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Autore: Tigre Rossa    22/01/2015    1 recensioni
“Addio, John.”
Due parole.
Due semplici parole che mi aprono una voragine dentro.
“No, no!”
Sussurro appena, troppo incredulo e spaventato.
Non è possibile, non può . . .
Lui mi guarda un’ultima volta e, mentre lo fa, spegne la telefonata.
Poi, butta il telefono dietro di se e fissa il vuoto con quei occhi di ghiaccio che, ormai l’ho capito, non mi trafiggeranno mai più.
“Sherlock!” urlo con tutto me stesso, tentando disperatamente di fermarlo almeno con la mia voce intrisa di paura, di dolore, di disperazione.
Sherlock spalanca le braccia, come un angelo vestito di nero e, con la grazia di un principe oscuro, si lascia cadere nel vuoto davanti ai miei occhi increduli e spaventati.
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I pensieri di John sulle note di 'Tears of an angel' di RyanDan quando vede Sherlock cadere.
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tears of an angel


 


 
 


Cover my eyes
Cover my ears
Tell me these words are a lie
It cant be true
That I'm losing you
The sun cannot fall from the sky



Scendo ansioso dal taxi, pervaso dalla preoccupazione con una sola idea in testa : raggiungere il prima possibile Sherlock.
Non so perché, ma c’è qualcosa, qui dentro, che mi dice che non dovevo lasciarlo e che devo assolutamente raggiungerlo il prima possibile.
Inizio in fretta a camminare e mentre cammino rispondo al telefono che squilla.
“Pronto?”
“John.”
Riconosco a volo quella voce tesa, seria, e per un attimo mi sento sollevato.
“Ehi, Sherlock, tutto bene?” chiedo con ansia, senza smettere di camminare.
“Voltati e torna da dove sei venuto.”
Nella sua voce c’è un’urgenza che non aveva mai sentito prima d’ora.
“Sto arrivando.” rispondo ignorando le sue parole.
“Fa come ti sto dicendo!” resto di sasso, avvertendo una nota di panico ed ansia insolita e preoccupante nel suo tono “Per favore!”.
 
Sherlock non mi ha mai chiesto per favore, prima di questo momento.
 
Lui non chiede mai nulla.
Lui ordina.
Lui pretende.
Lui non chiede.
Lui non supplica.
Eppure è questo quello che sta facendo in questo momento.
Mi sta supplicando.
 
Mi volto e inizio a tornare indietro “Dove?”.
Dopo un po’, Sherlock parla di nuovo.
“Fermati lì.”
Faccio come mi è stato detto, ma sono sempre più preoccupato.
“Sherlock . . .”
La mia voce è intrisa di paura e preoccupazione.
“Ok, guarda in alto. Sono sul tetto.”
Mi volto, incredulo, ed è proprio come dice.
Lui è lì, in piedi sul cornicione di quel palazzo, ad un passo dal precipitare nel vuoto.
Il mio cuore si ferma.
Il mondo intero si ferma.
Ci siamo solo io, che mi aggrappo a questo telefonino come ad un’ancora, e lui, che mi osserva dall’alto con i suoi occhi di ghiaccio.
Non esiste più nient’altro.
Solo io e lui.
 
Can you hear heaven cry
Tears of an angel
Tears of aaaaaaaa...
Tears of an angel
Tears of an angel.



“Oh Dio . . .”
Nella mai testa è appena scoppiata una tempesta.
 
“Io . . . non posso scendere, quindi noi dovremmo proseguire in questo modo.” spiega Sherlock, tentando di usare un tono tranquillo.
“Cosa succede?” chiedo con un filo di voce.
 
Ho quasi paura di parlare.
Lo vedo lì, in bilico tra salvezza e morte, ed ho terrore anche solo di respirare o di distogliere lo sguardo.
Cosa sta facendo?
Perché è lì sopra?
Perché è salito lì?
 Perché non può, o non vuole, scendere?
 
“Ti devo delle scuse.” mormora il mio amico “è tutto vero.”
“Cosa?” domando, non riuscendo a capire.
Cosa è tutto vero?
Cosa, dannazione?
“Tutto ciò che hanno detto su di me. Io ho inventato Moriarty.” dice, voltandosi per un attimo verso qualcosa che non riesco a vedere.
Ma cosa sta dicendo?
Non può essere vero.
Non può e basta.
“Perché dici così?”
Sherlock esita, prima di rispondere.
 
“Sono un impostore.”
 
