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Autore: KatherineSwan    09/01/2015    9 recensioni
Colin e Jennifer. Jennifer e Colin. Due anime unite dal proibito. Due colleghi che pian piano scoprono l'importanza che l'uno ha per l'altro, e iniziano a chiedersi: e se la mia vita fosse sbagliata? e se potessi avere di più?
Jennifer e Colin che fanno colazione insieme. Jennifer e Colin che fanno l'amore. Jennifer e Colin che si tengono per mano. Jennifer e Colin che si amano.
E se tutto questo potesse far parte della loro vita?
Succederà? Vi basta leggere per scoprirlo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui dopo le feste con il nuovo capitolo.
Vi ringrazio ancora per tutte le bellissime recensioni, non smettete di farlo perchè mi fate felice *w*
Detto questo, vi auguro buona lettura, come al solito c'è da soffrire e poi gioire e soffrire di nuovo, boh, oggi sono in questa fase AHAHAHAHAH
Recensite miraccomando. Eventuali errori di battitura verranno corretti non appena gli occhi non mi faranno più male a furia di rileggere :3 <3

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«Ora ti metti a letto, ti preparo il la cena. Forse stasera mangerai qualcosa di salutare. »
«Guarda che sto bene. E per la cronaca so cucinare. »
«Ad occhio direi che hai perso almeno 5 chili dall’ultima volta in cui ti ho vista nuda, direi che non mangi molto, oppure cucini così male che preferisci stare a digiuno.»
Colin rise appena mentre la osservava di nascosto, da uno spiraglio della porta della sua stanza che era rimasta aperta, mentre Jennifer si cambiava.
Proprio non riusciva a resistere, si era ripromesso di smetterla di pensare a lei in quel modo ma proprio non ce la faceva, non poteva non ricordare quelle notti a Vienna senza un pizzico di malinconia.
Quando lei fu tornata in cucina si sedette a gambe incrociate sul divano, fissandolo mentre armeggiava con pentole e padelle, intento a preparare qualcosa.
Era strano, pensò, vederlo di nuovo nella sua casa, nella sua cucina, come un perfetto marito.
Marito. Una parola che su Colin suonava alla perfezione, ma lui era il marito di un’altra donna e questo Jennifer lo sapeva piuttosto bene.
Sorrise amaramente, abbassando lo sguardo e ripensando che, forse, non avrebbe dovuto lasciarlo entrare in quell’appartamento, non avrebbe dovuto lasciarlo mai entrare nella sua vita privata perché era stato quello l’inizio delle sue gioie e dei suoi dolori più grandi.
«Che cosa fai?»
«Ti guardo. »
«Stai sorridendo. Mi trovi divertente? »
«Forse. »
Colin sapeva di non doverle fare quel genere di domanda ma proprio non riusciva a farne a meno e, dentro di sé, era felice se lei sorrideva grazie a lui.
«Ti senti meglio? »
«Era solo stanchezza. Davvero. »
«Non lo era. E lo sappiamo entrambi. »
«Colin.. »
«Okay, mi dispiace. Non dirò più una parola. »
Non voleva più sbagliare niente con lei, non voleva più ferirla, non voleva neanche guardarla in quel modo ma più ci provava più i suoi occhi si posavano su di lei come se volesse strapparle di dosso i vestiti e farla sua un’altra volta.
Non poteva rischiare di perderla, non se lo sarebbe mai perdonato, lei non lo avrebbe mai perdonato.
Sospirò appena e spostò lo sguardo, cercando di concentrarsi su altro, magari sulla cena che non riusciva a preparare, troppo distratto da quella bionda che adesso lo fissava confusa, quasi intimorita.
«Dovresti tornare a casa. »
«Non avrei niente da fare a casa.»
«Non qui. In Irlanda. Puoi prenderti qualche giorno di vacanza. »
«Perché mi stai chiedendo questo? »
«Perché ho bisogno di mettere chilometri di distanza tra di noi, e se resti in questo appartamento non ci riuscirò mai. »
«Vuoi allontanarmi, così sarà più facile andare a letto con Sebastian se io non ci sono? »
«Perché devi fare l’idiota ogni volta? »
Colin lasciò cadere nel lavello tutto quello che aveva tra le mani, poggiandole sul bordo del mobile per poi appoggiarsi un po’, mentre fissava il pavimento cercando di calmarsi.
«Perché ti amo. Forse l’ultima volta che te l’ho detto non mi hai sentito. »
«Allora smettila di amarmi. »
Il viso di lei era ricolmo di lacrime, ma non riusciva a farne cadere nemmeno una, promettendo a se stessa di non dare voce ai sentimenti che stava provando, reprimendoli il più possibile in un angolo buio del suo cuore.
