“Hey, Brendon! Che bello rivederti!”
Brendon,
sentito Vera chiamarlo in lontananza, trattenne un sospiro. La
ragazza, che per l'amor del cielo, era molto carina, non gli
interessava – non in quel senso, per lo
meno – mentre lei,
al contrario, gli stava addosso e la sua cotta per lui era tanto
palese che gli faceva quasi ridere. I suoi genitori erano sempre
contenti quando lui e Vera uscivano insieme, ogni volta con una scusa
diversa, ogni volta sempre più dolorosamente evidente, e
così lo
erano anche il professor Birch e sua moglie; a Brendon non piaceva
–
non piaceva lei, non piaceva la situazione in cui si era cacciato- in
cui loro, tutti loro l'avevano cacciato, e non gli
piaceva
come in tutta quella faccenda lui fosse l'unico non contento.
Non
gli interessava Vera perché, semplicemente, non gli
interessavano le
ragazze. Di quelle che aveva incontrato durante il suo viaggio
– e
ne aveva incontrate tante,
troppe – nessuna, che fosse una donna
matura o una
ragazzina, usciva dalla cerchia di quelle che lui chiamava
”le
cozze”, e nessuna attirava la sua attenzione come facevano
invece i
Fantallenatori, o i Domadraghi (e persino gli Insettologi erano
più
interessanti per lui, per quanto li trovasse inquietanti e
appassionati in modo sproporzionato). Probabilmente, se il genere
femminile gli avesse dato dimostrazione che non tutte le donne per
lui erano una specie di incubo, sarebbe stato più propenso
verso il
sesso opposto.
Rossella
era un esempio perfetto di quello che Brendon intendeva.
“Anche
tu qui a fare shopping?”
Brendon
si voltò, e così fece il suo Sceptile, in
direzione della nuova
arrivata e del suo Blaziken. Lei aveva delle borse di plastica tra le
mani con il logo del Centro Commerciale di Porto Alghepoli; era
vestita diversamente, per adattarsi al clima più fresco
dell'inverno, e indossava una felpa grigia e dei pantaloni scuri a
pinocchietto. Se Birch fosse stato più in linea, avrebbe
pensato che
i vestiti fossero suoi.
Guardandola,
quasi a Brendon dispiacque – per se stesso, oltre che per
lei,
perché se fossero entrambi stati più grandi di
qualche anno, più
adulti, probabilmente gli sarebbe interessata nel modo in cui i suoi
genitori pensavano gli interessasse.
Non
era, comunque, completamente estraneo rispetto l'attrazione sessuale,
e come ogni adolescente che si rispetti, aveva anche lui aveva le sue
cotte. La prima, per quanto si vergognasse ad ammetterlo, anche a se
stesso, era per Lino, non tanto per l'aspetto – era
praticamente
ancora un bambino – ma per il carattere determinato. Il modo
con
cui Lino sembrava dipendesse da lui, inoltre, lo faceva sentire
superiore, dominante, ed era piacevole.
“Sono
venuto a fare rifornimento per gli allenamenti.”
La
seconda era, banalmente, per Rocco, ed era banale perché
tutti erano
cotti di lui, che fossero donne o uomini, bambini o bambine –
aveva
incontrato allenatori che parlavano di lui come se fosse una
divinità
scesa in Terra e, okay, era bello, ma non esageriamo –
e
nemmeno lui poteva evitarlo. Rocco, comunque, sembrava più
interessato ad Adriano (o al suo Metagross, non si sapeva decidere)
piuttosto che alla fila di fangirl e fanboy che pretendevano il posto
di suo partner e Brendon, se mai avesse deciso di provarci,
lasciò
perdere subito.
“Anche
io! E, ehm, tu hai già finito? Perché io devo
ancora comprare un
paio di cose, magari potevi farmi compagnia...”
