Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: misslittlesun95    21/01/2015    2 recensioni
Bruno, Mirella e Guido, ventidue, diciassette e sette anni, tre figli di una coppia torinese, mamma casalinga e papà poliziotto.
Una famiglia normale nella metà degli anni settanta, finché il padre non muore, ucciso da dei terroristi che inizialmente si pensano di matrice comunista, e la madre porta la famiglia a Roma, dove forse i pericoli sono meno.
Qui, però, la vita di Bruno si scontrerà col mondo della droga minacciando l'integrità familiare, e lasciando a Mirella il compito di educare Guido.
Se non fosse che lei ha scoperto come realmente sono andate le cose il giorno della morte del padre, e ha giurato a se stessa vendetta.
A costo di prendere a sua volta le armi, a costo di diventare anche lei una terrorista.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XVI

Maurizio non sapeva nulla di quel che faceva la sua amata, delle persone con cui si era messa in contatto in quel periodo e di ciò che le passava per la testa.
Forse aveva ragione Manlio, molto probabilmente il ragazzo non avrebbe capito il perché di quelle scelta, se avesse saputo, come minimo si sarebbe spaventato e avrebbe denunciato tutti.
Ma Mirella, o come la chiamavano tutti “la compagna Chiara”, era brava a non farsi beccare, a condurre quella doppia vita senza destare sospetti. Continuava ad uscire con gli amici, aiutare la madre, studiare, crescere il piccolo Guido.
Anche la relazione con il fidanzato, ormai era tale per tutti, andava bene, malgrado Mirella spesso si sentisse in colpa nel dire alla madre che usciva con lui quando invece passava le serate all'appartamento di via Gozzi.
Erano serate abbastanza fini a loro stesse, spesso erano più le chiacchierate sterili che le vere e proprie discussioni sulla lotta armata.
Dopo la gambizzazione del direttore di filiale dell'Eur non si erano più fatti sentire, e il 1977 se ne era andato come se loro non fossero mai esistiti.
Manlio e Graziano più di una volta avevano avuto lunghe diatribe anche private su quel punto, ma il primo era sempre stato intransigente a riguardo.
Una sera però il compagno Graziano era esploso.
Era metà gennaio e all'appartamento erano una mezza dozzina.
Oltre a loro due, infatti, c'erano Chiara, Samuele, Andrea e Giulio, che come al solito si faceva i fatti suoi, totalmente disinteressato a tutto ciò che accadeva intorno a lui.

- Mi spieghi cos'altro stai aspettando? Te la sei goduta la tua libertà, o no? Ne abbiamo parlato mille volte da quando sei tornato, è ora di iniziare almeno a procurarci i famosi soldi e le armi di cui parliamo da mesi.-
- Per le armi servono i soldi e per i soldi servono le armi, riuscirai mai a capirlo?-
- E le poche armi che abbiamo non ci bastano per una rapina? Un esproprio proletario? Un qualsiasi metodo per procurarsi denaro?-
- Potresti mandare tua madre a battere, magari questo ci farebbe guadagnare i soldi necessari a comprare le armi.-
Samuele e Chiara scoppiarono a ridere, facendo distogliere Giulio dall'apatia con cui si stava girando una canna.
Andrea rimase impassibile guardando Graziano fumare rabbia da occhi e orecchie.
- A' Manlio, ma vaffanculo, va'! Non meriti neanche una risposta seria.- Fece Andrea poco dopo, cercando di replicare all'insulto senza però appesantire l'aria del piccolo locale, già densa di fumo e rabbia.
Ma il ragazzo a cui era appena stata insultata la madre era evidentemente di diverso avviso.
Con un gesto che nessuno poté prevedere o anticipare estrasse una pistola da sotto la giacca di pelle e la puntò dritta alla fronte del compagno.
Il clima si fece freddo, la finestra socchiusa si spalancò facendo entrare il gelido vento di gennaio nella stanza in cui tutto taceva e solo il giradischi gracchiava una canzone inglese o americana.

