Quel giorno, quando tornò nel suo appartamento, Francis lo trovò invaso di fiori, rose rosse per la precisione, erano così tante che il loro profumo gli dava quasi la nausea. Che fosse realmente colpa delle rose? Eppure... Eppure era da quel mattino che non lo abbandonavano né il senso di nausea né la voglia di accasciarsi e dormire.
Con lentezza s'avvicinò ad uno dei mazzi e si sporse per leggere il biglietto.
“Je suis Charlie.” - Spagna.
In realtà le emozioni di quella giornata che non voleva finire gli avevano gelato le lacrime negli occhi e si erano gonfiate nella sua gola rendendogli quasi impossibile respirare. Non riuscì a sorridere seppur sinceramente commosso. Proseguì con la lettura degli altri biglietti.
“Je suis Charlie” - Prussia.
“Je suis Charlie” - Italia Veneziano
“Je suis Charlie” - Italia Romano
“Je suis Charlie” - Germania
“Je suis Charlie” - Giappone
“Je suis Charlie” - Cina
Avrebbe voluto almeno sorridere di gratitudine, ma non ci riusciva, restava pietrificato a leggere ogni singola dedica, uguale ma diversa se a scriverla erano nazioni varie. 'Chè Francis sapeva quando fosse diverso il “Je suis Charlie” di Spagna e Prussia, da quello di Inghilterra. Già, c'era persino lui. Ed America. E Canada. Seychelles.
Ma si bloccò. Boccheggiò.
“Je suis Charlie” - Turchia
“Je suis Charlie” - Egitto
“Je suis Charlie” - Palestina
“Je suis Charlie” - Iraq
“Je suis Charlie” - Iran
C'era l'intero medio oriente.
Francis vide.
Capì.
Rise.
Pianse.