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Autore: Saja    23/01/2015    0 recensioni
100 prompts tutte categoricamente Rumbelle!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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28. Nero.

Tutta Storybrooke conosceva l’amore che il signor Gold nutriva per il colore nero.

Neri erano i suoi abiti, nera era la sua macchina, nera era la sua anima e nero era il suo cuore.

Chiunque pensasse a quel colore lo associava a lui. Chiunque si trovasse in una situazione nera, si rivolgeva a lui.

Ma lo stesso signor Gold, se qualcuno glielo avesse chiesto, non avrebbe mai ammesso di amare quel colore fino ad una sera d’estate.

Erano da poco passate le 8 di sera e Rumpel si accinse a chiudere il negozio, uscire dal retro e fiondarsi a casa. A fiondarsi da lei. Si erano da poco ritrovati dopo 28 anni di lontananza. 28 anni dove pensava di averla persa. Dove il nero della morte, pensava, l’avesse inghiottita. L’aveva lasciata per buona parte della giornata da sola, rincasando solo a pranzo e si chiese cosa avesse fatto Belle in tutto quel tempo. Questo mondo era totalmente nuovo per lei e ricordava bene la sua curiosità nel castello oscuro, quindi si immaginò che qui non fosse da meno. Sperava solo che nel suo “ficcare il naso” non si fosse fatta male.

Imboccò la strada e un sorriso spontaneo gli si dipinse sul volto, ma subito si spense quando parcheggiò a lato della casa. La finestra della cucina era totalmente scura. Il nero predominava in quella stanza. Dov’era Belle? Perché non stava cucinando? Che le fosse successo qualcosa? Che si fosse fatta male mentre lui non c’era?
Cercò di arrivare il prima possibile alla porta maledicendo la gamba destra che non voleva rispondere velocemente ai comandi del suo cervello o al battito accelerato del suo cuore. Aprì piano la porta entrando il più silenziosamente possibile, si avvicinò al mobiletto poco distante ed estrasse la pistola. Se ci fosse stato qualcuno in casa con Belle? Se le stesse facendo del male per causa sua? Per arrivare a lui? O all’oro?

“Belle” chiamò. Ma nessuno e niente si mosse. Aspettò qualche secondo in silenzio. Ma nessuna risposta arrivò. Si diresse in cucina spostando lo sguardo a destra e a sinistra e anche se al buio riuscì a trovare la strada ricordando dov’erano posizionati tutti gli oggetti presenti in casa, attento ad ogni minimo rumore, ad ogni minimo gesto da parte di qualcuno o di lei. Arrivato in cucina accese la luce. La tavola era apparecchiata, la pentola sul fornello a fuoco spento. Ma di lei nessuna traccia. Sempre tenendo la pistola ben salda nella mano destra estrasse il cellulare dalla giacca e fece partire la chiamata veloce. Il telefono di Belle squillava ma in casa non tornava nessuna melodia. Possibile che fosse uscita? Con chi? Per andare dove? Impossibile, non conosceva nessuno e non avrebbe saputo dove andare. Quando anche l’ultimo squillo morì e partì la segreteria telefonica, Rumpel gettò con poca grazia il telefono sul tavolo. Se solo la magia funzionasse come nella foresta incantata gli sarebbe bastato pochi secondi per trovarla. Invece in questo stupido mondo…

Calmo, doveva stare calmo. Si impose. “Belle!” chiamò ancora, uscendo dalla cucina e dirigendosi alla scala che portava alle camere da letto. Sperava solo che la ragazza si fosse addormentata. Quando fu di fronte alla porta che dava sulla camera da letto si fermò. Si ritrovò per la prima volta dopo secoli a chiedere aiuto mentalmente a tutti gli dei che conosceva. Sperava solo che fosse lì dentro e che stesse bene. Ma quello che vide dopo aver aperto la porta e accesa la luce lo lasciò senza fiato.

Sul letto, il loro letto, stava Belle sorridente. La schiena appoggiata alla testiera del letto lo guardava con una vivace luce negli occhi azzurri. Il baby doll di pizzo nero che aveva addosso lasciava ben poco all’immaginazione. “Mi hai trovata, Rumpel…” farfugliò diventando rossa all’espressione di lui. Forse aveva esagerato? Tutta la sicurezza che aveva al buio era svanita quando lui aveva posato gli occhi su di lei. Ma poi lo vide rilassarsi impercettibilmente e un grosso sorriso farsi strada sul suo volto.

Senza pensarci un minuto di più si tolse la giacca che posò sulla poltrona di fianco al letto e si allentò la cravatta, sedendosi sul letto di fianco a lei e rubandole le labbra in un bacio che di casto aveva ben poco, mentre le mani risalivano il corpo della ragazza fino a giocare con gli spallini neri dell’indumento.
La gente di Storybrooke aveva ragione, era tutto vero, il signor Gold amava il nero.
 
  
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