Colin non avrebbe mai dovuto saperlo, non era lui quello giusto a cui esprimerli totalmente, il loro amore era condannato già in partenza e Jennifer non aveva voglia di rischiare tutto per un qualcosa che sarebbe potuto finire il giorno successivo, non era ancora pronta per questo.
Silenziosamente lui prese il cappotto, dirigendosi verso la porta, ferito dalle parole di lei e furioso per essere stato quello che, ancora una volta, lei aveva detto che l’amava ricevendo uno schiaffo in pieno volto a causa delle sue parole.
«Colin.. »
«No, hai ragione. Perché spreco tempo ad amare una donna che non è capace di amare. »
«E’ te che non voglio amare. Amarti vorrebbe dire rovinarmi la vita. Tu dici di amarmi ma non è così. Tornerai sempre da Helen, tornerai da lei quando ti sarai stancato di me e a me non resterà più niente. Io non voglio amarti. Amare te mi consumerebbe troppo. »
«Che cosa vuoi da me? Che lasci la mia famiglia? Per cosa? Per una donna che dice che la fa star male amarmi? Per una donna che preferisce fingere di non amarmi così può fingere di amare un altro? E’ questo che non farei mai. Mi ero innamorato di un’altra Jennifer evidentemente, quella che ho davanti adesso non so più chi sia. »
«Sto cercando di proteggere me stessa. »
«Stai facendo l’egoista. »
«Non voglio un uomo da dividere con un’altra. »
«Io voglio te. »
«Smettila. Avevamo promesso di non parlarne più e siamo di nuovo allo stesso punto! »
Colin le si avvicinò silenziosamente, sfiorandole la guancia con la punta delle dita per poi scostarle qualche ciocca di capelli dal viso, sistemandola dietro il suo orecchio.
Voleva guardarla negli occhi per capire se l’aveva persa davvero o se aveva ancora una possibilità per riportare a galla la donna per la quale aveva perso la testa.
Quella che aveva di fronte a sé era più un guscio vuoto, privo di emozioni, non era la stessa Jennifer di sempre, non era la stessa Jennifer di quelle notti a Vienna.
«Credo sia meglio che me ne vada. »
«Si. Sarà meglio. »
Sospirò sconfitto e le posò un lento e leggero bacio sulla fronte, stringendola un po’ a sé come se avesse paura di vederla scivolare via lontano da lui in un baleno, più veloce di un battito di ciglia.
Ma lei rimase lì, ferma, appoggiandosi sul suo petto mentre aderiva perfettamente al corpo di lui, incastrandosi come il tassello di un puzzle.
Jennifer si concesse qualche secondo di troppo per perdersi tra le sue braccia, inebriandosi del profumo della pelle di Colin che tanto gli era mancato in quei lunghi ed estenuanti giorni in cui gli era stata lontana per sua decisione, o meglio per decisione di entrambi.
Non poteva sopportare ancora di averlo così vicino e, allo stesso tempo, respingerlo con così tanta forza e determinazione, una determinazione quasi disperata per quanto le riguardava.
Decise di smetterla di pensare, spense il cervello e lasciò che i suoi sentimenti parlassero per lei, lasciò che la sua parte razionale andasse a farsi un giro, redendola vulnerabile e completamente esposta.
«Fa troppo male non poterti avere.»
«Lo so. Pensi che io mi diverta a tenere le distanze? Lo faccio perché so..so che.. »
«Sai cosa? »
«..se mi stai così vicina finirò per baciarti.»
«Lo so. »
«Jen, ti prego. Ne abbiamo parlato.»
«Lo so. »
«Hai detto chiaramente che non deve più succedere. »
«So cosa ho detto. »
«Allora perché mi torturi in questo modo? »
In realtà Jennifer stava torturando se stessa, voleva smettere di pensare ma, irrimediabilmente, pensava anche troppo e finiva sempre per porsi lo stesso ed identico quesito di sempre: ‘riuscirò mai ad allontanarmi da lui e a non provare quello che provo?’ senza però trovare una risposta che potesse risultarle convincente.
Si allontanò dal viso di lui giusto il necessario per poter incrociare i suoi occhi e perdercisi dentro completamente, sorridendogli appena, uno di quei sorrisi che ormai raramente riusciva a dipingersi in volto ma che gli uscivano spontanei quando pensava a lui.
