Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Supreme Yameta    30/01/2015    6 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccoci nuovamente al nuovo capitolo della nostra storia, carissime lettrici e carissimi lettori.

Spero che ve la siate passata bene in questo periodo e che non vi sia mancata così tanto questa storia. So bene che ho impiegato molto più del solito ad aggiornare, ma con l’altra storia in corso, ho dovuto rallentare la presa su questa storia e spero proprio che non sia stato tutto tempo perso.

Bene. La Quarta Guerra Mondiale Ninja è stata annunciata e a breve gli schieramenti verrano formati in entrambe le fazioni. Da una parte, avremmo Akatsuki con l’intento di realizzare il piano Occhio di Luna; dall’altro ci sarà l’esercito alleato, il quale tenterà di fermare i propositi del nemico. Stiamo parlando di un esercito molto eterogeneo, prettamente composto da gente che un tempo aveva giurato odio eterno l’uno all’altro; riusciranno a lavorare assieme?

Lo vedremo nel corso dei successivi capitoli.

In questo capitolo, invece, avremmo ulteriori risvolti della storia, infine vi sarà una piccola prefazione all’imminente scontro fra Sasuke e Danzo, nel quale ne vedremo di tutti colori, ve lo assicuro. Come la solito, sono dell’opinione che mi sia dilungato fin troppo nell'introduzione. Buona lettura!

 
http://images2.fanpop.com/images/photos/5900000/kage-Naruto-and-Gaara-naruto-fanfiction-5944046-1024-768.jpg

Nasce l’Esercito Alleato

 

La dichiarazione di Madara Uchiha riecheggiò per tutto il palazzo dei samurai, con tutta l’importanza che poteva avere nei tempi presenti e futuri. Dopotutto, si trattava di un evento storico, che avrebbe marcato luoghi e personaggi per sempre, in qualunque caso la guerra si sarebbe conclusa.

I capi di stato e il loro seguito si fissavano fra di loro, increduli sul fatto che un evento del genere fosse realmente accaduto e che loro erano i veri protagonisti; addirittura, molti di loro stentavano a credere all’eventualità di un vero conflitto mondiale..

«Hai detto “Quarta Guerra Mondiale Ninja”? Sei serio?» domandò Onoki al nemico.

La risata di Madara si espanse da dietro la sua maschera; l’uomo comunque conservava tutta la sua tipica impassibile calma ed era evidente che si stesse prendendo gioco di loro.

«Non c’è altra scelta. Voi avete deciso di non consegnarmi le bestie codate che mi servono per resuscitare la Decacoda, per tanto, vi ucciderò e mi prenderò tutto quello che avete e porterò a termine il mio piano ugualmente.» dichiarò il vecchio Uchiha.

«Non ci riuscirai mai, Madara Uchiha! Noi ti fermeremo!» tuonò la Mizukage.

L’uomo scoppiò a ridere ancora più di prima, dato che reputava irrisoria la minaccia delle cinque grandi terre ninja; un nome pomposo che oramai aveva perso tutta l’autorità di un tempo e non intimoriva più nessuno.

«Voglio proprio vedere come farete. I vostri eserciti sono corrotti dall’odio verso il prossimo e voi proponete addirittura di unirvi in un’alleanza, quanto voi stessi non riuscite ad andare d’accordo sulle sorti di un singolo ninja traditore. Perderete la guerra, ancor prima di iniziarla.» rispose il capo di Akatsuki.

Tutti i capi di stato sapevano che aveva pienamente ragione e gli avvenimenti che avevano segnato la loro conversazione, non erano altro che prove certe ad avvalorare tale tesi.

Tuttavia, niente era ancora perduto. Il cambiamento era necessario, questo era evidente. Servivano uomini e donne che fossero disposti a dimenticare gli sfregi del passato e la mentalità di un tempo, al fine di cambiare e trasformarsi assieme alle organizzazioni che rappresentavano: in un certo senso, Madara stava fornendo loro tale occasione.

«Forse il nostro passato è pieno di odio e sangue, ma il nostro futuro può essere diverso. - intervenne Kakashi. In effetti, ci stai dando l’occasione di poter scrivere un nuovo capitolo della storia del mondo ninja e vedrai che te ne saremo debitori, anche dopo la tua morte.»

Kakashi aveva ragione e tutti i capi di stato erano d’accordo con quanto aveva affermato; ormai tutti vedevano di buon occhio il candidato al ruolo di Hokage, non riuscivano a immaginare nessun’altro degno di quel ruolo; lo stesso Madara aveva avvertito che Kakashi Hatake era un uomo da tenere d’occhio, altrimenti avrebbe potuto seriamente compromettere il suo piano.

«Staremo a vedere.» lo sfidò Madara.

L’aria attorno al vecchio Uchiha iniziò a farsi sempre più visibile ad occhio nudo, al punto tale da creare un piccolo vortice nella stanza, la cui origine sembrava risalire al buco sulla sua maschera; segno che Madara li stava per lasciare.

«A presto, signore e signori. La prossima volta ci incontreremo sul campo di battaglia.» salutò Madara.

Una volta esposta la sua promessa, Madara svanì nel nulla, senza lasciare nessuna traccia; egli aveva ricorso a una tecnica spazio-temporale che lo aveva portato in un luogo distante migliaia di chilometri dal palazzo dei samurai.

Rimasti da soli, i leader delle cinque grandi terre e quello delle nazioni neutrali si resero conto che avevano proprio una bella gatta da pelare.

«Stento ancora a crederci. Siamo in guerra.» commentò Kankuro.

«Proprio così! - intervenne il Raikage. E non dobbiamo farci trovare impreparati a nessun costo. Non ora che sappiamo che l’Ottacoda è ancora vivo e vegeto dentro B.»

«Hai proprio ragione, Raikage. Abbiamo ancora qualche speranza di vincere.» aggiunse lo Tsuchikage.

Da quel momento in poi, le loro organizzazioni militari dovevano diventare un tutt’uno, per tanto, la collaborazione fra stati ed eserciti delle cinque grandi terre doveva essere la massima priorità nelle tematiche da affrontare.

«Contro sette bestie codate non c’è storia. Serve un’alleanza più forte che mai, nessuno può tirarsi indietro.» fu il commento del Kazekage.

«Sono d’accordo. - aggiunse la Mizukage. Un’alleanza era quello che stavamo per formare contro Akatsuki fin dall’inizio, ma adesso è una questione ancora più seria. C’è in ballo il destino del mondo intero.»

L’attenzione dei capi villaggio allora si spostò sul più reticente fra tutti, ovvero il capo del villaggio della Nuvola.

«Ebbene, qual’è la sua opinione, Raikage?» domandò la Mizukage.

L’omone non ebbe nemmeno bisogno di pensarci su, sapeva già che cosa dire.

«La mia risposta è scontata! Formiamo quest’alleanza il più rapidamente possibile, così da fermare Akatsuki. Mi rifiuto di veder realizzare il piano di quel folle, senza far nulla.» annunciò il Raikage.

La risposta del Raikage sollevò tutti quanti, poiché, fin dall’inizio, era apparso il più riluttante all’idea di voler collaborare con le altre nazioni, dato che ognuna di essa aveva avuto a che fare in qualche maniera con Akatsuki. Inoltre, dal momento in cui il Raikage aveva scoperto che suo fratello era ancora vivo, i suoi modi si erano notevolmente acquietati; ciò permetteva a chiunque di poter parlare con lui con la massima serietà e con tutta la diplomazia possibile.

Restava solo un ultimo cavillo da risolvere; il più incombente.

«Adesso rimane solamente il villaggio della Foglia. - commentò il Raikage. Danzo non è un degno rappresentante, con le sue azioni, ha perso la nostra fiducia, per tanto è necessario che la Foglia proponga un nuovo Hokage.»

Con tale affermazione, Kakashi fu tirato in ballo nella discussione.

Gaara fu il primo a supportare l’idea che quell’uomo tanto onorevole, quanto astuto e rispettato, dovesse divenire il nuovo faro per gli shinobi del villaggio della Foglia.

«In qualità di Kazekage, io sostengo la candidatura del qui presente, Kakashi Hatake, alla carica di nuovo Hokage dell’esercito alleato.»

Tutti gli occhi erano puntati su Kakashi, il quale aveva sempre detestato essere al centro dell’attenzione generale, poiché avrebbe fatto volentieri a meno di essere coinvolto in questioni che reputava più grandi di lui.