Manlio fissò negli occhi il ragazzo che minacciava di togliergli la vita.
Il suo sguardo sembrava quello fiero di chi va incontro alla morte senza paura, ma dopo poco si mise a ridere in faccia al suo aguzzino come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Già mi vedo i titoli de “Il Messaggero” di domani; “regolamento di conti tra terroristi in un appartamento di San Paolo a Roma, forse morto l'uomo che mesi fa gambizzò il direttore di una filiale bancaria all'Eur”. In men che non si dica saresti ricercato per omicidio senza neanche dover parlare della tua amata lotta armata per il comunismo. Non ho mai criticato ciò che vuoi fare, ma sei così impulsivo che se ti avessi dato ascolto anche solo la metà delle volte che non l'ho fatto probabilmente oltre Rebibbia conoscerei anche qualche carcere speciale.-
Parlò tranquillo, alternando una iniziale ironia a un tono più serio ma sempre calmo e pacato, come se già sapesse che la sua vita non sarebbe finita quella sera.
Graziano lo guardò nuovamente con i lineamenti tesi e il volto rosso.
La mano che teneva saldamente la pistola iniziò a tremargli per la rabbia, e cacciando un urlo sparò un colpo fuori dalla finestra, in aria, spaventando qualche ubriaco o qualche passeggero della metropolitana che stava passando lì sotto.
- Sei un bastardo, Manlio, un grandissimo bastardo. E i bastardi vivono sempre poco, anche meno degli impulsivi.- Sentenziò riponendo l'arma.
Poi fece segno ad Andrea e se ne andò assieme a quello senza salutare.
Quando la porta si chiuse l'ansia si calmò e Manlio fu preso da un attacco di riso isterico.
- Che sagoma, quel ragazzo. Mi dà del bastardo e poi se ne va così, facendo anche un luogotenente proprio a fargli da cagnolino qualsiasi cosa accada. Bau, bau.- Finì con un'onomatopea.
- Non hai avuto paura che ti ammazzasse davvero?- Gli chiese Samuele.
- Ma chi? Il compagno Graziano? Quello non sparerebbe neanche ad Andreotti senza scorta, figurati se avrebbe colpito me.-
- E allora perché è così incazzato del tuo continuo temporeggiare?- Gli domandò Giulio, rimasto così colpito dalla discussione da essere diventato improvvisamente serio e attento.
- Perché ha fatto una scelta rischiosa e vuole darsi un tono. Forse anche io sono così, ma ammetto di essere più bravo.-
Scoppiarono tutti a ridere, e Samuele andò in cucina a prendere delle birre mentre Chiara si rimetteva il cappotto e sistemava la sua roba.
- Già vai via? Sono appena le nove e mezza.- Le fece notare Manlio.
- Lo so, ma ho promesso a mia madre che non avrei fatto troppo tardi; lei insegna in una scuola serale e per farmi uscire ha dovuto lasciare mio fratello a una vicina che non è il caso di scomodare troppo. Inoltre se mi comporto come si aspetta da me do certamente meno nell'occhio.- Spiegò la ragazza.
- Non ne dubito. Ci vediamo presto, mi faccio vivo io.- La salutò lui.
Mirella annuì e salutò gli altri con un gesto della mano.
Poi sparì.

