto effetto su di lei.
“A sentire Hayley
abbiamo un pediatra, devo chiamarlo?”
“Perché?”
“Hai il battito accelerato e tremi” mormorò
alzando gli occhi nei suoi. “Tira su i capelli.”
Dopo il terribile bacio, i demoni avevano
cominciato a scalciare ed erano scivolati fuori, avvelenandole la mente nel dormiveglia… ma si sarebbe ammazzata pur di ammettere di
volere qualcosa da quello sporco assassino. “L’odore dei colori ad olio mi da
il voltastomaco” rispose e lo strofinio si fermò sotto l’orecchio sinistro. Non
riusciva a fermare il batticuore e i sommovimenti al ventre. Cosa era successo
agli uccellini fuori della finestra? Perché avevano smesso di cinguettare?
Udiva solo lo scroscio del sangue nella testa e la pressione contenuta del
panno che si allentò fino a scomparire.
Klaus lasciò ricadere il braccio, attraversato
da un pensiero assurdo, poco probabile e molesto. “Fatto.”
“Hai rimesso il colore dov’era, vero?”
“Certo.”
“Posso frugare fra i tuoi vinili?”
“Fa pure” rispose, tenendola d’occhio. “Non mi
chiedi dell’innamorato?”
“Che assurdità” soffiò ed estrasse un disco dal
cartone. “Posso ascoltarlo?”