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Autore: ShairaKrane    18/01/2015    3 recensioni
"Siamo in pausa di riflessione!"
Gli dissi per l'ennesima volta, mentre lui chiudeva il quaderno che avevo in mano.
"Non ne sei convinto nemmeno tu, Albafica...Ormai l'ho capito, non sono affatto stupido e lo sai.-sorrise furbo e cercò di posare le sue labbra calde, sul mio collo.-In realtà stai giocando con me."
Mormorò, usando un tono caldo e peccaminoso. Sapeva di farmi impazzire, diamine se lo sapeva.
"Voglio continuare a leggere..."
Gli risposi testardo, riaprendo il quaderno. Avvertii le sue braccia stringermi di più.
"Siamo già arrivati a un buon punto...non possiamo fare una piccola pausa?"
L'ennesimo accenno di malizia nella sua voce, l'ennesimo tentennamento della mia mente.
"Solo se è per bere come prima, non per altro! Ci siamo già interrotti diverse volte...ci tengo a finire."
Bastò che dicessi quella frase, per calmare l'istinto che in lui si stava risvegliando.
"Va bene, proverò allora a stare buono...ma prima dell'alba, sarai mio.
Dopotutto...-Si avvicinò al mio orecchio e ne accarezzò il lobo con le labbra.- du gehörst mir, giusto?"
Un brivido mi percorse la schiena, fu piacevole...dannatamente piacevole, come l'udire la sua voce profonda e
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cancer Manigoldo, Gemini Kanon, Gemini Saga, Pisces Albafica, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
Capitoli:
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Premessa:
La storia che scrivo qui di seguito, l'avevo già pubblicata – in parte – qualche anno fa, ma per motivi personali avevo voluto toglierla dall'altro account da me creato.
Non mi soffermerò a dire il perchè, ma in parte una delle cause fu il mio “dimenticare ogni forma e tipo di shounen-ai/Yaoi”. Tuttavia ultimamente ho avuto un riavvicinamento a questo genere e ahimè ho scoperto che mi piace ancora come anche molte coppie di Saint Seiya.
Per tal motivo, ho deciso di rimettermi in gioco e, avendo cancellato ogni file di questa Fic *sigh * mi accingo a riscrivere, in un altro modo, tutta la storia che avevo basato sui personaggi appartenenti a Masami Kurumada.

I protagonisti sono i personaggi di “Lost Canvas” ma sono ovviamente presenti, chi più e chi meno, anche gli altri della serie classica -specialmente i miei preferiti.
Non specificherò i luoghi dove si svolge la storia, a meno che non siano Londra, Parigi o altri paesi.
Detto questo, vi auguro buona lettura!
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Dovevano essere le cinque del pomeriggio, stavo scrivendo qualcosa sulla mia scrivania, dove anni prima, ero solito studiare e svolgere i compiti scolastici.
La penna scorreva leggera sui fogli del quaderno, anche se era il quarto di una serie di raccolte che già in passato avevo scritto.
La mia scrittura era elegante e molto ordinata, con lo scorrere del tempo e degli anni, era stata proprio completamente modificata dal mio cambio di psicologia. Tale fatto lasciava incredulo anche me stesso qualche volta.
“My god...quando sono diventato così ordinato?”
Mi chiesi, soffocando una risatina.
Ripresi successivamente a muovere la mano, concentrandomi su ciò che stavo descrivendo nei minimi dettagli. La mia concentrazione faceva paura, mai in nessun altro caso, se non quando scrivevo, la mostravo...c'era infatti qualcuno che avrebbe protestato per un comportamento del genere da parte mia, ma ora non doveva nemmeno azzardarsi ad entrare dalla porta.
Nel pensarci, sospirai esasperato.
Passò un'ora e mezza, ma infine mi alzai con la penna rivolta al cielo -neanche fossi Teru Mikami di Death Note- ed esultai.
“Ho finalmente finito! Bene.”
Non urlai, ma si mi sentii finalmente sollevato e ricaddi seduto sulla sedia. Appoggiando i gomiti sul legno della scrivania, feci sparire la testa tra le braccia, come se fossi uno studente annoiato dalla lezione e desideroso di dormire. Si, come se fossi tornato indietro negli anni...
Lo sto tenendo davvero tanto sulle spine -Pensai ad un certo punto, ridacchiando riferito a qualcuno a me molto caro.- Ma se lo merita per quello che voleva farmi l'altro giorno!
Quel pervertito...uff.
Però...è divertente trattarlo male.
Sorrisi malignamente e pian piano chiusi gli occhi, quasi dimenticandomi di un piccolo dettaglio. La mia camera dopotutto era governata da una pace surreale, mi sentivo cullato come un bambino piccolo. Il dio del sonno stava già per accogliermi...


Tuttavia...il pericolo era dietro l'angolo, o meglio...dietro la porta...
SBAM! E questa si aprì, andando a cozzare contro il comodino posto di fianco ad essa.
La mia povera persona assonnata, sobbalzò e guardai terrorizzato verso la soglia della camera, impallidendo.
Odiavo i rumori improvvisi come quelli!
“Griffiths! -Sentii urlato il mio cognome.- Sorgi e splendi!
Sono le ore 18:30 ed hai un appuntamento con me! Sono venuto a ricorda-...perchè quella faccia? -Fissai perplesso il nuovo arrivato, che si apprestava a controllare che la porta non avesse alcuna ammaccatura.- ops...temo di esserci andato troppo pesante questa volta, tuo padre potrebbe uccidermi...o castrarmi.”
Commentò con un leggero senso di timore nella voce.
Voltò lentamente,come il protagonista di un film horror, la testa verso di me. Ero diventato quasi un serial killer dallo sguardo di ghiaccio. Se non lo uccidevo in quel momento, era miracolo.
Lo sguardo ceruleo e assassino, era visibile attraverso i miei capelli celesti che componevano la frangia, ricadutami sugli occhi.
“Sempre che non lo faccia prima io...”
Ringhiai, incrociando nervosamente le braccia al petto.
L'altro, ghignò allegramente e in modo piuttosto sfrontato. Si portò una mano sul fianco e una volta vicino me, si piegò in avanti per guardarmi negli occhi.
Pericolo, il mio senso di pesce ode pericolo.
“Oh avanti, in passato te ne ho combinate di peggiori. -Mi fece l'occhiolino a cui io risposi ovviamente con una smorfia indignata. Voltandomi, chiusi il quaderno appena finito, prima che lui potesse leggerne qualche riga.- Uh? Cosa stavi scrivendo, pesciolino mio?”
Chiese il barbaro appena entrato a reclamare le sue terre. Egli posò il mento sulla mia spalla, mentre mi apprestavo a mettere via l'oggetto della sua curiosità.
Ahimè...adoravo quando si comportava in quel modo o era insistente, ma non era una scusa per rispondergli.
“Niente. Non ti interessa e non chiamarmi pesciolino, lo sai che mi dà sui nervi da quando-Fermo!”
Mi colse di sorpresa mentre stavo parlando, e afferrò dalla mano il quaderno e iniziò a leggerlo con attenzione, con i suoi occhi color ametista chiaro, misto allo zaffiro.
“Un momento...come non mi interessa? Ci sono anche io in questo testo!
Mi nomini parecchie volte...-Il suo sguardo si posò su di me: l'autore dello scritto, con sguardo luminoso e da cucciolo eccitato. Sapevo benissimo cosa voleva comunicare. - Hm, un'autobiografia...interessante.”
“You bastard! ridammelo immediatamente!!”
Tentai di riprendere il mio tesssssoro -poichè lo consideravo tale, neanche facessi Gollum di secondo nome.- ma a lui bastò un braccio per incastrarmi in una morsa letale e trascinarmi a sedere con lui sul letto.
Lesse con attenzione ancora qualche riga del mio manufatto e mi sorrise, gonfiai a quel punto offeso le guance.
“Perchè questi nomignoli non me li affibbi quotidianamente?”
Squittì quasi contrariato, quando in realtà dovevo esserlo io. Certe volte per quella sua insistenza, gli avrei strappato i capelli cobalto, uno per uno.
“Lo faccio già, ma tu te ne freghi altamente! Ora riusciresti ad ammorbidire la morsa della tua chela sinistra? -Chiesi con un sopracciglio nervosamente inarcato e un cipiglio incalzante.- Mi stai praticamente dividendo in due, se tra poco senti crack è perchè mi hai spaccato qualche osso.”
Accidenti, no! Che cosa ho appena det-
Realizzai in ritardo...
“Oh...-Mi osservò con attenzione.-ti dividerei volentieri in due, ma in un altro modo...”
Mormorò malizioso il “barbaro” greco-italico, leccandosi le labbra con bramosia e lussuria.
Ecco lo sapevo.
Lo guardai con astio interno crescente, ma dopo averlo fulminato, fui costretto a sospirare.
Dovevo essere drastico e ricorrere al mio asso nella manica. Così infatti feci.
“Siamo in pausa di riflessione, ricordatelo.”
Puntualizzai, creando un'espressione di panico sul viso dell'uomo di fronte a me, il quale allentò nell'immediato la presa della sua chela.
Pausa e riflessione, erano due parole che messe insieme bastavano per mandarlo seriamente nel panico.
“Si beh...mi-mi ricordo...però tu...tu non dici davvero, no? Insomma...-Deglutì.- non hai intenzione di lasciarmi, vero?”
La sua voce era frammentata, mentre io avevo deciso di impegnarmi a non fare una piega. L'espressione stoica e impassibile, sul mio delineato viso: permaneva.
Amavo quel suo tono colto dal panico, proprio perchè era raro da udire.
Oh si, continua a fare così. E' divertente caro il mio costraceo.
Pensai sadicamente, ghignando nella mente. Per un istante pensai che i miei cugini mi avessero infine fatto ereditare il gene diabolico...
“Anche se fosse? Tsk, ora stai zitto...stasera volevo uscire con te solo perchè c'erano anche Saga e Kanon, così avrei potuto parlare con loro di una cosa...” “Tipo?”
Fu immediato e curioso come sempre.
“Non sono tanto scemo da venirtelo a dire.”
Dissi glaciale, riprendendomi il quaderno, per andare a riporlo nella libreria con le altre parti della mia autobiografia, altrimenti nota come: diario; seppur con varie...molte...tantissime, modifiche.
Il “barbaro” mi fissò tristemente e mentre ero intento a contemplare i libri, mi si avvicinò da dietro, prendendomi di sorpresa e avvolgendomi la vita con le braccia.
Ci aveva sempre tenuto a me, lo sapevo bene e nonostante la pausa dichiarata, non sarei mai stato in grado di rimanergli lontano troppo a lungo.
Resistergli già in quel momento, era difficoltoso. Era un rischio stare a contatto con lui.
“Sono stato invadente...ma non trattarmi così. Sai che amo da morire infastidirti. -L'orecchio mi fu riscaldato dal suo sussurro, fu tentato anche a mordermelo. Ciò nonostante, non lo fece, si limitò ad appoggiare la testa alla mia spalla e a fissare anche lui la mia raccolta di libri.- Uh? -All'improvviso, notò che su uno di quei quaderni, simile a quello che avevo appena messo via, era riportata una data interessante.- 8 giugno di cinque anni fa...mi ricorda qualcosa.”
Mormorò, con uno strano sorriso malinconico che gli si disegnava sulle labbra. Lo notai con la coda dell'occhio, riuscii a scorgere perfettamente anche il suo stato d'animo e posai le mani sulle sue braccia, prima di girarmi verso di lui.
Eh va bene, non fare il pesce freddo. Dagli una possibilità ancora e vediamo come reagisce ai vostri ricordi.
La vocina nella mia mente mi incoraggiava a non essere gelido come in realtà non ero mai stato, decisi infatti di darle ascolto.
Fu una scelta più che giusta, non mi sarei mai perdonato se gli avessi provocato altra tristezza.
“Vuoi...leggerlo con me?”
Chiesi, ovviamente riferito al quaderno che egli aveva etichettato come oggetto della sua curiosità. Infatti non ci impiegò molto ad annuire e darmi quindi risposta affermativa. Presi così l'oggetto di cancelleria e mi sedetti comodamente sul mio letto ricoperto da coperte rosse, con la schiena appoggiata al muro.
“Avanti, vieni...abbiamo ancora qualche ora prima di andare all'appuntamento.”
Non accennavo ancora ad alcun cambio di espressione e ciò, notai che rattristava il barbaro che si stava sedendo di fianco a me.
Sono davvero un idiota.
Sospirai.
Lo osservai muoversi e, all'ultimo, sentendomi in colpa, mi misi comodamente tra le sue gambe, in modo che lui potesse mettere il mento sulla mia testa, o spalla, e leggere comodamente il quaderno del sottoscritto.
“Stupido crostaceo...se solo non ne avessimo passate così tante insieme...e tu non mi fossi spuntato davanti quel maledetto 8 giugno.”
Sospirai di nuovo. Con un sorriso mi circondò il petto con le braccia, tenendomi ben stretto. Quei suoi forti e muscolosi arti...erano davvero migliorati rispetto a cinque anni prima.
“Se tutte quelle cose non fossero successe, tu saresti finito in braccia come le mie?”
Vi fu un silenzio profondo e freddo, seguito da finalmente un sorriso da parte mia. Gli accarezzai con delicatezza un avambraccio.
“Molto probabilmente...sarei in quelle de “Le Griffon” a quest'ora. -Feci una pausa, in cui aprii il quaderno nella mia mano sinistra.- Ma sinceramente...preferisco le chele di questo crostaceo.”
Lo sentii ridacchiare fieramente, mentre io gonfiavo soddisfatto il petto.
“Quindi fine pausa di rifles-” “No. Zitto e leggiamo insieme.”
Non gli diedi nemmeno tempo di finire la frase. Il gioco doveva continuare ancora un po'! Anche se sicuramente, al termine di esso, l'avrei pagata cara...
Il crostaceo, fu costretto a sospirare e quindi a stringermi di più, per farmi capire quanto ci tenesse davvero a me.
Sotto sotto, nel mio cuore, ero in realtà tutto gongolante. Si, sono diventato sadico quanto i miei cugini...
“Mi fai soffrire così, Albafica...-Mormorò malinconicamente.-comunque inizia a leggere, amo sentire la tua voce.
Dai l'intonazione giusta ogni volta che mi narri qualcosa...in particolar modo ora, che hai quell'adorabile accento inglese.”
Il suo tono soave e peccaminoso, mi fece avere un brivido lungo la schiena. Avevo passato anni a sentire quella voce e quel tipo di timbro vocale cambiare.
Lentamente e spietatamente, fino a giungere a quello di adesso. Di uomo ancora più virile.
Idiota, non dirmi certe cose. Sai bene quanto mi piacciano.
Il complimento, mi fece infatti sorridere in modo dolce e lo guardai innocentemente con la coda dell'occhio.
“Non prendermi per Rhadamantys che è inglese per sangue, mi raccomando...o potrei vendicarmi.”
Dissi scherzando, prima di incominciare la mia lettura con tono calmo e deciso.
 
