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Autore: Cara_Sconosciuta    24/11/2008    9 recensioni
“Ho idea che qualcuno oggi non andrà a casa.” Dichiarò Kevin, lasciando cadere un paio di pezzi di legno nel camino per ravvivare il già scoppiettante fuoco e si sfregò con le mani le braccia coperte dalla lana del dolcevita che indossava, mentre Martha, in piedi davanti alla finestra, guardava il mondo bianco che l’aspettava fuori, rabbrividendo al solo pensiero di dovervisi immergere. “Lo sai che non posso restare. Già mia madre è insospettita dal fatto che io abbia bisogno di ripetizioni di musica, se poi le chiedo di dormire qui addio storia clandestina. Anzi, addio storia e basta, visto che ucciderebbe me e te.” A Minako_86...come sempre
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kevin Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shottina per la mia socia, per ringraziarla di quell’infarto totale che è stato leggere la sua “Double Shower”  e, soprattutto, di questi giorni passati a scambiarci sms all’insegna della jonasfollia più totale!!!  Non sarà da sbavo come la tua, socia cara, ma spero che almeno un paio di goccioline te le faccia versare!

Questa storiellina è un missing moment della mia prossima long “As if we were Brothers”... ma questo a voi non interessa, dato che la long ancora non l’avete letta. La canzone è “Let it Snow” di Sammy Cahl e Jule Styne.

Solo un paio di note: Kevin e Joe hanno rispettivamente 30 e 28 anni e vivono insieme in un appartamento di Princeton. Non preoccupatevi, tutto si spiegherà meglio quando leggerete la long!!!

 

I Jonas non mi appartengono (ma Joe lo farà presto), Martha è liberamente ispirata alla persona di Minako_86 e la storia non è scritta a fini di lucro.

 

Temperance

 

Let it Snow

Oh, the weather outside is frightful

But the fire is so delightful

And since we’ve no place to go

Let it snow, let it snow, let it snow

 

“Ho idea che qualcuno oggi non andrà a casa.” Dichiarò Kevin, lasciando cadere un paio di pezzi di legno nel camino per ravvivare il già scoppiettante fuoco e si sfregò con le mani le braccia coperte dalla lana del dolcevita che indossava, mentre Martha, in piedi davanti alla finestra, guardava il mondo bianco che l’aspettava fuori, rabbrividendo al solo pensiero di dovervisi immergere.

“Lo sai che non posso restare. Già mia madre è insospettita dal fatto che io abbia bisogno di ripetizioni di musica, se poi le chiedo di dormire qui addio storia clandestina. Anzi, addio storia e basta, visto che ucciderebbe me e te.”

“Come la fai tragica...”

“Dai, Kev, per favore...”

Sospirando, anche lui si accostò alla finestra per dare un’occhiata alla situazione e mettere, poi, su un’espressione piuttosto scettica.

“Senti, ma hai visto quanta neve c’è? Potrei accompagnarti giusto se avessi a disposizione un elicottero militare....e non guardarmi così, perché non ce l’ho nemmeno in formato modellino.”

“La jeep?”

“Ce l’ha Joe.”

“Potremmo andare a piedi... casa mia non è lontana.”

“Sì, potrebbe essere una possibilità...” Rispose Kevin, fingendo di rifletterci su. “E, se volessimo passare alla storia come due esemplari umani ritrovati nel tremila e risalenti al ventunesimo secolo sarebbe davvero un’idea geniale, ma diciamo che i miei sogni nel cassetto non prevedono l’ibernazione.”

Martha sbuffò, contrariata, fermando una ciocca dorata dietro all’orecchio.

“E allora trovala tu una soluzione, genio.”

“Resta.” Suggerì lui, semplicemente.

“Non posso.”

“Per favore...” Insisté, piazzandosi davanti a lei con la sua migliore espressione da cucciolo abbandonato.

Semplicemente irresistibile.

“Jonas, hai trent’anni, datti un contegno!”

Nessuna risposta, solo uno sbrilluccichio ancora più convincente.

“Oh, e va bene!” Si arrese la giovane, roteando gli occhi. “Ma solo finché non torna Joe...e solo perché quel fuoco forse farà tornare in vita almeno un paio dei miei arti.”

“E perché io sono stupendo.”

“No.”

“Nemmeno un pochino?”

“Assolutamente no.”

“Sicura?” Domandò l’uomo, abbracciandola alle spalle e spostandole tutti i capelli su una spalla, per poi chinarsi a sfiorarle il collo con la punta del naso.

“Beh...forse un pochino...”

“Bene!” Esclamò lui, lasciandola di scatto e saltellando verso la cucina. “Vado a fare i pop corn!”

Martha si sedette per terra, davanti al camino, scuotendo la testa, indecisa se sperare che Joe tornasse presto o meno.

 

It doesn’t show of stopping

And I brought some corn for popping

The lights are turned way down low

Let it snow, let it snow, let it snow

 

 

“Sono insipidi.”

“E tu sei una rogna. Come mai non ti va bene niente, oggi?” Domandò Kevin, prendendo un paio di pop corn dalla ciotola e dovendo riconoscere, almeno con se stesso che sì, quei cosi sembravano effettivamente non aver mai visto un granello di sale.

“Perché i tuoi pop corn non sanno di niente.”

“E...”

“E perché non smette di nevicare, sono le nove di sera e mia madre mi ucciderà.”

“Ehi, nessuno tocca la mia bimba.”

“Fino a prova contraria, Kev, sono la sua bimba.”

“Colpito e affondato.”

Sorridendo, Kevin si chinò su di lei, posandole un bacio delicato sul naso.

“Lo sai, vero, che se potessi ti porterei a casa?”

“Lo so... non ne sono proprio sicura, ma per lo meno immagino che lo faresti. Mamma mi uccide...”