Colin non la lasciò indietreggiare e, nuovamente, azzerò la distanza tra di loro, rimanendo ad un soffio dalle sue labbra in un tira e molla a cui nessuno dei due aveva intenzione di cedere.
«Non stavi andando via?»
«Lo so. »
«Hai detto anche tu che ne abbiamo parlato. »
«So cosa ho detto. »
«Allora perché mi torturi in questo modo? »
Le parti si erano invertite nuovamente e adesso tutto pareva più confuso, il confine tra giusto e sbagliato si intravedeva appena e, per un momento, Colin pensò di cedere nuovamente ma trovò le forze per trattenersi, non voleva essere di nuovo lui quello che si esponeva.
Per una volta, una soltanto, voleva che fosse Jennifer a cercarlo, a desiderarlo, a fargli capire che provava qualcosa di forte anche se non voleva ammetterlo ad alta voce.
Era stanco di dover fare il Capitan Uncino della situazione, sempre pronto a corteggiarla e a rincorrerla ovunque, per una volta voleva essere lui quello che veniva rincorso.
Lei gli stava ad un palmo di mano di distanza, fissandogli le labbra in una maniera destabilizzante per entrambi, era lì e non si muoveva di un solo centimetro, ogni muscolo del suo corpo le pareva pietrificato dalla paura di sbagliare, di fare qualcosa di estremo e allo stesso tempo tremendamente sbagliato.
«Buonanotte Jen. »
Sussurrò lui, con voce roca, mentre si spostava di lato per sorpassarla e giungere alla porta.
Aveva capito che con lei non funzionava così, avrebbe alzato muri su muri ogni volta che lui si fosse riavvicinato e forse aveva ragione, forse faceva bene, era la cosa migliore per entrambi.
Il quella frazione di secondo Jennifer si sentì pervasa da un milione di sensazioni diverse, ogni singola fibra del suo corpo stava fremendo, impaziente di farle commettere un passo falso.
Provò a resistere più che poteva poi, inesorabilmente, gli afferrò il braccio e lo costrinse a fermarsi sul ciglio della porta.
«Non te ne andare.»
Il cuore le batteva all’impazzata ma per un momento le sembrò che si fosse fermato di scatto, arrestandole il respiro non appena lui si voltò, prendendole il viso tra le mani prima di baciarla come se non stesse aspettando altro.
Le fece poggiare la schiena contro il muro, mentre Jennifer richiuse la porta alle loro spalle con un gesto rapido della mano.
«Fai l’amore con me, Colin. »
Sussurrò appena, a voce bassa, con le labbra che ancora premevano sulle sue.
Voleva sentirmi sua completamente, aveva sempre avuto paura di quel legame fino a quel momento, perchè il timore di poterlo perdere da un momento all'altro non riusciva mai ad abbandonarla e quindi preferiva fingere che di non provare nulla.
Colin fece correre le labbra su quelle di lei, abbozzando a un piccolo sorriso furbo non appena le allontanò nuovamente e notò il disappunto sui suoi occhi.
Successivamente fece si che scorressero lente sul suo viso, sfiorandole il lobo dell'orecchio destro ed infine lasciò che si posassero sul suo collo.
Cercò le sue mani, lasciando che le dita si intrecciassero, sentendo il battito del suo cuore aumentare, correre come se fosse improvvisamente impazzito e non riuscisse più a fermarlo.
Dio, Jennifer, che diavolo di effetto che mi fai – pensò tra sé, senza avere il coraggio di dirglielo ad alta voce, non gli sembrava opportuno in quel momento.
Il suo corpo ebbe un fremito non appena sentii quello di lei arrivare a contatto con il suo.
Lasciò la presa che aveva sulle sue mani, facendole scivolare su di lei, percorrendo ed esplorando ogni centimetro del suo corpo che ancora non avevo avuto modo di scoprire dopo Vienna.
Le sollevò lievemente la maglia del pigiama che indossava, sfiorando la sua pelle nuda con la punta delle dita, prima di sfilargliela con un gesto rapido e quasi improvviso, poi l’ammirò per qualche istante, quasi senza parole, tornando a sfiorare nuovamente la sua bocca con quella di lei e lasciando che la sua lingua rincorresse la sua, insinuandosi in un turbinio di emozioni e sensazioni da cui non poteva e non voleva più uscire.
Jennifer si ritrovò a fare la stessa cosa, sfilandogli via la maglietta senza nemmeno avere il tempo di pensare e nuovamente si fiondò sulle labbra di lui come se ormai ne fosse drogata.