«Anche io sono a favore della candidatura di Kakashi Hatake, come Hokage.» aggiunse prontamente la Mizukage.

Nel mente Onoki fissava incuriosito le poche espressioni evidenti nel soggetto della loro discussione.

«Stai conquistando tutti, figlio di Zanna Bianca. Tuo padre e il tuo maestro sarebbero fieri di aver formato uno shinobi, capace di colpirci tutti con la sua dialettica. Anche io appoggio la tua candidatura.»

«La ringrazio, sommo Tsuchikage.» rispose Kakashi con gentilezza.

Anche Mifune aveva dato il suo consenso alla nomina di Kakashi come nuovo Hokage; rimaneva esclusivamente l’opinione del Raikage; conquistarlo non sarebbe stato un compito facile.

Al Raikage, infatti, servì qualche minuto, prima di prendere una decisione.

«Non ho ancora capito come tu abbia fatto a convincere gli altri Kage, per questo, voglio vedere con i miei occhi come agirai, in qualità di Hokage. - iniziò A. Tuttavia, ammetto che sei sicuramente più affidabile di Danzo, quindi anche io appoggio la tua candidatura.»

Perfetto. Ottenuto il favore dei Kage, la rispettabilità del villaggio della Foglia non sarebbe stata compromessa con i guai causati da Danzo. Tuttavia, Kakashi era ben conscio che non era sufficiente ottenere l’appoggio dei leader di nazioni straniere, serviva anche l’appoggio del capo feudale della nazione del fuoco, dei suoi nobili, ma soprattutto quello dei cittadini del villaggio: il compito finale spettava proprio a loro.

Kakashi non sapeva se sarebbe divenuto veramente Hokage, magari la signorina Tsunade si sarebbe risvegliata dal coma, oppure la gente del villaggio avrebbe scelto un altro candidato che reputava migliore di lui, tuttavia, in quel momento Kakashi sentiva che doveva arrogarsi temporaneamente il titolo di Hokage, pur di proteggere gli interessi del suo villaggio.

«In questo momento, io non ho alcuna carica ufficiale, ma sono solo un candidato alla carica di Hokage. - precisò Kakashi. Tuttavia, vi sono grato per aver riposto tanta fiducia nei miei confronti e vi assicuro che, chiunque sarà il prossimo Hokage, le promesse che suggelleremo adesso verranno rispettate nella loro pienezza.»

«Molto bene. - disse lo Tsuchikage. Dunque attenderemo un paio di settimane, dopodiché proporrei un nuovo summit, nel quale discutere tutti i preparativi della guerra.»

«Sono d’accordo. C’è molto da fare e non sappiamo quando il nemico colpirà. Serve una fitta rete di spionaggio.» aggiunse il Raikage.

La maniera magistrale con cui il Raikage stava amministrando l’incombente minaccia, colpì moltissimo Mifune, il quale si trovò obbligato a chiarire un punto fortemente importante per la loro causa.

«Oggi sta nascendo una nuova alleanza. Non sappiamo ancora quanto sia effettivamente potente, ma c’è molto potenziale su cui lavorare e la sua organizzazione dipenderà tutto dai generali. Tuttavia, fissare una linea di comando è un compito doveroso, per evitare dei conflitti interni fra i Kage.»

Erano praticamente tornati alla questione precedente, ovvero a quando i Kage litigavano fra di loro su chi dovesse occupare la carica di leader dell’esercito alleato; tuttavia, adesso nessuno aveva più dubbi su chi dovesse essere, ma bisognava comunque avere il consenso di tutti.

«Penso che siate tutti d’accordo nel voler assegnare questa nomina al sommo Raikage.»

Mifune era certamente l’unico che poteva dare un parere obiettivo e molto lucido sull’intera questione, questa volta, però, nessuno controllava la sua mente, quindi stava affermando ciò che pensava realmente.

Il Raikage parve abbastanza sorpreso, dato che in precedenza era stata accantonata la sua candidatura.

«Perché ha cambiato idea, generale?» domandò sospettoso il Raikage.

«Adesso che sappiamo che tuo fratello è ancora vivo, agisci con molta più calma e risolutezza. Sei il generale di cui l’esercito alleato ha bisogno. - spiegò Mifune. Sempre che anche gli altri Kage siano d’accordo con il mio pensiero.»

«Nulla da obiettare.» dichiarò Onoki a nome degli altri capi di stato.

«E così sia. - dichiarò il Raikage. Sarò il generale dell’esercito alleato.»

Il Quarto Raikage apparve molto più risoluto di quanto non fosse stato mai visto dai suoi colleghi e questo suo comportamento aveva colpito molti dei presenti, dato che, dietro a quella personalità burbera, si celava un leader estremamente capace sia nell’amministrazione del suo villaggio, che nella politica estera.

Il Quarto Raikage era la persona più indicata a ricoprire la carica di generale supremo dell’esercito alleato.

Ci fu una sorpresa ulteriore da parte del generale dei samurai, il quale, dopo aver udito in che cosa consisteva il progetto Occhio di Luna, aveva preso una decisione che poteva considerarsi unica nella storia.

«Considerata la gravità della situazione, il piano del nemico è un pericolo per il mondo intero, per tanto, anche l’esercito dei samurai gradirebbe entrare a far parte di questa alleanza.»

Una dichiarazione da registrare negli annali di ogni dove: per la prima volta, ninja e samurai avrebbero combattuto dalla stessa parte. Inaudito. Unico. Incredibile. Segno che le cose stavano realmente iniziando a muoversi verso la giusta direzione.

«Sarà un onore avervi come alleato, generale.» replicò il Raikage.

Adesso, la discussione era giunta sui punti più pungenti che ovviamente non potevano essere risolti in sede, poiché necessitavano molto ragionamento e tempo per lavorarci su; la questione più delicata della guerra.

«Adesso soffermiamoci sulle forze portanti. - iniziò lo Tsuchikage. Dovremmo sfruttare il loro potenziale in battaglia? In questo caso, le nostre probabilità di vincere saranno molte di più.»

Lo Tsuchikage era la solita vecchia volpe, tuttavia questa volta non aveva intenzione di seguire la sua vecchia mentalità di sfruttare le forze portanti, fino alla loro morte, pur di ottenere la vittoria, egli infatti spiegò che si poteva ricorrere al loro potere nelle battaglie più ardue per l’esercito.

«Questa è una guerra nata per proteggere l’Ottacoda e l’Ennacoda da Madara. Non penso che dovremmo esporli a un rischio del genere, anche se il nemico farà di tutto per stanarli.» commentò la Mizukage.

«Io posso parlare per mio fratello. - s’intromise il Raikage. Conoscendolo, se dovessimo farlo combattere, porterebbe solamente il caos più totale nel campo di battaglia. Lo avete visto anche voi quanto sia difficile tenerlo sott’occhio.»

Killer B era uno shinobi molto potente ed esperto, ma era anche una forza portante con un potenziale distruttivo unico che poteva venire sorpassato unicamente dalla volpe a nove code. In battaglia, Killer B si faceva carico delle vite di tutti i suoi compagni, per tanto iniziava ad agire nella maniera sconsiderata e più distruttiva possibile, al fine di concludere rapidamente un conflitto. La Quarta Guerra Ninja non era certamente il suo campo di battaglia ideale e questo il Raikage lo sapeva bene.

Anche Kakashi aveva qualcosa da ridire sulla proposta dello Tsuchikage, poiché il caso di Naruto non era poi così lontano da quello di Killer B.

«Se posso dire la mia. - esordì Kakashi. Lo stesso ragionamento può essere applicato a Naruto Uzumaki, la forza portante dell’Ennacoda. Una migliore soluzione sarebbe quella di condurre entrambi in un luogo remoto che non sfugga al nostro controllo, ma che sia ugualmente inaccessibile al nemico.»

Tutti i capi di stati concordarono con questa ottica e già si iniziava a pensare a una possibile ubicazione nella quale nascondere le due forze portanti.

Proprio in quel momento, Naruto e la sua squadra fecero ritorno, cogliendo l’attenzione generale.

«Mi sono perso qualcosa?» domandò il ragazzo.

«Direi che ti sei perso molto. - disse Gaara. Il leader di Akatsuki, Madara Uchiha, se n’è appena andato via, dopo averci dichiarato guerra.»

