Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: DeadlyNadder 92    20/01/2015    3 recensioni
La notte era arrivata con un manto oscuro illuminato dalle sole stelle. I sovrani di Arandelle avevano deciso di stipulare un accordo con i regnanti delle Isole del Sud, portando con loro la loro prima genita; Elsa.
Non era ben chiaro la motivazione per cui doveva andare con loro, avrebbe preferito rimanere al Palazzo con sua sorella Anna; ma qualcosa in fondo al suo cuore sapeva che quella era la scelta giusta da fare.
Forse perché, nel suo piccolo, la piccola Elsa nutriva un qualche sentimento per il Principe?
Forse perché non vedeva l'ora di trascorrere del tempo con lui in allegria e spensieratezza?
Forse per il semplice fatto che lei era totalmente persa di lui. Non era quell'amore che si nutriva tra bambini che era un continuo "Mi piaci" cosi vuoto quanto un barattolo di biscotti da riempire, no, il suo era un "Mi piaci" da adulti. Uno vero e Sincero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elsa era li, immersa nel buio della stanza che cercava assiduamente di prendere sonno inutilmente.
Si girava e si rigirava, probabilmente la sua insonnia era dovuto allo sbalzo climatico che aveva fatto in breve tempo.
Era passata dal freddo che la rinvigoriva ad un eccessivo caldo che la asfissiava letteralmente.
Ma c'era qualcosa in più che la teneva sveglia.
Il sapere che in qualche camera più giù della sua, il suo Hans dormiva beato.
Si alzò lentamente, la seta della camicia da notte azzurro chiaro scivolò agilmente dalla stoffa del lenzuolo; anche l'atto più semplice come lo scendere dal letto le sembrò qualcosa di estremamente difficile.
Soprattutto perché era un letto troppo grande da poter gestire da sola, lei che era solamente una bambina.
Cautamente  si avviò verso la porta che la divideva dal corridoio, aprì a fatica quella struttura in legno; troppo bassa per arrivarci da sola. Cosi escogitò un piano ben congeniato.
Afferrò saldamente un poggiapiedi tra le mani e lo portò davanti alla porta, vi salì sopra e l'apri.
Una volta che ne scese lo riportò al suo posto mantenendo quel suo status silenzioso.
Quando ne uscì si ritrovò immersa nel buio più totale, non sapeva neanche lei dove andare.
Ma una cosa la sapeva. La stanza di Hans risiedeva a tredici porte di distanza dalla .sua, precisamente dove c'era una finestra che illuminava in penombra la zona.
A passi lenti la piccola posò la manina sul muro percorrendolo nel più totale silenzio.
Una volta che arrivò innanzi alla porta, Elsa non poté che prendere un profondo respiro.
Se entrava l'avrebbe trovato li, assopito nel sonno in un mondo dove tutto era bello.
Alzò il braccio e abbassò la maniglia. Questa volta le bastò mettersi sulla punta dei piedi per raggiungerla in entrambe le azioni di apertura e chiusura di essa.
I suoi occhi si portarono ovunque. Tutto era cosi asettico, sembrava una stanza per un adulto e non per un bambino pieno di vita come lo era lui.
Portò le mani congiunte tra di essere soffiandovici dentro. Il respiro era freddo, di certo avrebbe trovato sollievo dal caldo tropicale che governava l'Isola.
Le scarpette azzurre toccavano lentamente il pavimento, Elsa si portò nella sponda del letto dove il piccolo Hans dormiva abbracciato ad un peluche.
Anche lui aveva un letto cosi grande che lo faceva sentire solo da tutto e da tutti.
Incrociò le braccia sul materasso, posò il capo sopra e iniziò a guardarlo.
Era bellissimo il modo in cui le sue guance si tinsero di un leggero rosa, di come le sue labbra si incresparono in un dolce sorriso lasciando solamente ad Elsa in tempo di pensare che quel bambino era davvero carino.
Ma bastò un respiro più forte dei precedenti per far svegliare Hans che si tirò su stropicciandosi gli occhi in un impastato risveglio.

"M-Milady, perché siete sveglia?"

