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Autore: Mala Mela    19/11/2008    5 recensioni
{SasuTema}
<< Per cominciare potresti smetterla con la sceneggiata dell’eroe drammatico >> rispose Temari con estrema serietà. << La prima volta che ci siamo visti -e non intendo guardati, perché quello l’abbiamo fatto molti anni fa-, dicevo, la prima volta che ci siamo visti era nell’ufficio di Nara, poco tempo dopo la fine di… tutto. Io gli sedevo davanti, mentre tu eri in piedi alle sue spalle. Io parlavo ostentando sicurezza e determinazione, mentre tu rimanevi in silenzio e ti limitavi a fissarmi e… la cosa mi rendeva terribilmente irritabile. Ovviamente Nara doveva averlo capito da tempo, per questo ti chiese di restare. >> fece una breve pausa. << Ecco, anche allora lo facevi >>.
<< Facevo cosa? >> sibilò lui, distogliendo lo sguardo.
<< L’eroe. E ti piangevi addosso >>.
Spin-off di "Redenzione" di _Ayachan_
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Sasuke Uchiha
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dopo ere geologiche ed in seguito a velate minacce e simpatici ricatti (“Finché Clà non pubblica la SasuTema io non posso pubb

 

Dopo ere geologiche ed in seguito a velate minacce e simpatici ricatti (“Finché Clà non pubblica la SasuTema io non posso pubblicare Hope! Mi capite vero? Per cui: Clà, scrivi!”) ecco che finalmente avete l’occasione di leggere questo piccolo aborto.

Come avrete notato i protagonisti sono Sasuke e Temari, probabilmente vi sembreranno un po’ OOC, ma se avete letto Redenzione allora capite meglio di me perché l’emokid è diventato una piaga.

E poi, come ha detto Tya, lo spin-off è terra d’anarchia!

(E fa pure rima <3).

 

Buona lettura!

Clà

 

 

 

 

 

 

 

 

T h e  e n d  I s  t h e  b e g i n n i n g

[ spin-off di Redenzione ]

 

 

 

 

 

“Send a heartbeat to the void that cries through you

Relive the pictures that have come to pass

For now we stand alone

The world is lost and blown

And we are flesh and blood disintegrate”

 

 

“Manda un battito del cuore al vuoto che piange attraverso te

Rivivi le immagini che sono venute per passare

per ora noi siamo soli

il mondo è perso e scoppiato

e noi siamo carne e sangue disintegrati

senza nient'altro da odiare

 

 

 

[ The end is the beginning is the end - Smashing Pumpkins ]

 

 

 

 

Un lampo rossastro balugina nel cielo plumbeo tingendo le nubi di sangue, poi un fragoroso ed assordante boato esplode a svariati chilometri di distanza facendo tremare il terreno. Sasuke digrigna i denti e continua imperterrito a correre di tetto in tetto nonostante l’istinto gli suggerisca di scappare il più lontano possibile da quella che sembra a tutti gli effetti la fine del mondo. 

All’orizzonte vede comparire nuovamente un lampo e questa volta percepisce chiaramente la sua origine. Il messaggio non mentiva: Kyuubi sta attaccando Konoha.

Naruto sta attaccando Konoha.

Hai fatto le cose in grande, pensa amaramente, sentendosi come all’interno di un enorme déja-vu.

Sotto i suoi piedi vede strade deserte e case abbandonate, è certo di dover cercare qualcuno, di aver qualcosa di importante da fare, ma nella mente non ha altro un sordo ronzio che gli impedisce ogni ragionamento logico. Non riuscendo a riflettere, Sasuke corre.

Supera viali e vicoli, negozi e ville e poi… la vede.

La donna indossa un mantello scuro che le copre il capo, con cauta rapidità le si avvicina pronto a rivolgerle la parola. Lei si volta e gli occhi bianchi della casata Hyuuga incontrano lo sharingan. Sasuke è deluso, ma non è in grado di spiegarsene il motivo. Parlano ma è come se non dicessero nulla, dalla sua bocca escono suoni che dimentica un attimo dopo e al contempo gli rimbombano nella testa, stordendolo.

Col passare dei minuti i contorni degli oggetti di fanno meno chiari, tutto sembra sprofondare in una nebbia sottile e fastidiosa quasi quanto il ronzio.

<< Sasuke… >>.

