Shottina
per la mia socia, per ringraziarla di quell’infarto totale che è stato leggere
la sua “Double Shower” e, soprattutto,
di questi giorni passati a scambiarci sms all’insegna della jonasfollia più
totale!!! Non sarà da sbavo come la tua,
socia cara, ma spero che almeno un paio di goccioline te le faccia versare!
Questa
storiellina è un missing moment della mia prossima long “As if we were
Brothers”... ma questo a voi non interessa, dato che la long ancora non l’avete
letta. La canzone è “Let it Snow” di Sammy Cahl e Jule Styne.
Solo
un paio di note: Kevin e Joe hanno rispettivamente 30 e 28 anni e vivono
insieme in un appartamento di Princeton. Non preoccupatevi, tutto si spiegherà
meglio quando leggerete la long!!!
I
Jonas non mi appartengono (ma Joe lo farà presto), Martha è liberamente
ispirata alla persona di Minako_86 e la storia non è scritta a fini di lucro.
Temperance
Let it Snow
Oh, the weather outside is frightful
But the fire is so delightful
And since we’ve no place to go
Let it snow, let it snow, let it snow
“Ho
idea che qualcuno oggi non andrà a casa.” Dichiarò Kevin, lasciando cadere un
paio di pezzi di legno nel camino per ravvivare il già scoppiettante fuoco e si
sfregò con le mani le braccia coperte dalla lana del dolcevita che indossava,
mentre Martha, in piedi davanti alla finestra, guardava il mondo bianco che
l’aspettava fuori, rabbrividendo al solo pensiero di dovervisi immergere.
“Lo
sai che non posso restare. Già mia madre è insospettita dal fatto che io abbia
bisogno di ripetizioni di musica, se poi le chiedo di dormire qui addio storia
clandestina. Anzi, addio storia e basta, visto che ucciderebbe me e te.”
“Come
la fai tragica...”
“Dai,
Kev, per favore...”
Sospirando,
anche lui si accostò alla finestra per dare un’occhiata alla situazione e
mettere, poi, su un’espressione piuttosto scettica.
“Senti,
ma hai visto quanta neve c’è? Potrei accompagnarti giusto se avessi a
disposizione un elicottero militare....e non guardarmi così, perché non ce l’ho
nemmeno in formato modellino.”
“La
jeep?”
“Ce
l’ha Joe.”
“Potremmo
andare a piedi... casa mia non è lontana.”
“Sì,
potrebbe essere una possibilità...” Rispose Kevin, fingendo di rifletterci su.
“E, se volessimo passare alla storia come due esemplari umani ritrovati nel
tremila e risalenti al ventunesimo secolo sarebbe davvero un’idea geniale, ma
diciamo che i miei sogni nel cassetto non prevedono l’ibernazione.”
Martha
sbuffò, contrariata, fermando una ciocca dorata dietro all’orecchio.
“E
allora trovala tu una soluzione, genio.”
“Resta.”
Suggerì lui, semplicemente.
“Non
posso.”
“Per
favore...” Insisté, piazzandosi davanti a lei con la sua migliore espressione
da cucciolo abbandonato.
Semplicemente
irresistibile.
“Jonas,
hai trent’anni, datti un contegno!”
Nessuna
risposta, solo uno sbrilluccichio ancora più convincente.
“Oh,
e va bene!” Si arrese la giovane, roteando gli occhi. “Ma solo finché non torna
Joe...e solo perché quel fuoco forse farà tornare in vita almeno un paio dei
miei arti.”
“E
perché io sono stupendo.”
“No.”
“Nemmeno
un pochino?”
“Assolutamente
no.”
“Sicura?”
Domandò l’uomo, abbracciandola alle spalle e spostandole tutti i capelli su una
spalla, per poi chinarsi a sfiorarle il collo con la punta del naso.
“Beh...forse
un pochino...”
“Bene!”
Esclamò lui, lasciandola di scatto e saltellando verso la cucina. “Vado a fare
i pop corn!”
Martha
si sedette per terra, davanti al camino, scuotendo la testa, indecisa se
sperare che Joe tornasse presto o meno.
It doesn’t show of stopping
And I brought some corn for popping
The lights are turned way down low
Let it snow, let it snow, let it snow
“Sono
insipidi.”
“E
tu sei una rogna. Come mai non ti va bene niente, oggi?” Domandò Kevin,
prendendo un paio di pop corn dalla ciotola e dovendo riconoscere, almeno con
se stesso che sì, quei cosi sembravano effettivamente non aver mai visto un
granello di sale.
“Perché
i tuoi pop corn non sanno di niente.”
“E...”
“E
perché non smette di nevicare, sono le nove di sera e mia madre mi ucciderà.”
“Ehi,
nessuno tocca la mia bimba.”
“Fino
a prova contraria, Kev, sono la sua
bimba.”
“Colpito
e affondato.”
Sorridendo,
Kevin si chinò su di lei, posandole un bacio delicato sul naso.
“Lo
sai, vero, che se potessi ti porterei a casa?”
“Lo
so... non ne sono proprio sicura, ma per lo meno immagino che lo faresti. Mamma
mi uccide...”
“Beh,
vediamo almeno di farti morire felice, allora...”
Senza
aggiungere altro, posò una mano appena sotto la gola di lei, spingendola piano
verso il basso finché la sua schiena non toccò il pavimento, poi, con estrema
delicatezza, si posizionò a cavalcioni sopra di lei, le mani appoggiate sul
pavimento ai due lati della sua testa, le labbra sulle sue.