† † †


Salve a tutti, o in tal caso un saluto a chi si è azzardato a leggere il mio stesso diario, sono Albafica Samuel Griffiths un ragazzo, studente di diciannove anni e prima di ora non ho mai scritto niente su me stesso, o sulla mia vita. Quindi chiedo venia se sono poco chiaro o altro...
Sto finendo l'ultimo anno di liceo linguistico e tra non molto avrò anche gli esami -God save the fish: Albafica, da morte atroce, mi verrebbe da dire.- che di sicuro mi faranno imbestialire.
Non sono una cima a scuola, ma posso dire di cavarmela con voti al di sopra della sufficienza in ogni materia. Vengo solamente disturbato da un certo grifone,in ogni test o verifica che faccio, per tal motivo a volte i miei risultati sono mediocri.
Ciò a cui però amo di più dedicarmi e per le quali ho una vera dedizione: sono le lingue. Mi piace in particolar modo l'inglese e il tedesco, ammetto quindi che in futuro non mi dispiacerebbe andare o in Germania o in Inghilterra a studiarle...nella prima avrei anche due cugini, ma a questo ci arrivo con calma.
Sono figlio di uno psicologo piuttosto rinomato dalle mie parti: Lugonis Richard Paul -ci sarebbero ancora altri nomi.-Griffiths. Svedese, affascinante uomo dal carattere perfetto e ottimo consigliere, oltre che persona dal sangue freddo, in grado di affrontare qualsiasi situazione in modo stoico e fiero. Sto esagerando? Beh no, io mio padre lo vedo così.
Mia madre dopotutto, non ho mai avuto il piacere di conoscerla – o dovrei dire il dispiacere? Mah. Sinceramente di lei non mi importa e mai mi è importato niente. Papà mi disse che mi abbandonò appena nato: voleva una femmina e in più si aspettava che mio padre avesse più soldi o fosse ricco sfondato.
Per cui un bel giorno, quello delle nozze tra lei e lo svedese, abbandonò il buon Lugonis Griffiths all'altare. Chi successivamente riuscì a capire ed ad accontentare quella donna, fu un santo.
Non ho mai sentito la mancanza di una figura materna, per cui sono andato avanti a vivere con Lugonis e mio cugino Cardia...oh si, Cardia “La cuspide velenosa di famiglia” Griffiths.
Ragazzo adorabile di ventidue anni, studente di una delle più rinomate università di Parigi, ottimo attore e...individuo perennemente ossessionato-innamorato, da qualche anno a questa parte, del suo coinquilino: Dègel Vincent Lacroix.
Ebbene si, ho un cugino omosessuale in casa, quando ovviamente non è in Francia, e non ho niente in contrario! A dispetto di tanti che al giorno d'oggi, lo vorrebbero al rogo.
Un esempio, ne è infatti il padre di Cardia, il caro zio Luco, a cui voglio davvero molto bene -prego, chi legga inserisca dell'ironia qui.
Un uomo dalla mentalità più chiusa di una cassaforte, di cui è stata persa la combinazione una volta chiusa, e fratello di mio padre.
Una persona con la quale neanche Lugonis riesce ad avere un dialogo e che tempo fa, scoprendo l'omosessualità di uno dei suoi quattro figli: lo cacciò di casa.
Questo è appunto la motivazione per cui Cardia vive con me e Lugonis.
I miei cugini però, nonostante il divieto del padre di parlare con il caro scorpione (Da qui l'appellativo sopra citato de “La cuspide velenosa di famiglia”) gli hanno sempre voluto bene. Due di loro infatti ogni qual volta tornano dalla Germania, dove studiano, passano sempre a salutarlo o stanno con noi più giorni. Sono entrambi persone per bene, nonostante uno dei due sembri sempre pronto a mangiarmi.
Aspros e Defteros sono gemelli e anche i fratelli maggiori di Cardia che, anche se a volte non si sopportano, formano un'accoppiata micidiale -nel vero senso della parola- uno più malvagio dell'altro.
Seriamente: a volte mi fanno paura e non scherzo.
Penso siano nati per comandare il mondo...però magari è una caratteristica dei gemelli, ho anche il mio migliore amico che è di tal segno zodiacale e ha un fratello dello stesso tipo.
Sono messo bene, eh?
Il quarto e ultimo fratello, è il minore: Milo Griffiths, pestifero e adorabile tredicenne, che ricorda tutto suo fratello Cardia, sarebbe persino uguale a lui, se non fosse per il colore dei capelli, dato che il primo è biondo e l'altro ha la zazzera di un colore violaceo...mi ricordo solo ora di dover chiedere a Cardia se per caso, per qualche arcano motivo, si tinge.
Hm. Però anche Aspros e Defteros hanno i capelli quasi dello stesso colore...bah, meglio non pormi altre domande.
Milo è molto affezionato a Cardia e ogni qual volta ne ha la possibilità e lo vede, gli salta addosso. Diventano inseparabili e ammetto che sono adorabili,...ma non quando tramano alle mie spalle per farmi il solletico! In quei casi vorrei non si incontrassero mai!
Non amo particolarmente quel tipo di tortura o sottomissione, fa venir fuori la mia personalità...idiota? Allegra? Che tengo nascosta.
Sono infatti un tipo abbastanza asociale e preferisco sempre avere poche persone attorno, poichè la mia timidezza spesso mi impedisce di legare con gli altri.
Solo quando sono con la mia famiglia, o mi arrabbio, tiro fuori la tigre...o meglio: lo squalo che è in me.
Purtroppo però è nel mio carattere anche essere troppo buono con le persone e soprattutto, è mio grande difetto essere troppo altruista.
Non riesco infatti a resistere quando vedo una persona, a me cara, triste o bisognosa di aiuto.
Che cosa ho fatto di tanto male per meritarmi un carattere del genere?
Soprattutto ora che...tutto il mondo sembra si sia accorto della mia presenza così, all'improvviso?
Non so molto bene da dove cominciare a raccontare, ma vedrò di andare con ordine. Ho deciso di scrivere questo diario, o autobiografia, per trovare un metodo di sfogo da questa tacita confusione che mi affolla la testa. Ahi ahi, prevedo già molti dolori.
Partiamo dal principio...dove tutto ebbe inizio, due maledettissime settimane fa! Da quel giorno...quel maledettissimo...8 giugno.
 
† † †


“Porca miseria, iniziavi proprio bene ai tempi... 'quel maledettissimo 8 giugno', chissà quale tragedia ti è mai capitata.”
Commentò il crostaceo, stringendomi con forza, ridacchiando al mio orecchio.
Mentre leggevo inoltre, aveva già attentato due volte, con i suoi denti da belva, al mio lobo sinistro. Con abilità però, lo avevo tenuto alla larga.
So essere deciso ormai, quando non voglio qualcosa...anche se ammetto che da lui...vorrei mi fosse fatto di tutto.
Non cadere in tentazione!
Tirai un lungo respiro. Feci ricorso alla sacra arte dell'autocontrollo.
“Oh beh, lasciami andare avanti e lo scoprirai, no?”
Gli dissi a tono, gonfiando le guancia.
“Hai capito che ero ironico, vero?”
Mi disse a quel punto lui, fissando le righe del quaderno.
“E tu hai capito che lo ero anche io?”
Un altro silenzio di tomba calò nella stanza, durante il quale il mio “barbaro” storse il naso più volte. Rimase però in silenzio, facendomi cenno di continuare.
Ripresi da dove mi ero fermato.
 
