Salve
a tutti! Sono nuova di queste parti e solo ora mi sono decisa a postare questa
fic che avevo in mente da un bel po’ di tempo.
Prima
di lasciarvi alla lettura vorrei solo dirvi alcune cose. Questo racconto tiene
conto solo degli avvenimenti del primo e del secondo libro (Twilight, New
Moon), quindi potreste trovare alcune cose non proprio coerenti con gli altri
libri. Oltre questo vorrei solo dire che Bella è un vampiro (proprio come
Edward *ç*) e ci saranno nuovi personaggi di mia invenzione ^^
Spero
di avervi detto tutto e che ci saranno tante recensioni, così da capire se
posso continuare la stesura della storia o è meglio lasciar perdere. ^^
Buona
lettura!
1. Forks
L’auto inchiodò di
fronte il semaforo rosso. Strinsi spasmodicamente la cintura di sicurezza per
tentare, almeno in parte, di non finire schiacciata al finestrino.
-
Mamma – dissi
con voce infastidita – potresti evitare di guidare in questo modo? –
Lei si girò alzando
un sopracciglio e accelerando.
-
Hai paura,
Sophie? - mi chiese ridendo.
-
No – le risposi
immediatamente, guardando fuori al finestrino – Solo che vorrei arrivare sana e
salva dalla nonna!-
Non mi diede ascolto
ed alzò il volume della radio. Cercai di non sospirare troppo rumorosamente e
guardai nuovamente fuori al finestrino, in cerca di qualcosa da fare.
Mi sentivo
tremendamente infelice al solo pensiero di dover passare le vacanze nella
desolata Forks, luogo dove mia nonna risiedeva da circa mezzo secolo ormai.
Tutto in quella cittadina mi faceva voglia di scappare via e il mio istinto
poco coraggioso mi diceva che quell’estate sarebbe stata la peggiore della mia
vita. Da quando mio padre era morto – ormai erano passati cinque anni – non ero
più tornata in quel posto. Mia madre non aveva mai avuto buoni rapporti con la
suocera e spesso si evitava l’argomento in casa. Ogni tanto mi arrivava qualche
denaro e i bigliettini d’auguri per Natale e Pasqua. Ma il rapporto tra me e la
nonna si fermava a questo. Inoltre altri parenti in vita non ne avevo e perciò dovevo
accontentarmi di passare i miei pomeriggi tra il bosco che si trovava presso
casa di mia nonna e quella di una ragazza che viveva la mia stessa condizione.
Naturalmente non ero proprio entusiasmata dalla prospettiva di passare la mia
estate così, ma mia madre era stata irremovibile. Avevo pianto e mi ero
disperata, ma non aveva voluto sapere niente.
-
Tu andrai dalla
nonna e ti ci accompagnerò, fosse l’ultima cosa che faccio! –
Mi sono sentita
davvero malissimo. Le mie amiche – En e Laura – hanno cercato in ogni modo di
tirarmi su di morale ma il pensiero che loro sarebbero state in bikini sulla
spiaggia a godersi il sole…mi faceva deprimere.
La cosa più
straordinaria di Forks è che, quando ci sei arrivato, te ne accorgi subito
dalle nuvole cariche di pioggia che sembra volersi abbattere su di te da un
momento all’altro. Mia nonna abitava in una villa a due piani (con tanto di
soffitta) che da piccola mi piaceva tanto. L’ambiente era grazioso, sempre in
ordine e profumato. Sembrava la casa delle bambole. L’unico vero problema era
l’ubicazione. Nascosta tra folti rami di possenti querce e dall’alone di
mistero di ogni bosco che si rispetti, la casa di nonna confinava (più o meno
vicino) con quella dei Cullen. Su di loro si raccontano strane leggende e
storie inquietanti. Mia nonna mi ha sempre ripetuto che erano solo enormi
sciocchezze ma non è mai entrata nel dettaglio: i Cullen era un argomento tabù
di fronte agli altri del paese. Io li avevo visti poche volte e sempre tutti
insieme. I signori Edward e Isabella Cullen erano stimatissimi all’interno di
Forks, erano due bellezze mozzafiato e quando camminavano per le vie della
cittadina, non si poteva fare a meno di girarsi a guardarli. Si erano sposati
giovanissimi – il lieto evento era accaduto cinque o sei anni fa e facendo due
rapidi conti i due avrebbero dovuto avere all’incirca venticinque
anni – e abitavano con i genitori di lui e i fratelli (anch’essi
felicemente sposati). Sorrisi a me stessa. Nonostante non si parlasse dei
Cullen in maniera esplicita, il paese, essendo piccolo, poteva vantare una
discreta conoscenza dei fatti.
