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Autore: LadyBones    10/01/2015    0 recensioni
Alle volte, quello che la nostra mente ci mostra non coincide esattamente con la realtà. Siamo da qualche parte, fuori dalla nostra vita...dobbiamo solo capire dove esattamente!
Dal testo:
"Un grande edificio si stagliava davanti la sua visuale e – se si fosse sporto un po’ di più – era certo che avrebbe visto quell’angolo di strada brulicare di persone…tante, troppe. Dio, come le odiava."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Tic tac, tic tac, tic tac…” sussurrò con un filo di voce tamburellando con le dita sul braccio della sua sedia.
Una, due volte, senza fretta, continuando ad osservare oltre quella spessa lastra di vetro che lo separava dal resto del mondo. Il cielo era di un azzurro così disturbante quel giorno, il sole semicoperto da alcune nuvole di passaggio. Un grande edificio si stagliava davanti la sua visuale  e – se si fosse sporto un po’ di più – era certo che avrebbe visto quell’angolo di strada brulicare di persone…tante, troppe. Dio, come le odiava. Tutte così dannatamente ordinarie e noiose. Sbuffò appena voltando il capo alla sua sinistra prima di inclinarlo appena. Socchiuse gli occhi soffermandosi ad osservare una ragazza dai lunghi capelli corvini. Si lasciava dondolare avanti e indietro all’infinito senza mai smettere di canticchiare. Sempre la stessa melodia che ormai gli era entrata in testa. Tornò a posare lo sguardo sull’edificio davanti a sé, percorrendo con gli occhi un piano dopo l’altro fino a fermare la sua corsa sul terrazzo spoglio. Chiuse le palpebre lasciando che le sue labbra si piegassero all’insù in un ghigno soddisfatto.
 
 
 
Era salito su quel tetto – come indicatogli – senza alcuna fretta. Sapeva perfettamente che quell’incontro avrebbe messo definitivamente fine al suo gioco creato ad arte. Aveva digitato un messaggio e si era messo comodo sul cornicione ad aspettare. Il cellulare in una mano, la musica in sottofondo con quel motivetto che non riusciva a togliersi dalla testa. Poi aveva sentito la porta cigolare e quella figura – ormai familiare – fare la sua apparizione sul tetto.
“Eccoci qui, finalmente. Tu e io Sherlock…e il nostro problema, l’ultimo problema: rimanere vivi!” esclamò senza mai guardare nella sua direzione.
Non ce n’era neanche bisogno.
“E’ proprio noioso, vero? È solamente…rimanere…”
Spense il cellulare con uno scatto deciso, liberandosene. Senza neanche dargli il tempo di replicare aveva finito per vomitare fuori il resto di quelle parole che aveva trattenuto per tutto quel tempo nella sua testa, intrappolate in attesa del momento giusto per farle venir fuori.
“Per tutta la vita ho cercato delle distrazioni e tu eri la mia distrazione migliore, e ora non ho più neanche te perché ti ho battuto…” affermò lasciando trapelare quella lieve sfumatura di soddisfazione dalle sue parole.
“E’ stato semplice…”
Quella lieve sfumatura finì, però, per scomparire lasciando il posto alla frustrazione che non gli impedì di continuare con quel monologo che si era autoimposto di portare a termine.
Un’alzata di spalle.
Una mano passata sul viso, a stropicciare gli occhi tondi.
“Ora devo tornare a giocare con le persone comuni, e a quanto pare anche tu sei una persona comune, proprio come loro…” continuò sollevando lo sguardo sull’uomo in piedi davanti a lui.
Si alzò, convinto di non essere riuscito a mascherare la sua delusione ma, a quel punto, che cosa importava? Aveva creduto di avere davanti qualcuno così simile a lui tanto da riuscire ad arrivare a capirlo. La loro era stata una specie di danza, in punta di piedi su un filo sottilissimo e, quel filo, aveva finito per spezzarsi sotto il peso di entrambi. La caduta, ne era certo, sarebbe stata rovinosa per uno dei due…o per entrambi.

