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Autore: V@le    22/11/2008    6 recensioni
Parigi ai tempi del Moulin Rouge, di Montmartre, della Bohéme. Un artista ricerca la perfezione dell’arte, che ritroverà nella sua opera più bella, ma perduta.
[3^ classificata al concorso 'Naruto nell'800' d nidaime e ayachan]
Spettacolosamente NejiTen.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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NejiTen 800

 

OPUS ARTE FACTUM

 

 

Pallida e scarna.

Occhi vissuti in un viso giovane.

“Cosa sei disposta a fare?”

“Tutto.”

Proprio la persona che aveva cercato tanto a lungo.

“Se ben pagata” continuò quella “mi interessa solo questo.”

Un mezzo sorriso di soddisfazione gli comparve sul volto.

“Bene: affare fatto.”

 

Lo studio del pittore era scarsamente illuminato, diffondendo nell’aria un’atmosfera di antico.

Vi era la vera e propria rappresentazione di quel perfetto disordine che crea l’arte: tele su tele accatastate alle pareti, due o tre cavalletti a terra o a sorreggere un’opera ancora vergine, i colori sparsi sul pavimento.

I pochi raggi di pallido sole che penetravano cadevano su un quadro posto quasi al centro della stanza.

Era di certo uno dei migliori lavori di quel disordinato pittore.

Vi era il rosso porpora di un vecchio telo, che copriva un divano smesso; il bianco sfumato, che tracciava le rade linee di luce; lo spento arancione di fiori appassiti.

Ciò che veramente dominava, però, erano i dolci lineamenti che andavano a costituire il profilo di un giovane e segnato corpo, libero da qualsiasi fardello di stoffa.

Al tenue rosa contrastava fortemente il castano scuro di una ondulata, lunga chioma.

Tale ombra di donna era smagrita ed esile, con le costole visibili sotto la pelle e le caviglie sottili.

Nonostante questo, il pittore la riteneva la creatura più bella che avesse mai visto.

Lo stava pensando in quel momento, mentre rimirava quella tela di cui sentiva le pennellate così lontane nel tempo.

Col suo occhio d’artista, vedeva le rughe scure che marcavano i tratti, le piaghe appena percettibili di dubbio, i colori impregni d’inganno.

Inganno…

Non era il tipo da perdonare un affronto del genere.

 

“Sei una sporca bugiarda!”

Pennelli e colori caddero per terra, a causa del suo impeto di rabbia.

Occhi spaventati lo fissavano, lucidi e grandi. Troppo grandi. Sempre stupendi.

“E’ vero: ho mentito” mormorò con voce rotta “non sono una ballerina: sono una semplice sarta.”

Un singhiozzo la scosse. Il suo sguardo si alzò su di lui, coraggioso.

“Volevo solo trovare un modo per scappare da questo inferno e pensavo che voi avreste potuto aiutarmi...” l’orgoglio le fece asciugare le lacrime “ma mi sbagliavo. Vi chiedo scusa per avervi imbrogliato.”

E in un attimo si dileguò.

 

Un modo per scappare da questo inferno…

Il Moulin Rouge non era mai stato un inferno né per lui, né tanto meno per gli uomini in generale.

Ma in fondo il cliente non vedeva che la facciata, la bella presentazione piena di ornamenti, creata appunto per attirare la mosca nella tela del ragno.

Il problema era identificare la mosca e il ragno.

 

“Come ci si sente a vendersi?” le chiese continuando a stendere larghe pennellate sulla tela.

“In trappola. Con il ragno che si avvicina, senza lasciarti via di scampo.”

 

Neji Hyuuga sospirò, passandosi una mano sugli occhi.

Anche così quella immagine restava impressa nella sua mente e i sensi ripercorrevano avidi le emozioni dei tempi passati.

In quella immersione proibita, riusciva a sentire sotto le sue dita coperte di sfumature sbiadite quella pelle lattea fremere, il calore raggiungerlo come mai, le sue orecchie udire un ritmo costante che veniva da dentro.