La
terza, infine, era un'imbarazzante, stranissima cotta per il capo del
Team Idro, Ivan. Brendon non sapeva seriamente spiegarsi
perché
provasse sentimenti del genere per, insomma, un cattivo, ma supponeva
che la sua fosse semplice attrazione sessuale e niente più:
cattivo
o meno, aveva un corpo niente male – cavolo,
si
vedevano i segni dei muscoli del petto e dell'addome sulla tuta da
sub, chiunque si sarebbe incantato ad una vista simile – ma
anche
lui sembrava avere un altro interesse di ambigua natura e Brendon
lasciò che lui e il capo del Team Magma si rincorressero
come gli
Skitty fanno con la loro coda.
“Okay.”
“Davvero?
Grande! Allora, io dovrei andare al piano di sopra...”
La
sua tendenza al genere maschile era uno dei fattori che gli avevano
fatto decidere che, sì, probabilmente, non era tanto
interessato a
quello femminile alla fin fine, e mamma e papà non sarebbero
stati
contenti, ma non era il momento di dirglielo. Era difficile dirgli
che lui era fuori portata per Vera, figurarsi dirgli che no,
papà,
nemmeno quella ragazza che lavora nella tua palestra mi interessa, e
nemmeno la figlia di quel tuo amico che viene da Kalos – lo
so che
è francese, ma questo non vuol dire-
“...Brendon?
Brendon, va tutto bene?”
“Sì,
vai pure avanti” avrebbe risposto, ma non stava
ascoltando.
Perso nei suoi pensieri, come si suol dire, teneva le mani in tasca e
lo sguardo fisso, finché Vera non si fermò e
allora anche Brendon
si fermò, e si accorse di essersi distratto per un momento
di
troppo.
“Sto
bene,” rispose invece, trasformando il dubbio di Vera in
certezza –
che per rispondere con tanta ovvietà non stava poi tanto
bene.
Sceptile lo guardava con silenziosa confusione mentre Vera, al
contrario, non fu tanto silenziosa.
“Sei
sicuro? Sembravi avere la testa altrove...”
“Perché
l'avevo
altrove”, voleva rispondere, ma optò
invece per: “Stavo
pensando.”
Si
aspettava che Vera si arrabbiasse, ma al contrario, sorrise e
ridacchiò.
“E
a cosa stavi pensando?”
Brendon
le offrì un piccolo sorriso divertito, non per la sua
reazione, o
per la sua domanda, ma per il pensiero che se sul serio le avesse
detto che cosa stava pensando, Vera sarebbe corsa via – anche
piangendo, magari, per la shockante
rivelazione che a lui lei non interessava.
Dirle
semplicemente “Nulla” non
avrebbe risolto niente, Vera non
era stupida; quindi si prese un breve minuto per pensare ad una
risposta esauriente a sufficienza da finire la discussione e, se
dovevano ancora parlare, cambiare argomento.
“Rocco
sta sparendo dalla circolazione.”
Non
era completamente una bugia, stava pensando a Rocco, ma una frase del
genere avrebbe dato inizio ad una discussione di cui a lui, detta
francamente, non fregava nulla: se Rocco non era più tanto
gettonato
– rimaneva super-famoso e con un sacco di fan al suo seguito
ma da
quando Groudon era stato risvegliato dal Team Magma, un anno prima,
si stava facendo sentire sempre meno – saranno stati affari
suoi, e
meno fama per lui sarebbe equivalso a più relax. Brendon era
felice
per lui e per le scelte che stava compiendo.
Vera
sembrò pensarci e si portò l'indice sul mento, e
alzò gli occhi al
cielo.
“Mh,
non saprei. Ho sentito che Adriano ha intenzione di sfidarlo alla
Lega, sarà per quello?”
Quell'informazione
prese Brendon alla sprovvista e, interessato, allargò appena
di più
le palpebre mentre Vera continuava: “Scommetto che se davvero
vuole
farlo sarà una lotta strepitosa. A me è sempre
piaciuto Adriano...”
E
il suo Milotic, e il modo in cui si veste, sì, lo so, lo so.