† † †


Quel giorno mi svegliai decisamente di buon umore, felicissimo che fosse l'ultimo giorno di scuola. Anche se una settimana dopo avrei dovuto fare gli esami, ero abbastanza pronto, sia psicologicamente, che materialmente con ogni materia.
Ero felice, perchè l'anno successivo forse avrei finalmente potuto coronare il mio sogno e andarmene all'estero per studiare le lingue e i paesi che a me piacciono tanto.
Balzando giù dal letto, mi lavai, asciugai e sistemai ogni cosa. Dato che avevo scuola solo le prime tre ore, decisi di prendere la mia fedelissima tracolla marrone e correre in sala da pranzo, per fare colazione con tutta calma.
Non mi accorsi però di aver lasciato dietro di me una stanza a soqquadro, come ogni mattina. La sera mi sarebbe spettata la solita ramanzina paterna.
Sono una causa persa.


Arrivato in cucina, mi stiracchiai e sorrisi.
“Guten morgen!”
Salutai mio padre già in piedi, che sorseggiava un tazza di caffè appoggiato con il fondo schiena al ripiano del lavandino.
Era già in tenuta da lavoro: i lunghi capelli marroncino-rossicci, erano racchiusi in una coda bassa e il suo abito classico nero, camicia e cravatta, era impeccabile come sempre. I suoi occhi profondi si posarono su di me e mi salutò con un gesto della mano.
Si avvicinò al tavolo e posando la tazza con il caffè su di esso, mi accarezzò dolcemente la testa mentre mi sedevo. Sorrise solare come sempre.


Voglio, davvero molto bene a mio padre, che nonostante l'assenza di una controparte femminile, è riuscito a crescermi bene e a sopportare anche il fratello, inveente contro Cardia, al quale da sempre aveva augurato ogni male per colpa della sua omosessualità.
Si, Lugonis aveva avuto anche la forza di appropriarsi del nipote, come se fosse suo figlio e di lottare- cioè fare litigate clamorose sotto gli occhi attoniti di me e mio cugino.- pur di concedere al buon pargolo Cardia, un futuro.
L'ho sempre ammirato e il sentimento di ammirazione è da me condiviso anche con lo scorpione, quasi mio fratellastro.


“Buongiorno a te, Albafica. Dormito bene?”
Mi chiese soave e dolce, la voce di un Lugonis calmo e rilassato nonostante la giornata lavorativa innanzi a lui.
Annuii e presi il latte che era già stato messo sul tavolo, per vuotarmelo nella tazza. Ero affamato, d'altro canto, per studiare, il giorno prima non avevo cenato.
Fare quindi una colazione abbondante, era il minimo.
“Si, benissimo grazie. -Mi bloccai all'improvviso.- però...- Sentii un rumoraccio, provenire dal secondo piano della casa e successivamente, con il passo delicato di uno zombie di Resident Evil, vidi mio cugino scendere le scale.
La sua folta chioma liscia ma con alcuni riccioli violacei, lo faceva assomigliare a una qualsiasi bambina inquietante di un film horror.
Ringraziavo solamente che non avesse i capelli unti, in tal caso si che sarei balzato dalla sedia, alle braccia di mio padre.- penso che qualcun altro non abbia passato una buona nottata.”
Conclusi, osservando mio cugino spostare il peso da una gamba all'altra, con fatica.
Arrivata a tavola, Samara si sedette alla mia destra e fece cadere con violenza la fronte sul tavolo.
Lo SBAM che si udì, fu veramente sonoro e ebbi paura che mio cugino si fosse fatto notevolmente male.
“Ahi...”
Ecco, appunto.
“Cardia? Cosa ti è successo?”
Intervenne nell'immediato mio padre, decisamente preoccupato per la brutta cera del nipote.
Il ragazzo, a fatica, tirò su la testa dal tavolo e si mandò la propria zazzera con alcuni riccioli color ametista all'indietro, rivelando così un volto trasandato, scosso, con tanto di occhiaie violacee profonde e incavate fino agli occhi.
Poteva esserci solo un motivo per cui era ridotto così...un uomo.
“Dègel...- Sospirò lui, traendo un sospiro e un sorso della spremuta d'arancia che mio padre gli aveva messo davanti.- Ha passato l'intera notte a parlarmi via Skype di Unity. 'Sai ha fatto quello, fatto questo, mi ha portato di là, tu cosa ne pensi, cosa non ne pensi' tutte queste cavolate. -Brontolò, finendo la spremuta tutta d'un fiato. Quando faceva così, voleva dire solo una cosa. Io e mio padre ci guardammo intimoriti.
Tre...due...uno..- Ma io dico!
Per quale motivo deve parlare di lui quando ha me, vicino, quasi sempre, che lo guardo con uno sguardo da 'ora ti salto addosso, non voltarmi le spalle o ti acchiappo'?
Sono sempre io a consolarlo o a farlo sfogare! Non quell'essere dall'acconciatura degna di una Drag Queen!
Insomma potrebbe accorgersi che sono innamorato di lui! -Sbottò infine, tamburellando le lunghe dita sul legno del tavolo.- Invece no, deve parlarmi di Unity e di quanto quel rettile sia figo!!”
Sbottò, battendo il bicchiere sul tavolo. In passato, ne aveva rotti tre facendo allo stesso modo.
Sospirai all'unisono con mio padre. Cardia era una causa persa quando si trattava di Dègel, ora in particolar modo.
Erano passati solo due giorni da quando erano iniziate le vacanze per lui, aveva anche terminato da poco gli esami universitari con il massimo dei voti, poteva pensare a stare in pace e a prendersi una pausa con noi, ma invece no!
Doveva per forza pensare al suo uomo dei ghiacci, al suo amore indiscusso e lontano! Così lontano da creare una tragedia, degna di Shakespear ogni qual volta lo si nominasse.
Io mi ero un po' stancato a essere sincero e anche Lugonis sembrava della mia stessa idea.
“Cardia...senti, oggi dormi. Non pensare a Dègel per questa volta.
Sei a casa con me e Albafica, per cui non potresti rilassarti?”
Il ragazzo guardò lo zio, ma abbassò subito la testa annuendo. Capì subito di aver esagerato.
Non era la prima volta che si sfogava in tal modo, ma ora iniziava a comprendere di essere al limite.
“Scusami...mi sono lasciato prendere dalle emozioni.”
Sospirò, passandosi le mani tra i capelli nervosamente. Così facendo, se li scompigliò solamente di più.
Trattenni infatti qualche risata, nell'osservare l'enorme criniera che ora portava sulla testa.
Si diede qualche schiaffetto sulle guance per riprendersi e tempo qualche minuto, prese a sorridere come suo solito.
La lunaticità di mio cugino era molto famosa in famiglia e tra suoi amici, dopotutto.
A proposito di questi, nonostante la sua omosessualità, il caro cugino era molto popolare tra le persone e ne conosceva di ogni tipo.
Tentava infatti spesso di presentarmi qualche ragazza della sua compagnia, ma io, con il mio carattere schivo e chiuso, non riuscivo proprio a creare un approccio e lui, ha avuto sempre la fissa di farmi cambiare.
“Toh guarda, è ritornato lo scorpione di sempre.”
Risi io, mentre mi rimettevo in piedi stirandomi. Nel frattempo infatti che lo scorpione si lamentava, mi ero fatto una tranquilla e abbondante colazione, che mi avrebbe dato energia fino all'ora di pranzo. A stomaco pieno, stavo decisamente meglio.
Cardia mi lanciò un occhiata curiosa, mentre prendeva il giornale per leggere l'oroscopo.
“Si, sono tornato, giustamente.
Però...tu oggi non devi fare una qualcosa, cuginetto...?”
Mi chiese, con aria vaga, senza guardarmi minimamente.
Non sapevo minimamente a cosa si stesse riferendo e sbattei le palpebre da bravo ebete, quale talvolta sono.
“Maledizione, il mio oroscopo di oggi è proprio una merda!” “Cardia!” “Scusa zio!”
Lugonis non era mai stato uno da accettare le volgarità, per lui danneggiavano l'eleganza sua, di suoi figlio e del nipote.
“Ti sciacquerò la bocca con l'acido un giorno o l'altro!”
“Eeeh? No! Ti prego no! Se come faccio con Dègel??”
“Non mi interessa come farai con Dègel! Sempre ammesso che tu riesca a baciarlo un giorno!”
Ed ecco il colpo finale, involontario, che ogni tanto mio padre lanciava. Complimenti papy, sai essere spietato quando vuoi.
La frase fece infatti cadere all'improvviso in depressione lo scorpione, che sbattè nuovamente la fronte sul tavolo.
Un giorno o l'altro, si sarebbe rotto quella testaccia dura.
“Sono un essere troppo sfigato...”
Commentò singhiozzante.
Lugonis sorrise sforzatamente, si era sempre ripromesso di non dire niente del genere su Dègel ma....purtroppo gli era scappato questa volta.
“A-Avanti Cardia, non ti abbattere! Sai che scherzavo?? E-eheh.”
Ridacchiò nervosamente, ma l'altro non accennava a tirarsi su di morale.
“L'oroscopo aveva ragione...oggi nessuno sarà dalla mia parte! SNIFF”
Perfetto attore, come sempre.