Naruto non nascose il suo stupore, nemmeno di fronte agli altri capi di stato e ai suoi allievi, per tanto chiese che gli venissero raccontati i dettagli dell’incontro avuto con Madara, in maniera tale che ci potesse capire qualcosa sul vero scopo del nemico.

«Ti racconterò tutto, non appena saremo in viaggio verso il villaggio della Foglia.» tagliò corto Kakashi.

Naruto non sembrò affatto contento e se ne lamentò.

«Non le pare di stare rallentando i tempi? Che cosa cambia se ne parliamo adesso?» domandò l’Uzumaki.

Naruto aveva dimostrato ai presenti la sua impazienza, per tanto, tutti i leader dell’esercito avevano convenuto nella loro mente di non rivelare a nessuna delle due forze portanti le loro intenzioni di tenerli segregati; semplicemente non avrebbero accettato.

«Sei troppo impaziente, ragazzo. Abbiamo questioni più urgenti da trattare.» commentò burbero il Raikage, rivolgendosi a Naruto.

Tuttavia, Naruto sembrava intenzionato a volere andare fino in fondo alle informazioni che i presenti non volevano rivelare, tanto che gli sembrò che ci fosse sotto qualcosa, ma data l’espressione fatta da Gaara, convenne che poteva anche attendere un secondo momento.

Gaara si voltò un attimo dopo verso Naruto, proprio mentre si discuteva su importanti questione logistiche.

«Abbiamo scoperto che l’Ottacoda non è stato catturato dal nemico, quindi ci stiamo sforzando per rintracciarlo.»

Naruto parve molto contento di quella notizia e notò che i leader dell’esercito si stavano arrovellando parecchio sullo scoprire l’ubicazione della forza portante smarrita, così decise di dar loro una mano, usando l’energia naturale per rintracciare l’Ottacoda.

Quando Naruto entrava in modalità eremita, le sue doti sensoriali riuscivano ad acutizzarsi al punto tale da percepire il chakra di chiunque volesse per un raggio di chilometri al dir poco grande quanto due nazioni; date tali premesse, non fu affatto difficile rintracciare un chakra abnorme come quello dell’Ottacoda.

«Trovato. Si trova verso i confini a sud-ovest della nazione del Ferro.» dichiarò all’improvviso l’Uzumaki.

I presenti erano rimasti di stucco; che celerità, che doti sensoriali impressionanti, uniche nel loro genere.

«Wow. Lei è veramente una forza, maestro!» commentò Rina di fronte a tale dimostrazione.

«Stai dicendo sul serio, ragazzo?!» proruppe sbalordito il Raikage.

Naruto annuì.

«L’ho percepito chiaramente, dato che c’è solo lui ad avere un chakra molto simile al mio. - spiegò. Tuttavia, c’è un problema, non è da solo. Ho percepito chiaramente un’altra persona vicino a lui e una bestia.»

«Chissà che cosa starà combinando il sommo B.» commentò C.

«Qualcosa sicuramente pericolosa o invischiata con la musica.» fu la risposta di Darui.

Naruto aveva svolto un ottimo lavoro e aveva finalmente dato quella buona impressione che serviva per renderlo degno di entrare nei discorsi dei capi del summit.

«Però… - sbottò lo Tsuchikage. Non vedevo un ninja con abilità sensoriali così spiccate dai tempi del mio maestro, il Secondo Tsuchikage. Ti ho giudicato male prima, forza portante.»

«Ho un nome. Naruto. Veda di non dimenticarlo.» replicò secco l’Uzumaki.

Lo Tsuchikage scoppiò in una fragorosa risata.

«Hai fegato, Naruto, questo te lo concedo. Sei veramente una persona interessante.»

«Tsuchikage, forse sarebbe meglio se tornassimo al discorso sugli assemblamenti.» lo richiamò la Mizukage.

«In questo momento, non penso che sia la nostra priorità, Mizukage. - replicò Onoki. Il nemico si è appena mostrato a noi e siamo stati coinvolti anche in uno scontro. Per come la vedo io, sarà meglio organizzare un nuovo summit e portare i nostri progetti lì, per organizzare l’esercito. Che cosa ne pensate?»

«Sono d’accordo. - s’intromise il Kazekage. Per prima cosa, dobbiamo assicurare l’incolumità del signor Killer B e dell’Ottacoda, dopodiché organizzare il proprio esercito è la massima priorità.»

«Credo che un paio di mesi siano più che sufficienti, siete d’accordo?» propose Mifune.

Tutti lo furono, quindi non rimaneva altro da aggiungere, se non quello di decidere una nuova data per l’incontro successivo e portare a termini i compiti più incombenti.

Solo in quel momento, fra il vociare dei capi di stato e quello di Naruto che voleva sempre intromettersi nelle discussioni, la timida mano di Chojūro si levò verso l’alto e venne immediatamente notata dalla Mizukage, la quale si premurò di sedare gli animi per permettergli di parlare.

«Beh, che vuoi dirci, ragazzo?» domandò indispettito lo Tsuchikage.

Chojūro allora raccolse tutta la sua forza di volontà e parlò con il tono più serio di cui disponesse.

«Ecco, c’è una questione che mi preoccupa molto. - iniziò lo spadaccino. Il nemico ha dichiarato di avere ordinato a un suo sottoposto di andare a catturare l’Ottacoda. Stava parlando di Kisame Hoshigaki.»

L’attenzione generale era tutta sul giovane spadaccino della Nebbia, poiché vi era un crescente interesse sulle informazioni in possesso della Nebbia su uno dei più temibili agenti dell’Akatsuki.

«Kisame Hoshigaki è in possesso della spada Samehada, che è una spada unica anche fra le lame dei sette spadaccini della Nebbia. Quella spada è ghiotta del chakra delle bestie codate e ha inoltre il potere di fondersi con il suo utilizzatore, donandogli la stessa potenza di una bestia. Inoltre, Kisame Hoshigaki è in possesso di una potenza fisica impareggiabile, una sete di sangue infinita, un chakra ai medesimi livelli di una bestia ed è anche astuto come una volpe. Per tutte queste ragioni, la gente lo considera come una bestia senza la coda. È un avversario da eliminare a vista.»

Kisame era una forza della natura, incontrollabile e devastante, ma con il raziocinio che evidentemente mancava alle bestie codate, quando manifestavano il loro potere, tramite un essere umano: Samehada e Kisame formavano una coppia micidiale; un altro segno di quanto Itachi Uchiha fosse potente, essendo in grado di tenere a bada un demonio come Kisame.

Nonostante quell’avvertimento, però, chiunque contasse qualcosa nel mondo ninja, sapeva molto sul Mostro della Nebbia, sulla sua forza, ma soprattutto sulle cose indicibili che aveva commesso.

«Sappiamo già con chi abbiamo a che fare, non ti preoccupare, ragazzino. Mi occuperò di persona questo individuo, non appena troverò mio fratello.» dichiarò il Raikage.

Chissà, forse Killer B avrebbe avuto la meglio contro Kisame, qualora le loro strade si incrociassero, ma non vi era la certezza assoluta e non ci si poteva permettere di perdere un individuo prezioso come Killer B; lui era l’unico in grado di donare le bestie codate.

Animato da questo pensiero, il Raikage convenne sulla necessità di accelerare i tempi di partenza, verso il punto indicato da Naruto; non c’era tempo da perdere, aveva molte cose da fare e doveva anche tenere sott’occhio suo fratello.

Il Raikage indossò nuovamente il suo mantello, recuperato in precedenza dal campo di battaglia e si preparò alla partenza.

«Direi che non vi è altro da aggiungere. Tornate ai vostri villaggi, parlate con il signore feudale e comunicategli tutto e organizzatevi al meglio. Organizzeremo una video conferenza per questa domenica, verso le 12:00.» dichiarò il grande generale dell’esercito alleato.

Nessun dissenso. Immediata partenza verso la propria patria. Da lì a poco, ci sarebbe stato molto da organizzare e non si sapeva ancora nulla del momento in cui il nemico avrebbe sferrato la sua mossa; ansia e allerta erano alle stelle, ancor prima di iniziare.

Il Raikage e il suo entourage tolsero il disturbo dopo qualche istante. Lo stesso fece la Mizukage, qualche istante dopo, partendo alla ricerca del suo seguace, Ao, il quale era partito all’inseguimento di Danzo.

«Mi auguro che saranno presi dei seri provvedimenti, per quanto riguarda Danzo.» commentò la Mizukage, rivolta a Kakashi.