Era stato il momento in cui la sua arte aveva raggiunto l’apice, in cui le sensazioni si mescolavano fra loro dando vita alla più grande tempesta di vita a cui avesse mai assistito.

 

Il sudore scorreva sul viso. Il respiro tornava regolare.

Nello stato più naturale delle cose, il pittore era in adorazione della sua arte.

“Sei la mia opera più bella.”

L’aveva mormorato con voce roca e con gli occhi altrove, come se non si stesse rivolgendo a lei.

“E voi le amate, le vostre opere?”

 

Non sapeva se l’aveva amata veramente.

Pur non essendo di indole fortemente egoista, non si curava di nient’altro che non fosse la sua arte e nulla era cambiato quando quella ragazza, spacciandosi per una ballerina di can can, si era offerta di posare per lui.

L’aveva semplicemente usata per le sue tele.

Eppure non riusciva a togliersela dalla testa: non aveva idea di dove fosse, con chi fosse, se stesse bene…

 

“Per chi sei preoccupata?”

“Per nessuno: preoccuparsi per le persone non fa bene. Si rischia di legarsi troppo.”

 

Sì, preoccuparsi non faceva bene.

 

 

Era tutto un pomeriggio che vagava per il quartiere di Montmartre, senza decidersi se entrare al Moulin Rouge o meno.

Ma, dopo più d’un’ora a passeggiare a vuoto con la testa bassa, si voltò di scatto e si diresse verso lo spento mulino rosso.

Stava per oltrepassare l’ingresso, quando qualcuno lo trattenne per il braccio.

“Ma che…?” sbottò.

“Shh, zitto!” gli sussurrò all’orecchio una vocetta stridula.

Era una donna, avvolta in un cappotto malconcio, con i capelli schiacciati in testa e il pesante trucco colato sulle guance.

Inconfondibilmente, una ballerina di can can.

“Se fossi in te non entrerei” continuò quella allontanandolo dall’entrata.

“E perché mai?” chiese lui con una vena di sarcasmo.

“Il capo è furioso: è mezzora che sbraita come un dannato…”

“Che è successo?”

“La nostra sarta ha deciso di andarsene. Ha fatto appena in tempo a scappare, per sua fortuna: l’avrebbe sicuramente picchiata come una belva.”

Neji rivolse uno sguardo quasi incredulo –aveva la presunzione di pensare che ben poche e rare cose potessero stupirlo-  al locale di malaffare.

Se n’era andata.

 

“Volevo solo trovare un modo per scappare da questo inferno…”

 

Probabilmente aveva intenzione di partire servendosi dei soldi con cui l’aveva pagata.

Non essendosi accorto neanche che la ballerina che l’aveva trattenuto era sparita, si ritrovò non poco contrariato dal fatto di chiedersi insistentemente dove fosse finita la sua modella.

Scosse la testa forte, come a scrollarsi di dosso quei malaccetti pensieri.

Rimise in moto le gambe e, quando un po’ di tempo dopo rialzo lo sguardo, si ritrovò di fronte alla stazione.

 

 

I treni sbuffavano senza sosta.

Un fiume di gente scorreva lungo i binari, alla ricerca del proprio vagone.

Travolto da questo fiume, v’era un piccolo e spaventato pesce fuor d’acqua.

Tenten era pallida, molto più pallida del solito, e si contorceva le mani deturpate dal meschino lavoro da cui era appena scappata.

Voleva andarsene, andarsene subito.

Voleva scappare da quell’inferno.

Stretta nel suo cappotto malridotto, si toccò nervosamente le due crocchie in cui erano raccolti i capelli come d’abitudine, poi entrambe le mani scivolarono sul ventre, come se avesse un qualche attacco di nausea.

Non sapeva se ce l’avrebbe fatta…

“Ten, vieni, saliamo!” la chiamò la sua compagna di viaggio.

