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Autore: Lushia    29/01/2015    0 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 49 – Futuro

cover

Sotto lo sguardo incredulo di Nozomi e Cristal, la donna dai lunghi capelli castani si era fatta avanti e stava osservando gli sguardi silenziosi dei Vindice.
Il piccolo PonPon si era avvicino a Nozomi, lanciando uno sguardo curioso al neonato assopito, stretto al suo petto, issandosi sulle punte per poterlo guardare meglio.
Il bambino bendato non fiatò, nonostante l'atmosfera tesa e inquietante che circondava i presenti.
La donna affiancò la sua versione in miniatura, gli occhi ancora fissi sull'ex Arcobaleno, che sembrava studiare attentamente la situazione.

- Tu? - disse lui, all'improvviso – Davvero ti accolleresti una simile responsabilità? -
- Qual'è il problema? - chiese lei, perplessa – Avete già sentito le mie motivazioni. - spiegò, lanciando un fugace sguardo alla diciassettenne.
- Lei non è te, ma una ragazzina. - aggiunse Bermuda.
- Una ragazzina, ma con la mia stessa anima. - specificò – La base è uguale per tutte, suppongo. -
- Vuoi davvero esporre tutti a questo pericolo? - chiese poi, il tono sembrava severo – Hai visto cosa, questo infante, è capace di fare. -
- Ho visto cosa ha fatto e perchè. - rispose lei, decisa – Sicuramente a causa della mia irresponsabilità, e ne sono mortificata – continuò – Proprio a questo proposito chiedo che mi sia dato in affido, in modo che possa allevarlo nel giusto modo. -
- “Nel giusto modo”? - ripeté il Vindice, curioso – Pensi di riuscire a cambiarlo? -
- Come la “me stessa” ha provato, Zon non vuole che una vita semplice e piena d'affetto. Le sue convinzioni non sono che bugie, costruite dal suo creatore, Stanford, ormai scomparso da alcuni anni. - spiegò – Crescendolo in prima persona, invece, sarei di sicuro in grado di infondergli la giusta morale. -

Il Vindice rimase in silenzio per qualche altro istante ancora e nessuno fiatò nel frattempo. Nonostante l'aria pesante, Nozomi si accorse che la donna era tranquilla e decisa, come se sapesse già l'esito di quella discussione. Dopotutto, il bambino non era così aggressivo, come il suo aspetto suggeriva, ma molto propenso al dialogo.
- A quanto pare, sei sicura delle tue capacità. - ironizzò, sospirando – Hai intenzione di prenderti le colpe che apparterranno a lui? -
- Non si macchierà di alcuna colpa, se lo crescerò a modo. - rispose lei.
- E sei davvero sicura di nascondere la sua fiamma e la sua indole con dei semplici insegnamenti? -
- La sua fiamma può essere bloccata, inoltre non possiede alcuna indole. La sua anima è stata generata da una fusione tra me e Caesar, dovrà per forza essere somigliante a noi. -
- Ha ragione! - esclamò la Nozomi diciassettenne, come se avesse appena ricordato qualcosa. Sia la donna che Bermuda voltarono lo sguardo verso di lei – Horizon è come se fosse un nostro clone, più che un figlio! - aggiunse – Se io e Caesar siamo giusti e... “abbastanza” ragionevoli, Zon dovrà per forza crescere come noi. - concluse, annuendo – Se impara la differenza tra giusto e sbagliato, penso che non ci sarà mai alcun problema. -
La donna annuì a sua volta, tornando a voltarsi verso i Vindice.
- Mi avete sentita. - affermò, allungando le labbra in un sorriso.

Bermuda sospirò ancora, ma stavolta sembrava convinto.
- Bene. Se l'undicesimo boss dei Vongola afferma di prendersi tutte le responsabilità, allora non ci sono problemi. Pagherai tu per qualsiasi colpa lui si possa macchiare. -
- Affare fatto. -
Così com'erano apparsi, all'improvviso e con un'atmosfera gelida e terrificante, i tanti uomini bendati svanirono nel nulla, lasciandosi dietro l'eco del suono delle lunghe catene di ferro.

