È molto cortese da parte vostra pensarmi qui, e vi sono molto obbligato per aver chiarito che io non sono qui.

Mai nessuno che si accorgesse della mia assenza, della mia mancanza. Neppure io. Quando mi sono accorto di mancarmi era troppo tardi.

Le luci si erano spente.

Dicono che ho perso la testa, che i miei occhi sono diventati buchi neri. Ma è proprio dai buchi neri che si accede ad altre dimensioni. 

E non mi importa se questo vuol dire lasciare tutto.

E non mi importa se sono avvolto da nubi grigie, mentre guardo verso il sole. 

E non mi importa se non capirete, non siete mai stati dall'altra parte della luna.

Io sì.

Sono circondato da una foschia rosa piena di note e scintille di luce solida che non mi permettono di respirare. Cianotico, afferro aliti di vita diversa e li inalo, fingendo per un momento di non essere me. Forse quando l'ossigeno di passati possibili sarà esaurito mi accascerò per terra, esanime. E il mio ultimo sospiro sarà una canzone di addio, un malinconico blues psichedelico, pazzo e brillante di colori accesi.
 

Indosso il mio vestito rosso e sorrido, non sapevo che la stanza potesse essere così triste. Non sapevo che i crateri lunari fossero stati creati con lacrime sotto acido.

Ridatemi le mie vecchie scarpe per tenermi in equilibrio, funambolo su sei corde che (si) tendono all'infinito, permettendomi spazi immensi e viaggi interminabili. Ridatemi le stringhe con cui mi allacciavo al suolo, prima di volare nell'etere. 

Ora fluttuo in un globo oscuro, profondo, i capelli come tentacoli di medusa urticanti per chi prova a sfiorarmi. 

Ho perduto il senno per vendermi all'ispirazione. La scelta più assennata della mia vita. 

E cos'è esattamente il senno?

E cos'è esattamente l'ispirazione?