Domandò il bambino che si passò ancora una volta la manina sugli occhi smeraldino che stentavano a voler rimanere aperti.
Era emozionato all'idea che l'indomani si sarebbe svegliato con lei al castello, ma era, al contempo riuscito a contenere quella contentezza per darsi un tono reale.
invidiabile, lui desiderava solamente farsi valere.
Era l'ultimo nato nella cucciolata, ma aveva anche il cuore più grande di tutti loro messi insieme.
Un giorno, lui era sicuro, sarebbe riuscito a prevalere su ognuno di loro andando ad annullare il loro comportamento meschino e antipatico nei suoi confronti.
Elsa abbassò lo sguardo turchese, non poteva di certo dire che voleva solamente stare con lui.
Cosi portò la mano innanzi al nasino a celare quell'imbarazzato sorriso che nacque ingenuo sul visino niveo della principessina.

"Ho pensato che vi sentivate solo e desideravo colmare il suo vuoto, Milord."

Sussurrò la piccola cercando di salire sul lettone che vedeva partecipe il piccolo Hans che a guardarla con aria assonnata si fece sfuggire un'ingenua risata.
Posò l'orsetto di peluche al suo fianco, proprio con il capo sul cuscino; non prima di essersi assicurato di tenerlo al caldo... anche se non ne aveva bisogno.
Ma quella vicinanza con la bambina, una gelida ventata di freddo percorse il corpicino del piccolo che si affrettò a prendergli le mani e aiutarla.
Al contatto non riuscì a comprendere come mai lei fosse cosi fredda, come se fosse appena tolta da una cella frigorifera o peggio ancora da un blocco di ghiaccio.
Elsa in quel momento pensò solamente che le sue mani erano cosi calde che rischiava di sciogliersi, ma non le importava perché ora, anche se risiedeva innanzi a lui; le loro mani erano ancora strette come se si fossero fuse tra di loro.
Agli occhi della piccola Principessa, Hans era il ragazzo più forte del mondo.

"Non vorrei che qualcuno si preoccupasse nel non trovarla in stanza.
Sa come sono i genitori...."

"I miei genitori non si preoccupano molto per me.
Se lo fanno è perché devo evitare di fare qualcosa."

"Posso farti una domandina piccolina piccolina?"

Elsa annuì lasciando che il Piccolo Principe sciogliesse la presa dalle sue mani andandole a guardare stupefatto.
Doveva essere per forza una magia quella! Le sue mani, strette tra le sue erano divenute fredde, non se le sentiva più e, ora che l'aveva tolte erano tornate ad essere tiepide.
Alzò lo sguardo smeraldino verso di lei.
La luce pallida della luna che filtrava dalle tende della sua finestra illuminava la bambina andandone e risaltare la carnagione diafana.
Scrutava silenziosamente i biondi capelli che scendevano delicati sulle spalle, aveva abbandonato per la notte quella treccia che li avvolgeva, ma non si era ancora tolta il cerchietto azzurro che andava ad illuminare il volto che lo guardava interrogativa.
Hans deglutì.
Com'era possibile che il suo piccolo cuoricino ora batteva più forte che mai?
Che le sue guance si irrorarono di un vistoso rosso che le andò a marcare i delicati lineamenti?

"P-Perché siete cosi fresca?
Avete freddo per caso?
Siete venuta qui per.... per stare qui?"

Elsa trasalì.
Il padre gli aveva espressamente chiesto di non spargere alcuna informazione sui suoi poteri che, per quanto belli potessero essere, erano del tutto anomali in una bambina cosi piccola.
Cosa gli avrebbe detto ora?
Come si sarebbe scusata?
Lei stessa si rendeva conto di essere ghiacciata, come un'allegra ragazza deceduta, ma non trovava alcun modo per riscaldarsi o comunque, per rialzare la sua temperatura corporea.

"Si, ho freddo.
Solo che non riesco a riscaldarmi.
La temperatura è tanto diversa da Arandelle, li sono sempre calda. Qui mi risulta molto difficile.
E lei?
Lei siete sempre cosi caldo, come ci riuscite?
Sono.... N-No, certo che n....
Si.
Sono venuta per stare con lei."