****

Ma non fu possibile, per Manlio, farsi vivo lui, perché due sere dopo, tornando da una cena con Maurizio, Mirella aveva scorto una figura familiare tirare pugni, sputi e insulti verso un manifesto dell'Msi.
Subito aveva compreso che si trattava di una ragazza, probabilmente più piccola di lei, e dopo poco l'aveva completamente riconosciuta.
Era Agnese Simponico, la giovanissima allieva del liceo classico del suo stesso istituto che un giorno era scoppiata a piangere nel corridoio della scuola dopo la dolorosa scoperta della morte di suo fratello per mano di alcuni fascisti.
- Maledetti stronzi! Stronzi! Tutti stronzi!- Urlava infierendo contro quel pezzo di carta appeso al muro.
Mirella le si avvicinò in silenzio, senza farsi vedere, e corse da lei solo quando, dopo un'ultima imprecazione contro il partito di estrema destra (- Dovete morire tutti, da Almirante all'ultimo bastardo che lo vota), la ragazzina si abbandonò a terra scoppiando in lacrime.
Quella più grande le si sedette accanto porgendole un fazzoletto.
- Grazie...- Rispose Agnese a quel gesto spontaneo di cui immediatamente non riconobbe neanche l'autrice.
Poi, quando si fu asciugata gli occhi e la vista smise di esserle appannata, guardò meglio la figura che le si era messa affianco ed ebbe l'illuminazione.
- Tu andavi alle magistrali nella mia stessa scuola, vero? Sei la ragazza di Torino a cui è stato...-
- Ucciso il padre.- Sospirò l'altra. - Sì, sono io. Mi chiamo Mirella.-
- Agnese, ma temo tu lo sappia già. Tutti sanno chi sono, dopo quello che è successo a mio fratello.- Spiegò.
- È per questo che te la prendi con i manifesti dell'Msi, giusto?-
Annuì.
- Tu invece dovresti prendertela con quelli di sinistra, no? Dicono che tuo papà...-
- Ne dicono tante.- Commentò Mirella. - Ma non tutto è semplice come appare.-
Lasciò perdere quella discussione, non voleva raccontare troppo di quella difficile faccenda, e si premurò di controllare le condizioni di Agnese.
Quando la giovanissima stette meglio la riaccompagnò fino a casa, scoprendo che non vivevano poi così lontane l'una dall'altra.
Tornando verso la sua abitazione, la torinese incominciò a pensare a come quella ragazzina apparentemente così diversa da lei condividesse invece il suo stesso dramma personale.
Ci rimuginò sopra fino a che non si addormentò, ma quando la mattina dopo riaprì gli occhi ebbe un attacco di vomito dallo schifo che si faceva, perché aveva pensato più di una volta di proporle di unirsi a loro nella disperata ricerca di una vendetta che tanto la legge non le avrebbe mai dato.
Si sentì davvero male a fare di quei pensieri, in fondo Agnese aveva neanche sedici anni e non era minimamente immaginabile l'idea che facesse una scelta simile alla sua.
Ma che fine stava facendo? Si era domandata. Dov'era la ragazza matura e posata che aveva superato la morte del padre e la dipendenza del fratello maggiore, che studiava e aiutava in casa per garantire un futuro migliore a sé stessa e al piccolo di famiglia? Si fece schifo e vomitò ancora, ringraziando di essere sola, quella mattina.
Fu però nel fine settimana che qualcosa le fece rivalutare i suoi terribili pensieri.
Era tornata dopo un pomeriggio di studio in biblioteca e aveva trovato la madre e Guido intente a guardare vecchie fotografie trovate in uno scatolone che non avevano mai sistemato da quando erano arrivati a Roma. Il fratellino le corse incontro urlando. - Mimì, Mimì vieni a vedere le foto.-
La ragazza aveva sorriso e dato un leggero buffetto a Ninni, così lo aveva sempre chiamato affettuosamente, e, dopo essersi tolta il cappotto, li aveva raggiunti in salone.
Era stato un colpo al cuore vedere tutte quelle immagini della loro famiglia felice, e il peggio era arrivato quando tra le mani le era capitata una foto che era assolutamente certa di aver fatto lei.
Vi erano ritratti Rodolfo e il figlio maggiore, Bruno, sorridenti e appoggiati ad una staccionata di legno che si capiva appartenere ad una casa di campagna.
Mirella la girò e, come immaginava, vi trovò scritti luogo e data nella piccola ed ordinata calligrafia di sua madre. “Aqui Terme, casa dei nonni, Pasqua 1975”.
La ragazza la mostrò alla signora Maria, la quale sospirò con gli occhi tristi. - Non sono passati neanche tre anni e sembra un'altra via...- Sussurrò.
Poi fece avvicinare il figlio più piccolo per farla vedere anche a lui.
- Mamma quando fai tornare Bruno? Mi manca tanto...- Chiese Guido triste.
La donna non poté fare altro che sospirare ancora.
Anche lei sentiva forte la mancanza di suo figlio, e a volte piangeva maledicendosi per il modo in cui lo aveva mandato via, ma non poteva permettersi che un bambino crescesse con un ex cocainomane.
Sempre ammesso che avesse smesso con la droga, ovviamente.
Non fu in grado di rispondere alla domanda di Guido, e lui non ne fece più, rimanendo a guardare altre fotografie assieme alla sorella maggiore mentre la madre andò a preparare la cena.
Il ricordo della vita felice che aveva avuto fino al momento dell'omicidio di suo padre le aveva fato tornare alla mente Agnese e tutto il resto, e alla fine aveva deciso che la sua scelta l'aveva fatta e non poteva tirarsi indietro.

Aveva scelto di stare dalla parte sbagliata, di uccidere, se necessario, di fingere che gli ideali dei pazzi che distruggevano famiglie in nome di un fantomatico comunismo fossero anche i suoi, e l'aveva fatto perché diversamente non ci sarebbe stata giustizia per suo padre.
Se Agnese era nella stessa situazione era giusto che anche lei potesse scegliere, malgrado la sua giovane età non era stupida e il modo in cui l'aveva vista poche sere prima lo dimostrava.
Il lunedì mattina, a metà tra una lezione e l'altra, aveva cercato Giulio, l'unico che era certa frequentasse la sua stessa università, e gli aveva chiesto di poter parlare il prima possibile con Manlio.
- E perché? T'ha detto che si farà vivo lui.- Aveva risposto il ragazzo.