La donna si voltò verso la ragazzina, chinandosi e prendendo a sé il neonato stanco ma, all'apparenza, felice.
Si sarebbe quindi presa cura del bambino che, per la donna, sarebbe diventato una sorta di figlio.
Eppure, ciò sarebbe accaduto solo in quell'epoca, a differenza del passato da cui la diciassettenne era arrivata, e in cui Zon era ormai stato distrutto. Un po' si sentì triste, probabilmente perchè non avrebbe avuto modo di conoscere a fondo il piccolo.
Lanciò uno sguardo curioso alla splendida donna, ammirando la sua figura slanciata e composta, i lunghi capelli mossi che, incredibilmente, le stavano bene. L'abito bianco che indossava, leggermente diverso dal suo per via della lunga gonna e degli stivaletti, sembrava aderire perfettamente al suo corpo. Dimenticando quasi che non era altri che lei stessa, iniziò a pensare che fosse una donna bellissima e intelligente, con un portamento elegante e un vocabolario discreto. I suoi occhi ambra erano fissi sul piccolo, ora stretto a lei, e la sua espressione materna l'addolcì non poco.
Solo in quel momento notò l'anello al suo medio, lo stesso che stava indossando anche lei. Lo sfiorò con le dita, come se volesse controllare che fosse ancora lì, il Vongola Ring del cielo che suo padre le aveva prestato.
Tuttavia, l'anello che la Nozomi adulta indossava non era un prestito, non apparteneva a nessun altro che a lei.
Era lei il nuovo boss dei Vongola.

Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a fare certe riflessioni su una persona che non era altri che lei stessa, tra qualche anno nel futuro. Era inoltre identica alla donna dei suoi sogni, che aveva viaggiato nel tempo per poter incontrare Vongola Primo.
All'improvviso ricordò del sogno appena fatto, dove era sposata con Giotto. Avvampò al ricordo delle parole pronunciate dalle sue labbra, i suoi occhi si posarono sull'albino e si fermò ad osservare il suo sguardo intenso. Anche lui osservava la donna con ammirazione, quasi con dolcezza ma, non appena si rese conto di essere osservato, voltò gli occhi verso di lei. Si osservarono in silenzio, con un lieve sorriso sulle labbra.

Si voltò infine verso la donna, voleva farle alcune domande e cercò mentalmente di mettere a posto le parole che avrebbe dovuto pronunciare.
Voleva saperne di più riguardo al futuro, ma si limitò a concentrare la sua curiosità sul sogno e sul perchè quella donna fosse ancora innamorata di Giotto.
In quel futuro, qualcosa doveva essere diverso rispetto alla sua epoca, poichè i suoi sentimenti, stranamente, non combaciavano.

- Ma tu... sai qualcosa riguardo ai sogni … voglio dire, ai “ricordi” della Prima Famiglia? - chiese.
La donna alzò lo sguardo, curiosa, osservando il viso della ragazzina.
- Sogni? Ricordi? - ripeté, curiosa – Di cosa si tratta? -
- Uh? - la ragazzina inarcò un sopracciglio – Sai, quando vai a dormire e fai i sogni sulla prima famiglia dei Vongola... - spiegò.
- … Uhm, non penso di aver fatto certi sogni o, almeno... qualche volta sarà capitato, ma non ne ho ricordo, adesso. - rispose lei.
- Come? Cioè, non hai mai sognato Primo-sama e i suoi guardiani? - chiese, incredula.
- Come ho già detto sarà capitato, ma non posso ricordare tutti i sogni. -
- Ma... da quando eri piccola, non ricordi nessuno dei sogni fatti? - chiese ancora, quasi sconvolta – Insomma... io ne ricordo molti! -
- Anche io ne ricordo alcuni, ma non che riguardino G- … Primo. - si corresse rapidamente, evitando di chiamarlo per nome, nonostante la piccola Nozomi avesse compreso.
- … Tu sogni qualcosa di differente dalla Prima Famiglia? - chiese poi, ottenendo uno sguardo confuso come risposta – Da quando sono nata, io sogno solo cose accadute davvero durante l'epoca di Primo-sama. - spiegò poi – E, tra l'altro, ultimamente ho anche sognato te... cioè, una me stessa del futuro. -
- … Cosa hai sognato, riguardo questa “te stessa”? -
- Era con il fratello di PonPon – indicò il bambino accanto a loro – Primo-sama aveva scoperto chi era e le aveva chiesto di tornare nella sua epoca... - spiegò, quasi tristemente.
La donna sospirò, voltandosi, continuando a cullare il piccolo Zon.
- Capisco. Dunque hai sognato del mio viaggio. -

La sua risposta sistemò ogni tassello mancante del puzzle, ricostruendo daccapo tutta la storia.