«Le assicuro che sarà la prima questione che il villaggio della Foglia affronterà, non appena vi sarà un leader.» rispose prontamente l’Hatake.

La Mizukage fece una smorfia, dopodiché si avviò verso l’uscita della stanza, seguita dal suo spadaccino.

«Me lo auguro. - la Mizukage fece una pausa, poi proseguì. Sappiate però che, se Ao lo avrà rintracciato, mi occuperò personalmente della sua eliminazione in loco. Vi restituirò gentilmente il cadavere, qualora non lo faccia sciogliere tutto.»

Kakashi non rispose. Non poteva certo opporsi a una tale decisione, anche perché chiunque avrebbe voluto la testa di Danzo. Invece, lui era dell’opinione che godere della consulenza di un veterano di guerra come Danzo, in vista di un conflitto molto impegnativo e con delle forze in campo sconosciute, sarebbe stata decisiva per la vittoria; tuttavia, Kakashi nutriva seri dubbi che Danzo sarebbe stato disposto a prenderne parte.

«Noi che facciamo, maestro? - domandò Naruto. Partiamo per il villaggio?»

«Sì. Non c’è tempo da perdere. - dichiarò Kakashi. Forse ci attenderanno le forze di Danzo a impedirci di giungere al villaggio, in tal caso, entreremo con la forza. Giungere al villaggio è la prima cosa da fare.»

Gaara s’intromise nel discorso.

«Se per voi non è un problema, vorrei fare una parte del tragitto insieme a voi. C’è qualcosa di cui vorrei discutere con te, Naruto.»

Naruto fissò l’enigmatico sguardo di Gaara, senza però riuscire a carpirne le intenzioni.

«Con me? Di che si tratta?» domandò Naruto.

«Dopo. - tagliò corto il Kazekage. È una faccenda delicata.»

 

*

 

Danzo era fuori di sé, la sua rabbia andava ogni limite conosciuto, tanto che era la prima volta che riusciva a tenere a freno le sue emozioni, ostentandole in pubblico; l’ultima volta era successo quando Hiruzen era morto, ma quello era un altro tipo di rabbia.

Fu e Torune si guardavano bene dal rilasciare dichiarazioni impopolari per paura che il loro superiore se la prendesse con loro, in tal caso, sarebbero morti ancora prima di accorgersene.

Il piano per prendere il controllo dell’esercito alleato era fallito. Nessuno degli altri Kage si sarebbe più fidato di lui e, allo stato attuale, Danzo non disponeva nemmeno i mezzi per dichiarare guerra alle altre nazioni e conquistarle con la forza; tutto era perduto. Danzo ne era ben conscio, ma non si lasciò perdere d’animo, c’era ancora una cosa che poteva fare, per impedire che l’autorità che aveva per lungo tempo mantenuto, rimanesse intatta: uccidere Tsunade e impedire a Kakashi di giungere al villaggio per prendere il potere.

Proprio così. La partita non era ancora finita. Se Danzo avesse giocato bene le sue carte, avrebbe eliminato in un sol colpo tutti i suoi oppositori e trasformato il governo del villaggio a suo piacimento. Avrebbe nominato uno dei suoi uomini più fidati, proponendolo come Hokage, in modo da coprire la vera facciata del potere della Foglia, di fronte alle nazioni straniere, ma in realtà, sarebbe stato lui a comandare dietro le quinte.

«Fu e Torune. Non appena arriveremo al villaggio, voglio che vengano rafforzate le ricerche di Tsunade e che la sua eliminazione avvenga in seduta stante. Dopodiché, un battaglione dei nostri migliori uomini fermerà Kakashi e la forza portante, all’entrata della foresta di Hokasuki. Penserò a loro personalmente.» dichiarò Danzo, durante la marcia verso il villaggio.

Le due guardie del corpo si scambiarono uno sguardo reciproco. Ecco perché avrebbero seguito Danzo, lui era un vero leader che non si perdeva mai d’animo e che proseguiva per la sua strada, nonostante tutto quello che avesse lasciato marcire al suo passaggio. Per la Radice, questo era un vero leader, l’Hokage di cui tutti avevano bisogno.

A un certo punto, le abilità di Fu Yamanaka captarono il chakra di qualcuno che sembrava li stesse seguendo; lo shinobi riconobbe subito che si trattava della guardia del corpo della Mizukage.

«Ci stanno seguendo, eminenza.» comunicò Fu.

Danzo non si scompose affatto, in realtà si aspettava che i Kage non avrebbero sorvolato sul suo tradimento.

«Occupatene, Fu. Non voglio errori.» ordinò l’anziano ninja.

L’uomo ubbidì, elaborando in fretta un piano che comunicò rapidamente agli altri due ninja, ottenendone rapidamente l’approvazione.

«L’unico inconveniente è che dovrai portarmi sulle spalle. Pensi di farcela, Torune?» disse Fo.

«Non preoccuparti. Ne sono in grado. - dichiarò l’altro. La nostra unica priorità è quella di giungere al villaggio, prima di Kakashi Hatake.»

In conclusione, Danzo dette il suo benestare.

«Molto bene. Procedi.»

 

*

 

Era trascorsa all’incirca un’ora da quando il gruppo del candidato Hokage e l’entourage del Kazekage erano in marcia verso la rispettiva meta. Data la vicinanza dei rispettivi paesi, fu molto piacevole per Naruto trascorrere del tempo con Gaara, così avevano l’opportunità di discutere di vari argomenti, tenendosi a distanza dal resto della compagnia che li stava precedendo nella marcia.

«Allora. Hai finalmente intenzione di dirmi che ti è saltato in mente con questa storia di fingerti morto? Lo sai che hai provocato tanto dolore nei tuoi amici.» disse Gaara.

Naruto si rabbuiò, perché sapeva che l’amico aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con lui, così come sarebbe stato con i suoi amici della Foglia.

«Mi odi, vero?» domandò Naruto all’amico.

«No. - replicò Gaara. Ma non posso fare a meno di sentirmi ferito per quello che hai fatto. Hai giocato con i sentimenti dei tuoi amici. Sempre che per te, io e gli altri rimaniamo ancora tale.»

«Lo siete sempre stati! - sbottò Naruto. Pensavo che almeno tu avresti capito...»

Gaara osservò con attenzione l’amico; vide chiaramente sul suo volto i segni del pentimento e di un evidente disagio, per un attimo si sentì in colpa per aver parlato in quel modo, però sentiva che era necessario discuterne.

«Infatti le capisco, ma non riesco a farmene una ragione. Tuttavia, io sono un tuo amico e la mia felicità nel sapere che tu sia ancora vivo è maggiore della mia delusione, quindi dimenticherò presto questo torto, ammesso che tu non lo faccia di nuovo.»

Il volto di Naruto si illuminò di gioia e così rivolse un sorriso all’amico.

«Grazie, Gaara. Sei un vero amico.» rispose Naruto con gratitudine.

«Tu sei stato il mio primo vero amico e non dimenticherò mai quello che hai fatto per me.» rispose Gaara.

Anzi, certe volte, Gaara pensava che non sarebbe mai stato in grado di sdebitarsi con Naruto; qualunque cosa lui facesse, non sarebbe stato abbastanza per ripagare il grande dono che aveva ricevuto: un amico sincero e una nuova vita.

«Tuttavia, non penso che i ragazzi e le ragazze della Foglia saranno così propensi a perdonarti così facilmente. Nemmeno i miei fratelli ti vedono di buon occhio in questo momento.» commentò successivamente il Kazekage.

Naruto si rabbuiò una seconda volta. Per molto tempo aveva pensato a che cosa avrebbero detto i suoi amici, non appena si fosse mostrato a loro. Lo avrebbero accolto a braccia aperte oppure lo avrebbero disprezzato per quello che aveva fatto?

Sakura avrebbe tenuto il broncio per un po’, ma se Naruto la conosceva bene, lo avrebbe perdonato, dopo qualche cazzotto ben assestato.

Shikamaru lo avrebbe guardato torvo per un poco di tempo, poi avrebbe asserito che quell’azione gli costava troppa fatica e sarebbe tornato l’amico di sempre.

Chouji probabilmente lo avrebbe perdonato in seduta stante; era troppo buono per portar rancore. Lo stesso lo si poteva dire per Rock Lee.

Kiba era un’incognita, anche perché, nell’ultimo scontro, aveva quasi rischiato la vita per colpa sua. Anche Shino lo era.