Io invece, da bravo pesciolino ingenuo e smemorato, ero ancora intento a pensare a cosa si riferisse mio cugino, tanto che dovetti prendere pure il cellulare per controllare l'agenda e vedere che tipo di impegni io avessi per la giornata.
“Hm...andare a prendere la corriera con Asmita ed El Cid come al solito...evitare Minos e Aiacos, il primo in particolar modo...provare a beccare Kanon al bar o a casa sua...no, non ho nient'altro da fare.”
Fissai il vuoto, quasi certo di essermi veramente dimenticato qualcosa...e qualcosa di importante tra l'altro.
“Sicuro?”
Inquisì mio cugino riprendendosi all'improvviso dalla sua depressione. Oh là! Un altro dei suoi clamorosi cambi improvvisi di umore!
Prese un foglio dal mobile dietro di lui e me lo mise proprio di fronte. Lo lessi e subito mi ricordai il colloquio di lavoro che dovevo andare fare.
Mi diedi uno schiaffo sulla fronte, dandomi ovviamente dell'idiota smemorato.
“Merda!” “Albafica! Non anche tu!” “Scusa papà!”
Risposi allarmato a Lugonis. Non volevo di certo una lavata di capo anche io!
Fissai il foglio dopo essermi scusato e lessi l'ora del colloquio e dove dovevo andare. Piegai poi il pezzo di carta e me lo misi nella borsa.
“Grazie per avermelo ricordato, cugino.”
Gli dissi e lui scosse la testa.
“Se non ci fossi io ad aiutarti...”
Alzò poi una mano per fermarmi dall'uscire. Guardando il giornale, lesse qualcosa ad alta voce.
“'Pesci.
Oggi giornata piuttosto movimentata, ma serena. Nuovi incontri e nuove opportunità di rapporti, amicizie e amori.
Attenti a dove andate a sbattere la testa.'
Oh là là, si nomina l'amore qui. Albafica, ci nascondi qualche nuova fiamma per caso?”
Sorrise sornione lui, con un ridacchiante Lugonis di sottofondo. Lo sapevo! Sapevo che avrebbe trovato anche questa volta una scusa per lanciarmi una delle sue frecciatine!
Ciò che più mi inquietava era mio padre intento a ridacchiare.
Non so per quale motivo ma volevano con troppa insistenza, che ci provassi con qualche ragazza! ...o ragazzo, nel caso di mio cugino.
Perchè si, ogni tanto faceva commenti sul mio orientamento sessuale, soprattutto se fossi veramente etero...ma, my god! Non volere ora una ragazza, non significa essere necessariamente Gay!
Gonfiai le guance e lo guardai male.
“Dopo le avances di Agasha e di quella Violate, posso dire di essere a posto e di non voler alcuna fiamma!
Poi ho gli esami a cui pensare e successivamente il lavoro, in base a ciò che mi diranno oggi al colloquio.
Quindi, niente donne né amore per il sottoscritto!”
Affermai, gonfiando le guance e il petto, come a sembrare più figo. Le ultime parole famose, avrebbe detto qualcuno.
Cardia mi guardava massaggiandosi una tempia e sbadigliando. Oh, stavo annoiando il signorino? Quanto avrei voluto strozzarlo in quel preciso istante.
Avevo questioni primarie da svolgere prima di cercarmi una ragazza, e poi non avevo ancora conosciuto nessuna che mi attirasse così tanto, ecco tutto.
“Alb, Alb, Alb...si può sapere quando ti deciderai a perdere la verginità?”
Stavo per andarmene e aprire la porta di casa, quando a quella domanda avvampai fino alla punta delle orecchie.
Guardai irato mio cugino.
“C-c-cosa vuoi tu dalla mia vita privata? La perderò quando voglio, sia chiaro! -Quasi urlai, con vocina strozzata. Fu imbarazzante...- Perchè non vorrai farmi credere che tu l'abbia persa con dignità!”
Calò il gelo tra di noi e lui mi fissò intensamente, alzandosi e avvicinandosi al sottoscritto con aria minacciosa.
Essendo lui più alto di me, mi guardò con un cipiglio severo e...all'improvviso sorrise angelicamente. Assicuro che fa impressione quel sorriso. E' inquietante. Maledettamente inquietante.
“Io? La mia dignità l'ho avuta, caro Alb. Ero cotto di quel ragazzo e fui persino molto intraprendente a letto. -Disse con fierezza, gonfiando il petto.- e nonostante per lui non fosse la prima volta, lo sbalordii.
D'altro canto ho un carattere forte anche in camera, non mi faccio sottomettere da nessuno.
Non sono un ukè come qualcun altro di mia conoscenza.”
Fece il velenoso e la cuspide dello scorpione riuscì a centrare il suo bersaglio, ovvero il mio ego di eterosessuale!
Sapevo cos'era un Ukè, per cui non mi interessava, ma non mi sarei mai fatto dare di quello che lo prende!
“Che ca- Vidi l'occhiataccia omicida lanciatami da mio padre.- cavolo stai dicendo! Io non sono Ukè e tanto meno non sono dei tuoi stessi gusti!
A me piacciono le donne, quelle con le tette, hai presente?”
Gonfiai le guance arrossendo e aprii di scatto la porta. Sospirai e guardai male mio cugino.
“Vedi dormire o il tuo cervello diventerà più piccolo di una nocciolina. Ci vediamo stasera!”
Scocciato, uscii e sbattei violentemente la porta alle mie spalle.
Riuscii ad udire un ghignante Cardia, alle mie spalle. Cosa diavolo stesse tramando, non lo seppi mai.
Ero però adirato con lui e tutto all'improvviso lo sentii gridare.
“Dimostramelo! Albafica Griffiths!”
Successivamente tutto tacque...compreso uno scioccato e paralizzato pesce, quale io ero. Deglutii.
Quello scorpione era sin troppo velenoso e oscuro quando ci si metteva, ora capivo perchè anche Aspros e Defteros mi inquietassero così tanto.
Doveva essere nel loro gene di famiglia.