Ammise imbarazzata la biondina che andò a rimboccare maggiormente le coperte all'orsetto.
Si sentiva quasi una mamma improvvisata, come in quel momento lei era la moglie e lui il marito premuroso.
Premuroso come ora che si era messo in ginocchio e portato la manina sulla sua fronte confrontandola con la sua temperatura.

"Ma io ci sono abituato al caldo!
Qui alle Isole Meridionali è di natura!
Oh, sei fredda anche qui."

Disse unicamente il bambino che si andò a sedere al suo fiano guardandola in silenzio.
Elsa adagiò le mani sulla stoffa della camicia da notte, sembrarono unificarsi a quel delicato azzurro per quant'erano bianche.
Doveva sviare quell'argomento, non per lei, ma tanto per rispetto del padre.
Cosi decise di giocare la carta del buio. Lei non c'era abituata, anzi, lo odiava.
Era abituata a dormire con la sorellina che vivere in una stanza buia e tetra le faceva paura.

"Nella mia stanza c'è tanto buio.
Non hai paura?"

"Il buio non è la mia prima paura.
Quella l'ho superata tanto tempo fa, da solo.
La mia paura più grande è quella di essere scordato.
I miei genitori hanno già incominciato a farlo, persino i fratelloni si scordano che esisto anch'io.
E' tanto brutta questa cosa, non voglio che si dimentichino di me tutti quanti."

Disse a fil di voce il bambino che andò a stringere tra le mani la manica del pigiamino azzurro.
Doveva ammetterlo, quella era la sua primaria paura, soprattutto dato gli ultimi avvenimenti che lo convinsero  di essere una nullità destinata al nulla.
Ma no ora, ora aveva trovato un motivo per dimostrarsi per quello che era.
Lui sarebbe divenuto l'orgoglio di tutti quanti e tutti quanti l'avrebbero amato per com'era!

"Io invece ho molta paura del buio.
A Palazzo condivido sempre il letto con mia sorella Anna, ora che sono sola mi sento come abbandonata.
Una cosa però la so!
Io ho paura del buio, tu no.
Tu hai paura di essere dimenticato, io ho la tua stessa paura, ma non ti ho dimenticato se sono qui con te.
Mi aiuti a combattere le mie paure? Insieme, io e te?"

Domandò con dolcezza la bambina che guardava in silenzio il peluche.
Lei non doveva sentirsi sola, lei aveva la sorella che le era sempre vicino.
Il piccolo Principe, invece, era solo.
In balia a dei sentimenti contrastanti che scuotevano il suo animo rendendolo il coraggioso bimbo il quale era.
Il peluche che ora fissava, studiandone ogni minima cosa, era l'unico che, probabilmente, lui avesse mai avuto.
Riportò lo sguardo verso di lui, attendeva solamente una risposta.
Risposta che tardò ad arrivare dato che Hans rimase li, fermo, in silenzio a guardarla.
Aveva detto qualcosa di sbagliato?
No. Aveva detto qualcosa che l'aveva riempito di gioia.
Lei non l'aveva dimenticato.
Lei era scappata dalla sua stanza per andare da lui.
Lei aveva sfidato ogni sorta di regola prestabilita per stare in sua compagnia.
Lei che ora, nell'ingenuità di una bambina dalla pelle fredda come il ghiaccio e il cuore caldo come il fuoco aveva posato la mano sulla sua e lo guardava preoccupata.
Un brivido percosse la schiena del piccolo Hans che scattò all'improvviso.
Il gelo scaturito dal tocco della bambina l'aveva tirato fuori dal suo mondo dei sogni e condotto a portare anche l'altra mano sulla sua stringendola.
Se stringeva le sue mani fredde tra le sue, che erano calde, di certo l'avrebbe riscaldata; no?

"Lei non ha bisogn---"

"Chiamami Elsa.
E' cosi che mi chiamo, ehe."