 
 
 
Un lieve ticchettio sulla sua spalla finì per riportarlo con prepotenza alla realtà. I suoi occhi si riaprirono di scatto sollevandosi sulla figura che si stagliava davanti a lui. Camice verde acqua, corti capelli biondi e il solito sorriso di incoraggiamento che aveva dipinto sulle labbra ogni volta che gli tendeva quel bicchierino.
“Oh un regalo per me, Mary? Non avresti dovuto scomodarti…” aveva sussurrato sollevando gli angoli delle labbra in una specie di sorriso uscito male.
“Manda tutto giù, avanti…”
Restò a guardarla per un secondo prima di afferrare quel bicchierino lanciandogli un’occhiata distratta. Verde, rosso e blu.
Erano tutte presenti all’appello, pensò mentre le mandava giù. Accartocciò quel pezzo di plastica tra le mani senza mai distogliere lo sguardo da lei a mo’ di sfida. Sapeva che avrebbe finito per chiedergli di aprire la bocca e controllare che avesse fatto il bravo soldatino anche per quel giorno ma non le avrebbe dato quella soddisfazione. La vide alzare un sopracciglio e, sicuramente, avrebbe finito per cedere molto prima di lui se la sua attenzione non fosse stata attirata da qualcosa di molto più urgente.
“Cerca di non muoverti…”gli intimò la donna puntandogli un dito contro prima di allontanarsi a passo di marcia.
La seguì con lo sguardo guastandosi la scena delle 10,35. La vecchina fissata con l’arrivo dell’apocalisse alzò le braccia – in modo tremendamente melodrammatico anche per i suoi standard – snocciolando passi della Bibbia uno dopo l’altro. Alzò gli occhi al cielo, annoiato, portandosi una mano davanti alla bocca sputando quelle pillole prima di farle scivolare nel vaso al suo fianco. Quella piantina si sarebbe ripresa molto prima di quanto avrebbe mai fatto lui, con tutte quelle pillole come fertilizzante.
“Gli angeli…loro stanno arrivando…”
La sentì blaterare e quello bastò per farlo scattare in piedi e avviarsi lentamente in direzione della tromba delle scale. Era il momento perfetto, nessuno si sarebbe accorto di lui e, gradino dopo gradino, si ritrovò a percorrere la strada che lo separava dal tetto.
 
 
 
Fermo davanti a lui, si ritrovò a fissare Sherlock. Impassibile, a denti stretti gli sputò  contro le ennesime parole di quella giornata come fossero veleno.
“Sei una persona comune. Stai dalla parte degli angeli…”
Gli occhi chiari di Sherlock lo scrutarono per qualche secondo quasi a volerlo penetrare a fondo. Fino a quel momento aveva semplicemente intaccato la superficie ma, ora, avrebbe dovuto arrivare più a fondo di quanto non avesse fatto.
“Oh, starò anche dalla parte degli angeli ma non pensare nemmeno per un secondo che io sia uno di loro…” aveva sussurrato Sherlock con convinzione.
Gli occhi nocciola di Moriarty avevano finito per sgranarsi per lo stupore. Aveva avuto ragione fin dall’inizio. Non aveva sbagliato a scegliere Sherlock per quel gioco così crudele e scorretto. No, aveva fatto la scelta giusta e mai, mai come in quel momento, era stato così certo della sua decisione  e la delusione di qualche attimo prima era completamente svanita. Aveva sbattuto le palpebre un paio di volte come se si stesse risvegliando da un sogno, all’improvviso, e aveva sorriso.
“No, non sei una persona comune. Sei come me…” aveva sussurrato.
Un grazie.
Una stretta di mano.
La sorpresa negli occhi di Sherlock. Oh si, la sorpresa nel suo sguardo era stata una botta di adrenalina che lo aveva travolto e sorpreso allo stesso tempo e lì, aveva capito.
Aveva capito di aver giocato bene le sue carte – meglio di quanto avesse pianificato – e aveva vinto quel gioco.
La pistola che si era infilato in bocca? Quello era stato un attimo. Una scintilla che dava fuoco a tutto il resto.
Uno sparo.
Il buio totale…