Quelli che invece lo preoccupavano erano Ino, Ten Ten e soprattutto il glaciale Neji. Quest’ultimo lo avrebbe sempre freddato con il suo sguardo per tutto quello che aveva fatto passare loro e soprattutto a Hinata.

Hinata. Proprio così, Hinata.

Naruto non osava nemmeno pensare a come Hinata avrebbe reagito, non appena lo avrebbe incontrato, sapeva solo che avrebbe voluto ritardare quel momento il più possibile, dato che non avrebbe saputo come comportarsi e come lei si sarebbe comportata.

Naruto ostentò tutti quei dubbi all’amico Gaara, il quale lo ascoltò con attenzione per tutto il tempo, tanto vi era ancora molta strada, prima del crocevia che avrebbe segnato la loro separazione.

«Sono dei tipi in gamba e il fatto che continuavano a cercarti quando militavi in Akatsuki, significa che ti vogliono veramente bene. Non dubitare di loro, Naruto.» disse Gaara, dopo aver udito tutto il racconto.

«Lo spero veramente. - sospirò Naruto. Adesso io e il maestro Kakashi stiamo tornando al villaggio. Non ho idea di come la gente prenderà il mio ritorno, né a cosa mi sottoporranno. In questo momento, non ho proprio alcuna certezza.»

«Non è da te. - commentò Gaara. Che ne è di quel Naruto che non si perdeva mai d’animo?»

Naruto sapeva dove Gaara volesse andare a parare; in realtà, la cosa che gli faceva più male era quella di avere usato un sotterfugio tanto subdolo, come quello di insegnare la propria morte e di far soffrire le persone a cui teneva. Il fatto che non sapesse come questi avrebbero reagito, lo inquietava a tal punto che non riusciva a darsi d’animo come al suo solito.

Gaara comprese tutti i timori dell’amico, però riconosceva che non poteva fare molto per risollevare il morale, così decise di cambiare argomento.

«Ho combattuto contro Sasuke. L’odio lo ha consumato completamente.» dichiarò a bruciapelo.

Naruto lo fissò con aria attenta, comprendo subito che era di Sasuke, quello di cui Gaara voleva effettivamente discutere; tuttavia, Naruto si dissociò dal dare una qualunque risposta.

Gaara non riuscì a comprendere il motivo di tanto mutismo.

«Non dici nulla?» domandò insistente.

«Cosa vuoi che dica? - replicò Naruto. Quello lì è semplicemente un idiota che non capisce nulla. Tutto qui.»

Gaara sospirò amareggiato; era evidente che l’argomento Sasuke fosse il meno prediletto dal suo interlocutore, tuttavia non si poteva evitare più la questione: Sasuke era diventato troppo pericoloso.

«Sii serio, Naruto. Sasuke è molto determinato a compiere la sua vendetta e non si farà ostacolare da nessuno, nemmeno da te. Che cosa farai?» gettò di rimando Gaara.

Per un attimo, Naruto ebbe un déjà vu. Era come se avesse di fronte a sé Itachi che gli domandava che cosa avrebbe fatto, qualora Sasuke, in un modo o nell’altro, avrebbe minacciato la sicurezza del villaggio della Foglia. A quel tempo, Naruto avrebbe risposto che lo avrebbe fermato e tutt’ora non aveva ancora cambiato idea, solo che Madara e Akatsuki sembravano un pericolo ancora più concreto.

Per la prima volta, Naruto rivelò le sue intenzioni a uno dei suoi amici più cari.

«Non ho ancora capito che cosa Sasuke ha in mente, ma attaccando i Kage, ha segnato la sua condanna. Mi chiedo perché deve fare di testa propria, non pensa alle conseguenze?» disse Naruto.

«Credo che invece non gli interessi proprio delle conseguenze. - precisò Gaara. Sta’ di fatto che non ragiona come dovrebbe, è consumato dal seme dell’odio, anche dopo che è riuscito a uccidere suo fratello. Che cosa gli sarà successo per motivarlo in questa maniera?»

«Non ne ho idea, ma Itachi ha sempre avuto timore che Sasuke venisse corrotto da gente come Orochimaru e Madara e queste sono le conseguenze.» rispose Naruto.

In quel momento, Gaara ricordò che l’amico aveva trascorso molto tempo con Itachi Uchiha, quando militava in Akatsuki e questi era ancora vivo.

«Da come ne parli, sembra che tu nutra molto rispetto per Itachi Uchiha, non ho forse ragione?» dedusse il Kazekage.

«Ed è così. - rispose secco Naruto. Non so perché Itachi abbia commesso quei crimini indicibili contro la sua stessa famiglia, ma da come l’ho conosciuto io, era un grande shinobi, credimi. Forse, se le cose sarebbero andate diversamente, adesso sarebbe lui l’Hokage e non saremmo invischiati in questo macello.»

«Sta’ di fatto, però, che per quanto fosse stato un grande shinobi, come lo definisci tu, Itachi rimanga un assassino e un traditore. Avresti preferito che fosse lui a uccidere Sasuke e non il contrario?» domandò sospettoso Gaara.

Naruto non sapeva proprio come rispondere a una domanda del genere, ma forse era contento di sapere che Itachi aveva avuto la morte che tanto cercava e che lo aveva fatto per rendere Sasuke un eroe, peccato che adesso fosse invece considerato un nemico del mondo.

«Itachi avrà avuto le sue ragioni. - spiegò l’Uzumaki. Mi ricordo che prendeva spesso delle medicine e che c’erano periodi in cui stava molto male. Probabilmente era malato o qualcosa del genere e sapeva di non avere più molto tempo.»

Gaara fu evidentemente sorpreso da questa rivelazione.

«Non ne avevo idea.»

Seguì un ulteriore dubbio da parte del capo del villaggio della Sabbia.

«Credi che Sasuke ne sapesse qualcosa?»

«Non lo so. - replicò Naruto. Le uniche cose di cui sono certo sono che Itachi è morto, c’è una guerra alle porte e che Sasuke sta’ dando di matto. Spero solo che i miei compagni non facciano pazzie e gli corrano appresso, soprattutto Sakura.»

«Sono sempre andati appresso a te e a Sasuke, se non hanno cambiato idea, continueranno a cercarlo.» rispose il Kazekage.

Adesso fu Naruto ad avere un dubbio. A lui era successo di perdere il controllo, durante lo scontro con il maestro Kakashi, nella missione della cattura della Tricoda. Durante quella lotta, aveva rischiato più volte di ferire mortalmente i suoi amici e questo non se lo sarebbe mai perdonato.

«Dato che tu c’hai combattuto, pensi che Sasuke sarebbe capace di uccidere anche i suoi amici?»

Gaara non ebbe nemmeno bisogno di pensarci, poiché nella sua mente rimaneva impressa l’immagine dello sguardo carico di oscurità dell’Uchiha.

«Se lo ostacoleranno, penso proprio che Sasuke non si farà scrupoli a eliminarli.» dichiarò il Kazekage.

Naruto si rabbuiò, temeva per una risposta del genere e si sarebbe mosso di conseguenza per impedire una tale catastrofica possibilità. Naruto non ebbe alcun problema a ostentare le sue preoccupazioni all’amico.

«Ho paura che possa realmente succedere. Da ora in poi, dovrò tenerli d’occhio, soprattutto Sakura. Non voglio perderli, nessuno di loro.»

Gaara era tutto orecchi. Era in grado di percepire tutto il disagio dell’amico nelle poche parole da lui pronunciate e non riusciva a fare a meno di ascoltarlo.

«Quando Akatsuki ha estratto Shukaku da te, mi sono sentito così impotente ed è stato un orrore non poterti salvare. - raccontò Naruto. Anche quando Pain ha quasi ucciso Hinata, ho temuto per un attimo di restare nuovamente da solo, senza i miei amici. Non voglio che accada di nuovo e non voglio nemmeno che Sasuke muoia. Lui è il mio migliore amico.»

Era da tanto che non ne parlava e forse gli faceva proprio bene avere qualcuno con cui sfogarsi. Certo, c’era il maestro Kakashi, ma alle volte Naruto sentiva il bisogno di stare a contatto con gente del suo medesimo livello e Gaara gli aveva fornito l’occasione perfetta.

Tuttavia, Gaara sentiva la necessità di ricordare all’amico un fattore molto importante da non trascurare; il suo desiderio del voler proteggere i suoi amici era molto nobile, ma impossibile se esteso a Sasuke.