Avvolto nei miei pensieri e inquietudini, non mi accorsi di essere arrivato alla fermata della corriera che mi avrebbe portato a scuola.
Non me ne accorsi, finchè un bastone davanti ai piedi non mi fece inciampare e cadere rovinosamente di facciata a terra.
-Niente di paragonabile comunque a dolori che avrei provato successivamente.-
Riconobbi all'istante lo stile di attacco e mi rialzai dolorante, girandomi a scatti.
Sulla panchina di fronte alla fermata della corriera, stava il colpevole e mio attentatore.
Gli occhi cerulei socchiusi, la pelle pallidissima e i lunghi capelli biondi che sfioravano il marmo su cui stava seduto, nascondevano la mente criminale che aveva appena messo in pericolo la mia vita.
“Asmita! Come ti è saltato in mente di giocarmi questo brutto scherzo?! Potevi anche far cadere un'altra perso-” “Il tuo passo è inconfondibile ormai al mio orecchio, non sottovalutare mai un cieco. Poi tanto per puntualizzare, sei in ritardo.”
Sentenziò l'indiano, con la sua solita aria saccente, bastone per ciechi bianco in mano e gambe che elegantemente si accavallavano.
Ebbene signori, costui non era altri che uno dei miei migliori amici: Asmita Ganesh, ragazzo ligio al dovere, serio e...puntiglioso sugli orari.
Non sapevo come li capisse, essendo cieco. Molto probabilmente utilizzava i rintocchi dell'orologio o qualche altra cosa, mah.
Il perfettino mi faceva venire un bernoccolo ogni qual volta tardassi o a scuola, o ad un appuntamento con lui da qualche parte.
Però mai era arrivato a farmi schiantare a terra.
Sentii infatti qualcosa di denso e dal sapore metallico, colarmi nella bocca. Portandomi una mano al naso, notai che stavo sanguinando.
“Accidenti...con la tua bravata hai rischiato di rompermi il setto nasale, il sangue che perdo ne è la prova.
Comunque non sono io quello in ritardo...ma El.”
Presi un fazzoletto e iniziai a tenere la testa piegata all'indietro, per fermare la fuoriuscita del sangue.
Asmita alzò la testa e la direzionò verso di me. La sua espressione era mortificata, di sicuro non voleva farmi così male.
“Ecco...scusami Alb, non pensavo saresti caduto come un sacco di patate...” Era molto fine nel descrivere le mie reazioni. Anzi, la sua finezza nei miei confronti era paragonabile a quella di un elefante.
“Come cosa scus-” “Non ti preoccupare Asmita, il nostro amico ha la testaccia più dura del diamante a momenti. Un po' di sangue sul suo visino, non gli farà di certo male.
E' la volta buona che lo rende maschio in ogni senso.”
Disse possentemente, una voce a noi assai familiare. Il possessore della voce mi arrivò alle spalle, cingendomi il collo con un suo braccio robusto.
“Dico bene, amico?”
Abbassai il capo e vidi di fianco a me un ragazzo dai capelli neri e gli occhi altrettanto scuri. La sua presa? Simile a quella di un cavaliere che brandisce una spada, serrata sul mio collo, che purtroppo rischiava di spezzarsi.
“E-El! Si dici bene, ma mi soffochi se continui a stringere!!”
Ero infatti diventato paonazzo in volto, ma per fortuna il mio amico: lo spagnolo El Cid Cortes, lasciò la sua presa nell'immediato. Dovetti però tossire un po'.
“Scusami, mi dimentico sempre della mia forza.”
Infatti quel ragazzo era incredibilmente serio,forte e abile.
Quando io ed Asmita ci cacciavamo nei guai a scuola, o ci finivamo per colpa de “Le Griffon”, era sempre lui a salvarci.
Io sono bravo a pugni, ma ammetto di dover ancora migliorare -e spero di farlo un giorno- El invece...lui è perfetto in tutto!
Tranne che nelle lingue, motivo per il quale gli ho sempre dato ripetizioni sin dalla prima al liceo.
Da lì in poi è nata una forte amicizia tra me, lui e il biondo che ora ci aveva appena trascinato a sederci con lui.
Anche i bonzi dopotutto, potevano sentirsi esclusi dai discorsi, no?
“Parlando di altro, ciao El! Grazie per avermi salutato!”
Asmita: permaloso come non pochi.
“O-oh, scusatemi signor Buddha, non volevo di certo mancarvi di rispetto. -Scherzò amichevolmente l'altro, con la sua solita espressione ligia e seria.- Ciao Asmita.”
Concluse infine con un saluto e una pacca sulla spalla al biondo. Il quale con un cenno del capo approvò.
Perchè: mai toccarlo senza suo permesso o approvazione, potrebbe strapparti un dito a morsi...
Eravamo quindi un bel trio, nessuno poteva dire il contrario.
Si, un bel trio di persone estremamente serie! Dato che El ed Asmita, ridevano una volta ogni mille anni...e io non sono mai stato da meno, ovviamente.
La nostra amicizia però, era solida proprio grazie alla nostra serietà e riflessività. Ho sempre infatti adorato quei due, perchè si facevano tanti problemi quando me ne facevo io!
Beh...El Cid forse un po' di meno...
“Ehi El...comunque come va con Agasha?”
Chiesi tutto d'un tratto, di punto in bianco.
Domanda sbagliata. Pessimo tempismo. Un classico degno di Albafica Samuel Griffiths.
D'un tratto, l'espressione del mio amico cambiò e da una calma surreale, sul suo viso comparve uno sguardo omicida, seguito da una smorfia.
Mi preparai subito alla tempesta. Mi salì anche il desiderio di andare a piedi fino a scuola.
“L'ho mollata. -Fu la sua risposta sentenziosa, glaciale e tagliente come una spada che ricevetti. Se c'era una cosa in cui El peccava, era proprio la finezza.Come Asmita infatti, era schietto e diretto.- Era appiccicosa. Una sanguisuga in cerca di baci o altro. Voleva te. Ti nominava in ogni momento, l'hai ossessionata dopo il tuo rifiuto, lo sai?”
Mi chiese e io sbattei le palpebre con sorpresa, guardando poi altrove.
Non mi sentivo in colpa nell'aver respinto i corteggiamenti e la confessione di quella ragazza, dopotutto non mi piaceva. Però...quando lui, uno dei miei migliori amici, mi disse tali parole, il senso di colpa forse iniziò a nascere.
“Ma alla fine non hai ragioni di crucciarti. -Sorrise El, destandomi dal mio incipit di depressione, e si alzò stiracchiandosi.- Alb, siamo amici e ho voluto semplicemente vedere se quella ragazza sarebbe potuta essere adatta davvero a te.
Provandola quindi sulla mia pelle ho...-Si beccò un'occhiata di sbieco da parte degli occhi cerulei di Asmita, le quali orecchie avevano tradotto quell'affermazione in tutt'altro modo.- ovvero: stando con lei, non andandoci a letto dopo neanche una settimana! -Puntualizzò, conoscendo l'amico. Quest'ultimo si sentì sollevato nell'udire la traduzione.- Ho avuto modo di verificare che tu e lei non sareste mai potuti stare insieme.”
Lo guardai perplesso, con occhi languidi da cucciolo ingenuo.
“Perchè dici così?”
“Perchè tu sei un pezzo di pesce surgelato, mentre lei appunto è espansiva e avrebbe ricercato in te l'affetto che non avresti saputo darle.
Allo stesso modo, io non ci sono riuscito ma c'è da dire che non sono un pesce.”
Spiegò infine lentamente e in modo dettagliato.
“Ah capisco...-Lo fissai per qualche istante, prima di realizzare come mi aveva definito e alzarmi di scatto.-Non sono un pezzo di pesce surgelato! Ohi!”
Sbottai, guadagnandomi le occhiatacce di altri studenti, fermi alla fermata. Arrossii e mi calmai.
Feci una lunga pausa, realizzando ciò che lo spagnolo aveva fatto per me. Si era alla fine messo con quella ragazza appiccicosa, solo per sviarla dal sottoscritto, che sapeva lei avrebbe perseguitato altrimenti.
L'apprezzavo moltissimo.
“Grazie El, sei davvero un amico...”
Lui rimase serio e mi mise una mano sulla testa, per poi scompigliarmi i capelli e farmeli diventare mossi.
“Non così!! Mi fai sembrare Aphrodite della boutique “Rose” altrimenti!”
“Oh beh, la somiglianza ci potrebbe stare...tranne che quello è un culatin e tu invece no. -Mi disse El, con aggiunta di forma dialettale nella frase, accennando un sorriso divertito.- A meno che i geni di tuo cugino non si siano risvegliati nel sistema circolatorio.”
Feci un balzo di qualche metro indietro.
“Come scusa? Quali geni?” Lo spagnolo mi guardò inarcando un sopracciglio. “Quelli che tu sai!”
“Uh? Quelli diabolici intendi?”
Furono i primi che mi vennero in mente, ma El esasperato si portò una mano in faccia e mi fece dei gesti con le mani per farmi ben intendere.
Ne mise esattamente due a cerchio e mi mostrò l'indice che entrava e usciva. L'espressione che aveva in viso era irritata ed imbarazzata.
“Questi geni, pesce tonto!”
Solo dopo aver osservato quei movimenti per un po': realizzai. Mi si accese proprio una lampadina sulla testa, che però si spense nell'immediato.
“COSA?! Ma ovvio che non ho nessun gene di quel tipo in circolo!”
Urlai e l'altro davanti a me, dovette coprirsi le orecchie per non essere stordito. Mi lanciò una maledizione nella sua lingua madre.
Asmita, dall'udito sopraffino, mi guardò, si fa per dire, e mi diede un colpo con il bastone per farmi calmare.
Era infastidito e arrabbiato per il mio comportamento.
“Ma dico! Hai le tue cose oggi? Smettila di urlare.”
Sgranai gli occhi e udii una risatina dalle persone attorno a noi. Mi stavo in effetti rendendo ridicolo davanti a così tante persone...io! Che in genere sono un asociale che non brontola mai!
Cosa diavolo avevo bevuto insieme al latte a colazione?
Guardai la corriera arrivare alla fermata e deglutii.
“Scu-sate...è che ho discusso con mio cugino su quell'argomento stamattina e...e...” “Non ha importanza, Alb. Io volevo solo scherzare.
Certo non volevo insultare Cardia.”
Si scusò El, mentre saliva sulla corriera, seguito da Asmita. Dopo aver sospirato e essermi calmato, salii anche io e mi sedetti sull'automezzo, in un posto vicino al finestrino. Dietro di me ovviamente stavano Asmita e El.
“Comunque sia, sta ancora insistendo per portarti sulla sua strada?”
Mi chiese il biondo alle mie spalle. Guardando fuori dal finestrino, dovetti annuire e rispondere affermativamente con un cenno della voce.
“In questi due giorni sta anche esagerando, non so proprio cosa gli passi per la testa.”
Ed effettivamente, ripensai all'inquietudine che quello scorpione mi aveva messo addosso mentre uscivo.
Deglutii come già avevo fatto e presi a guardare il telefono senza motivo. Mi ricordai poi dell'appuntamento per il colloquio, per cui me lo segnai per le undici e mezza della mattinata.
El lo notò e si incuriosì.
“Colloquio di lavoro dove?”
Chiese, affacciandosi dal sedile come aveva fatto Asmita poco prima. Mi fissò con seria curiosità.
“Certo che sei un ficcanaso, eh? -Volli osservare io.- Comunque...ce l'ho al “Sanctuary” in centro.”
“Il “Sanctuary”? Il bar-ristorante più rinomato e caro del centro??”
Chiese anche Asmita, cozzando con la testa contro quella di El, pur di seguire la conversazione. Non avevo due amici, no. Avevo due impiccioni!
“Si, esattamente quello.
Cardia è amico di Shion, il proprietario. Ha messo buona parola per me e quindi mi hanno mandato una mail con l'ora del colloquio.
Se faccio buona impressione, probabile che mi prendano come cameriere.”
I due fecero una faccia sorpresa, seguita da un “ooooh!” corale, di interessamento. Li guardai inarcando un sopracciglio, sapevo benissimo che uno dei due aveva qualche altra informazione riguardo quel locale.
Infatti ci azzeccai in pieno.
“Dicono che Shion Doukas, sia una persona ben temibile. E' forte e decisa, inoltre al suo fianco vi è sempre Dohko Shan, un cinese straordinariamente carismatico e forte.
Insieme sono una grande coppia e dirigono perfettamente il locale. Dovrai proprio essere convincente se vuoi davvero che ti assumano per il periodo dopo gli esami.”
Osservò Asmita, con il suo solito ragionamento da persona calcolatrice. Qualche volta addirittura mi sbalordiva.
Non feci in tempo ad aprir bocca, che il suo compare gli continuò la frase.
“Ah ma lì c'è anche il granchio! Quindi penso che Albafica abbia possibilità piuttosto alte di passare il colloquio.”
Rise El Cid, dandomi una pacca sulla spalla. Un attimo...El Cid che ride così di punto in bianco? Cos'aveva fatto scoppiare la sua ilarità?
“Il granchio? Intendi che non lo cucinano bene?”
“Nah! -Intervenne Asmita.- Il granchio è cugino di Shion, non lo caccerebbero per alcun motivo.”
Fui deliberatamente ignorato dai miei stessi amici...
“Cosa c'entra il granchio? Shion mette in pentola suo cugino?”
“Beh ma comunque c'è la possibilità che quell'uomo preferisca avere una persona seria co,e il nostro amico, che un granchio rompi-piatti, no?”
Mi sentivo un ameba insignificante, visibile solo al microscopio. Anzi, forse ero ancora più piccolo...
“Cosa c'entra il granchio?!”
Urlai infine, per farmi notare da entrambi.
Balzai persino sul sedile della corriera in corsa, neanche fossi un gatto. I capelli arruffati, me ne davano l'aria e le unghie incavate nel poggiatesta del sedile, contribuivano.
“Allora??”
Asmita ed El Cid ebbero un momento di silenzio, prima di scoppiare all'unisono a ridere per la mia reazione. Si fecero una grassa e grossa risata, a mio discapito.
Ad uno dei due vennero anche le lacrime agli occhi.
“Oh santo cielo, Albafica in modalità leone mi mancava. Guarda che non sei mica Regulus! Cerca di non imitarlo ahah”
El Cid mi prese in giro e sviò l'argomento dal granchio che stavano nominando. Gonfiai le guance e mi sedetti nuovamente.
Preso in giro anche dai miei amici, questa era bella.
Sospirai e guardai fuori dal finestrino. L'oroscopo diceva che la giornata non sarebbe andata così male, ci stava proprio azzeccando, eh.
Intento a osservare al di là del finestrino, notai un Audi di modello piuttosto recente, ferma con noi al semaforo prima della scuola.
“Uh? Ma quello è...”
Solo una persona nella mia città aveva una macchina del genere, dato che amava le moto e le macchine moderne o sportive.
Guardai infatti il sedile del guidatore e sorrisi, prendendo il cellulare.
I lunghi capelli sul blu, raccolti in una coda, la camicia allacciata male alla “sono figo e quindi le ragazze mi devono guardare” e quei profondi occhi verdi, potevano essere solo di un ventiduenne di mia conoscenza: Kanon “diavolo tentatore” Turunen.
Mio grande amico e anche grande testa calda, in perenne scontro e contrasto con il gemello Saga “Il sacerdote” Turunen, al momento intento a studiare e vivere in Inghilterra, alla faccia mia e del fratello.
Presi il cellulare e inviai un messaggio al caro Kanon nella sua Audi. Eravamo fermi a quel semaforo infernale, quindi il messaggio avrebbe dovuto riceverlo.
Ehi, donnaiolo! Stai andando a fare conquiste? Riusciresti almeno a degnarmi di un saluto?”
Inviai il messaggio e capii subito di aver azzeccato gemello.
Non sapevo se Saga fosse tornato dall'Inghilterra, per cui scrivere a uno, piuttosto che all'altro, sarebbe stato facile data la loro somiglianza. Lo vidi tirare fuori il telefono e fare un'espressione stralunata.
Scrisse qualcosa in mia risposta e dopo poco il cellulare mi vibrò.
Albafica! Ciao e non chiamarmi donnaiolo, sai come la penso. Hmpf.
Comunque ti saluterei volentieri, ma dove sei?”
Sorrisi e scossi la testa. Non dovevo chiamarlo donnaiolo? Ah no vero, erano le donne che facevano la fila per lui e per ottenere almeno un'attenzione...solamente che il buon diavolo era troppo altolocato per degnarle di nota. Cercava sempre qualcosa di più.
Nobile Kanon, torni con la testa tra i comuni mortali e guardi alla sua sinistra, affacciato al finestrino della corriera.”
Fortunatamente il semaforo era davvero lungo a far scattare il verde e il ragazzo girò la testa verso di me.
Mi vide quasi subito e sorrise allegramente, salutandomi con un cenno della mano.
Una ragazza in corriera con me, balzò in piedi e strattonò la camicia dell'amica.
“Ehi! Guarda! Quel figo mi sta salutando!”
Trattenni una risata. Kanon e Saga facevano sempre lo stesso effetto alle donne, era una cosa che aveva dell'incredibile.
Ma il gemello maggiore era fedele, mai e poi mai avrebbe cornificato la sua dolce metà. A meno che non l'avesse fatto mentre era in Inghilterra.
Guardai comunque verso Kanon, ricambiando il saluto. Mi fece poi cenno che più tardi mi avrebbe chiamato e io rimasi perplesso.
Infine scatto il verde e con la sua macchina sfrecciò via velocemente.
Di cosa dovesse parlarmi non ne avevo idea, ma avrei atteso comunque la sua chiamata.

† † †


“Momento, momento! Cos'è questa storia che dovevi sentire Kanon per telefono? Non mi dirai che voi due prima avevate-” “Ma tu sei proprio cretino!”
Sobbalzai con il quaderno in mano e girai la testa di scatto verso il barbaro alle mie spalle.
Ma tu guarda questo! Geloso pure dei fatti accaduti in passato!
Però...adorabilmente geloso...no! Albafica, contegno! Hai dichiarato pausa e pausa sarà!
Non riuscii però a nascondere il momento di esitazione e lui se ne accorse. Mi artigliò il mento e mi guardò dritto negli occhi, cercando di scorgere qualcosa.
“A che gioco stai giocando...dolcezza? -Avvertii il suo respiro caldo sulle labbra, le quali si avvicinavano alle sue, trascinate dalla sua stretta.- Cosa vuoi realmente da me?”
Mormorò, prima di attentare alle mie rosee e marcate linee poste sulla bocca. All'ultimo però riuscii a liberarmi dalla sua chela e a tornare girato.
Nascosi così il rossore del viso.
“Non chiamarmi...dolcezza. Siamo in pausa di riflessione!”
Esitai ancora e riaprii il quaderno. Feci per ricominciare a leggere, ma lui mi posò una mano sulla mia, che ora sorreggeva il diario.
“Hm, certo che sei diventato ancora più testardo con il passare degli anni...eppure dolcezza ti è sempre piaciuto come appellativo.”
Ridacchiò, leccandosi le labbra sinuosamente. Lo ignorai e senza farmi prendere dal panico, come invece avrei fatto anni prima, ripresi la lettura.
 