“Sì, arrivo” rispose fiaccamente.

Stava per avvicinarsi al treno, quando una mano dalla presa forte –troppo forte- le afferrò la spalla, facendola voltare.

“O mio Dio… come…”

 

La osservò intensamente, per poi percorrere con l’indice il profilo del suo viso, fino a fermarsi sul delicato mento.

“Hai una bellezza davvero particolare… curatene, sarebbe orribile perderla.”

La ragazza si scostò leggermente e fissò lo sguardo sul pavimento.

“Per voi o per me?”

 

Era come se il pittore stesse guardando un quadro irreparabilmente rovinato.

“… come diavolo hai fatto a ridurti in questo stato?”

Un occhio era completamente pesto, tanto che riusciva a stento a mantenersi anche solo socchiuso. L’angolo destro della bocca dava sul violaceo. Sulla scarna gota, un lungo spaventoso taglio, che già aveva in sé l’accenno di una cicatrice.

“Sono problemi miei” rispose lei con la poca forza che aveva.

“Smettila di dire idiozie! Che è successo?”

“E’ il prezzo della libertà.”

Era stato qualcun altro a rispondere: una ragazza bionda, imbacuccata come l’amica, si stava avvicinando.

“Essere sarta al Moulin Rouge costa caro” continuò “e se decidi di andartene… beh, il capo te la fa pagare. Non accetta di rimanere a corto di… certi servizi.”

Neji afferrò immediatamente l’allusione.

Si voltò, sforzandosi molto per non balbettare, verso Tenten.

“Ti vendevi… e non eri una ballerina di…”

“Lo so” lo interruppe lei con gli occhi bassi e pieni di lacrime “è per questo che sto scappando.”

Un suono sordo annunciò l’imminente partenza del treno.

“Ten, sbrigati, dobbiamo andare” disse la bionda dirigendosi verso il vagone.

L’altra era ancora lì, tremante di tristezza.

Il pittore, per una delle poche volte in vita sua, non sapeva che dire.

“Io…”

“Ce ne andiamo a Londra. Almeno laggiù saremo tutti e tre al sicuro.”

Seguì un attimo di silenzio, poi parole che lo spezzarono.

“Non posso credere che tu te ne stia andando…”

Lo sguardo di lei s’inumidì ancora e le sue mani, d’impeto, afferrarono quelle dell’artista, mentre quella si abbassava per arrivare a sfiorarle con le labbra.

“Io vi ho amato, come non ho mai amato nessun altro” confessò con voce bassa e rotta, per poi sollevarsi tenendosi la pancia “addio.”

E si dileguò, lasciandolo lì solo, a torturarsi di pensieri, mentre il treno cominciava a muoversi.

 

“…Almeno laggiù saremo tutti e tre al sicuro.”

 

Neji spalancò gli occhi. Lei, l’amica… e chi era mai il terzo?

Poi una seconda illuminazione.

 

…tenendosi la pancia…

 

Per qualche secondo sentì l’aria mancargli.

Poi cominciò a correre per raggiungere il vagone dove sedeva non solo la sua musa, ma il frutto della loro arte.

Ma, in fondo, sapeva che non ce l’avrebbe fatta, che ormai era troppo tardi.

Inciampò, cadendo rovinosamente a terra. Per rabbia e disperazione urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, incurante degli sguardi stupiti dei passanti.

Aveva perso la sua opera d’arte, per sempre… proprio allora che aveva capito di amarla.

 

 

Fine

 

 

 Post Scriptum: Ed ecco  la fic arrivata 3^ (wow!!!!) al contest di nidaime "Naruto nell'800".

Ringrazio tantissimo i giudici e faccio i complimenti a tutte le altre partecipanti!

In quanto a voi, carissime lettrici, mi auguro che abbia reso onore allo YinYang Power!!!!^ ^

Baci, V@le

  
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