Una
cosa che Brendon non capiva delle ragazze era come potessero,
evidentemente, avere due cotte in contemporanea: era palese che a
Vera Brendon piacesse, ma dal modo in cui parlava di Adriano,
sembrava molto presa anche da lui. Immaginava che fossero due tipi di
attrazione differenti, perché mentre Vera conosceva Brendon
personalmente, Adriano era per lei solo un personaggio da lodare
–
lo aveva incontrato davanti alla Grotta dei Tempi a Ceneride,
sì, ma
non si erano rivolti la parola.
Chissà
se da quell'episodio la sua cotta per lui era cresciuta; comunque,
Adriano, come Brendon, non sembrava molto propenso al sesso opposto,
ma al contrario suo, Brendon non lo dava tanto a vedere – e
intendeva, tanto a vedere, perché a
Hoenn faceva caldo quasi
tutto l'anno, ma non era una buona scusa per girare con un vestiario
del genere, perdio.
Brendon
si chiese se tra qualche anno sarebbe diventato come lui, e si
sentì
rabbrividire: il pensiero di lui che chiedeva in prestito vestiti a
Vera gli strinse appena la gola e tossicchiò su un pugno
chiuso.
“Credo,
uhm, che Adriano abbia tutte le capacità per poter sfidare
la Lega
Pokémon.”
Cercò
di porre il discorso su un lato più tecnico e meno
personale, e Vera
distolse lo sguardo e sorrise con – cos'era, tenerezza? Era
un
sorriso strano, non lo faceva spesso – chiudendo gli occhi
per un
momento.
“Lo
credo anch'io.”
Dopo
aver compiuto tutte le spese, uscirono dal Centro Commerciale e si
fermarono accanto alle porte d'entrata. Vera gli rivolse un sorriso.
“Io
mi fermo qui a Porto Alghepoli, Brendon. Che cosa farai tu?”
“Dovrei
andare ad allenarmi fuori Verdeazzurropoli, ma-”
“Okay!
Allora le nostre strade si dividono qui.”
Brendon
aveva intenzione di farle compagnia, ancora per un po', giusto per
farla contenta – non le piaceva ma non era così,
volgarmente
parlando, stronzo, da non darle qualche
soddisfazione, sapeva
come ci si sentiva ad essere ignorati – ma evidentemente Vera
aveva
altri impegni più importanti, e per quanto gli rodeva
ammetterlo, a
Brendan diede fastidio.
Andava
bene, comunque, era da tempo che aveva l'allenamento sul Percorso 131
in cantiere, questo avrebbe velocizzato le cose.
“Alla
prossima Brendon!”
Vera
lo salutò con una mano e Brendon ricambiò nello
stesso modo,
sorridendo appena. Dopo averla vista sparire nel Centro
Pokémon,
cercò una panchina e lì vi sedette, lasciando lo
Sceptile a
guardarlo, in piedi, con quella sua espressione confusa ancora
stampata sul muso. Brendon lo osservò per un momento e
tirò un
angolo delle labbra.
“Non
c'è bisogno di preoccuparsi tanto, sai.”
E
se sperava di riuscire a rassicurarlo, non ci era riuscito. Sceptile
rimase immobile, come se non gli avesse detto nulla, e Brendon
sospirò. A volte pensava che riuscisse a leggerlo nella
mente, o
qualcosa del genere: la telepatia si sviluppa dopo tanto tempo
passato con qualcuno di importante, giusto? Supponeva che fosse
successo questo con lui e Sceptile.
Non
sapeva comunque dire se la cosa gli facesse piacere o meno.
“Ascolta,
non è niente,” continuò,
“Concentriamoci sugli allenamenti
adesso.” E per quanto poco convinto Sceptile poteva sembrare,
questo gli si avvicinò e accettò il cambio
d'argomento. Brendon lo
ringraziò, mentalmente.
Selezionò
la mappa sul Multi-PokéNav e la ingrandì sul
percorso 131; indicò
un piccolo isolotto con un dito per mostrarlo al Pokémon e
continuò.