† † †


Una volta arrivati a scuola, scorsi nell'immediato i guai con la G maiuscola, all'entrata.
“Oh no...”
Strinsi la cinghia della tracolla vigorosamente e aspettai Asmita con El Cid, per andare avanti.
In fronte alla scuola, stava infatti il mio peggior nemico.
Caratterizzato da lunghi capelli argentei come fili letali, quanto i suoi insulti e commenti, stava: Minos Meier e dato che a tutti do un soprannome, per ricordarmeli, costui è altrimenti noto come “Le Griffon”.
Insopportabile e spocchioso bullo, che sin dalla prima del liceo, insieme a suo fratello, ce l'ha sempre avuta con me e Asmita.
Si è sempre divertito a importunarci per le nostre fattezze simili a...donne? Esattamente, quello era il motivo.
Per cui non lo sopportavo, ma più che per le angherie rivolte a me, mi sono sempre arrabbiato per ciò che faceva al mio amico indiano.
Ne approfittava perchè era cieco e mi faceva imbestialire ogni volta! Mi sono infatti fatto picchiare spesso dall'albino, per proteggere Asmita.
L'avrei sempre fatto, mi sarei sempre messo a fargli da scudo! Soprattutto l'avrei sempre fatto per un amico come lui.
El Cid mi posò una mano sulla spalla e iniziò a camminare. Io e il biondo, lo seguimmo.
Tuttavia, anche se era l'ultimo giorno, Minos non poteva ignorarci. Eh no, sarebbe stato troppo bello.
Infatti quando gli passammo davanti, fece lo sgambetto ad Asmita, che cadde rovinosamente a terra, come me minuti prima.
“Asmita! -Allarmato lo soccorsi subito e lo aiutai a rialzarsi.- Tutto a posto?”
Lui annuì, ma non accennò parola. Non diceva mai niente quando subiva qualcosa, era un santo! Però per questo suo lato caratteriale, spesso litigava con me o con El Cid.
La sua scusante era la stessa ogni dannata volta: “sono cieco! Secondo te come potrei mai reagire??” e con tali parole, zittiva sempre entrambi.
“Oh Albafica, come sei cavalleresco. Sei dunque tu l'uomo oggi? O sei solo la principessa con il carattere più da maschiaccio tra i due?”
Rise maleficamente “Le Griffon” scostandosi di poco la frangia da un occhio.
Lo fulminai con un'occhiata omicida, ma sostenni il mio amico ancora scosso.
“Taci, grifone spennato. Sono stanco di quello che ci fai, non ti sei ancora annoiato?? Trovati altri giocattoli.”
Gli dissi gelido, allontanandomi con i miei due amici. Non me ne accorsi, ma dietro di me Minos si era messo a ghignare.
“Oh...ma tu sei il mio giocattolo.”
Sentii i suoi occhi maledetti addosso fino al suono della campanella di entrata a scuola. Li odiai come odiavo lui e quando vidi arrivare anche suo fratello Aiacos, l'irritazione mi salì alle stelle.
“Dovresti calmarti.”
“Come posso farlo, El?? E' sempre Asmita a rimetterci! Non voglio che si faccia male.”
Risposi nell'immediato allo spagnolo, mentre andavamo in classe. Mi massaggiai una tempia nervosamente.
“Alb, per favore. -Il biondo si tenne alla manica della mia camicia e mi sorrise.- non c'è davvero niente di cui ti debba preoccupare. Dopo oggi e dopo gli esami, tutto sarà finito e ognuno andrà per la propria strada.”
Rimasi come sempre sorpreso, la sua bontà era disarmante ogni dannata volta. Non riuscivo più ad aprir bocca quando parlava in quel modo, ma internamente...soffrivo per lui e per tutti quegli anni di soprusi che avevamo subito.
“Va bene...starò tranquillo allora, ma oggi esci velocemente da scuola. Mi raccomando.”
“Sembri mia madre, lo sai?”
Io risi e mi guardai attentamente.
“Mi mancano un po' di cose per esserlo.”
El Cid mi tirò un pugnetto in testa, esasperato. Gli feci la linguaccia come un bambino e Asmita si mise a ridere.
Ho sempre adorato quei due e il trio che formavamo.