Un sussurro richiama la sua attenzione, risvegliandolo da quello strano stato di torpore. Una fitta gli trapassa il petto: di nuovo quella strana sensazione di déja-vu.

È incredulo. Sakura si trova a pochi passi da lui con gli occhi pieni di lacrime e il mantello di Alba calato sulle spalle. Sasuke le va in contro, pronto a tirarla a sé, ma la figura della giovane donna sparisce. Ricompare qualche metro più in là, questa volta completamente coperta di sangue e con gli abiti lacerati.

Sasuke allarmato tende una mano verso di lei, provando a chiamarla in tutti i modi. All’improvviso è come se Konoha fosse stata inghiottita dal mare. I suoi movimenti si fanno lenti e faticosi, come impediti da una grande mole d’acqua, e dalle labbra non esce parola, ma solo suoni confusi.

<< Sakura! >> urla nuovamente, non udendo nemmeno la propria voce. Frustrato continua ad urlare, arrancando verso la donna con movimenti goffi e nervosi. Sakura sorride nonostante il sangue, lo guarda serena -quasi derisoria- nonostante la profonda ferita che le percorre il collo e il grande livido che spicca sulla tempia.

<< Sakura! >> tenta di chiamarla nuovamente, invano. Invisibili corde lo costringono immobile, mentre l’immagine di lei si fa sempre più sfocata. Sasuke si dimena con violenza e, una volta riacquistata la calma, prova a comporre una semplice combinazione di sigilli, nella speranza di sciogliere quella che non gli sembra altro che un’illusione. Fallisce.

<< Sakura! >> grida ancora nel vederla allontanarsi. << Aspettami! Sakura… >>.

 

 

<< Sakura! >>.

Sasuke aprì gli occhi di scatto, tirandosi bruscamente a sedere. Attese ansimante per qualche minuto, con lo sguardo fisso nel vuoto. Nel petto il cuore gli batteva furiosamente in maniera talmente dolorosa da dargli l’impressione che il suo rumore risuonasse per tutta la stanza. Impiegò un po’ di tempo per rendersi conto di dove si trovasse, ma alla fine riconobbe il luogo come il suo appartamento a Konoha, quello acquistato subito dopo la distruzione.

Sospirando si passò una mano sugli occhi, scostando ciuffi di capelli madidi di sudore, e si costrinse a riportare la respirazione ad un ritmo normale. Lanciò uno sguardo alla sveglia presente sul comodino, assottigliando gli occhi per vedere meglio i numeri luminosi del display.

Le quattro e cinquantasette.

Con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a dormire fino alle otto, pensò, era il capo degli ANBU ma dopotutto quello era pur sempre il suo giorno libero.

Si lasciò andare a peso morto sul materasso e chiuse gli occhi, cercando di ignorare le immagini che poco prima si erano susseguite nella sua mente. Si voltò sul fianco destro e poi su quello sinistro, si mise supino e poi in posizione fetale.

Nulla, riaddormentarsi pareva un’utopia.

Sbuffando buttò le gambe fuori dal letto e si alzò borbottando tra sé e sé.

Una doccia - pensò - ho solamente bisogno di una doccia.

Aprì pigramente la porta del bagno e la richiuse dietro sé cercando di fare meno rumore possibile, infine prima ancora di svestirsi aprì il rubinetto della doccia, regolando la temperatura dell’acqua. Mentre aspettava che quest’ultima si stabilizzasse, con movimenti ancora assonnati si tolse i vecchi abiti che usava come pigiama e studiò le cicatrici che gli percorrevano il corpo, sorridendo mestamente.

Quando il denso vapore cominciò ad uscire dalla cabina della doccia, Sasuke vi entrò, ponendo il capo direttamente sotto il getto d’acqua bollente.

Non era la prima volta che accadeva, gli era già capitato di fare sogni simili. In principio aveva provato ad ignorarli, sopprimendo il terrore e il turbamento che ne derivavano, coprendo le preoccupazione che generavano con gli impegni di tutti i giorni. Poi, col passare del tempo, le sensazioni che quegli incubi portavano con sé si erano fatte più angoscianti ed opprimenti, trasformandolo in una sorta di pentola a pressione. Ma si sa, le pentole a pressione senza una valvola di sfogo esplodono. 

Fortunatamente Sasuke aveva trovato Ino, poche settimane prima. Si erano incrociati per caso nei corridoi del palazzo dell’Hokage, mentre entrambi attendevano che l’incontro di Shikamaru col Mizukage terminasse.

