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Autore: Chexemille    12/01/2015    0 recensioni
Un giovane ragazzo deciso a cercare una cura per la malattia della madre,
scopre un mondo di cui lui ignora l'esistenza e un destino che lo porterà lontano
da tutto ciò che era stato fino a quel momento il suo mondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I

 
Camminai lentamente cercando di essere il più silenzioso possibile.                              
Era poco prima dell’alba, tutti dormivano, era l’unico modo che avevo per aiutare
mia madre che improvvisamente si era ammalata.
Mi calai il cappuccio del mantello sul volto e mi accorsi di esser arrivato alla mia destinazione.
La casa della guaritrice più vicine della zona era a circa una lega dal paesino,
la maggior parte dei guaritori vivevano in solitudine e vicino a boschi,
foreste o comunque luoghi isolati.
Fortunatamente Seina, la guaritrice,
non viveva molto lontano ma mia madre non poteva spostarsi e Seina era molto cara.                                                                              
Feci per entrare quando pensai fosse troppo rischioso
così mi venne in mente che lei coltivava alcune erbe nell’orto dietro casa sua.                                
Scavalcai il recinto e presi velocemente alcune erbe che avevo visto usare
la prima volta che aveva curato mia madre, le misi delicatamente nella borsa e corsi velocemente a casa.                                                                                  
Quando arrivai mia madre era già sveglia e mi stava preparando
la colazione con fatica cercando di mantenersi in piedi,
notai che aveva delle gocce di sudore sulla fronte ed era affannata.

-Madre vi avevo detto di non alzarvi, sdraiatevi,
vi preparo l’intruglio di erbe curative- le dissi raggiungendola e facendola sdraiare sul suo letto.

-Dove sei stato Avel?- mi chiese stanca.

-A prendere le erbe da Seina, vi augura di guarire presto- mentii mentre
cominciai a pestare le erbe nel mortaio.

-A che ora sei partito- continuò dubbiosa.

-Presto- tagliai corto mentre immersi le erbe nel brodo e girai energicamente.

-Come mai così enigmatico?
Cosa mi nascondi Avel?- pronunciò le ultime parole con più dolcezza.

Presi la scodella e gliela portai alla bocca –Bevetela tutta- la incoraggiai.        
Bevve tutto in un sorso e cominciò a tossire.

-Madre, vi ho detto di berla tutta ma non così velocemente.
Riposate io vado da maestro Leir e torno per il pranzo- le dissi salutandola con un bacio sulla fronte,
a volo mangiai la fetta di pane e l’uovo che mi aveva messo nel piatto e corsi fuori.                                                                                               
In pochi minuti raggiungi il cortile di addestramento, era un luogo rifornito di armi dove
i giovani potevano imparare a combattere, era da quando avevo 8 anni che mi
addestravo con maestro Leir e dopo 8 anni ero diventato abbastanza bravo.                                                                                            
Il mio tempo lo trascorrevo con la spada e con Leir, non avevo molti amici,
o meglio nessuno, ma non mi importava, amavo stare solo.  

Dopo quattro ore eravamo entrambi stremati.
–Avel, abbiamo finito per oggi. Come sta tua madre?- mi chiese abbassando la spada.

-Stamattina si è alzata quindi penso stia meglio, ci vediamo domani- dissi ma mi bloccò prendendomi per la spalla
–Mm?- chiesi mugugnando per il dolore e la sorpresa.

-Anche altre donne in paese stanno male e a quanto
pare c’è un erba molto rara che potrebbe curarle ma è così
rara che nemmeno i curatori la trovano o non vogliono trovarla- mi spiegò lasciandomi la spalla.

-Oh, perché “non vogliono trovarla”- chiesi aggrottando le sopracciglia preoccupato.

-Sai, l’editto emanato stamattina…- affermò.

-Il che fatto quando?- domandai sbattendo le sopracciglia sbigottito.

-Ma che facevi stamattina? Hanno fatto quel baccano in paese.
L’editto diceva che sono state già bruciate al rogo una trentina di streghe accusate di cospirare contro
il Regno e sono stati avvisati tutti quelli che avrebbero trovato con oggetti magici
o erbe che possono esser usate per pozioni magiche così nessuno è più disposto
a cercare queste erbe- mi spiegò con una punta di rabbia.

-Merda, dove potrei trovare quest’erba?- pregai potesse saperlo.

-Penso nei dintorni del tempio della vecchia religione, a quanto ho capito,
i curatori non sono disposti a cercare quest’erba proprio perché si pensa sia un’erba magica.
Non dovrebbe essere così complicato trovarla visto che nessuno vive
più intorno al tempio e quindi dovrebbe crescerne in quantità ma la
gente ha paura a farsi trovare in quelle zone e fossi in te
non ci andrei ma so che non mi darai retta- spiegò e non appena finì cominciai a correre verso il bosco.

-Dì a mia madre che torno stasera- gli urlai mentre correvo.
 

Ero esausto,
ho corso per una lega e mezzo circa quando finalmente vidi il tempio
della vecchia religione cosi mi fermai per riprendere fiato per poi proseguire con calma.
Intorno al tempio non c’erano piante era come se la natura avesse dato spazio
al tempio e che in un certo senso lo venerasse.
Mi avvicinai incantato quando scorsi un’ombra nel bosco.                       
Correva.                                                                                                                                 
Cominciai a correre e a seguirla, scansavo i rami che mi ostacolavano.
Solo me.
Non ostacolavano la persona che inseguivo ma me.
All’inizio pensai fosse impressione ma più correvo più
gli alberi mi rallentavano finchè non vidi più l’ombra.
La natura la proteggeva.                                                    
Camminai senza meta quando mi accorsi di essermi perso.                                     
Camminai fino allo stremo, finchè decisi di fermarmi vicino un albero e mi addormentai.


Sognai mia madre, mia madre che mi chiamava, urlava il mio nome,
piangeva finchè si accasciò per terra e non si mosse più.
Io che cercavo di raggiungerla ma più cercavo di raggiungerla,
più mi forzavo ad arrivare da lei, più mi allontanavo e per disperazione
cominciai a piangere ma mia madre non si alzava.
Speravo si sarebbe alzata ma sembrava il tempo non passasse e io sapevo
di dormire ma continuavo a piangere e cercavo di svegliarmi, di far finire quell’incubo
ma non mi svegliavo ed ero terrorizzato.
Dovevo tornare a casa, un modo l’avrei trovato ma appena aprii gli occhi
mi ritrovai un pugnale al collo. Una ragazza impugnava l’arma,
aveva la mano ferma e sicura sul mio collo e mi guardava con rabbia e… paura.

-Chi sei?- sentii chiedere. 



Heyla,
sono Mich e questa è la prima storia "seria", diciamo, che scrivo.
Più in là spiegherò chi è lei e perchè la natura lo contrasta e un pò alla
volta si spiegherà che, APRITE LE ORECCHIE, lui aveva un padre.
Spero vi piaccia e grazie per averlo letto.
_Mich 
  
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