Alla fine delle tre ore, esultai lanciando il blocco appunti per aria. La scuola era ufficialmente finita! Ora mi aspettavano gli esami e poi finalmente potevo guardare al futuro.
Il cellulare mi vibrò, fui preso da un piccolo spavento ma mi ricordai dell'impegno e del colloquio alle 11:30 al “Sanctuary”.
Guardai dunque l'orario. Erano le 11:15...rischiavo di non riuscire ad arrivare in tempo.
“Accidenti devo assolutamente correre!”
Il centro città era piuttosto distante infatti dalla mia scuola. Mi rivolsi verso Asmita ed El Cid.
“Io devo andare, ci sentiamo via telefono, ok? Bye!”
Detto quello, corsi via come un razzo.
“Ma...da quando Albafica è diventato Speedy Gonzales?” Si chiese il biondo, inarcando un sopracciglio perplesso.
“Ah non ne ho idea-Rispose a tono, l'altro.-...so solo che ha alzato più polvere lui che una Ferrari in partenza.”
I due scoppiarono a ridere, ma io non riuscii a sentirli, perchè ero già fuori dall'edificio.
Nel cortile, incontrai di nuovo “Le Griffon” insieme al suo braccio destro Aiacos, un ragazzo dai capelli neri che teneva allo stesso modo del fratello.
Dio mio, ma un minimo di fantasia quei due ce l'avevano? A momenti vestivano anche uguali, Cip e Ciop.
Sospirai internamente, ma non accennai a rallentare la corsa. Non volli badarli.
I due allungarono le gambe per provare stavolta a fare al sottoscritto uno sgambetto, ma con un salto degno di un atleta olimpico, riuscii ad evitar il misfatto.
“Sarà per la prossima volta, ragazzi!”
Risi e li lasciai indietro a mangiare polvere. Potevo giurare di aver visto in ringhio contrariato, sulle labbra di Minos.
La cosa, non mi sarebbe dispiaciuta per niente.
“Ben gli sta! Così imparano a importunare me e Asmita!”
Ghignai maleficamente e controllai l'orario sull'orologio. Erano già le 11:25.
Maledii la distanza della scuola dal centro!
“Aaaah, se Cardia viene a sapere che non ho fatto il colloquio per un ritardo mi ucci-” Girando l'angolo, non ebbi proprio il tempo di finire la frase.
Mi ero dimenticato, nella mia fretta, che non ero l'unico essere umano ad utilizzare i marciapiedi e molto spesso, agli angoli di questi, potevano spuntare altre persone all'improvviso.
Risultato? Ovviamente finii con lo scontrarmi con l'individuo proveniente dalla parte opposta, facendo un bellissimo e pirotecnico frontale con lui.
Pirotecnico, perchè vidi le stelle come tanti fuochi d'artificio.
Avevo cozzato proprio contro la testa di quel tizio, dura non poco, ed eravamo finiti entrambi a terra.
Lui in ginocchio, mentre io avendo battuto il sedere con violenza a terra ero ora seduto sul marciapiedi.
Mi massaggiavo la testa per il dolore.
“Ohiohiohi...vedo la costellazione dei pesci...” “Allora aspetta che ti faccia vedere quella del cancro, dolcezza!-Una voce maschile, piuttosto sfrontata e impulsiva, mi derise.- Ti sembra questo il modo di spuntare da dietro un angolo?”
Mi ci volle qualche secondo per realizzare, poi alzando la testa vidi un ragazzo piuttosto alto, davanti a me.
Doveva avere all'incirca la mia stessa età, ma sembrava più robusto di me e i muscoli del suo corpo erano ben allenati. Probabilmente faceva palestra.
La sua espressione non appariva arrabbiata, bensì solo leggermente contrariata. I suoi occhi blu tendenti al viola, mi fissavano imperterriti.
Si stava anche lui massaggiando la fronte, che aveva battuto contro la mia, e così facendo i suoi folti ma corti capelli color cobalto mossi, venivano spettinati ancora di più.
“Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua, dolcezza?”
Mi chiese con tono incalzante. Io balzai subito in piedi, nonostante la gran cozzata che avevo preso.
Per un istante vidi tutto intorno a me girare, poi per fortuna ogni cosa si fermò.
“Dolcezza? Mi hai forse preso per una donna??”
Chiesi leggermente-tanto- adirato. Odiavo quando mi si scambiava per una femmina! Santo Dio, ero e sono un uomo!
Brontolai mentalmente e vidi il ragazzo davanti a me sbattere le palpebre rapidamente, incredulo.
“Sei un ragazzo?- Perplesso, mi osservò bene.- Beh...in effetti ora che noto....pfff-AHAHAHAH -Scoppiò sfrontatamente a ridere, il che mi diede sui nervi.- scusa, non mi capita tutti i giorni di vedere un uomo con dei capelli così ben tenuti e un bel visino come il tuo”
Si asciugò le lacrime agli occhi per il ridere. Non seppi se prendere le sue parole come un insulto, o come complimento.
Nel dubbio, tacqui e guardai l'orologio.
“MERDA!-Urlai, riprendendo la tracolla finita a terra.- Beh, qualunque cosa tu pensi di me non mi interessa! Non mi chiamare più dolcezza e-addio!”
Ripresi così a correre all'impazzata, lasciando distante quel tizio che nel frattempo era rimasto molto confuso.
Lo scorsi con la coda dell'occhio grattarsi il capo con espressione perplessa, ma poco mi importò.
Chi diavolo si credeva di essere per rivolgermi la parola in quel modo? Avesse avuto un approccio diverso, gli avrei anche chiesto scusa.
Però in quel caso le scuse non erano meritate! Mi aveva proprio dato sui nervi.
“Che gran maleducato a dare nomignoli a prima vista!”
Non che io non lo facessi, ma almeno li ho sempre tenuti solo nella mia testa.
Aumentai la velocità di corsa, fino a giungere finalmente in prossimità del bar-ristorante “Sanctuary” e quando finalmente vi misi piede dentro, tirai un lunghissimo respiro di sollievo.
Guardai l'ora: 11:30 precise, esultai con un braccio mezzo in aria, con la schiena appoggiata a un muro.
“Ce...anf...l'ho fatta.”
Ansimai, sistemandomi la camicia e la tracolla. Ora mi aspettava solamente il colloquio, sperai con tutto me stesso di non apparire trasandato a causa della corsa.
Avevo ancora il fiato corto quando un cameriere piuttosto preoccupato e perplesso, mi si avvicinò.
“Ehm...è tutto a posto signore?”
Mi chiese un ragazzo...o un uomo, non riuscivo a dargli un'età, che ipotizzai dovesse essere sulla trentina. I suoi occhi ambrati mi fissavano con curiosità, mentre si grattava la folta chioma color del legno.
“Ecco s-...si tutto a posto e...mi chiamo Albafica Griffiths, sono...il cugino di Cardia.”
Ci fu una lunga pausa, poi l'uomo davanti a me sembrò quasi avere un'illuminazione e sorrise a trentadue denti.
“Cavolo sei arrivato puntualissimo! Non me l'aspettavo ahaha.”
Rise, porgendomi la mano.
“L-lei è il signor Shion?”
Gli chiesi educatamente, stringendogli la mano. Non volevo assolutamente fare cattiva impressione, per cui lo trattai con rispetto.
Lui scosse la testa, ma non smise di sorridere. I suoi candidi denti erano perfetti sul suo viso dai tratti orientali.
“No, sono Dohko Shan: il braccio destro di Shion e dirigo con lui il locale. -Fui sollevato nel vederlo come una persona così cordiale.- Se ti fa poi piacere o sei più comodo, dammi pure del tu.
Ora seguimi, ti porto nell'ufficio di Shion.”
Mi lasciò la mano, ora distrutta per via della sua stretta vigorosa, e iniziò a farmi strada. Lo osservai con attenzione da dietro.
La sua tenuta da cameriere gli donava e lasciava trasparire un fisico atletico. In particolar modo, il gilet nero, delineava il suo busto ampio e muscoloso.
Lo seguii a testa bassa, con un fare timido.
Il locale era pieno di ornamenti bianchi e dorati. Come tasselli portanti delle pareti, aveva colonne doriche e corinzie, con capitelli ben elaborati e scolpiti.
Ne rimasi affascinato, ciò era evidente dalla mia espressione. Amavo tali forme d'arte o rappresentazione.
I tavoli erano perfettamente in ordine. Sia quelli della zona ristorante, che quelli della zona bar.
Inoltre, i quadri appesi alle pareti raffiguravano le storie mitologiche dell'antica Grecia.
Ogni cosa di quel locale la ricordava...anzi, sembrava appartenere a un tempio greco-romano.
Mi piaceva, mi sentivo a mio agio nonostante lo sfarzo. Sorrisi, fin quando non arrivammo davanti a una porta con scritto “Non disturbare” in due lingue.
Una delle quali la riconobbi come greco.
Dohko bussò leggermente e una voce diede il permesso di entrare. Lui aprì e fece avanzare me per primo.
“Ehi Shion, è arrivato il cugino di Cardia!”
Annunciò con allegria e voce pomposa il cinese, il quale mi diede una poderosa pacca sulla spalla, che mi fece barcollare data la sua forza.
Sentendomi leggermente in imbarazzo, arrossii lievemente. Buttai un'occhiata in avanti e vidi un altro uomo sulla trentina, seduto dietro a una scrivania.
Le sue lunghe dita affusolate, stringevano dei fogli che stava attentamente esaminando con i suoi profondi occhi violacei, nascosti da un paio di occhiali da vista.
I capelli biondo-olivastri gli ricadevano sulle spalle e anche davanti a esse, con un ciuffo che gli rimaneva per aria sul lato destro della testa.
Teneva l'altra mano sulla fronte, sospirando.
Sembrava infatti essere abbattuto, deluso e altro ancora. Tuttavia, appena sentì il nome di Cardia, lo vidi alzare la testa.
“Il cugino di Cardia? -Posò lo sguardo su di me, togliendosi gli occhiali per pulirli. Sorrise e si appoggiò allo schienale della sedia.- Albafica, giusto? Prego, accomodati pure.”
Titubante, fu Dohko a spingermi ad avanzare. Mi sedetti infatti sulla sedia posta davanti alla scrivania dell'altro, con la tensione nel mio corpo a mille.
Ricordai all'improvviso cosa avevano detto di Shion, Asmita e El Cid per cui mi preoccupai maggiormente.
Il direttore del locale, mi guardò infatti con aria perplessa.
“Hm...guarda che puoi rilassarti, non ho alcuna intenzione di divorarti.-Mi disse, con un sorriso gentile e tono educato.- L'unico che potrei mangiare per la disperazione che mi crea, è fuori al momento.
Per cui respira e calmati.”
Ero infatti impallidito per la seconda volta in una sola giornata. Deglutii e riuscii finalmente a distendere le spalle, tese, come corde di violino.
“Chiedo scusa, non sono solito fare colloqui e...sono più calmo nelle interrogazioni scolastiche.”
Ridacchiai passandomi una mano tra i capelli, con fare innocente. Shion e Dohko risero lievemente, in modo composto e si guardarono.
“Beh, cosa ne pensi te?” Chiese il biondo, rivolgendosi al cinese. “Io? Hm...penso che sia già a prima vista tutto l'opposto di Cardia.”
Disse sorridendo, posandomi una mano sulla spalla. L'altro concordò con lui.
“In effetti è più timido di quell'esuberante di uno scorpione. Dimmi Albafica -Si rimise gli occhiali, appoggiando i gomiti alla scrivania.- credi che questo lavoro potrebbe fare al caso tuo?
Tuo cugino non deve averti detto molto su quello che farai qui, ma se sarai più che utile, potresti persino affiancare Dohko e me nella gestione.”
Avevo riso anche io alle parole su mio cugino, ma alla domanda di Shion, mi feci serio. Ci pensai con attenzione.
Le sue parole tuttavia mi stupirono e lo guardai sorpreso.
“Affiancare voi due?”
L'altro annuì e accavallò anche le gambe, mostrando la sua serietà e professionalità come direttore del bar-ristorante.
“Si. Questo locale, in precedenza era di Hakurei, mio padre. Recentemente, ha voluto affidarmelo, per vedere come lo avrei gestito. -Lanciò nel frattempo un'occhiata al cinese di fianco a me.- e Dohko, si è offerto cortesemente di aiutarmi, fin qua tutto liscio.
Solamente, negli ultimi tempi vari rivali del “Sanctuary” hanno iniziato a inarci critici e persone del genere. Purtroppo, non tutti hanno scritto cose positive sul mio e sul nostro conto.
Per cui sto cercando qualcun altro di serio, che possa aiutarmi e darmi consigli su come gestire il tutto.”
La flemma che aveva utilizzato nel parlare e la sua professionalità mi lasciarono esterrefatto. Dei critici avevano scritto negativamente di una persona del genere? Ma com'era stato possibile?
Sbattei le palpebre un paio di volte, prima di farmi pensieroso.
“Ecco...io di certo, non sono una persona in grado di dirigere qualcosa ma...iniziare come cameriere.- Alzai lo sguardo su Shion.- penso di sì, insomma. Come inizio mi andrebbe benissimo e ammetto che il locale, quando sono entrato, mi ha subito affascinato.
Probabilmente lavorare qui potrebbe aiutarmi a migliorare il mio carattere poco aperto.”
Osservai sottovoce, ma Dohko mi sentì alla perfezione e sorrise. Mi diede una poderosa pacca sulla schiena, che mi fece sbilanciare in avanti.
“Migliorare il tuo carattere poco aperto, eh? Oh tranquillo, anche Shion non era così come adesso, qualche mese fa.” “Dohko!” Fu l'esclamazione quasi scandalizzata del direttore. Ma il collega non lo ascoltò, bensì gli rivolse un sorriso innocente.
“Ti assicuro che se vieni assunto, quello sarà il minore dei tuoi problemi. Dopo qualche tempo ci fai l'abitudine e la chiaccherata con il cliente viene da sé.”
Disse allegro, andando poi a mettersi in piedi di fianco a Shion. Quest'ultimo lo guardò di sbieco, con la coda dell'occhio.
L'aveva 'denudato' di un suo segreto davanti a una 'recluta' e questo non poteva perdonarglielo.
“A casa mia, stasera facciamo i conti io e te.”
Fu la minaccia del quasi biondo. Dohko sorrise, ma questa volta forzatamente.
Io per un istante mi sentii di troppo nella stanza e deglutii prima di parlare. Utilizzai però, più sicurezza questa volta.
“Sapere queste cose mi consola. -Dissi con un sorriso.- comunque sia, se verrò assunto darò il mio meglio.
Non so se come cameriere sarò bravo, ma vorrei ugualmente provarci...spero solo di non rompere alcun piatto nel caso contrario.”
