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Autore: kk549210    18/01/2015    5 recensioni
Una giovane donna piantonata in auto in una strada di periferia. Ma chi è questa qua? E cosa vuole? E' un autentico rebus per tutto il vicinato, e ognuno ha la sua originale soluzione.
Genere: Commedia, Slice of life, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era ancora una mezzoretta prima di iniziare il turno, e Marta decise di andare a piedi. Era una giornata primaverile appena tiepida, con un aleggiare di vento leggero e piacevolmente capriccioso. Dopotutto, la Farmacia Comunale n. 2 distava poco più di un chilometro, e la dottoressa Valli, tutte le volte che le era possibile, preferiva le sue gambe a qualsiasi altro mezzo di trasporto. E poi, camminare la aiutava a distrarsi dalle preoccupazioni che le avevano imbigito la vita.  
Il portone del piccolo condominio si era appena chiuso alle sue spalle, quando Marta scorse sulla strada una piccola auto color grigio metallizzato. La Micra. Quella solita macchina. Quella che “erano già tre settimane” –a detta delle vicine di casa più curiose – che sostava lì davanti, in quel breve tratto di strada senza uscita dell’anonimo quartiere residenziale. All’inizio, la farmacista non l’aveva neppure notata: da qualche tempo la strada, non molto distante dal centro storico, aveva cominciato a riempirsi come non mai. “Un’ondata di taccagneria collettiva”, dovuta probabilmente all’istallazione dei parchimetri in tutta l’area dentro le mura. Poi un particolare aveva richiamato la sua attenzione: il conducente sembrava seguire un preciso schema, quasi un rituale maniacale. La Micra compariva infatti tutti i giorni a cadenza fissa: poco prima delle otto di mattina, intorno all’una e la sera, tra le sei e mezzo e le sette. Rimaneva ferma all’altezza del civico 8 per circa una ventina di minuti – qualche volta anche mezzora – e poi se ne ripartiva. La Rosa, l’inquilina del piano terra che aveva una vocazione più spiccata per lo spionaggio che per la maglieria, era puntualissima nel registrarne tutti i movimenti e a comunicarli all’intero vicinato. Era giunta addirittura ad osservare che non si trattava di un’auto semplicemente parcheggiata, poiché la conducente – era una donna, anzi una ragazza giovane, ne era certa - rimaneva seduta al suo posto per tutto il tempo.   
Non era detto che quella sosta così anomala celasse per forza intenti criminali. “Non c’è nulla di male”. Ma Marta sentiva dentro di sé una forte inquietudine che, nonostante i suoi sforzi per ricacciarla via e concentrarsi su pensieri positivi, sogni e progetti, cresceva sempre più oppressiva. “Via, non c’entra nulla con me” si andava ripetendo. Quella persona poteva essere lì per i più svariati motivi, o anche per pura, folle casualità, o per affezione a un luogo che di ameno non aveva quasi nulla, a parte la schiera di pini marittimi sul ciglio della strada. Ma gli SMS al suo cellulare, le chiamate che da due mesi tempestavano il suo telefono di casa, ad ogni ora del giorno e della notte, erano un dato oggettivo. Una presenza indesiderata e inopportuna  - i messaggi si limitavano al “Buongiorno” o a un “Ciao, Marta!” e le chiamate erano del tutto silenti-, ma sempre più inquietante. “Intanto può fare una denuncia contro ignoti, signora” le avevano detto i Carabinieri. “Non si può fare nulla, signora. Vede, tutte le chiamate e gli SMS partono da telefoni pubblici. Capisce, potrebbero essere anche più persone” era stato il deludente risultati delle indagini sui suoi tabulati telefonici.
La Valli non sapeva se ritenersi vittima di uno stalker in piena regola o di un semplice seccatore incallito che non conosceva né il buonsenso né le regole fondamentali del vivere civile e della buona creanza. Era arrivata quasi a sperare che il suo indesiderato interlocutore cominciasse a contattarla per via digitale, lasciando così una traccia che le consentisse di fare una denuncia più circostanziata alla Polizia Postale e così di levarselo di torno. Ma chi poteva essere a volerla importunare in quel modo così insistente? Esaminando la sua vita, la sua famiglia e le amicizie, non trovava nessuna falla. Mario, suo figlio, era ormai adulto e si era trasferito a Bologna per lavorare alla Ducati. “Con un nonno e uno zio meccanici, non mi poteva che capitare un ingegnere”. E da Giancarlo si era separata quando il bambino era piccolo. Tra loro i rapporti si erano sempre mantenuti amichevoli, tanto che non avevano neanche sciolto legalmente il matrimonio. Avevano semplicemente preso atto che non aveva funzionato e lui se n’era tornato ad abitare a Cesena, la sua città natale, dove faceva il commercialista. E una ventina d’anni prima un male cattivo se l’era portato via. Marta non aveva un grosso giro di frequentazioni, anche perché il suo carattere schietto e spesso un po’ polemico e rude a volte fungeva da vera e propria barriera selettiva. Quasi giunta alla boa della piena maturità, poteva contare su un piccolo gruppo di amici con cui condividere interessi, gioie e dolori.  
-Ciao, dada Matta! – la chiamò una vocetta infantile che la distrasse dalle sue cogitazioni.  
Sul marciapiede, stava arrivando Michele, il bambino che abitava sul suo stesso pianerottolo.
-Ciao, bellissimo – lo accarezzò lei, sorridendo al padre del piccolo in segno di saluto.
-Ti piace il mio disegno? – chiese lui con gli occhietti che sprizzavano gioia.
-Certo!
Quella birba era davvero speciale. Un autentico raggio di sole anche in quel periodo così cupo. Una sorta di nipotino surrogato, visto che Mario, girafemmine incallito, non accennava a volersi accasare.
  
  
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