-
A cosa pensi?-
mi chiese mia madre, svoltando ad un angolo.
-
Niente di
importante – dissi prontamente – Spero di riuscire a divertirmi nonostante odi
Forks –
Lei si girò
guardandomi negli occhi con uno sguardo strano. Anche mia madre era bellissima,
proprio come i Cullen. La stessa pelle lucente, gli stessi occhi grandi, le
stesse movenze aristocratiche. Mi sono sempre chiesta se fra loro ci fosse un
qualche legame di parentela ma mia madre aveva sempre riso di me.
-
Io e i Cullen?
Oh Sophie come sei fantasiosa!- mi ripeteva sempre.
Sospirai, adesso
senza paura che lei se ne accorgesse, e mi guardai le unghie. Mi portai
distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio cercando di domare quel riccio
ribelle che era scappato all’elastico. Io non ero esattamente come mia madre.
La mia pelle era più rosea, i capelli meno lisci e setosi e il portamento non
proprio goffo, ma di certo non così elegante. Dove ero nata e cresciuta avevo
parecchi spasimanti ma non sono mai arrivata ad uscire seriamente con un
ragazzo. Eppure non ero timida, anzi, molto spesso mi criticavano di essere
un’inguaribile chiacchierona.
-
Siamo arrivati-
La voce di mia madre
mi ridestò dai miei pensieri. Guardai meglio tra le fitte colte di rami e vidi
casa di mia nonna. Ed era lì, proprio come la ricordavo. Non so perché ma
sentii un moto di felicità dentro di me. Strano, soprattutto perché pensavo che
sarei stata disgustata da tutto ciò.
Improvvisamente non
vedevo l’ora di correre su quel prato così ben curato nonostante i miei
diciassette anni. Forse anche mia madre l’aveva capito (lei aveva una speciale
empatia) e mi sorrise dolcemente. Amavo quando riusciva a farmi sentire
protetta, amavo quando mi capiva al volo.
-
Perché non
corri dalla nonna e avverti che siamo arrivate? – mi domandò con aria di
noncuranza
-
Subito! –
Non me lo sarei
fatto ripetere per più di una volta e iniziai a muovere velocemente le gambe
fino a correre veloce. Ero sempre stata brava e mi allenavo spesso per questo
non ci misi molto ad attraversare il giardino. Stavo per bussare alla porta
quando mi sentii osservare. Mi voltai di scatto ma non vidi nessuno se non
l’ombra di mia madre che si avvicinava con il suo indiscusso modo
aristocratico. Eppure…un brivido mi passò veloce lungo la schiena. Ecco, mi
sembrava che questa vacanza potesse cominciare bene!
-
Sophie! – disse
mia madre avvicinandosi – Tutto bene?-
A volte mia madre
abbandonava i suoi modi calmi e posati per sostituirli con alcuni che mi sconcertavano.
Ogni qual volta che la mia espressione cambiava o qualche emozione violenta mi
scuoteva lei aveva paura. Glielo
leggevo negli occhi, così grandi e incredibilmente verdi, che era preoccupata
per me in maniera quasi ossessiva.
- No mamma, è tutto ok – dissi, cercando
di riprendere il controllo di me.
Lanciai uno sguardo
verso un’enorme quercia e mi voltai. Ci potevo mettere la mano sul fuoco: qualcuno mi stava guardando.
Bussai, cercando di
non far notare l’inquietudine crescente che mi si poteva leggere in faccia.
Inoltre per mia madre ero un libro aperto, sarebbe stato meglio ammetterlo,
senza però aggravare la situazione.
Una donna anziana
venne ad aprirmi e mi squadrò per un po’.
-
Nonna! –
esclamai io, quasi ridendo – Non ti ricordi più di me? –
Il suo viso si
rilassò in un sorriso. Caspita, allora non era una leggenda, anche mia nonna
era capace di sembrare contenta!
-
Sophie – disse
con la sua voce rauca – non vi aspettavo per oggi, credevo che volessi tornare
solo per l’anniversario della morte di Lucas! –
Sembrava
sinceramente commossa dalla mia visita e io scossi il capo, cercando di non
piangere.
-
No nonna, anche
mamma volevo che passassi l’estate con te-
A queste parole lei
si voltò di scatto e guardò mia madre in cagnesco.