- Lo so, ma è una questione urgente e non posso attendere.-
Giulio aveva scosso la testa.

Non la sopportava, e anche se non sapeva nulla su suo padre e tutto il resto era convinto che ci fosse qualcosa di strano dietro quella ragazza, non era come le altre donne dell'organizzazione.
Dal canto suo Mirella provava indifferenza per tutti, quindi una persona in più o in meno che la odiasse non era poi un grande problema.
- Proverò a parlarci, ma non ti assicuro nulla. E mi faccio vivo io, dunque non cercarmi ancora.-
- Ti ringrazio.- Rispose la ragazza a denti stretti. - Con Graziano si è chiarito?-
- La pecorella e il suo cagnolino sono tornati all'ovile due giorni dopo.- Spiegò.
Poi si salutarono, e Mirella pensò che non avrebbe mai ricevuto una risposta positiva.


****

Ed invece no, già il giorno seguente Giulio le disse che Manlio e Graziano, parlò di entrambi insieme come se la coppia a guida del gruppo fosse ritornata salda e inscindibile, l'aspettavano a via Gozzi per quel pomeriggio dalle quattro in poi.
Per rimarcare l'astio che provava nei suoi confronti, inoltre, aggiunse che lui non avrebbe mai colto così facilmente la richiesta di incontro di una ragazzina se fosse stato al posto dei due, e la compagna Chiara rispose semplicemente che si riteneva fortunata di non aver lui a capo dell'organizzazione.
Continuava a tenergli testa, e più lo faceva più lui la disprezzava.
Si era presentata all'appuntamento alle quattro precise, e come aveva imparato a fare proprio da Manlio non si era persa in giri di parole inutili ma aveva raccontato tutto in breve centrando però il punto.
Alla fine Manlio e Graziano si erano scambiati un'occhiata molto eloquente che Chiara non aveva compreso.
- Lei non sa, immagino.- Aveva detto Graziano.
- No, anche perché non c'era motivo per cui dovesse sapere.- Era stata la risposta di Manlio.
- Voi due siete come i bambini, peggio quando andate d'accordo che quando litigate.- Aveva commentato la ragazza riprendendo una frase che diceva spesso suo padre a lei e Bruno quando erano piccoli. - Posso sapere ciò che non so ma forse dovrei sapere?- Aveva chiesto.
Graziano aveva annuito e Manlio aveva cominciato a parlare. - Prima che accadesse quello che è successo Diego, il fratello di Agnese, si era messo in contatto con me... Non era proprio uno stinco di santo, in vita, e se non fosse morto in quel modo probabilmente oggi sarebbe qui con noi, e intendo dire nell'organizzazione.- Chiara deglutì. No, decisamente non se lo sarebbe mai aspettato.
- Sarebbe con noi sì, ma farebbe il possibile per non tirare in mezzo sua sorella, e questo, Manlio, lo sai anche tu.- Era andato avanti Graziano.
- Stravedeva per lei e non si sarebbe mai perdonato che facesse una scelta tanto sbagliata, soprattutto perché lui temeva che un giorno si sarebbe dovuto staccare dalla famiglia per proseguire sulla strada della lotta armata, e voleva che lei rimanesse con i genitori per donargli un minimo di conforto.- Aveva spiegato.
- Però è anche vero che non si sarebbe certo aspettato di morire ammazzato da dei fascisti in quel modo, e già in passato avevamo discusso di come vendicarlo, visto che tanto la polizia, la magistratura e tutte quelle altre cazzate statali e borghesi non hanno mai avuto nessuna intenzione di punire quei neri del cazzo.-
Chiara ebbe un sussulto e Manlio lo notò.
- Possiamo parlarle e chiederglielo.- Propose poi il ragazzo.
- Oh sì, sono certo che presentarsi davanti ad Agnese e chiederle se sapeva che suo fratello voleva fare il terrorista sia un'idea geniale.- Commentò sarcastico Graziano.
Fu allora che intervenne la ragazza. - Non è una grande idea, ma è l'unica che abbiamo.- Disse. - E fatti una camomilla, Graziano, almeno una volta ogni tanto.- Finì prendendo posizione anche nell'inizio di una nuova diatriba tra i due.
Pur non essendo abituato a farsi frenare dalle parole di una femmina l'uomo dovette darle ascolto.
Così si organizzarono per il pomeriggio seguente; Chiara avrebbe aspettato Agnese davanti alla scuola, mentre gli altri due avrebbero atteso dietro l'angolo per poterci parlare solo in un luogo dove non sarebbero stati visti da altri studenti.
Non volevano ancora portarla all'appartamento, non era il caso.