"E-Elsa....
Elsa, non devi nasconderti dal buio!
Il buio è come un biscottino al cioccolato. Puoi crearlo come vuoi basta che sei conscia che una volta mangiato non c'è più.
Oppure... Oppure....Oh si!
Il buio è solamente il giorno che va a nanna!
Tu sei tanto forte, hai un carattere tanto bello. Convinciti solamente che è il buio a temere te e non viceversa!"

Disse fermamente il bambino che strinse ulteriormente le mani della piccola tra le sue.
Elsa trovava quel piccolo straordinario.
Era di una straordinaria bellezza che nessuno dei suoi fratelli aveva.
Il suo animo incarnava perfettamente quello di un guerriero valoroso che combatteva senza alcuna paura delle incombenze future.
I suoi occhi si portarono le mani congiunte, le sue guance si tinsero di un impercepibile rossore che andò ad essere attanagliato dalla nuova paura che l'animava.
E se tutto fosse solamente un sogno?
Un crudele sogno che al suo risveglio le avrebbe solamente donato dolore e sofferenza?
Chiuse gli occhi emettendo un flebile sospiro.
Il freddo lentamente si espandeva nella sala, non vi era ne neve ne ghiaccio; solamente un calo percepibile della temperatura.
Ora aveva la più assoluta certezza di quel sentimento nato all'improvviso.
A lei, Hans, piaceva molto.

"Ci proverò.
Ma il buio sai, nasconde molte cose sorprese e io temo che il giorni arrivi mettendole in evidenzia a tutti."

"Non devi avere paura, no no.
Il buio nasconde si tante cose, però non le rivela mai!
Buio è sinonimo di nascosto. Nascosto vuol dire che niente viene rivelato.
Nossignore!"

Disse il bambino che la guardò con un ampio sorriso sul volto.
Non aveva compreso per il meglio il messaggio all'interno della frase, ma sapeva perfettamente che riguardava solamente al buio e basta.
A quelle paure che, bene o male, ogni bambino aveva.
Elsa gli rispose che aveva ragione e, che avrebbe provato anche a stare tranquilla.
Le ore passavano veloci, loro due si erano fermati a parlare e ridacchiare divertiti per ogni minima parola. Sino a quando una domanda detta li per pourparlè accese la fantasia dei bambini.

"Come desideri tua moglie?"

"Io?
Deve essere una Principessabellissima, il sole deve risplendere nei suoi capelli e i suoi occhi devono essere cosi cristallini da specchiarcisi dentro.
Ogni reale e popolano la deve desiderare al suo fianco, faranno pazzie per averla ma io sarò diverso.
Ne sono sicuro!
Io le darò prova della mia importanza, la difenderò da tutti quanti e la amerò come nessuno in vita sua.
La renderò tanto felice... però desidero solo una cosa. Che lei si innamori follemente di me.
Mi deve volere sempre sempre al suo fianco, non mi dovrà mai e poi mai abbandonare solo allora io diventerò il ragazzo più felice al mondo, non verrò più sottovalutato da nessuno e tornerò ad essere visibile da tutti!
E te?"

"Io desidero un Principe meraviglioso, i suoi occhi devono riflettere il verdeggiare lussureggiante dei monti, deve avere una chioma castana; di un colore caldo e travolgente come il cioccolato.
Deve accettarmi per come sono, non deve cercare di cambiarmi. Lo desidero bello, intelligente, forte, scaltro, furbo, romantico, tenero, dolce, affettuoso, premuroso, deve amarmi tanto tanto e non lasciarmi mai sola.
Deve essere tantissimo innamorato di me, cosi tanto da volermi sempre con lui.
Insieme dovremo lottare contro tutto e tutti e ci ameremo per sempre. Non ci dimenticheremo mai l'uno dell'altra."

"Oh.
E un ragazzo cosi esiste?"