 
 
 
L’ultima cosa che riusciva a ricordare era lui che saliva le scale in direzione del tetto dell’ospedale. Era lì che Sherlock lo avrebbe dovuto raggiungere, ma qualcosa era andato storto. Avvertiva la nuca dolergli e cercò di sollevare d’istinto un braccio e massaggiarsi il punto dolorante ma qualcosa finì per impedirgli i movimenti. Strattonò più forte il braccio prima di riuscire finalmente a mettere a fuoco quello che lo circondava. Il bianco della stanza, lui steso nel suo letto e le cinghie a tenerlo fermo. Strinse le labbra in un smorfia di disappunto prima di scoppiare in una fragorosa risata liberatoria.
“Credete davvero che queste…che voi…riuscirete a fermarmi? Nessuno ci è mai riuscito…” aveva sussurrato con un ghigno dipinto sul volto alle due figure in piedi davanti a lui. L’uomo con il lungo camice aveva sospirato pizzicandosi la radice del naso prima di fari più vicino.
“Richard, ha smesso di nuovo di prendere le sue medicine…” gli rispose paziente andandosi a sistemare sul bordo del materasso.
“Hai davvero creduto a quella fandonia, Watson? Il mio nome è Jim…Jim Moriarty…”
“Sono il dottor Hamish e non Watson. Non esiste nessuno Moriarty e, soprattutto, non esiste nessun Sherlock ma la sua mente continuerà a giocarle questi brutti scherzi se si rifiuterà, ancora, di prendere le sue medicine…” gli spiegò con calma.
Aveva perso il conto di quante volte aveva cercato di spiegarli che quello che succedeva nella sua mente non era reale ma solo frutto della sua fantasia. La vita reale era troppo per lui da poter gestire e il suo inconscio aveva finito per andargli incontro mescolando  le carte, rendendo tutto sfocato e confuso ai suoi occhi. La sua realtà era stata alterata per poter essere meglio accettata. Il suo inconscio aveva finito per proteggerlo e, per farlo, aveva dato vita, nella sua mente, a un personaggio fittizio…aveva dato vita a Sherlock Holmes. Il perché avesse scelto proprio lui? Beh, quella era decisamente un’altra storia.
“Cerca di riposarti adesso, ne hai bisogno…appena ti sarai rimesso in sesto riprenderemo le nostre sedute!” esclamò prima di sollevarsi e dirigersi all’esterno di quella stanza.
“Se non mi lasci andare ti brucerò…ti brucerò fino in fondo al cuore!” gridò Richard con tutto il fiato che aveva in corpo.
Quello, sfortunatamente, non bastò a incutere timore nel dottor Hamish che si ritrovò a scuotere la testa sospirando sonoramente prima di passare la cartella che aveva tra le mani ad una delle infermiere.
“Si assicuri che il paziente 221B abbia le medicine di cui ha bisogno…”




 

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Nota dell'autrice:
Salve a tutti, è la prima volta che scrivo qualcosa su questa serie tv quindi vi prego di essere clementi xD Ho deciso di lanciarmi e provare qualcosa di nuovo perchè avevo quest'idea un pò folle in mente, amo questa serie tv e soprattutto adoro Moriarty e quindi ci ho voluto provare. Non so se sono riuscita a fare un buon lavoro ma mi è servito per abbattere una delle tante barriere che mi ero prefissate di buttare giù. Nonostante tutto questo spero che questa piccola cosa a cui ho "dato vita" sia stata gradita e spero di poter leggere qualche vostro parere, bello o brutto che sia a me fa piacere cosa ne pensiate!
Alla prossima, spero xD
-LadyBones

   
 
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