Gaara volle precisare per l’appunto che su Sasuke aveva le mani legate, per tanto non avrebbe potuto appoggiare l’amico nelle sue scelte; il suo ruolo di Kazekage aveva la priorità sui legami personali.

«Lo sai che Sasuke non verrà mai perdonato per ciò che ha commesso nel palazzo dei samurai. Attaccare i capi di stato è un oltraggio, come lo è militare in Akatsuki. - spiegò Gaara. Se difendi Sasuke, andrai contro le cinque grandi terre e metterai in pericolo il tuo stesso villaggio. Sei sicuro che sia questo ciò che desideri?»

Naruto non fu in grado di rispondere: il senso del dovere avrebbe prevalso l’amicizia?

Lo stesso Gaara notò il disagio dell’amico e volle appunto verificare la natura della sua opinione, tramite un’altra importante domanda.

«Vorrei sapere una cosa da te, amico mio. - cominciò il Kazekage. Tu ci tieni ancora a diventare Hokage?»

Era la seconda persona che gli poneva quella domanda e ancora una volta, Naruto non poteva fare a meno di non essere sorpreso di sentirsi dire una cosa del genere. Dopo tutto quello che aveva commesso, sebbene in nome del villaggio della Foglia, dubitava seriamente che sarebbe riuscito a diventare Hokage; era così che aveva risposto quella volta al maestro Kakashi. Nonostante ciò, quello era un modo per sviare la domanda vera a propria, perché non ci si stava riferendo a una possibilità, ma a un suo desiderio; solo allora, Naruto era stato in grado di rispondere.

«Sì. - rispose secco Naruto. Nonostante tutto, è questo che voglio. So che ci sarebbero molti problemi per realizzare questo sogno, ma le mie ragioni non sono mai cambiate, tanto meno il mio sogno.»

«Mi fa piacere sentirtelo dire.» commentò Gaara con un sorriso.

Il punto preciso in cui Gaara voleva andare a parare, sia sulla questione della guerra, che su quella di Sasuke.

«Io sono riuscito a diventare Kazekage. Sono riuscito a fare, quello a cui tu ambisci così tanto. - dichiarò Gaara. In qualità di Kazekage, quindi, non posso permettere che i miei legami interferiscano con il bene del villaggio. Solo ora comprendo le ragioni per cui mio padre ha tentato di uccidermi.»

Naruto finalmente comprese dove l’amico voleva andare a parare con il suo discorso e gli vennero automaticamente dei dubbi.

«Quindi, se un giorno Temari o Kankuro minacciassero la sicurezza della Sabbia, tu che cosa faresti?»

I due fratelli del Kazekage stavano udendo quella parte del discorso e sapevano perfettamente quale sarebbe stata la risposta del loro fratellino.

«Li ucciderei con le mie stesse mani, se necessario. - dichiarò Gaara lapidario. Un Kazekage o un Hokage o chiunque vuoi, ha dei precisi doveri sulla sua gente e soprattutto sulle persone a cui vicine. Questo significa essere un Kage e tu, più di tutti, dovresti capire che la vita di Sasuke non potrà mai valere quella di un popolo.»

Naruto ne era ben conscio. Dopo tutte le guerre a cui aveva partecipato per conto di Akatsuki, egli si era reso conto di quanto una guerra potesse essere orrenda per la gente che la stava vivendo in prima pelle. La perdita della propria casa, dei propri affetti, dei propri cari e della propria vita; non aveva mai percepito tale orrore sulla propria pelle e francamente non ci teneva affatto.

«Troverò un modo. Non smetterò mai di cercarlo, fino a quando la gente non riuscirà a capirsi a vicenda. Sono ancora troppo debole e poco importante per fare sentire la mia voce, per questo non riesco a proteggere le persone a me care. Per questo, Sasuke non sente la mia voce.»

«Quindi che cosa farai? - domandò sospettoso Gaara. Otterrai il potere di cui hai bisogno e poi porrai fine al conflitto?»

Naruto annuì; quella, era l’unica decisione di cui sarebbe rimasto sempre certo.

«Mi devo allenare per controllare totalmente il chakra della volpe. Solo così avrò fatto un passo in più verso i miei sogni.»

Il viso di Naruto era illuminato da una rinnovata determinazione; non si sarebbe arreso e avrebbe risolto ognuno dei problemi che affrancavano la sua mente e la gente che lo circondava.

In un certo senso, dopo aver udito quel discorso, Gaara ebbe la sensazione di sentirsi molto più tranquillo. La guerra alle porte, le tensioni interne fra i villaggi e i loro eserciti: tutto poteva essere risolto, bastava non arrendersi e cercare una risposta.

«Spero che tu ci riesca. Non sarà semplice vincere questa guerra, ma dobbiamo riuscirci a ogni costo. - dichiarò Gaara. Io, in quanto Kazekage, sto mettendo in rischio la mia vita, pur di proteggere te e l’Ottacoda e voglio che tu sappia che non lo sto facendo solo perché è una questione di stato, ma anche perché sei mio amico.»

Una volta udito tale affermazione, Naruto sorrise con gratitudine all’amico.

«Ti ringrazio, Gaara, ma non sarai da solo in questa guerra. Anche io farò la mia parte e sono certo che anche la forza portante dell’Ottacoda non sarà di meno. Insieme vinceremo.»

Gaara sorrise a sua volta.

«Ne sono certo.»

Un’evidente bugia. Naruto e Killer B non dovevano venire a conoscenza del piano segreto di volerli allontanare dal campo di battaglia, in modo che non cadessero erroneamente nelle mani del nemico; nessuno dei due non avrebbe mai accettato una cosa del genere, per questo il tutto doveva avvenire nella massima segretezza.

All’improvviso, la voce di Kakashi si intromise nel discorso fra i due amici.

«Siamo quasi arrivati al bivio. Preparati, Naruto.» avvisò l’argenteo.

Anche Kankuro si fece sentire.

«Basta con i convenevoli, Gaara. Dobbiamo andare. Il signore feudale ci attende.»

I due amici si scambiarono uno sguardo reciproco, avrebbero voluto dirsi tante altre cose, ma il tempo purtroppo era scaduto, lasciando esclusivamente lo spazio alle azioni che entrambi avrebbero svolto per conto proprio.

Gaara non era sicuro che avrebbe rivisto l’amico da quel momento in poi, forse si sarebbero rivisti a seguito del conflitto mondiale, se sarebbero sopravvissuti alla potenza delle bestie codate e di Madara.

«Beh, Gaara. So che sarai molto impegnato, ma se per caso dovessi venire nei pressi del villaggio, fatti sentire, intesi?»  disse Naruto a bruciapelo.

«Stai dando per scontato che rimarrai al villaggio della Foglia, se ho capito bene.» replicò il Kazekage.

«In realtà, è quello che spero di ottenere.» rispose l’amico.

«Spero che tu ci riesca, amico mio. Io sarò dalla tua parte.» dichiarò contento il Kazekage.

«Ti ringrazio, Gaara. Significa molto per me.» rispose con gratitudine l’Uzumaki.

I due amici si strinsero la mano in senso di affetto reciproco, dopodiché si allontanarono ognuno dalla direzione opposta, seguiti dai rispettivi accompagnatori; il resto del viaggio sarebbe stato condotto fino alla rispettiva meta dei viaggiatori.

Una volta rimasti privi della compagnia dei ninja della Sabbia, Kakashi ebbe occasione per scambiare qualche parola con l’allievo.

«Immagino che Gaara ti ha comunicato qualcosa su Sasuke, non è così?» domandò retorico.

«Sasuke va’ fermato. - dichiarò apertamente Naruto. Forse non è la nostra priorità, ma se continua così, finirà per farsi ammazzare seriamente da qualcuno e noi non lo vogliamo, non è così, maestro?»

Kakashi sospirò amareggiato, ricordando lo sguardo di Sasuke, durante il breve scontro avuto nel palazzo dei samurai.

«Spero solo che non giungeremo a misure drastiche.» commentò amareggiato l’Hatake.

Naruto fissò per un attimo il suo maestro, dopodiché spostò lo sguardo sui suoi allievi e pensò di aver commesso un errore a trascinarli in quell’assurda missione, dato che avevano dovuto confrontarsi con opponenti più forti di loro. Naruto non aveva compiuto una scelta saggia; ora Danzo sapeva degli occhi di Masato, rendendolo un bersaglio facile per chiunque fosse assetato di potere; un errore imperdonabile. Forse era giunta l’ora di dire loro addio, rispedendoli al villaggio della Pioggia.