Lo dice in modo secco, duro, fissando il vuoto.
Le sue parole sembrano lo sparo di una pistola.
Dure, fredde, e devastanti.
 
“Sherlock . . .”
 
Sussurro il suo nome come un’invocazione, l’invocazione di una spiegazione, una vera spiegazione, una spiegazione che abbia senso, mentre il mio cervello confuso cerca di analizzare, senza risultati, ciò che ha appena detto.
 
“I giornalisti avevano ragione. Voglio che tu lo dica a Lestrade, voglio che tu lo dica alla signora Hudson, e a Molly. Devi dirlo a chiunque voglia ascoltarti. Io ho creato Moriarty per scopi personali.”
 
Oh, Sherlock.
Perché mi stai mentendo?
Perché tu stai mentendo, e io lo so.
Io so sempre quando menti.
Ti conosco, Sherlock.
Ti conosco bene.
Forse ti conosco meglio di chiunque altro.
So riconoscere quando menti.
Ed adesso stai mentendo, anche se cerchi di nasconderlo.
Stai cercando di ingannarmi, di far passare una menzogna simile per la verità.
Ma mi dispiace Sherlock, non è possibile.
Non puoi riuscirci.
Non con me.
Perché io ti conosco troppo bene.
Forse ti conosco più di quanto tu conosca te stesso.
 
Stop every clock
Stars are in shock
The river will flow to the sea
I wont let you fly
I wont say goodbye
I wont let you slip away from me



“Ok, smettila Sherlock, ora basta. Zitto”
Il mio tono è duro, deciso, sicuro.
è il tono di un soldato quale sono.
“La prima volta che ti ho visto, la prima volta che ti ho visto sapevi tutto di mia sorella, giusto?”
 
La mia mente vola a quel giorno, il giorno in cui Sherlock Holmes è entrato nella mia vita, cambiandola completamente, con il suo fare saccente, le sue incredibili deduzioni, il suo cappotto col collo eternamente alzato, la sua mente brillante e i suoi occhi di ghiaccio.
Può dire quello che vuole, ma io so che quella non era una recita.
Era vero.
Lo so, lo sento.
 
“Nessuno è tanto intelligente.” ribatte Sherlock, con aria sconfortata.
“Tu si.”
Lo dico senza alcuna esitazione, perchè so che è così, e nemmeno lui può convincermi del contrario.
Sherlock fa una risatina triste, e gli occhi iniziano a bruciarmi.
Cosa stai cercando di fare, Sherlock?
“Io ho fatto delle ricerche.” Mi sembra quasi di udire un principio di pianto nelle sue parole. “Prima di incontrarti ho scoperto tutto il possibile per impressionarti.”
Mi mordo le labbra, nervoso ed arrabbiato.
Perchè stai dicendo queste sciocchezze? Perchè stai cercando di mentirmi, Sherlock?
Tira su con il naso.
“Era un trucco.”
Chiudo gli occhi e cerco di fermarlo “No, dai, smettila adesso.”
Si, Sherlock, smettila ora. Smettila di tenermi sospeso con te nel vuoto, smettila di dire menzogne, smettila di torturarmi in questo modo.
 
Can you hear heaven cry
Tears of an angel
Tears of aaaaaaaa...
Tears of an angel
Tears of an angel.



Faccio qualche passo in avanti, ma la sua voce allarmata mi blocca.
“No. Rimani esattamente dove sei. Non muoverti.” dice con la voce rotta, alzando un braccio nella mia direzione.
Indietreggio di un passo, allarmato.
“D’accordo.”
Alzo a mia volta il braccio, come a volerlo fermare da ciò che sta per dire o da ciò che sta per fare.
Come a voler toccare il suo.
“Tieni gli occhi fissi su di me.”
La sua voce . . . non avevo mai sentito la sua voce così.
“Fallo. Te lo chiedo per favore.”
Sherlock . . . perché stai piangendo, Sherlock?
“Fare cosa?” mormoro.
Ho paura di sentire la sua risposta.
“Questa chiamata è . . .” esita “ . . . è il mio biglietto.”
Resta in silenzio per una manciata di secondi, il suo sguardo incatenato al mio.
“è così che le persone fanno, no? Lasciano un biglietto.”
Scuoto la testa, spaventato, terribilmente spaventato.
 