Si erano salutati educatamente ed avevano taciuto per una manciata di minuti. Poi Sasuke, aveva cominciato a parlare, sotto lo sguardo allibito di Ino.

<< A te… >> aveva esordito con voce roca. << A te non capita mai di… sognarla? >>.

Gli occhi cristallini della donna si erano oscuranti non appena aveva capito a chi si riveriva. Aveva iniziato torturarsi le mani e mordersi le labbra, come una bambina nervosa e imbarazzata. In quell’istante Ino era tornata ad avere otto anni ed aveva litigato con la sua migliore amica.

<< Sì >> aveva sussurrato subito dopo, tornando di colpo adulta. << I primi giorni era anche peggio, sai >> aveva confessato << ma ora vengono sempre più raramente. Ci sono… ci sono addirittura giorni in cui riesco a non pensarci affatto. Ma altre notte continuo a vederla, appena chiudo gli occhi >>.

Sasuke aveva annuito.

<< …capisco >> aveva esalato poi con voce fioca, sentendosi ben più debole di quanto gli sarebbe convenuto. Ino era tornata a posare il suo sguardo ugualmente sofferente su di lui.

<< Se hai bisogno di parlarne con qualcuno…>>.

<< Lo so, Ino >> aveva risposto prontamente Sasuke, voltandosi per non mostrare gli occhi lucidi. << Ma ora devo proprio andare. Grazie >>.

E silenziosamente s’era allontanato lungo il corridoio, ignorando l’appuntamento che aveva con l’Hokage.

Dopo essersi sciacquato tutta la schiuma dai capelli, Sasuke chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia avvolgendosi nell’accappatoio. Tornando nella propria camera da letto notò le griglie della finestra leggermente aperte, pronte a far entrare i primi raggi dell’alba. Il letto, poco sotto, era stato rifatto e la donna che fino a pochi minuti prima dormiva accanto a lui -e che lui era convinto di non aver svegliato- era sparita.

Non ci fece particolarmente caso, era abituato a quelle sparizioni. D’altronde ancora discutevano se ufficializzare la propria relazione o meno, dal momento avrebbe destato non poco scalpore.

La sveglia lo informò che erano da poco passate le cinque. Sasuke osservò i cuscini sprimacciati e le lenzuola ordinatamente tirate lungo tutto il materasso soppesando l’idea di disfarle nuovamente per tornare a dormire, ma il solo pensiero di un nuovo sogno lo trattenne.

Al diavolo il giorno di riposo, pensò, se il suo sonno era destinato ad essere così tormentato tanto valeva passare quel tempo sveglio, magari evitando brutte sorprese. E dopo la doccia, tutto ciò di cui aveva bisogno era un caffè, possibilmente amaro.

Si vestì rapidamente, afferrando abiti a caso dall’armadio, e con passo strascicato si immerse nell’ombra del corridoio che portava alla cucina.

Trovò Temari seduta al tavolo  con una tazza di fumante caffè nero tra le mani. La kunoichi di Suna era già completamente vestita, ma i crespi capelli biondi le ricadevano ancora sulle spalle e negli’occhi erano ancora visibili le ultime tracce del sonno.

<< Dormito bene? >> domandò Temari, piegando gli angoli della bocca in un sorriso sardonico. Sasuke non la degnò d’uno sguardo, togliendole di mano la tazza e bevendone un profondo sorso.

Temari piegò la testa di lato, tenendo gli occhi acquamarina fissi su di lui.

<< Quest’oggi siamo meno loquaci del solito, per quanto sia possibile >> aggiunse sarcastica, allungando un braccio per riprendersi il proprio caffè.

Sasuke rispose con un grugnito, sedendosi di fronte a lei.

<< Hai avuto ancora gli incubi, vero? >> chiese nuovamente Temari, facendosi più seria.

<< Ti sbagli >> si sentì rispondere con tono brusco e quasi infantile. << E in qualunque caso non sono affari che ti riguardano >>.

Lo sguardo della donna s’indurì.

<< Ti ho sentito. Io… ti sento sempre >> scandì, sentendo uno strano nodo alla gola. << So che di notte la chiami nel sonno e…>>.

<< …e? >> la esortò Sasuke corrugando le sopraciglia.

<< …e piangi >> concluse Temari incrociando gli occhi con quelli di lui.