“Beh, vediamo almeno di farti morire felice, allora...”

Senza aggiungere altro, posò una mano appena sotto la gola di lei, spingendola piano verso il basso finché la sua schiena non toccò il pavimento, poi, con estrema delicatezza, si posizionò a cavalcioni sopra di lei, le mani appoggiate sul pavimento ai due lati della sua testa, le labbra sulle sue.

“Bella morte...” Biascicò Martha, sorridendo sulla sua bocca.

Continuarono a baciarsi, ignorando deliberatamente i pop corn, abbandonati sul ripiano del camino, e la neve, che continuava a cadere indisturbata, così persi l’uno nell’altra da non accorgersi nemmeno della porta che si apriva con la silenziosità che contraddistingueva il fratello minore di Kevin.

“Dio, che fottutissimo freddo non fa og... Ehy, piccioncini, certe cose potreste anche farle in camera. Sapete, giusto per non scioccare le anime pure come me!”

Kevin si alzò, mettendosi a sedere con la schiena poggiata contro il camino e Martha lo imitò, leggermente contrariata.

“Ciao, Joe.”

“Martha, ti fermi qui o vuoi uno strappo, tanto sono già vesti...”

“Glielo do io lo strappo.” Sibilò Kevin, scattando in piedi e strappando le chiavi della jeep dalle mani del fratello.

“Ok...” replicò Joe. “Credevo che farlo in auto fosse squallido persino per te... ricordati che i preserv...” Il consiglio del giovane fu interrotto da una brusca gomitata all’altezza dello stomaco che lo fece quasi piegare in due.

“Sì, grazie, fratellino. Martha, prendi il cappotto, ti accompagno.”

La ragazza eseguì, quasi dispiaciuta di dover smettere di gustarsi quella divertente schermaglia.

“Potresti anche evitare certe allusioni davanti a lei.”

“Mi perdoni, professor Bollore!” Con un’ultima linguaccia, Joe era scomparso oltre la porta della cucina, lasciando Kevin solo con le chiavi della macchina e un adorabile rossore dipinto sulle guance.

 

When we finally say good night

How I’ll hate going out in the storm

But if you really hold me tight

All the way home I’ll be warm

 

Martha rabbrividì per l’ennesima volta, stretta nel suo cappotto rosso, mentre la macchina dei Jonas si fermava accanto al marciapiede che costeggiava il giardino di casa sua.

“Devo proprio scendere?”

Kevin si strinse nelle spalle, torturandosi con la mano sinistra una ciocca castana.

“Non so... io avrei anche un’altra idea, ma Joe dice che è squallida.”

“E io sono d’accordo con lui!” Replicò la ragazza, dandogli un pugno giocoso sul braccio. “Seriamente, io muoio prima di arrivare il vialetto...”

“Ma se volevi fartela a piedi!”

“Che c’entra, scusa?”

“Martha, ti porterei volentieri in braccio anche oltre la soglia, però poi a tua madre lo spieghi tu, eh!”

Martha sbuffò, sistemandosi meglio la cuffia sui ricci chiari.

“Oh, piantala di fare storie, scendo con te, ok?”

“Grazie!” Esclamò lei, sporgendosi a posargli un bacio sulla guancia.

In un attimo, Kevin fu giù dalla macchina e pronto ad aprirle la portiera.

Non era pronto, però, alla solita sbadataggine di lei che, nello scendere, inciampò nel tappetino e cadde su di lui, così che tutti e due si accasciarono rovinosamente nella neve fresca.

“Mar, sei un disastro!” Esclamò l’uomo, scuotendo la testa per eliminare i fiocchi che si erano depositati tra i riccioli scuri e alzandosi in piedi.

“Scusami... sì che ormai dovresti conoscermi! Mi dai una mano?”

Alzando gli occhi al cielo, Kevin le tese la mano destra, che lei afferrò, cogliendolo alla sprovvista e trascinandolo di nuovo nella neve...esattamente sopra di lei.

“Dejavu.” Sussurrò, dandogli un piccolo bacio sulla punta del naso.

“Dejavu...”Ripeté lui, baciandola come aveva fatto poco prima nel soggiorno del suo miniappartamento, una mano tra i suoi capelli, l’altra appoggiata sulla neve candida.

“Ti amo...” Mormorò, sollevando anche l’altra mano e avvicinandola al collo di lei.

“Anche io... Ma perché me lo dici.... KEVIN, SEI IMPAZZITO?!”

Martha scattò in piedi, tentando disperatamente di rimuovere ogni singola goccia di neve da dentro il collo del cappotto, mentre Kevin si lasciava cadere di schiena sulla strada imbiancata, ridendo come un matto.

“Sei fantastica! Sei saltata su in un modo...come uno di quei giochini caricati a molla!”

“Te lo do io il giochino...”

Pochi secondi dopo, una palla di neve messa insieme a regola d’arte colpì il giovane in pieno volto senza riuscire, però, a farlo smettere di ridere.

 

In quel momento, una delle finestre al piano superiore della casa di Martha si aprì e una sagoma si affacciò ad ammirare la scena che si stava svolgendo sul marciapiede proprio lì di fronte.

Un giovane uomo che stringeva forte sua nipote, tutta intenta a tentare di divincolarsi.

Un voler fuggire per gioco e non per paura.

Un bacio rubato sotto a un lampione dalla luce dorata.

Un sentimento caldo in una stagione fredda.

La donna dai corti capelli bianchi sorrise, chiudendo la finestra: tanto Martha le avrebbe raccontato tutto.

E la neve? Beh, la neve continuava a cadere.

 

The fire is slowly dying

And, my dear, we’re still good-bye-ing

But as long as you love me so

Let it snow, let it snow, let it snow

 

 

 

   
 
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