- Ciao Sally – disse scrutandola quasi
disgustata – Come stai? –
Mia madre si limitò
ad rispondere con un rapido cenno della testa. Non c’era proprio niente da
fare, quelle due non potevano vedersi.
-
Bene Sophie –
mi disse mia madre, spezzando il fastidioso ed imbarazzante silenzio che si era
creato – credo che sia ora per me di andare, ecco, prendi il tuo bagaglio e…mi
raccomando…non metterti troppo nei pasticci! –
Presi il borsone e
me lo misi a tracolla. Guardai mia nonna e poi mia madre cercando di cogliere
le loro espressioni. Ma mia madre era troppo serena, mia nonna fin troppo
arrabbiata e scura in volto e così ci rinunciai.
-
A presto mamma
– fu l’unica cosa che riuscii a dirle mentre l’abbracciavo.
Era sempre stato
strano avere un contatto (qualsiasi contatto, che si trattasse di una carezza,
un bacio o un abbraccio) con mia madre. La sua pelle è sempre stata fredda,
quasi gelida, ma a lungo andare avevo fatto l’abitudine e avevo associato la
cosa ad una cattiva circolazione del sangue, niente di più. E così mi ritrovavo
schiacciata contro di lei.
Quando sciolse
l’abbraccio mi fece l’occhiolino e mi sorrise, poi, senza dire una parola, si
voltò e con passo deciso si allontanò da me.
Non potei non
sorridere. Mia madre odiava profondamente gli addii.
-
Entra in casa
Sophie – mi disse la nonna – sta per piovere –
Sbuffai sonoramente.
Sai che novità!
La casa era
esattamente come la ricordavo e la cosa non mi dispiacque affatto. Anche la mia
cameretta era rimasta identica se non per il fatto che mia nonna aveva tolto le
foto dove c’era anche mia madre. Era uno strano odio quello che provavano
reciprocamente e a detta sua era nato al loro primo incontro. Stavo riponendo
tutti i miei vestiti nell’armadio quando di nuovo la sensazione di essere
osservata mi invase. Immediatamente mi dovetti portare una mano sulla pancia
per massaggiarla: la tensione doveva avermi provocato un bell’attacco di
colite. Mi stesi sul letto profumato e respirai a fondo e a lungo. Ero spesso
soggetta a queste crisi di ansia (dovute dai più svariati motivi) e mio padre,
quando ero più piccola mi aveva insegnato qualche trucco costruttivo per
eliminare il fastidioso dolore. Mi girai sul fianco e vidi dall’ampia finestra
che, effettivamente, era scoppiato un bell’acquazzone. All’improvviso sentii
una scampanellata e scattai a sedermi. Chi poteva venire a farci visita con
quella tempesta?
Scesi le scale a due
a due e corsi ad aprire visto che mia nonna, forse presa dalle sue faccende,
non aveva sentito.
-
Un momento! –
urlai
Aprii la porta e
rimasi incantata, come sempre, dalla bellezza di quella coppia.
-
Mmm ciao –
disse Edward Cullen – Tu devi essere Sophie giusto? –
Non riuscii ad
articolare bene le prime parole ma cercai di sembrare meno stupida possibile.
-
S-si, sono la
nipote di Clarissa –
La donna, Isabella
Swan in Cullen mi sorrise dolcemente e in un attimo mi sembrò di aver rivisto
mia madre.
-
Tua nonna non è
in casa? - mi chiese
-
Dovrebbe essere
qui – risposi grattandomi la testa – Ma sinceramente non so dove –
I due scoppiarono a
ridere.
- Tutta suo padre – esclamò infine Edward
Non fui molto
contenta di quell’osservazione ma mi feci da parte per farli entrare. Non
dimostravano affatto l’età che avevano, come del resto mia madre.
-
Sai – disse la
signora Cullen guardandomi bene – Abbiamo un figlio della tua età. Non sapevamo
che saresti venuta così presto, altrimenti l’avremmo di sicuro portato con noi!
-
Li guardai sgranando
gli occhi. Un figlio della mia età?
Edward sogghignò.
-
Bella, così
farai credere che siamo più vecchi di quello che dimostriamo! È nostro figlio
adottivo Sophie… - mi spiegò lui, velocemente.
La donna lo guardò
con aria di superiorità.
-
Oh Edward –
esclamò – riesci sempre a farmi fare pessime figure! –
Questa volta nemmeno
io potei fare a meno di ridere.
-
Vi chiamo la
nonna – dissi asciugandomi una lacrima.
Questo soggiorno a
Forks si preannunciava più interessante del solito.