Questa one-shot è un piccolo esperimento di narrazione su due
diverse linee temporali ma che coinvolgono gli stessi personaggi. Mi ha molto divertita scriverla, anche se devo ammettere che alla fine
non è uscita affatto come mi aspettavo… Beh, non è la prima volta che succede,
ma sono comunque orgogliosa del risultato, soprattutto perché è da molto tempo
che non scrivevo una one-shot… Sinceramente parlando
non volevo pubblicarla, ma siccome di EdWin ce n’è
veramente poco in questo sito, ho deciso di renderla pubblica^^ Fatemi sapere
cosa ne pensate, altrimenti mi scoraggio^^”
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24
Dicembre, Central City, 1916.
Winry
sistemò ancora una volta il panno bagnato sulla fronte di Alphone.
Sospirò sconsolata: gliel’aveva detto che se non fosse stato attento si sarebbe
ammalato. Si sentiva anche un po’ in colpa: se lei avesse avuto il coraggio di
essere un po’ perentoria probabilmente non gli sarebbe venuto quel febbrone. La
ragazza sorrise lievemente: già, ma chi ne avrebbe avuto il coraggio,
d’altronde? Alphonse aveva recuperato il suo corpo da
pochi mesi, ed era normale che non fosse più abituato a sentirsi abbastanza ‘in
sintonia’ col proprio corpo da riuscire a capire i suoi bisogni. Così,
nonostante i brividi di freddo e la pelle d’oca, Alphonse
aveva giocato per tutto il giorno fuori casa con
Edward. Questa volta Winry non dovette cercare di
nascondere il sorriso che le era salito alle labbra, anche perché non ci
sarebbe riuscita nemmeno con tutta la volontà del mondo: per la prima volta
dopo tanti anni, si sentiva felice. Era tutto perfetto: Alphonse
aveva di nuovo il suo corpo e non la smetteva ogni giorno di fare nuove
scoperte interessanti (come il dolore che gli provocava pungersi con un ago, o
il sapore che aveva il pane appena uscito dal forno) ,
Edward sorrideva più spesso (nonostante continuasse ad essere un Alchimista di
Stato, occupando un posto d’ufficio) e lei aveva appena finito il suo
apprendistato e si godeva una piccola vacanza prima di darsi da fare per aprire
un officina d’automail anche lì a Central
City (anche se sotto sotto sentiva la mancanza di sua
nonna, di Den, e di tutti gli altri amici di Resembool). Già, a Resembool.
Chissà che cosa stava facendo sua nonna, in quel momento… un po’ si sentiva in
colpa, ad averla lasciata sola anche in prossimità delle feste. Ma Edward, ovviamente
si era caricato di lavoro arretrato in ufficio, e non poteva proprio
allontanarsi da Central City. Strinse i pugni
cercando di trattenere l’urletto di gioia che le era
automaticamente salito alla gola: era a Central City! Lei,
Winry Rockbell, viveva a Central City, e con Ed e Al, per giunta! Sorrise
nuovamente, ripensando
al giorno in cui Edward le aveva chiesto di seguirlo insieme ad Alphonse fino a Central City, per
vivere insieme come una vera famiglia. La sua richiesta era estesa anche a Pinako – anche se Winry aveva
l’impressione che Edward avesse già parlato alla vecchia di quello che
intendeva fare e che si fosse fatto in quattro per ottenere ‘la sua
benedizione’ spaccandosi la schiena per fare i lavori manuali della casa –, ma
lei aveva
rifiutato, replicando che Resembool aveva bisogno di
lei. Il suo sguardo si allontanò per pochi secondi dal ragazzo addormentato con
la fronte leggermente sudata, per spostasi sulla
finestra rigorosamente chiusa, dall’altro lato della stanza. Stava nevicando.
Poi la
porta si aprì silenziosamente, e sulla porta comparve Edward: visto il suo abbigliamento abbastanza leggero Winry
dedusse che avesse appena finito di fare i suoi soliti esercizi sera. Il suo
volto era addolcito come al solito dalla vista del
fratello, ma nei suoi occhi Winry leggeva il senso di
colpa: sicuramente stava pensando che se si fosse rifiutato di accompagnare Alphonse fuori sicuramente non gli sarebbe venuta la febbre.
<< Come sta? >> chiese Edward a voce bassa, restando sulla soglia.
24 Dicembre, Resembool,
1906.