La notte e la mattinata di attesa furono per Mirella momenti terribili durante i quali cambiò più volte idea su ciò che credeva fosse corretto fare.
Continuava a dirsi che, in fondo, se si fosse spaventata o altro i due uomini l'avrebbero lasciata libera di andar via con la sola promessa di non denunciare nulla “in memoria di Diego”, ma la paura per ciò che avrebbe potuto fare mentalmente alla ragazzina l'incontro del giorno seguente era molta.
Quando Agnese la vide, però, si sentì istintivamente a suo agio, e la seguì senza fare domande, come se già sapesse che si trovava lì per lei e non c'era dunque da preoccuparsi.
Si avviarono verso un piccolo vicolo poco distante dove le aspettavano Graziano e Manlio, e ciò che successe lì fu inaspettato sia per loro che per Chiara.
Dopo aver sentito i loro nomi, infatti, semplicemente la ragazzina sorrise e disse che li conosceva, perché più di una volta li aveva visti assieme a suo fratello.
Poi aveva collegato Manlio al ragazzo della sua scuola che tutti avevano sempre additato come possibile futuro terrorista, aveva fatto lo stesso ragionamento di Chiara quando era andato a scarcerarlo, e aveva fatto un lungo silenzio respirando forte prima di ricominciare a parlare.
- Voi siete quelli con cui Diego voleva mettersi nei guai...- Concluse.
E, prima che le venissero fatte domande, aggiunse. - Lo so perché una volta l'ho beccato a pulire una... una mitraglietta, credo... e quindi a grandi linee l'ho costretto a dirmi cosa significasse...- Respirò ancora, pensare al fratello l'aveva rattristata parecchio.
Chiara le strinse una mano sotto gli occhi critici di Graziano, il quale era convinto che il sentimentalismo dovesse stare ben lontano dalla politica e soprattutto dalla politica fatta come la facevano loro.
Ma le donne erano donne, e lo sapeva.
- Ti ricordi quando ti ho detto che sulla morte di mio padre le cose erano diverse da ciò che si diceva in giro?- Le chiese la ragazza più grande.
- Sì, l'altra sera.-
- Anche mio papà l'hanno ucciso dei fascisti, e quella gente in galera non ci va.- Spiegò.
Graziano non rimase sorpreso da quelle parole; nel pomeriggio precedente, dopo avergli fatto giurare che non l'avrebbe raccontata a nessuno, gli era stata narrata la storia di Mirella e della sua famiglia, e per quanto ne fosse rimasto stupito aveva capito qualcosa in più sulla compagna.
- Avete deciso di cercarli e ucciderli?- Chiese Agnese con il sangue che le si gelava nelle vene.
- Almeno di cercarli.- Rispose Manlio. - Ma non devi avere paura, visto che sapevi di tuo fratello è più che giusto che tu sappia anche che...-
- Sono dei vostri.- Rispose immediatamente la ragazzina. - Non... non sono una terrorista ma... ma voglio giustizia per Diego, e se non la farà lo stato me la farò da me.-
Agnese non aveva neanche sedici anni e stava decidendo da che parte stare.
Ma in realtà lo aveva deciso molto tempo prima, quando aveva trovato l'arma del fratello, che per l'esattezza era una mitraglietta Skorpion.
In casa avevano sempre votato a sinistra, ma, mentre col passare degli anni i genitori cercavano di andare verso posizioni più moderate, i due figli si estremizzavano sempre di più, e senza che nessuno lo sapesse lei aveva frequentato un circolo di Lotta Continua per la prima volta a tredici anni, in quarta ginnasio.
Se Diego non fosse morto probabilmente avrebbe cominciato con lui lunghe litigate, perché il bene che voleva alla sorella era troppo grande per farla mettere in quel casino, ma da quando era rimasta sola la situazione era cambiata notevolmente.
Gli aveva raccontato tutto quello all'appartamento, giurando di non dir nulla a nessuno e di fargli avere presto l'arma del fratello, che lei ancora conservava perché sapeva sarebbe potuta esserle utile.
Il modo in cui era stata reclutata, e soprattutto la rapidità con cui ciò era avvenuto, aveva lasciato tutti sbigottiti, ma quell'organizzazione così giovane non era nuova ad eventi simili, forse perché neanche loro erano poi così convinti di quello che sarebbero andati a fare.
Una possibile terrorista di sedici anni, e chi ci avrebbe mai pensato? In fondo però Iris e Samuele ne avevano appena diciotto, e anche Chiara ancora doveva compierne venti.
A quel punto anche il continuo temporeggiare di Manlio poteva essere giustificato.