Ancora una volta, Kakashi dette prova al suo allievo di essere in grado di carpire i suoi pensieri.

«La scelta migliore. Non esporli al pericolo più di quanto non lo siano già stati.»

Naruto era pienamente d’accordo, anche se avrebbe preferito che fosse Kakashi a congedare quei tre, lui odiava troppo gli addii, soprattutto di quei tre ragazzini a cui era stato legato per molto tempo; nonostante ciò, Naruto sapeva che era compito suo e non si sarebbe tirato indietro.

Tuttavia, ancor prima che la discussione fosse ormeggiata in porto, l’attenzione generale si era focalizzata su una figura nascosta fra le fronde innevate degli alberi, la quale sembrava proprio attendere il loro arrivo.

«Chi è? Un nemico?» domandò Koichi.

«Non ne ho idea. - spiegò Naruto. Voi per l’evenienza tenetevi pronti alla lotta.»

I tre ragazzini obbedirono, tirando fuori dalle loro mantelle delle armi con cui sarebbero stati pronti a ingaggiar battaglia. All’improvviso, Kakashi urlò di arretrare l’avanzata dei tre shinobi, dato che,nel momento in cui si avvicinarono al misterioso individuo, aveva riconosciuto un volto a lui familiare.

Anche Naruto si era ricordato di quell’individuo così strano che una volta aveva quasi ucciso.

«Ma tu sei...» sbottò sorpreso l’Uzumaki.

Il gruppo era atterrato sul ramo vicino a quello su cui era poggiato quell’individuo e lo scrutarono per bene, in attesa che rispondesse alle domande che gli avrebbero fatto da un momento all’altro.

Fu Kakashi a prendere parola per primo.

«Che cosa ci fai qui, Sai?» domandò sospettoso.

Sai aveva mosso qualche passo in direzione dei suoi interlocutori e non perse nemmeno un istante nei convenevoli.

«Sono un clone. Ho approfittato della distrazione di tutti per cercarla, maestro Kakashi. La situazione è molto critica e ho proprio bisogno di un suo intervento.» comunicò il pallido ninja.

«Che sta succedendo?» domandò Naruto.

Sai allora si rivolse proprio a lui.

«Quindi sei vivo. Agli altri verrà un colpo non appena ti vedranno, ma non è il momento di parlare di questo. - riferì Sai. Sakura e gli altri vanno fermati o rischiano seriamente di venire uccisi da quelli di Akatsuki.»

«A cosa ti riferisci, Sai?» domandò ansioso il maestro Kakashi.

«Tutti loro sono qui, in questi boschi. Stanno cercando Sasuke. Lo vogliono fermare a tutti i costi.» dichiarò Sai.

Naruto sospirò amareggiato da quella dichiarazione, dopodiché si passò le mani fra i capelli e si sgranchì un poco.

«Merda. Eppure me lo sentivo che avrebbero fatto una cazzata del genere.» commentò Naruto.

«Io e Shikamaru abbiamo provato a fermarli, ma tutti sono determinati a incontrare Sasuke e fermarlo. La vedono come una loro responsabilità, senza pensare che confrontarsi con Sasuke potrebbe essere pericoloso. Insomma, ha ucciso Orochimaru e suo fratello Itachi.» riferì Sai.

Evidentemente, Sai non era ancora a conoscenza di quanto fosse avvenuto nel palazzo dei samurai.

«Magari fosse solo per questo.» commentò Kakashi.     

«In che senso?» domandò il pittore.

Kakashi raccontò tutto quello che era successo al summit dei Kage. Il tradimento di Danzo, l’attacco di Sasuke e della sua squadra, l’intervento di Madara e le decisioni dei Kage.

Una volta finito il racconto, Sai era totalmente allibito.

«Non posso credere che il nobile Danzo abbia fatto una cosa del genere.»

«Tu sei un ninja della Radice e comprendo che hai idealizzato quell’uomo, ma Danzo sta solo portando il villaggio alla rovina ed è assolutamente da evitare. - commentò Kakashi. Proverai a fermarmi o mi lascerai proseguire?»

Sai aveva già tradito la Radice da molto tempo, sebbene si sentisse ancora parte dell’organizzazione che lo aveva cresciuto, con il tempo aveva iniziato a mettere in dubbio i loro dettami e, senza nemmeno accorgersene, se ne era lentamente distaccato.

Sai si era messo in ginocchio di fronte a Kakashi.

«Al momento la questione dei miei amici è quella che mi interessa, nobile Sesto Hokage. - dichiarò il ragazzo. Per tanto, la prego di fermarli, prima che compiano una pazzia. Da solo non posso fare nulla.»

Kakashi sospirò; questo inconveniente non ci voleva affatto, li avrebbe rallentati un casino.

«Immagino di non avere scelta. Dopotutto, Sasuke è anche una mia responsabilità.» dichiarò l’uomo.

Naruto si intromise inaspettatamente.

«Lei ha altro a cui pensare. Lasci che ci pensi io e i ragazzi. Li fermeremo prima di quel lungo ponte che c’è nei confini.»

Kakashi osservò attentamente l’allievo; ciò significava lasciare che Naruto si confrontasse con i suoi più cari amici che lo credevano ancora morto. Kakashi sapeva che per Naruto non sarebbe stato facile spiegare le sue motivazioni.

«Ne sei sicuro? Ti mangeranno vivo, non appena ti vedranno.» sbottò l’Hatake.

«Prima o poi sarebbe dovuto succedere. - sbuffò Naruto. Tanto vale che sia adesso. Lei deve raggiungere immediatamente il villaggio.»

Sai non poté fare a meno di dimostrare la sua gratitudine.

«Vi ringrazio moltissimo.»

La squadra stava già per separarsi, quando Kakashi ne approfittò per le ultime raccomandazioni.

«Mi raccomando, non mettetevi nei guai. E tu vedi di non esagerare, Naruto.»

«Non le prometto nulla. - rispose l’allievo. Dipende tutto da quanto saranno testardi quelli lì.»

Sai apparve molto rincuorato nel sapere che la sua richiesta era stata accolta, prima dell’irreparabile e solo allora si rese conto di aver dimenticato dei dettagli che sicuramente Kakashi voleva sapere.

«Durante il tragitto, mi sono imbattuto in alcune sentinelle della Radice. Da quel che so, stanno raggiungendo il nobile Danzo. Fossi in lei, mi muoverei con cautela, dato che hanno l’ordine di ucciderla a vista.» comunicò Sai.

«Non preoccuparti per me. Sto badare a me stesso.» replicò Kakashi con calma.

La squadra si divise. Kakashi proseguì la sua marcia per il villaggio da solo, mentre il clone di Sai, Naruto e la sua squadra si sarebbero diretti verso l’ubicazione in cui si trovavano i ragazzi della Foglia. Da quel momento in poi, era difficile tirare a ipotizzare che cosa sarebbe successo, stava tutto sulle spalle dei protagonisti degli eventi che si sarebbero succeduti.

 

*

Aveva viaggiato moltissimo pur di raggiungere la sua meta, spesso si era anche perso, poiché era passato molto tempo, dall’ultima volta che aveva messo un piede fuori dal villaggio, ma ogni volta non riusciva a togliersi di dosso quel senso di meraviglia, quando confrontava la sua piccolezza con il grande mondo. Adorava immergersi nei vari scenari offerti da madre natura, poiché solo lì, sentiva che poteva esprimere tutto se stesso. Nonostante ciò, non avrebbe potuto fare a meno del suo villaggio; lì aveva coltivato moltissime amicizie e tutti gli volevano bene, dopo che lui aveva lottato così tanto per riabilitare il nome della bestia che celava dentro di sé.

«Continuo a ripetere che hai fatto una cazzata, B. Quando il Raikage lo scoprirà, non la prenderà affatto bene.» aveva commentato una voce, dentro la testa di Killer B.

La forza portante avanzava per le foreste innevate della nazione del Ferro. Egli era alla ricerca di una persona che non incontrava da tanto tempo e che lo avrebbe aiutato a migliorare il suo stile canoro, ovvero un qualcosa che reputava persino più importante da affinare dell’arte ninja.

«Rilassati, Otto. Vedrai che il Big Brother si farà solo una bella risata.» replicò con calma l’essere umano.