<< Ma
come sta Al? >> chiese quella che doveva essere Winry,
sei anni, al bambino che le camminava di fianco. Lui sbuffò, come infastidito:
<< Beh, ha un febbrone pazzesco. Come dovrebbe stare? La mamma
gliel’aveva detto di coprirsi, ma lui ‘nooo, devo
fare come il mio nii-san!’. Il giorno in cui capirà
che non può fare tutto quello che faccio io, pioverà
fuoco! >>. Winry scosse la testa, di fronte
allo sfogo dell’amico. <
<<
Meglio di prima; la febbre si è abbassata.>> lo informò Winry, sentendo un vago rossore farsi largo sulle sue
guance. Edward se ne accorse, e fraintese come al solito:
<< Hai freddo, Win? Vado ad alzare la
temperatura del riscaldamento… >>. Winry scosse
la testa velocemente, rincuorandolo: << Non preoccuparti, sto benissimo. E in questa stanza è impossibile avere freddo, ci saranno almeno gradi! >> esclamò
sorridendo, e alzandosi dalla sedia per lasciarla a Edward. Lui non provò
nemmeno a fermarla, troppo curioso di scoprire che cosa aveva in mente. La vide
attraversare la stanza e fermarsi di fronte alla finestra; infine sospirare e
dichiarare, con voce lagnosa. << Odio la neve! >>
Winry sembrò stupita da quella frase: << Che cosa? Perché? >>.
Edward le rivolse un occhiata sdegnata, rispondendole
come se gli avesse chiesto la cosa più ovvia del mondo: << Come ‘perché’?
E’ fredda e bagnata, quando c’è non si può giocare
fuori finché non si è sciolta almeno in gran parte e…>> il bambino si
fermò all’improvviso, arrossendo come se gli si fosse fermato qualcosa in gola.
Winry lo incitò, incuriosita da quel suo modo di
vedere la neve: << ‘E’ che cosa? >> gli
chiese, avvicinandosi a lui come se stesse per rivelrarle
un grande segreto. Edward indietreggiò trovandosi inaspettatamente così vicino
a Winry, e, colto alla sprovvista, inciampò e cadde
per terra, in cumulo di neve candida. Winry non
riuscì a trattenere le risate, mentre Edward sbuffava stizzito e si ritirava su
da solo, tremando lievemente. << Smettila di ridere, è colpa tua!
>> l’accuso il bambino puntandole contro
l’indice tendendo in avanti il labbro inferiore in un broncio che di solito
sostava volentieri sulle labbra del suo fratellino minore, Alphonse.
<< Non… mphf…. Ci riesco! Ahahahahahaha!
>> rise Winry, senza riuscire a trattenere le
risate.
Edward
inarcò un sopracciglio, sorridendo leggermente: << Davvero? Un tempo
invece l’amavi. Non vedevi l’ora che nevicasse per poter uscire e venire a buttare giù dal letto me e Al
per giocare a palle di neve. >> rammentò il ragazzo sorridendo a quel
ricordo. Winry fece la finta tonta, storcendo il
naso: << Non me lo ricordo. >> replicò lei con voce che dava ad
intendere chiaramente che stava scherzando. << Ah, davvero?>>
stette al gioco Edward, lasciandosi andare ad una
risata bassa e roca. Winry si unì alle sue risate.
<< Smettila di ridere! >> le chiese Edward, incrociando le braccia al petto e
voltandole le spalle, offeso. Lei allora smise di ridere, preoccupandosi
per l’orgoglio ferito dell’amico. << Dai, Ed… non volevo
offenderti!>> esclamò, tornandogli davanti. Lui socchiuse alzò il volto
al cielo, fingendo di non vederla; Winry gli mise una
mano sulla guancia costringendolo ad abbassare lo sguardo. Il bimbo trattenne
il fiato, ritrovandosi di fronte gli occhi lucidi di Winry:
<< Siamo ancora amici, Ed? >> chiese quindi, a voce bassa e
timorosa. Edward abbandonò la posa di guerra e sospirò: non sarebbe mai riuscito
a resistere alle lacrime di Winry.