“Bella
morte...” Biascicò Martha, sorridendo sulla sua bocca.
Continuarono
a baciarsi, ignorando deliberatamente i pop corn, abbandonati sul ripiano del
camino, e la neve, che continuava a cadere indisturbata, così persi l’uno
nell’altra da non accorgersi nemmeno della porta che si apriva con la
silenziosità che contraddistingueva il fratello minore di Kevin.
“Dio,
che fottutissimo freddo non fa og... Ehy, piccioncini, certe cose potreste
anche farle in camera. Sapete, giusto per non scioccare le anime pure come me!”
Kevin
si alzò, mettendosi a sedere con la schiena poggiata contro il camino e Martha
lo imitò, leggermente contrariata.
“Ciao,
Joe.”
“Martha,
ti fermi qui o vuoi uno strappo, tanto sono già vesti...”
“Glielo
do io lo strappo.” Sibilò Kevin, scattando in piedi e strappando le chiavi
della jeep dalle mani del fratello.
“Ok...”
replicò Joe. “Credevo che farlo in auto fosse squallido persino per te...
ricordati che i preserv...” Il consiglio del giovane fu interrotto da una
brusca gomitata all’altezza dello stomaco che lo fece quasi piegare in due.
“Sì,
grazie, fratellino. Martha, prendi il cappotto, ti accompagno.”
La
ragazza eseguì, quasi dispiaciuta di dover smettere di gustarsi quella
divertente schermaglia.
“Potresti
anche evitare certe allusioni davanti a lei.”
“Mi
perdoni, professor Bollore!” Con un’ultima linguaccia, Joe era scomparso oltre
la porta della cucina, lasciando Kevin solo con le chiavi della macchina e un
adorabile rossore dipinto sulle guance.
When we finally say good night
How I’ll hate going out in the storm
But if you really hold me tight
All the way home I’ll be warm
Martha
rabbrividì per l’ennesima volta, stretta nel suo cappotto rosso, mentre la
macchina dei Jonas si fermava accanto al marciapiede che costeggiava il
giardino di casa sua.
“Devo
proprio scendere?”
Kevin
si strinse nelle spalle, torturandosi con la mano sinistra una ciocca castana.
“Non
so... io avrei anche un’altra idea, ma Joe dice che è squallida.”
“E
io sono d’accordo con lui!” Replicò la ragazza, dandogli un pugno giocoso sul
braccio. “Seriamente, io muoio prima di arrivare il vialetto...”
“Ma
se volevi fartela a piedi!”
“Che
c’entra, scusa?”
“Martha,
ti porterei volentieri in braccio anche oltre la soglia, però poi a tua madre
lo spieghi tu, eh!”
Martha
sbuffò, sistemandosi meglio la cuffia sui ricci chiari.
“Oh,
piantala di fare storie, scendo con te, ok?”
“Grazie!”
Esclamò lei, sporgendosi a posargli un bacio sulla guancia.
In
un attimo, Kevin fu giù dalla macchina e pronto ad aprirle la portiera.
Non
era pronto, però, alla solita sbadataggine di lei che, nello scendere, inciampò
nel tappetino e cadde su di lui, così che tutti e due si accasciarono
rovinosamente nella neve fresca.
“Mar,
sei un disastro!” Esclamò l’uomo, scuotendo la testa per eliminare i fiocchi
che si erano depositati tra i riccioli scuri e alzandosi in piedi.
“Scusami...
sì che ormai dovresti conoscermi! Mi dai una mano?”
Alzando
gli occhi al cielo, Kevin le tese la mano destra, che lei afferrò, cogliendolo
alla sprovvista e trascinandolo di nuovo nella neve...esattamente sopra di lei.
“Dejavu.”
Sussurrò, dandogli un piccolo bacio sulla punta del naso.
“Dejavu...”Ripeté
lui, baciandola come aveva fatto poco prima nel soggiorno del suo
miniappartamento, una mano tra i suoi capelli, l’altra appoggiata sulla neve
candida.
“Ti
amo...” Mormorò, sollevando anche l’altra mano e avvicinandola al collo di lei.
“Anche
io... Ma perché me lo dici.... KEVIN, SEI IMPAZZITO?!”
Martha
scattò in piedi, tentando disperatamente di rimuovere ogni singola goccia di
neve da dentro il collo del cappotto, mentre Kevin si lasciava cadere di
schiena sulla strada imbiancata, ridendo come un matto.
“Sei
fantastica! Sei saltata su in un modo...come uno di quei giochini caricati a
molla!”
“Te
lo do io il giochino...”
Pochi
secondi dopo, una palla di neve messa insieme a regola d’arte colpì il giovane
in pieno volto senza riuscire, però, a farlo smettere di ridere.
In
quel momento, una delle finestre al piano superiore della casa di Martha si
aprì e una sagoma si affacciò ad ammirare la scena che si stava svolgendo sul
marciapiede proprio lì di fronte.
Un
giovane uomo che stringeva forte sua nipote, tutta intenta a tentare di
divincolarsi.
Un
voler fuggire per gioco e non per paura.
Un
bacio rubato sotto a un lampione dalla luce dorata.
Un
sentimento caldo in una stagione fredda.
La
donna dai corti capelli bianchi sorrise, chiudendo la finestra: tanto Martha le
avrebbe raccontato tutto.
E
la neve? Beh, la neve continuava a cadere.
The fire is slowly dying
And, my dear, we’re still good-bye-ing
But as long as you love me so
Let it snow, let it snow, let it snow