“Devo
allenare te e Lopunny, quindi potremmo fermarci qui e pescare con il
Super Amo. Se quelli che abboccano sono buoni, lottiamo. Ci
stai?”
Sceptile
annuì e Brendon sorrise.
“Ottimo.
Allora andiamo.”
In
tempo per alzarsi e mettere il dispositivo in stand-bay, che l'avviso
di una chiamata illuminò di nuovo lo schermo, e Brendon
l'accettò.
Non poteva sapere chi fosse, ma sperò, con tutto se stesso,
che non
fosse Rocco, perché se fosse stato lui non sarebbero state
buone
notizie.
Con
sua sorpresa, al posto della voce adulta di Rocco, fu quella timida
di Lino a chiamare.
“B-Brendon?
Mi senti? Sono Lino.”
“Ti
sento, forte e chiaro.”
“Oh,
bene! Lo zio mi ha spiegato come funziona questo coso, ma è
ancora
nuovo e a malapena riesco ad usarlo.”
Brendon
sorrise al suo entusiasmo e di come il suo atteggiamento, da ansioso,
si era completamente trasformato alla sua sola risposta.
Lino
continuò.
“Mi
trovo a Iridiopoli in questo momento, e, uhm, pensavo che, magari,
potresti venire qui anche tu, per, sai, sfidarci.”
Gli
faceva tenerezza. Di che cosa aveva paura, comunque, Brendon non era
che un solo anno più grande di lui e con il suo stesso
livello di
esperienza – magari quella era un poco di più, ma
nemmeno di
tanto, dopotutto – e ora che lo risentiva, dopo mesi, capiva
perché
si era preso una cotta per lui. Per quanto imbarazzante la trovasse,
ancora, ma pur sempre una cotta era.
“D'accordo.
Dove posso trovarti?”
Brendon
decise che il suo allenamento poteva aspettare, e comunque, anche
questo lo considerava un allenamento. Sceptile aggrottò il
volto e
Brendon gli sorrise mentre Lino rispondeva: “D-Davvero? Okay!
Io
sono al Centro Pokémon, mi cerchi lì?”
“Va
bene.”
“Allora,
uhm- a più tardi Brendon, grazie!”
E
la chiamata si concluse. Spegnendo il PokéNav, Brendon
alzò lo
sguardo, e si immaginò il volto arrossito e gli occhi grandi
di Lino
davanti a lui, e sorrise. Se Rocco era fuori portata per lui
– e se
lo era anche Ivan, ma non avrebbe mai pensato di provarci con lui,
perché voglio dire, è un cattivo, e la
polizia lo sta cercando,
andrei in carcere anche io se scoprissero che sono suo complice –
magari Lino era, insomma, giusto, e avrebbe potuto
provarci.
Il problema sorgeva se a Lino Brendon non interessava, e allora
Brendon sarebbe rimasto piuttosto frustrato per il resto della sua
adolescenza.
Era
comunque meglio prendere il rischio, e ritirando Sceptile nella sua
Pokéball fece uscire il suo Flygon, pronto a volare ad
Iridiopoli.
nda:
sostanzialmente questa fanfiction è il nulla, ma OR mi ha
dato la
dimostrazione che sì, Vera è la stessa cozza che
era in R/S/E e
che, sì, Adriano è una Queer, oltre che una Drama
Queen, e tutto
ciò mi ha reso tanto felice (vogliamo parlare della
HardenShipping
poi, perché seriamente goddamnit Maxie).
Inoltre Lino è la cosa più omg so cute del
pianeta – addirittura
più carino di Armin Arlert e Nagisa Hazuki messi insieme, il
che,
insomma, è un record – e, davvero, a chi non
piace? Di sicuro non
al nostro Brendan, nossignore.
Quindi
questa la definirei più uno sfogo post-gioco piuttosto che
una
fanfiction seria, ma ovviamente, vedete voi.