<< Sì… siamo ancora amici. >>
rispose lui, abbassando lo sguardo con aria pensierosa. Winry
si aprì in un sorriso brillante ma che purtroppo era coperto dalla sciarpa che
le avvolgeva gran parte del viso. << A me invece piace tantissimo la
neve! E’ bianca – del mio colore pregerito –, ci si
può costruire grandi castelli, e poi porta il Natale! >>
Alphonse
tossì, e in quel momento le risate cessarono, diventando immediatamente sguardi
accorati e preoccupati. << Credi che…? >> iniziò Edward guardando
sospettoso il fratellino addormentato. Gli occhi di Winry
indugiarono per pochi istanti sul volto disteso e tuttavia più rosso del
normale di Alphonse; quindi scosse la testa,
tranquillizzando anche Edward: << Sta dormendo. >> disse, e un
sorriso tenero le illuminò il viso. Edward si rabbuiò leggermente, vedendo il
sorriso di Winry. La ragazza lo guardò incuriosita:
erano anni che Edward non aveva
quello sguardo.
I piccoli avevano ripreso a
camminare lungo la via, l’uno accanto all’altro, in silenzio. Edward camminò
accanto a Winry ancora qualche secondo, poi sospirò:
<< Che cosa c’è? >> le chiese, preoccupato. Gli occhi azzurri di Winry, che di solito non evitavano mai di ammirare
meravigliati qualsiasi cosa gli si parasse davanti, adesso erano spenti,
tristi. E lei era silenziosa. Edward la conosceva abbastanza bene da capire che
c’era qualcosa che non andava. Winry abbassò lo
sguardo con aria colpevole: << Mi manca Al. >> rivelò con voce triste.
Edward restò senza parole: << Ah, e io no,
invece, vero? >> le chiese, guardandola accigliato. Winry
scosse la testa: << Tu sei qui mentre Al no, perché ha la febbre. Mi
spieghi come fai a mancarmi, se sei sempre con me? >> gli chiese quindi, un po’ irritata dal tono accusatorio nuovamente
presente nella voce dell’amico. Edward assottigliò gli occhi a quella domanda:
<< Ah, è così? Allora andrò via e starò così lontano da te, ma così
lontano… che quando tornerò non sarai neanche in grado di riconoscermi! >>.
Winry vacillò a quella minaccia, incapace di proferir
parola: << … Sei cattivo! >> esclamò
quindi, mentre gli occhi iniziavano già a pizzicarle di lacrime.
<< A
che stai pensando? >> le chiese Edward qualche secondo dopo, cercando di
sembrare disinteressato: si era accorto dello sguardo stupito che Winry gli aveva lanciato, e non voleva che lei si
accorgesse che…
<<
Stavo pensando che è da molto tempo che non mi guardi così. >> disse Winry sovrappensiero, come se avesse risposto in maniera
fin troppo automatica, per rendersi conto di quello che aveva appena
confessato. Edward diventò serio, abbandonando l’espressione insolita che fino
a pochi secondi prima aveva dominato il suo viso: << ‘Così’
come? >> chiese, adattando il tono alla propria espressione seria. Winry si morse le labbra: che cos avrebbe dovuto dirgli,
adesso? Doveva dirgli la verità? Che lui l’aveva
nuovamente guardata come se… come se l’amasse? Non era
la prima volta, da quando vivevano insieme, che Winry
aveva visto negli occhi di Edward quella muta ma consistente scintilla di
affetto che lo muoveva ogni volta che restavano soli. Soli come in quel caso.
E come
quella volta.
Winry si chinò sulle ginocchia, circondando le gambe con le mani e
nascondendo il viso agli occhi di Edward. Era uno sforzo inutile, perché tanto
lui ci sentiva benissimo. Sentiva quei piccoli singhiozzi nello stesso modo in
cui vedeva le piccole lacrime di Winry scivolare giù
dal viso ed andare a posarsi sulla neve, sciogliendola
leggermente nei punti in cui atterrava. In un attimo – come al
solito quando la vedeva piangere – si dimenticò per quale motivo si era
arrabbiato. Si chinò accanto a lei, posandole le mani sulle spalle: << Winry… ti prego, non piangere più! Per favore! Farò
qualunque cosa, ma non piangere! >> le promise solennemente lui, stringendo
le mani sulle sue spalle nella speranza di farle arrivare sia il calore che la sincerità che c’era in quelle parole. Winry alzò lo sguardo, e per un attimo a Edward mancò il
respiro di fronte a quei profondo laghi azzurri che ora erano inondati di
lacrime cristalline. << Qualunque cosa? >> chiese lei con voce
ancora intrisa di lacrime. Edward annuì guardandola con la solita espressione
determinata che assumeva quando si prefiggeva un obbiettivo.