Ridacchiai nervosamente. Vidi subito dopo i due scambiarsi uno sguardo d'intesa, prima di rivolgersi al sottoscritto.
“Tranquillo, c'è già chi pensa a spaccare le cose. Sia del locale, che mie”
Disse un esasperato Shion, massaggiandosi gli occhi. Non capii a chi si riferisse, ma il cinese alla sua sinistra, aveva la sua stessa espressione.
Fece infatti per aggiungere qualcosa, quando qualcuno fece irruzione nell'ufficio.
“SHIIION!”
Sbottò con voce possente e nervosa. Sobbalzai per il tono usato, neanche fosse il ruggito di qualche leone proveniente dall'Africa.
“Oddio no, eccolo...”
Sentii Dohko mormorare, ma non mi girai verso il nuovo arrivato, per rispetto. Fu invece questo ad avvicinarsi alla scrivania e a battere le mani con violenza su di essa.
“Cosa significa il messaggio che mi hai inviato, eh?!”
“Quello che ho scritto.”
Fu la risposta immediata data a sangue freddo da Shion, il quale mi fece paura.
Anche il suo sguardo, ora assottigliato, minacciava morte.
“Cioè che sono licenziato?” “Esattamente, Manigoldo. Rompi ogni piatto che ti do in mano, per cui ho dovuto prendere provvedimenti!
Non sono cianfrusaglie e ogni cosa che spacchi, a mia volta io la devo ripagare. Per non parlare dei clienti, che vengono a lamentarsi dal sottoscritto o da Dohko!” “Ecco Shion, potresti non tirarmi in bal-” “Muto tu!”
Concluse infine il biondo, zittendo anche il collega alla sua sinistra. Quest'ultimo lo guardò sbattendo le palpebre più e più volte.
“Io non...dammi un'altra possibilità, ti prego Shion...”
Supplicò, la voce dell'individuo che ancora non mi azzardavo a guardare per rispetto. Mi portai le mani sulle ginocchia e girai la testa dalla parte opposta, per non seguire il litigio.
“Te ne ho già concesse troppe, se permetti, ora sto assumendo Albafica, che penso combinerà meno casini di te.
Vero?”
Udii il mio nome pronunciato con fierezza e ciò mi spiazzo, rendendomi anche il fulcro ora del discorso.
Venni posto al centro dell'attenzione così all'improvviso, che svelai un'espressione da pesce lesso ingenuo. Il versetto strozzato che mi fuoriuscì dalla gola, ne fu la conferma.
“Keh?”
Fu un momento di vero imbarazzo, poiché vidi Shion fissarmi intensamente, con un fuoco acceso negli occhi. Che cosa si aspettava da me?
“Io- io-” “Albafica?”
L'individuo che aveva fatto irruzione poco prima nella stanza, mi guardò e a mia volta, io posai lo sguardo su di lui, essendo che aveva pronunciato il mio nome.
Ci vollero due minuti buoni per far realizzare il fatto ad entrambi, finchè...io non feci un balzo dalla sedia, scattando in piedi e additandolo.
“Tu!” “Tu!”
Fu una corale e allo stesso tempo, l'altro, quel tale Manigoldo, aveva avuto la mia stessa reazione, con tanto di dito puntato contro me medesimo.
Gli occhi tendenti al viola, stralunati di lui, mi fissarono con sorpresa. A mio modo, lo fissavo anche io, ma con un ringhio roco e costante, in gola.
“Perchè stai ringhiando, dolcezza? Non sei contento di rivedermi?”
Mi derise nuovamente e tal comportamento mi fece salire una scarica d'ira nella schiena. Gli sarei saltato addosso a momenti, si, per ucciderlo!
“Vai a chiamare qualcun altro dolcezza! Io sono un uomo!”
Sbottai, fissandolo con astio, come un gatto che soffia contro un nemico per il territorio. Se i miei capelli non si erano rizzati, era miracolo.
Shion e Dohko ci fissarono.
“Vi conoscete?”
Fu la loro corale e ricordandomi della presenza dei due direttori, mi diedi un contegno. Incrociai le braccia al petto e gonfiate le guance, risposi.
“Ci siamo incontrati poco fa...” “Ti correggo, ci siamo SCONtrati, poco fa.”
Puntualizzò quel Manigoldo, facendomi l'occhiolino e tenendo un dito alzato, passando per il saputello.
“E quindi? Scontrati, incontrati...per me non fa differenza.”
Risposi acidamente, sotto gli occhi di un incredulo Shion. Quest'ultimo non riconosceva infatti più, in me, il diciannovenne timido di qualche minuto prima.
“Oh si che fa differenza invece, ne ho un bernoccolo a prova. Vuoi vederlo, dolcezza?”
Puntualizzò nuovamente con un sorriso sfrontato e io gli ringhiai contro, finchè...
“Silenzio!
Albafica: seduto! Immediatamente. Manigoldo: zitto!”
La voce di Shion si udì sonoramente, Dohko si era infatti tappato le orecchie. Il direttore del “Sanctuary” in quel preciso istante, sembrava un generale dei Marines, pertanto seguii alla lettera l'ordine e mi sedetti in modo composto.
Manigoldo incrociò le braccia e con una smorfia, serrò la bocca.
Calò un silenzio irreale nella stanza, interrotto solo dal sospiro del biondo-olivastro.
“Ma bene...dunque dato che vi conoscete, possiamo fare una cosa. -Il sorrisetto malefico, che si disegnò sulle labbra di Shion, non mi piacque per niente e sembrò non piacere nemmeno a Manigoldo alla mia sinistra. I dolori stavano per iniziare.- Manigoldo, caro cuginetto. -Quella voce smielata, fu ancora più inquietante.- Dato che non vuoi essere licenziato, non lo farò. -Il diretto interessato, tirò un sospiro di sollievo.- Ma...lavorerai come mentore di Albafica, che sarà tenuto a rimproverarti se farai qualcosa di sbagliato o se agirai impulsivamente.
Magari così non mi romperai neanche un piatto e ti avverto: è la tua ultima possibilità.”
Il silenzio ripiombò, mi ero raggelato sul posto. Io...dovevo collaborare con quel tizio? Shion stava-
“Scherzi, vero Shion? -Ecco, appunto. Qualcun altro aveva intercettato il pensiero prima che uscisse dalla mia bocca.- Dovrei insegnare a un novellino come fare il suo lavoro e allo stesso tempo, questo avrebbe l'autorizzazione di rimproverarmi?
Ah no! Trova un'altra soluzione, non accetto ramanzine da questa dolcezza!”
Io assottigliai gli occhi e mi alzai, stavolta però, volli mantenere un comportamento decente e professionale. Mi rivolsi infine a Manigoldo e lo guardai in modo serio.
“Shion ti sta dando un'ultima possibilità, no? Ti pare che voglia scendere a trattative? -Chiesi, ovviamente in modo retorico, tenendo un tono calmo e rispettoso.- Ora, abbiamo iniziato con il piede sbagliato entrambi e per lo scontro di prima, sono disposto a chiederti anche scusa.
Dopotutto è stata colpa mia, perchè avevo paura di arrivare in ritardo a questo colloquio.
Per il resto, io sono qui per imparare, tu invece devi migliorare...per cui qual'è il problema?-
Lo guardai negli occhi mentre feci il discorso e lui non mi interruppe minimamente. Mi sembrò addirittura molto strano.- Oppure ce l'hai con me perchè di aspetto ti ricordo una donna?”
Tutto d'un tratto, lo vidi increspare le labbra in un sorriso divertito e mi porse la mano, rispettosamente. Scosse la testa, per risposta alla mia domanda.
Fui in parte sollevato di tale risposta...almeno non era come Minos e Aiacos.
Notai con la coda dell'occhio le espressioni sorprese di Shion e Dohko, ma non dissi niente. Bensì aspettavo che fosse il ragazzo di fronte a me a parlare.
“Non ho nulla contro di te, assolutamente. Quindi direi di partire con le presentazioni fatte per bene, non credi?
Manigoldo Luca Doukas, -Mi avvicinai a lui e gli strinsi la mano che mi stava porgendo. Trovai davvero strano il suo cambio di comportamento nei miei confronti, ma non mi dispiacque.
All'improvviso però venni strattonato da lui e mi fece appoggiare la spalla destra alla sua, arrivando così al mio orecchio.- piacere di conoscerti, Albafica...?”
Lasciò in sospeso la frase, pretendendo che io finissi la presentazione.
Ancora sbalordito dal modo in cui mi aveva avvicinato a sé, tentai di mollargli la mano, ma lui l'aveva serrata in una presa saldissima.
Era un saluto che già avevo visto fare tra amici, ma quale persona si sbilanciava tanto, da sussurrare all'orecchio di un'altra?
“Gr...Griffiths...Samuel Griffiths.”
Gli risposi infine, con voce tremante. Deglutii e lui mi permise di allontanarmi, la sua mano tuttavia, ci impiegò qualche minuto prima di mollare la mia.
Shion e Dohko, avevano osservato la scena, ma avevano scelto di ignorarla deliberatamente. Notai però che il biondo, lanciò una fugace occhiata al cugino, il quale si stava ora massaggiando il collo come se nulla fosse.
Che avesse percepito qualche intento particolare da parte sua?
“Albafica, Cardia mi ha lasciato il tuo numero di telefono. Per cui più tardi ti manderò un messaggio con scritto i tuoi turni...che svolgerai dopo gli esami ovviamente. -Mi rivolse un sorriso, facendomi capire che lo scorpione già gli aveva detto tutto. Annuii.- Saranno concomitanti con quelli di Manigoldo, spero dunque che possiate andare d'accordo.”
Quest'ultimo, sembrò aguzzare le orecchie alle parole “numero di telefono”. Non notai infatti, che prima che Shion finisse di parlare, aveva rivelato un ghigno divertito e misterioso.
Tale reazione, non era sfuggita a Dohko, che stava intuendo qualcosa. Io ero invece impegnato a parlare con il direttore del locale.
Infine Manigoldo rispose al cugino.
“Per me va bene, la dolcezza qui presente è un tipo per bene. Penso che andremo d'accordo.-Mi diede una pacca sulla schiena e per poco non caddi in avanti. -Oh, sei così fragile?”
Mi chiese ridendo e io gonfiai le guance, riprendendo la tracolla. Decisi di ignorarlo e fare come se non avessi mai sentito quella frase.
“Devo firmare qualcosa?”
Chiesi a Shion e Dohko mi porse un piccolo fascicoletto dove mettere i miei dati.
“Compila questo e sei a posto.”
Accennai un sorriso e rubai una penna dalla scrivania, per iniziare a compilare.
Essendo piegato in avanti, appoggiato con le braccia alla scrivania, stavo dando le spalle a Manigoldo, il quale era intento a osservarmi attentamente. Fin troppo attentamente...
Per un istante, un brivido glaciale mi attraversò la schiena. Non avevo mai provato una sensazione di disagio così forte.
Deglutii e consegnai il fascicolo a Dohko.
“Non morde...ma attento alle chele.”
Mormorò a monito, mentre mi sfilava la piccola pila di fogli, dalle mani. A cosa diavolo si riferiva? Mi girai e guardai il cugino di Shion, appoggiato al muro, intento a fissare il soffitto.
Quando abbassò lo sguardo e lo incrociò con il mio, sorrise felicemente. Un sorriso strano, che mi fece avvertire nuovamente la sensazione di poco prima.
“Bene, direi che qui abbiamo finito. -Shion si alzò dalla sedia, interrompendo il mio momento di disagio, e mi porse la mano.- Benvenuto tra i nostri, Albafica.”
Senza esitazione gliela con vigore, infine la lasciai e tirai un lungo sospiro di sollievo. Tutti e tre lo notarono.
“Eri abbastanza teso, vero?”
Mi chiese Manigoldo alle mie spalle, con uno strano tono amichevole. Shion e Dohko sorrisero.
“Più di una corda di violino. -Risposi cordialmente, avvicinandomi alla porta dell'ufficio.- Comunque grazie a tutti e tre, specialmente a te Shion, è stato un piacere.”
Presi in mano il pomello della porta, ma uno dei tre mi fermò prima che potessi mettere un solo piede fuori dall'ufficio con una proposta.
“Ti va un caffè? -Mi girai verso chi mi aveva posto la domanda, ovvero il cugino del proprietario. Lo guardai perplesso, con un'espressione confusa, tipicamente mia.- Dato che lavorerai qui, non ti sembra il caso di provarlo?”
Rimasi sorpreso. Com'era che il suo comportamento era cambiato così all'improvviso? Che fosse quello il vero Manigoldo?
Ci pensai un attimo e guardai l'orologio. Ero lì da più di un'ora.
“A essere sincero...avrei una certa fame. -Dissi un po' vergognandomene.- Non ho avuto modo di pranzare.”
Intervenne a quel punto Shion in mio soccorso. Lo ringraziai, perchè il mio stomaco stava ululando e borbottando ormai da qualche minuto.
“Manigoldo, portalo pure a mangiare quello che vuole e non farlo pagare.”
Sottolineò quel 'pagare', come convinto che il cugino mi avrebbe fatto sganciare i soldi con la forza. Il diretto interessato aprì la porta, sopra il quale pomello avevo ancora la mano, di conseguenza me la afferrò, ed uscì facendo un gesto con la mano.
Cos- perchè non mi aveva chiesto di spostarmi? Avrei potuto benissimo lasciarlo passare...non lo capivo.
“Ho capito, ho capito. Guarda che non sono ancora così spietato, mi scambi per caso per il mio fratellastro?”
Chiese e vidi Shion scuotere la testa. Salutai sia lui che Dohko, per poi seguire Manigoldo.
Non ero certo, di cosa mi aspettasse da lì in poi, eppure ero incuriosito dal ragazzo che dovevo seguire.
Le sensazioni che avevo avvertito poco prima, aveva contribuito ad alimentare quella curiosità e...quel mio timore-disagio.
Ciò nonostante, qualcosa mi spingeva ad andare avanti. Ancora, ero ignaro di cosa mi avrebbero riservato i giorni e le settimane successive.

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Angolo dell'autrice:
Uhm...ri-salve a tutti, sono XamuPrimeOakenshield.
Come da già scritto in premessa, questo è un incipit di una mia storia vecchia ri-visitata. Mi è dispiaciuto dover cancellare l'altra anni fa e con la riscoperta recentemente, dei miei amati Saint <3 ho avuto voglia di ricominciare a dedicarmi a Fan Fic di questo tipo.
Non sono quindi più abituata a descrivere momenti di vita intima tra personaggi dello stesso sesso, ma spero ugualmente di rendere bene ogni mia idea e immagine che ho nella mente.
Detto questo, spero che abbiate avuto una buona lettura!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.
   
 
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