****

Doveva essere, quel temporeggiare, una misura però limitata, ad interim, da terminare forse a fine inverno, decidendo finalmente davvero quali azioni avrebbero acceso i riflettori su di loro e soprattutto chi, vista la presenza di compagni giovani e giovanissimi, vi avrebbe preso parte.
Intanto, senza dire nulla agli altri, Manlio e Graziano avevano fatto un paio di colpi di autofinanziamento che erano stati spiegati solo a lavoro concluso all'organizzazione – con non pochi dibattiti interni – e non erano stati in alcun modo rivendicati.
A inizio Marzo Graziano aveva messo sul tavolo il nome di un giovane magistrato della Tuscolana, figlio di un magistrato e nipote di un gerarca fascista.
Era poco più che ragazzino e non si era mai schierato politicamente, anche se erano tutti convinti, nella banda, che fosse un fascistello un po' meglio vestito di quelli che si beccavano in strada armati di spranghe e pistolette discutibili.
La decisione sembrava presa, si trattava di discutere alcuni dettagli e scegliere chi, oltre i due capi, avrebbe preso parte a quella che, si era in fine deciso, sarebbe stata una gambizzazione.
Sabato diciotto Marzo si sarebbero visti per definire ogni cosa, visto soprattutto che il quindici, proprio a metà settimana, Graziano era sceso nel basso Lazio per incontrare alcuni compagni e farsi dare delle armi.
La mattina seguente, il Sedici Marzo, Chiara non aveva lezione e si era trovata a via Gozzi con gli altri.
Graziano e Manlio, come sempre, parlavano di ogni cosa gli passasse per la testa, mentre Giulio cercava inutilmente di riprendersi da una sbronza della sera prima a suon di canne.
Quando il campanello suonò, erano da poco passate le dieci e mezza, fu lei ad affacciarsi al balcone.

- È Samuele, lo faccio salire?- Aveva domandato.
I capi avevano annuito, e pochi minuti dopo si erano trovati davanti al ragazzo con la faccia più bianca e terrorizzata che avessero mai visto.
Era rimasto sull'uscio impietrito, e a quel punto Manlio aveva smorzato l'ansia con quella che voleva essere una battuta.
- Ma guarda te che espressione che c'hai, manco avessero sparato a Cossiga.-
La risposta di Samuele era stata entrare in silenzio e, come un automa, accendere la televisione.




Note autrice
Lo so, lo so, è passata una vita.
Ma almeno sono tornata! :D
Allooora, how are uuu?
Bene, ok, facciamo le persone serie.
Partiamo dal fondo; credo tutti sappiano cosa sia accaduto il 16/03/1978, dunque non penso ci sia bisogno di spiegazioni.
Con questo capitolo allarghiamo di molto la visuale sull'organizzazione, anche se la maggior parte dei personaggi citati in precedenza torneranno solo dal prossimo.
Anticipo subito che Chiara, Manlio, Giulio e Agnese (di cui ancora non si conosce il nome di battaglia) saranno probabilmente gli unici di cui si parlerà sia col nome vero che con quello finto, dunque teneteli a mente.
Riguardo a quest'ultima lascio a voi ogni commento, perché la parte in cui incontra gli altri non mi piace ma preferisco, come sempre, il giudizio dei lettori.
Guido sarà chiamato Ninni soprattutto perché al momento ho un altro piccolo Guido in un'altra storia, e rischio pure io di confondermi XD
Per il resto credo non ci sia nulla da aggiungere, se non che rinnovo i ringraziamenti a chi la segue e ripeto che è tutto frutto della mia intenzione e non intendo sminuire il periodo, prenderne in giro le vittime o, peggio ancora, fare apologia al terrorismo in alcun modo, semplicemente mi andava di scrivere una storia diversa che narrasse anche tematiche sensibili e serie.
Vi abbraccio tutt* e alla prossima <3

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: misslittlesun95