- Quindi... Primo-sama sa della mia esistenza? - chiese, agitata – Insomma, sa che sono l'Undicesima? -
- No. Il Primo che sa chi se-... chi sono, appartiene a questa linea temporale, che è diversa dalla tua. - spiegò lei, tornando ad osservarla - Probabilmente il mio viaggio si è "manifestato" sotto forma di sogni a te... e, suppongo, anche in altri mondi paralleli. -
- Ma in tutta la mia vita... ti ho sognata solo questi ultimi giorni. - spiegò Nozomi – Prima sognavo solo la Famiglia, com'è stata creata... cose così, insomma... tu non c'entravi nulla. -
- Il mio viaggio è durato un po', sicuramente non così tanto, ma quel che bastava per sentire racconti e storie accadute in quei pochi anni. - disse lei, distogliendo nuovamente lo sguardo – Probabilmente avrai sognato scene che mi hanno raccontato, non saprei. - continuò, quasi rammaricata - … Fei mi aveva detto che ci sarebbero state conseguenze, ma non immaginavo che riguardassero altri mondi... -
- Sei stata egoista. - sbottò la ragazzina, incrociando le braccia e cogliendo tutti di sorpresa. - Dovresti pensare a chi ti ama, non a chi è morto e non c'è più. - continuò – Anche io ho amato Primo-sama per un po' di anni, ma appena ti rendi conto che si tratta solo di un modello da seguire... capisci che alla fine è inutile sospirare sul ricordo di una figura scomparsa, e che la cosa migliore è guardarsi attorno. - portò le mani sui fianchi e la guardò torva – Non lo sai, ma forse la persona che ti ama è più vicina di quanto pensi! -
Sentì qualcosa dentro di lei, ricordi di frasi e di ramanzine vissute nell'arco della sua vita. Le parole di Arina, la preoccupazione dei suoi genitori, lo sguardo triste di Arashi, il supporto di tutte le persone che aveva sempre amato. Senza rendersene conto, aveva compreso ciò che tutti avevano cercato di comunicarle ed era davvero andata avanti, raggiungendo un traguardo inaspettato.
Sembrava come se tutta la sofferenza vissuta fosse all'improvviso svanita nel nulla. Era vero che il tempo, lentamente, sistemava tutto.
Ed era anche vero che, se si fosse guardata attorno, avrebbe trovato qualcuno da amare.

La donna, incredibilmente, scoppiò a ridere e lacrimò, sotto lo sguardo attonito della ragazzina.
- Non mi sarei mai aspettata di essere sgridata da una me del passato! - esclamò lei, ridendo di cuore – Eppure non sei la prima a dirmelo, anzi. - si asciugò le lacrime, e tornò ad osservarla – Sono felice che tu te ne sia già resa conto, maturerai molto prima di me. -
- Beh, l'importante è arrivare al traguardo, no? - Cristal si intromise nella discussione, osservando le due – Chi prima, chi dopo... non importa. -
Nozomi annuì, la donna si limitò a sorridere e PonPon si avvicinò ai due viaggiatori, abbracciando poi una gamba della brunetta.
- Pon... saluta... - disse lui, strusciando il visino sulle calze della ragazza.
- Ehi... - Nozomi si chinò, abbracciandolo – Non è un addio. Ci rivedremo molto presto. - spiegò lei, accarezzando i capelli lilla del bambino. - E poi... tu sei già con me, non mi vedi? - chiese, indicando la donna con il capo.
Il piccolo annuì e sorrise, nonostante fosse un po' amareggiato, avvicinandosi alla Nozomi adulta e salutando i due con la manina.
La ragazzina e l'albino si avvicinarono, prendendosi nuovamente per mano e attendendo che il piccolo facesse il suo dovere, salutando con un sorriso la donna e pronti per partire verso casa.

- Ah, Pon ha regalo! - esclamò lui, all'improvviso. - Nozo-mama scende a terra, così tutti quanti vedono mama e può parlare, pon! - cercò di spiegare.
La brunetta venne colta di sorpresa e non comprese ciò che il piccolo voleva dirle, cercò infatti di chiedere delucidazioni, purtroppo però il bambino aveva già alzato il braccio e l'anello d'oro vorticava velocemente attorno al polso.
Prima che la luce color sole li avesse avvolti, i due riuscirono a notare una figura avvicinarsi alla donna, che si era voltata rapidamente sentendosi chiamare.
Si trattava di un uomo, abbastanza alto e all'apparenza preoccupato, era offuscato dalla donna e dalla luce che li attorniava, ma erano ben visibili i suoi capelli chiari, albini.