<< Qualunque cosa. >> ripeté lui, annuendo nuovamente per dare più
enfasi a quelle parole. Winry lo guardò per un
istante, prima di decidere che cosa dire: << Allora promettimi che non te
ne andrai mai! Che resterai sempre con me! >> esclamò la bimba, contenta
della soluzione che aveva brillantemente trovato. Edward le sorrise sollevato:
per fortuna non gli aveva chiesto nulla di impossibile!
Anzi, gli aveva anche dato la possibilità di… << Te lo prometto. >>
Si impegnò lui, tendendole il mignolo della mano
destra. Lei guardò prima il mignolo che Edward le tendeva, poi la propria mano
foderata da guanto. Con un gesto deciso e secco tolse via il guanto, unendo il
proprio mignolo a quello del bambino che aveva di fronte.
<<
Niente, lascia perdere. >> replicò in fretta Winry, eludendo lo sguardo di Edward. O, almeno, sperando di eludere lo sguardo di
Edward. Il ragazzo infatti non sembrava avere
intenzione di cedere. << Dimmelo, Winry. >>. Perché Winry
aveva la netta sensazione che Edward sapesse
che cosa aveva penato pochi secondi prima? << Ti
prego. >> aggiunse il ragazzo, guardandola implorante ma nascondendo
subito dopo gli occhi all’ombra dei capelli, come temendo che lei potesse
leggervi dentro. Winry era ancora indecisa: doveva
dirglielo per davvero? << Ed, veramente, non è
nulla di importante… >> tergiversò ancora lei. Edward la guardò cupo:
<< Se non è così importante, perché non vuoi dirmelo? >> le chiese,
avvicinandosi a lei fino ad arrivarle davanti. Winry
avrebbe voluto indietreggiare, ma se avesse mosso
anche un solo passo indietro avrebbe posato le spalle contro la finestra – e
visto il freddo che faceva fuori, dubitava seriamente che le sarebbe piaciuto –
. Winry gli posò una mano sulla spalla, spingendo
lievemente sperando che lui seguisse quel movimento con naturalezza. Ma Edward sembrava ben intenzionato a non lasciarla andare.
Le prese la mano con la propria, e, intrecciando le loro dita, la allontanò
dalla propria spalla. Ora, osservava le loro mani unite a riempire lo spazio
che c’era fra i loro corpi. Winry sentì il suono del
proprio cuore distintamente, e imbarazzata si chiese se anche Edward fosse in
grado di sentirlo.
<< Winry, ti prego,
dimmi che cosa stavi pensando. >> le ripeté lui con calma, ma incatenando
il suo sguardo al proprio. Winry si arrese,
restituendogli lo sguardo.
<< Io
stavo pensando che tu… mi stavi guardando come se mi
amassi. >> aveva iniziato quella frase ad occhi
bassi, ma aveva finito per guardarlo negli occhi, pronta ad ogni sua reazione. Ad ogni sua reazione, ribadì nella sua
mente, tenendosi pronta per una risposta. Tuttavia, mai si sarebbe aspettata quella
reazione. Edward, stringendo più forte e tuttavia più dolcemente la presa
sulla mano di Wiinry, chinò il volto fino a
congiungere le loro labbra. La mano di Winry fremette
e abbandonò quella di Edward per allacciarsi ermeticamente alla nuca del
ragazzo, mentre lei si sollevava in punta di piedi spingendosi di più verso il
suo volto. Le parve di sentire Edward sorridere, prima che lui si allontanasse lentamente da lei,
posando la fronte sulla sua. Incredibile, era stato un semplice bacio, eppure
entrambi si ritrovarono a corto di fiato. Winry fece
per parlare, ma Edward bloccò sul nascere la sua domanda, baciandola
nuovamente, questa volta accarezzandole le labbra con la lingua. << Ti
amo. >> dichiarò lui osservandola chiudere gli occhi e cercare di
ristabilire il proprio respiro. Un ultima domanda
aleggiava tra di loro. Winry posò nuovamente le
labbra sulle sue, incapace di saziarsi di quella sensazione che le aveva
catturato il petto: << Non te ne andrai più,
vero? >> gli chiese, trovandosi nuovamente fronte a
fronte. Lui sorrise, posandole un bacio sul mento: << Tutto quello
di cui ho bisogno è qui. >>, le sussurrò accarezzandole una guancia e
sfiorando con le dita le ciocche di capelli biondi che le incorniciavano il
viso. << Ti amo anch’io. >> soffiò Winry
sulle sue labbra, un secondo prima che lui accorciasse nuovamente la distanza
tra loro baciandola nuovamente.
Winry
sorrise. Adesso era tutto Perfetto.