Elsa annui lentamente andando ad incrociare le gambe. Sino ad allora era stata in ginocchio, proprio come una signorina.
Le avevano sin da sempre insegnato a tenere le gambe unite tra di loro, i piedi in asse con le caviglie e la schiena dritta senza dover formare quella 'plebea' schiena ricurva.
Lei era una vera Lady.
Rispettosa, Reale, Elegante, Dedita alle buone maniere e alle Tradizioni.
La perfetta Regina per un regno che necessitava di una valida guida verso la completa felicità.
Lei sapeva che, con i suoi poteri, avrebbe reso felici tutti quanti. Non solo la sua adorata Anna, ma anche il popolo.

"Si.
Si chiama Hans, sai?
E la tua, esiste?"

"Certo!
E' la Principessa più della di tutte le terre, i suoi occhi sono bellissimi e il suo sorriso è tanto bello che la luna puff! scompare!
Lei è adorabile, mi piace tanto tanto.
Si chiama Elsa, sai?"

Stentavano a credere alle parole dell'altra.
Davvero loro incarnavano l'ideale dei sposi perfetti l'uno per l'altra?
Hans strinse ancora di più le mani di Elsa tra le sue, si avvicinò lentamente sino a bloccarsi davanti a lei; in ginocchio.
Il suo verde smeraldo si perse nel turchese dei suoi occhi che sembravano brillare di una luce particolare.
Ora comprendeva.
Ora Hans sapeva.
Ora lui era certo che lei gli piaceva. Non era quel 'Mi piaci' che si dice cosi, a caso, giusto per...., no, era uno di quelli seri che lo portarono a dire quel che di ora.

"Io ti voglio come moglie.
Elsa, io Hans, ti prendo come mia moglie e prometto tanto amore e tantissima fedeltà.
Non ti lascerò mai e poi mai, tu mi piaci.
Ed è un mi piaci vero, come quello degli adulti!"

Elsa tacque.
Il suo cuoricino prese a battere cosi forte che un delicato scricchiolio ramificato riecheggiò nella stanza facendola sobbalzare.
No, non doveva avere paura. Non ora. Non adesso.
Se si faceva prendere dal panico avrebbe scoperto il suo segreto. Non poteva permettersi nulla di simile.
Hans si guardò attorno, i suoi occhioni avvertirono solamente un flebile bagliore sotto la finestra e ai piedi del letto, non ci fece molto caso.
Probabilmente aveva lasciato per terra qualche gioco con la superficie riflettente.
Aveva freddo. Molto freddo. Cosi tanto che rabbrividì scattando seduto sul letto tremando come una foglia. Ma non gli diede peso, non doveva dimostrarsi debole a lei.
La piccola aveva il respiro appesantito, gli occhi si erano lucidati e le labbra tremarono.
Strinse gli occhi cosi forte che quando li riaprì vide solamente delle chiazze colorate.

"Hans, io Elsa, ti prendo come mio marito e ti prometto solennemente tanto amore e immensa fedeltà.
Non ti lascerò mai e poi mai, ti starò sempre vicino e ti aiuterò a fronteggiare ogni problema che la vita ti riserva.
Sarò per te tutto, prometto di renderti l'uomo più felice del mondo.
Tu mi piaci, mi sei sempre piaciuto, ma questo non è un mi piace come mamma l'ha fatto, nono, questo è vero.
Come... Come il Ti Amo degli adulti."

"Allora come gli adulti ti dirò che Ti Amo."

Sussurrò a bassa voce il Principe che andò ad abbracciare la bambina che si guardava spaventata le mani rilasciate.
I suoi occhioni poterono vedere come un sottilissimo strato di ghiaccio le ricopriva e disperatamente tento di cacciare via; ma bastò il suo abbraccio per riscaldare Elsa che con un coraggio a lei ignoto andò ad abbracciarlo fortemente a se.
Erano due frammenti che si erano ritrovati. Il Ghiaccio e il Fuoco che si riunivano.
Ma la fuori, per il corridoio dei vari rumori attiravano l'attenzione dei due si andarono a rintanare sotto le coperte.
Tra di loro c'era l'orsacchiotto, tenuto come un figlio. Si scambiarono un'occhiata, sorrise ingenuamente e si strinsero la mano.
Si addormentarono cosi, mano nella mano.
Come due amanti che da sempre si sono amati e desiderati.

 

   
 
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