Tutto svanì, oltre la luce color oro della fiamma del tempo, che catapultò i due viaggiatori nel tunnel dal quale erano arrivati.

Il viaggio durò molto più del previsto, i secondi passati nel tunnel sembravano quasi interminabili, sentendosi comprimere dalla gravità confondere dai colori quasi psichedelici.
All'improvviso, come se si fossero nuovamente svegliati, i due si trovarono ad osservare il cielo terso, attorniati da bianche nuvole e avvolti dal calore del sole.
Sotto di loro, scorreva normale la vita in un piccolo paesino, con gli abitanti che lavoravano o che passeggiavano senza timore.
Un mercatino era situato lungo la strada, i proprietari dei banconi invitavano i clienti a comprare i loro prodotti. Un'anziana tastava alcune mele, mentre un uomo con una pipa osservava davanti la vetrina di un fabbro. Tre bambini giocavano per i vicoli, ridendo e cercando di non cadere durante la loro corsa, gli stivaletti zuppi di fango e le coppole sul capo. Una donna di alta classe, con un lungo vestito di seta e un parasole, passeggiava con un uomo facoltoso in una strada adiacente, cercando di non avvicinarsi ai vicoletti della borghesia. Alcuni piccioni mangiucchiavano le briciole in una piazzetta, due uomini parlavano concitati e ridevano, passando davanti ad un bar, dove un anziano giocava a carte con un amico.

Tuttavia, un uomo biondo attirò lo sguardo della ragazzina, che cercò di avvicinarsi, galleggiando in aria accanto all'albino.
L'uomo indossava una camicetta bianca con cravatta scura, i suoi occhi arancio erano fissi su di alcuni articoli in esposizione, davanti ad un negozio. Sorrideva, parlando con quello che sembrava il proprietario, mentre il suo amico, un uomo dalla chioma scarlatta, si accese una sigaretta e attese la fine della discussione.
Seguirono attentamente gli spostamenti dell'uomo, nonostante nessuno sembrasse notare i due, che volavano tranquillamente sopra la città. Sembrava un sogno, tuttavia sapevano di essere entrambi svegli. Si trattava forse del regalo a cui PonPon aveva accennato, poco prima?
Durante i suoi spostamenti, l'uomo raggiunse un ristorante in periferia, chiamando il proprietario e salutandolo con educazione. Una ragazza uscì dal locale subito dopo, fermandosi a chiacchierare con l'uomo, i cui occhi erano fissi su di lei.
La donna aveva lunghi capelli corvini e lineamenti asiatici, sembrava inoltre lavorare in quel locale, poiché indossava un grembiule ingiallito.

La brunetta sospirò, lasciando i due amanti alla loro chiacchierata e voltandosi verso il cielo.
- Non vuoi avvicinarti? - chiese Cristal, perplesso – Credo che, se scendessimo a terra, saremmo in grado di entrare in contatto con loro. - spiegò lui, probabilmente ricordando le parole del bambino.
- No. - rispose lei, sicura. - Non ce n'è bisogno. -
- Strano, non era il sogno della tua vita? - chiese lui, incredulo – Pensavo volessi parlargli, per questo PonPon ci ha mandati qui. -
- Ma no, non serve. - rispose lei, quasi imbarazzata – Non ho nulla da dirgli, e comunque non è il sogno della mia vita. E' il suo – indicò la ragazza dai capelli scuri, anche lei imbarazzata e forse a disagio, mentre parlava con l'uomo. - Il mio sogno... sarà un altro. - disse infine, avvicinandosi al ragazzo e prendendolo per mano.
I suoi occhi erano nuovamente rivolti verso i due, in lontananza, ma sentì la mano dell'albino stringere forte la sua, e sorrise.
Si librarono nuovamente in cielo, probabilmente sarebbero finiti nel tunnel per tornare a casa, eppure entrambi si ritrovarono a volteggiare nell'etere e a ridere come dei bambini, divertiti dalla situazione anomala.
- Fra poco ci siamo! - esclamò lui , mentre il vento smuoveva i capelli albini – Torneremo a casa. -
- Sì! - rispose lei, sorridendo euforica.

I due si osservarono per qualche istante ancora, spinti dal vento che li cullava, quasi come due angeli che cadevano dal cielo. Gli occhi cristallini del ragazzo osservarono intensamente quelli ambra di Nozomi, quasi come a voler conoscere una risposta, cercando un permesso. I due si abbandonarono ad un abbraccio e, fluttuando sopra la città e sopra al mondo, lasciarono che, dolcemente, le loro labbra si toccassero.

   
 
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