Si lasciò sollevare e accavallò le gambe attorno ai suoi fianchi mentre Colin la teneva imprigionata tra le braccia, camminando fin quando non giunsero in camera da letto.
Nel giro di qualche secondo lei si ritrovò sotto di lui ad ammirare il suo corpo perfettamente scolpito, lasciando successivamente che le mani vagassero sulla sua schiena, avvinghiandosi come se il contatto che si era creato fosse in qualche modo vitale.
Nuovamente le loro bocche si incatenarono l'un l'altra, alla ricerca disperata delle lingue che si cercavano fameliche, lasciando che il corpo di Jennifer aderisse a quello di Colin in un incastro quasi perfetto.
Lei sentiva i brividi percorrerle la schiena nuda, le mani muoversi avide sul suo corpo mentre ancora non si eravamo divisi per incamerare aria e riprendere fiato.
Lui voleva assaporare ogni centimetro nascosto della sua pelle, voleva scoprire quali fossero i suoi punti più sensibili, semplicemente voleva sentirmi suo, totalmente suo, non solo a livello carnale, ma qualcosa di più profondo.
La voleva  così tanto da star male e quella vicinanza lo stava uccidendo davvero, seppure fosse lui quello che adesso poteva sentire il contatto con la sua pelle, il suo battito cardiaco che accellerava ogni volta che lui la toccava, il suo respiro corto mentre le baciava il collo.
Jennifer si rese conto solo allora di essere completamente nuda, solo quando Colin entrò in lei e nuovamente le catturò le labbra in un bacio che le smorzò un gemito di piacere, ancor prima di poter aprire bocca.
Socchiuse gli occhi e si beò di quel piacere che, pian piano le stava invadendo tutto il corpo, ogni sua terminazione nervosa sembrava reagire a quelle sensazioni, facendo si che lei si rendesse conto, ogni attimo che passava, di quanto fosse essenziale Colin nella mia vita.
Sorrise, involontariamente, tornando a guardare i suoi occhi prima di perdersi nuovamente in lui, seguendo il ritmo dei suoi movimenti mentre si stringeva con le braccia attorno al suo collo.
«Sei mia..»
Mormorò Colin, in un sussurro quasi roco, stringendola ancora di più tra le braccia, mentre si muoveva con forza dentro di lei ma, allo stesso tempo, con una dolcezza che aveva impressionato persino lui stesso.
Non riusciva a sopportare la distanza con la sua pelle, non riusciva a sopportare persino la distanza tra le loro labbra ormai, era diventato un tutt’uno con lei e non riusciva a spiegarsi come avrebbe fatto ad andare avanti in futuro, come avrebbe fatto se tutto quello che si dicevano era di dover stare lontani.
Sospirò nuovamente, gemendo di piacere mentre la guardava negli occhi, catturando successivamente le sue labbra in un ennesimo bacio che, ormai, di casto non aveva più nulla.
Sentii il respiro di Jennifer addosso, sulla sua pelle e le spinte aumentarono, facendosi sempre più veloci e forse un po' insistenti.
Jennifer sorrise inconsciamente, prima di smorzare l'ennesimo gemito di piacere non appena i suoi movimenti si fecero più forti e veloci e in quel momento le sembrò di poter scoppiare per quanto amore sentiva dentro, fin nelle ossa, fin nella parte più nascosta della sua anima.
Ansimarono più forte, uno sulle labbra dell’altro, fin quando il piacere non giunse al culmine, lasciando entrambi senza fiato e costringendoli a respirare quasi a fatica.
Colin lasciò che appoggiasse il capo sul suo petto, sentendo il respiro di lei fare a gara con il suo e gli sembrò che il cuore stesse per impazzire, come se volesse sbalzare fuori dalla cassa toracica.
Rimasero a guardarsi per un istante infinito, senza dire una parola, senza emettere un fiato e quel silenzio fu disturbato solo dai loro respiri che ancora cercavano di regolarizzarsi a dovere.
Rimasero abbracciati così, finchè lei non si addormentò tra le sue braccia, consapevole che al suo risveglio tutto sarebbe tornato al proprio posto, compresi loro due e quella confusionaria situazione e a Colin non rimase altro da fare che contemplare la bellezza della donna che adesso stava stringendo, chiedendosi se, prima o poi, sarebbe stata sua per davvero e non in quella maniera così clandestina.
L’indomani lei lo avrebbe perso ancora e lui avrebbe perso Jennifer, ma per quella notte si appartenevano l’un l’altro e questo nessuno poteva portarglielo via.
Quella notte nessuno avrebbe mai potuto portargliela via.
  
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