Sasuke annuì assorto, massaggiandosi le tempie.

<< La cosa ti sconvolge? >> domandò freddo, con improvviso distacco. << Ti infastidisce? >>.

<< No, non questo almeno >>.

<< Cosa, allora? >> chiuse nuovamente Sasuke, con voce sempre più gelida.

<< Per cominciare potresti smetterla con la sceneggiata dell’eroe drammatico >> rispose con estrema serietà. << La prima volta che ci siamo visti -e non intendo guardati, perché quello l’abbiamo fatto molti anni fa-, dicevo, la prima volta che ci siamo visti era nell’ufficio di Nara, poco tempo dopo la fine di… tutto. Io gli sedevo davanti, mentre tu eri in piedi alle sue spalle. Io parlavo ostentando sicurezza e determinazione, mentre tu rimanevi in silenzio e ti limitavi a fissarmi e… la cosa mi rendeva terribilmente irritabile. Ovviamente Nara doveva averlo capito da tempo, per questo ti chiese di restare. >> fece una breve pausa. << Ecco, anche allora lo facevi >>.

<< Facevo cosa? >> sibilò lui, distogliendo lo sguardo.

<< L’eroe. E ti piangevi addosso >> chiosò Temari. << Esattamente come fai adesso. Smettila di essere così egoista >>.

<< Non sai di cosa parli >> le rispose alzandosi e dandole le spalle. << Dovresti solo rimanere in silenzio >>.

<< Smettila, ti scongiuro >> continuò la kunoichi roteando gli occhi con fare esasperato. << Rischi di diventare ridicolo, sai? Dopo un po’ questo tuo atteggiamento risulta noioso >>.

Sasuke strinse i pugni, facendo appello a tutto il suo sangue freddo per non saltarle alla gola.

<< Non sai di che parli…Tu non mi conoscevi. E non conoscevi Sakura >> si limitò a scandire. << Semplicemente non lo sai >>

<< Ma chi ti credi di essere? >> esclamò Temari, alzandosi a sua volta e muovendo qualche passo verso di lui. << Sei solo un ragazzino che crede di avere il primato sul dolore, ecco cosa. Forse non conoscevo te o Sakura o non sapevo del grande ed inesauribile amore che vi univa, ma si è trattato una disgrazia per tutti. Pensi ancora di essere stato l’unico a soffrire? >>.

Attese qualche istante, ma non ottenendo risposta, continuò: << Ma certo, tu sei il grande Sasuke Uchiha, il vendicatore. Che ne sappiano noi comuni mortali di quello che passa nella tua mente contorta? >>.

Calma, si disse mentalmente, mantieni la calma.

<< Mi spiace deluderti. >> annunciò poi gravemente. << è chiaro che non è così >>.

<< Non trattarmi come un bambino egocentrico >> la mise in guardia amareggiato. << Naruto, Sakura… ed io. Tutto è più complicato di quanto sembri. Non puoi arrivare a Konoha e pensare di sgretolare in un sol colpo legami solidificati da anni di sofferenze, o chiedermi di rimarginare cicatrici che rimarranno sempre aperte >>.

<< Io non voglio rimarginare quelle cicatrici >> mormorò Temari livida. << Voglio che tu smetta di nasconderle e di ostentare il dolore che provi nel fare ciò come se chiedessi in continuazione aiuto. Perché poi le persone che cercano veramente di aiutarti non si ritrovano altro che l’ennesima porta in faccia >>.

<< Parli per esperienza personale? >> domandò Sasuke, riacquistando la calma.

<< Non lo so, Sasuke >> rispose Temari, soppesando le parole. << Tu cosa pensi? >>.

Lui rimase in silenzio di fronte alle parole della donna. Cosa poteva rispondere? L’orgoglio di entrambi impediva una chiara visione delle cose, era quello il problema. Lei si era messa a nudo con quelle parole, ma era stata sulfurea e graffiante come sempre, impedendogli di capire se dietro quella discussione ci fosse molto di più.

Temari attese che Sasuke rispondesse, in piedi accanto alla soglia, ma la risposta non arrivò. Sasuke rimase immobile a fissare il vuoto, anche mentre nell’appartamento ancora immerso nella penombra risuonavano i passi della kunoichi, e il rumore della porta che si richiudeva alle sue spalle.

Sospirò.

 

 

 

E comunque Temari non era Sakura. Non lo sarebbe mai stata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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