Non ho mai avuto più paura di qualcosa in vita mia.
Mai, nemmeno in guerra, quando ero ad un passo così da morire.
Mai, nemmeno quando Moriarty voleva farmi saltare in aria.
Adesso, che sto capendo cosa Sherlock ha in mente, ho realmente paura.
Adesso, che sono ad un passo così da . . .
 
 
“Lasciano un biglietto? Quando?” chiedo con voce fragile.
 
No, non voglio accettarlo.
Non voglio crederci.
Sherlock non farebbe mai ciò che temo stia per fare.
Non lui.
Non Sherlock.
 
So hold on
Be strong
Everyday on we'll go
I'm here, dont you fear



“Addio, John.”
 
Due parole.
Due semplici parole che mi aprono una voragine dentro.
“No, no!”
Sussurro appena, troppo incredulo e spaventato.
Non è possibile, non può . . .
Lui mi guarda un’ultima volta e, mentre lo fa, spegne la telefonata.
Poi, butta il telefono dietro di se e fissa il vuoto con quei occhi di ghiaccio che, ormai l’ho capito, non mi trafiggeranno mai più.
“Sherlock!” urlo con tutto me stesso, tentando disperatamente di fermarlo almeno con la mia voce intrisa di paura, di dolore, di disperazione.
 
Sherlock spalanca le braccia, come un angelo vestito di nero e, con la grazia di un principe oscuro, si lascia cadere nel vuoto davanti ai miei occhi increduli e spaventati.
 
Little one dont let go
Dont let go
Dont let go

 
“Sherlock . . .” sussurro terrorizzato, mentre il mio sguardo segue la sua caduta, incapace di lasciarlo anche solo per un secondo.
Quando il suo corpo tocca terra, la paura e il terrore che mi avevano tenuti immobili e che mi aveva impedito di raggiungerlo prima sembrano non avere più potere sul mio corpo.
Spaventato, incredulo, corro verso di lui, con un unico pensiero, ossia quello di raggiungerlo.
Riesco appena a vedere il suo corpo steso per terra, quando qualcuno mi finisce addosso e io cado, battendo al testa e rimanendo frastornato.
Quando riesco ad alzare un po’ il viso, vedo la gente radunarsi intorno a Sherlock.
Vedo il sangue, rosso, denso, del mio amico, bagnare il marciapiede, e subito tento di rimettermi in piedi, nonostante il dolore, e di raggiungerlo, di raggiungere Sherlock.
Sussurro il suo nome e con difficoltà mi avvicino alla folla, tenendo lo sguardo fisso su quel corpo così simile ad una marionetta senza fili.
Mi faccio strada tra le persone, dicendo frasi sconnesse, dicendo che sono un dottore, dicendo che è un mio amico.
Il mio sguardo non si allontana mai da lui.
“Vi prego, fatemi passare. è un mio amico. è un mio amico!”
Quasi urlo, perché non vogliono farmi passare, non vogliono farmi avvicinare a Sherlock.
Quando finalmente riesco ad avvicinarmi, con gli occhi offuscati dalle lacrime, gli afferro il polso alla ricerca disperata di una piccola speranza, di un impossibile miracolo.
 
Ma non trovo niente.
Solo silenzio.
 
Cover my eyes
Cover my ears
Tell me these words are a lie . . .

 
Le persone attorno a me tentano di allontanarmi, ma io cado in ginocchio, mormorando ‘Lasciatemi’, e senza mai smettere di guardare il mio amico.
In ginocchio di fronte a lui, lo vedo mentre lo sollevano per poggiarlo su una barella.
Il corpo senza vita, gli arti abbandonati, il sangue che gli macchia il volto, gli occhi di ghiaccio aperti ma che non potranno mai più vedere.
Resto a guardarlo fino a quando non lo portano via, via da me, e sento il mio cuore spezzarsi in tante, infinite parti.
Una nuova consapevolezza mi trafigge l’anima come una spada.
 
Non seguirò più la sua figura alta ed elegante sulla scena di un crimine.
Non sentirò più la sua voce fastidiosa elencarmi le sue geniali deduzioni.
Non incontrerò più i suoi occhi di ghiaccio che per me erano il mondo intero.
Non udirò più le note malinconiche del suo violino, suonate dalle sue mani esperte.
Non avvertirò più il calore della sua mano contro la mia.
Non sentirò più la sua risata silenziosa.
Non vedrò più il suo sorriso raro ma gentile.
 
Non avrò più Sherlock, il mio Sherlock, al mio fianco.
 
Perché se n’è andato.
E non tornerà indietro.
Non tornerà più da me.
Mai più.
  
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