Killer B e l’Ottacoda erano soliti conversare quotidianamente. Considerando che condividevano il medesimo corpo, entrambi avevano accettato la convivenza dell’altro, dopo aver superato un burrascoso rapporto ai primi tempi. Il loro, era un rapporto di assoluto scambio reciproco; una simbiosi perfetta, agli occhi di uno studioso; un’amicizia salda e duratura, sia per la forza portante, che per la bestia codata.

«Sarà… - sbuffò rassegnato il demone. Ma non prendertela con me, quando tuo fratello scaglierà tutta la sua ira contro di te.»

«Stai tra, amico. - rispose B. Il Big Brother capirà che è per una buona causa. Il grande maestro Sabo mi insegnerà tutta la potenza del suo canto e ti assicuro che sarà uno schianto!»

L’Ottacoda sospirò amareggiato. Le rime di B erano la cosa che gli pesava di più di quella prigionia e, nonostante tutto il tempo trascorso insieme, non era ancora riuscito a elaborare come potesse esistere un umano tanto sbandato come Killer B. Ovviamente, l’Ottacoda sapeva che l’amico possedeva anche molti pregi, cosa di cui, però, si ravvedeva bene dal ricordarglielo, dato che B era un tipo molto spavaldo.

Erano giunti a destinazione. B si era fermato proprio di fronte alla persona che tanto stava cercando e la stava salutando nella giusta maniera fra cantanti esuberanti. L’Ottacoda si limitò a udire la conversazione, sperando che potessero concludere il più velocemente possibile.

«Venerabile maestro Sabu, si ricorda di me?» domandò B.

L’Ottacoda parve alquanto sorpreso. B non aveva mai chiamato nessuno con tanti suffissi onorifici quanto quel piccolo uomo che si ritrovavano davanti; doveva trattarsi veramente di qualcuno così importante, con cui persino B non poteva permettersi di scherzare con appellativi improponibili.

Sabu era un uomo dalla bassa statura che si aggirava sulla sessantina. Era solito indossare un completo tradizionale giapponese ed era sempre accompagnato da un gigantesco orso lavatore, che aveva il compito di difenderlo da chiunque infastidisse il suo amico.

L’uomo aveva conosciuto Killer B diverso tempo fa, quando quest’ultimo era ancora un ragazzino e militava fra le file del villaggio della Nuvola. Sabu era stato amico del Terzo Raikage, per questo si aggirava spesso nei dintorni del villaggio e lì aveva incontrato B, una temuta forza portante dalla grande passione per la musica.

Il maestro Sabu sapeva perfettamente come accogliere l’allievo che non vedeva più da tanto tempo: una bella canzone.

«Shinobi!! Shinobi che resisti! Shinobi che persisti! Il tuo cuore arde di un’ardente passione. Della tua mente e del tuo corpo, tu hai bisogno di un’unione!»

Per le orecchie dell’Ottacoda fu troppo; non bastava unicamente B, ma adesso ci si metteva anche quel tipo strampalato con le sue rime. L’unica consolazione era che le rime di Sabu erano più orecchiabili di quelle di B.

«Fantastico!!» tuonò B tutto elettrizzato.

«Avanti, giovane! Mostrami quanto vali!» inveì il maestro Sabu.

A questo punto, B non poteva tirarsi indietro e, non potendo permettersi di fare una brutta impressione, era ben risoluto a dare il massimo nella sua interpretazione.

«SHINOBI! YEAH! CHE SCAPPATE DALLA MORTE, OH YEAHHHH!!!» tuonò B.

Gelido silenzio. L’interpretazione non era affatto piaciuta al maestro Sabu, tutt’altro ne parve veramente sconvolto che aveva indirizzato su B tutta la sua furia omicida.

«Che cos’era? Non vedi che cosa ti manca?! Non lo percepisci?» domandò retorico.

B non aveva proprio idea di che cosa stesse parlando, sapeva solo di aver fatto una figuraccia e stava morendo dall’imbarazzo; qualcosa a cui nemmeno l’Ottacoda aveva assistito, dato che B era sempre stata una cosiddetta “faccia da bronzo”.

«Dov’è la passione?! La PASSIONE!» tuonò il maestro Sabu adirato.

«La…. Passione?» domandò retorico B.

«Esatto! Il nome stesso lo suggerisce! Esprimere i propri sentimenti con le parole! Questo è il cuore del nostro stile!» spiegò Sabu.

Il maestro stava dando una delle sue lezioni sul canto. B segnava tutto quello che apprendeva in un suo blocchetto per gli appunti, la sua matita ricopriva pagine su pagine sui sacri insegnamenti di quel grande uomo, la sua attenzione era tutta diretta su di lui.

All’improvviso, il gigantesco orso lavatore iniziò a ringhiare; aveva percepito un pericolo abbastanza vicino alla loro posizione.

«Che cosa succede, Ponta?» domandò il maestro Sabu.

Il pericolo era di fronte a loro. Un uomo. Alto quanto un piano. Possente in tutta la sua minacciosità. Il suo sguardo incuteva timore, come se fosse pronto a cibarsi del suo avversario, non appena ne avrebbe avuto l’occasione. Una spada enorme, coperta da bende che a stento racchiudevano il suo tremendo potere. Quel mantello poi: nero e marchiato da alcune nuvole rosse.

B riconobbe subito quell’uniforme, era la stessa che indossavano quei ragazzini che aveva combattuto qualche giorno prima. Ancora non poteva fare a meno di ricordare quel giovane dallo sharingan, probabilmente il più potente Uchiha contro cui avesse mai combattuto.

«Chi sei e che cosa vuoi da noi, straniero?» domandò il maestro Sabu, rivolgendosi al nuovo arrivato.

«È uno di quei coglioni di Akatsuki, maestro.» riferì B.

L’uomo si voltò verso il suo avversario. Sapeva che era lì per lui e non ne aveva affatto paura; lo avrebbe sconfitto come aveva fatto in precedenza.

«Abbi un poco di pazienza, maestro. Tornerò da te, non appena farò il culo a questo, dopodiché riprenderemo con il nostro allenamento in modo onesto!»

Kisame Hoshigaki si mise a sghignazzare; non vedeva l’ora di combattere contro la forza portante dell’Ottacoda.

«Sai, Ottacoda, non è stato per nulla facile trovarti. - disse l’uomo-pesce. Ma vedi, la mia Samehada adora i chakra mastodontici come il tuo e non riesce a contenere la sua fame. Vuole divorarti, ma non temere, non ti uccideremo!»

Questa volta fu B a ridere.

«Quello che finirà a pezzi sei tu, fratello! Farò così tanto macello, che ti mostrerò quanto bordello uno speciale come me può fare! Preparati, grande cazzone. Con le mie rime io...»

Il tempo di fare rime era terminato, largo alla lotta.

Il maestro Sabu aveva dato ordine al suo grande amico di attaccare Kisame con tutta la forza che aveva; era meglio sondare la forza del nemico, prima di passare a un attacco più serio. Sabu aveva capito che quell’individuo sapeva il fatto suo, ma per quanto fosse bravo, aveva sicuramente un punto debole; restava solo di cercarlo e metterlo al tappeto.

«Che forza portante insulsa. Mandi avanti i pesci piccoli?» sbottò Kisame.

L’enorme bestia si agguantò sull’uomo-pesce con tutta la sua forza, mentre Kisame estrasse rapidamente la sua Samehada e si scagliò contro l’avversario: Ponta fu steso in un battibaleno.

«Che perdita di tempo. Quest’orso non vale nulla. Quando iniziamo a fare sul serio?» sbottò Kisame.

Il maestro Sabu aveva visto giusto, il nemico era di gran lunga più forte delle aspettative, ma per fortuna era così preso da sé che non aveva eliminato il suo amico Ponta, considerandolo troppo debole per lui. Di conseguenza, Sabu evocò un’enorme ascia e scese sul campo di battaglia.

«Ponta è un orso lavatore e non permetto a nessuno di trattarlo male! Ti mostrerò tutta la potenza della mia passione!»

Kisame ghignò, dopodiché effettuò un balzo felino verso il suo avversario con l’intento di farlo fuori il più rapidamente possibile, così da potersi finalmente occupare della sua preda.

«Devi solo toglierti di mezzo!» tuonò lo spadaccino.

La collisione fra i due era una pura questione di secondi, ma l’improvviso attacco di Killer B alterò l’esito della lotta e Kisame dovette reagire di conseguenza. Killer B aveva lanciato la matita con cui prendeva gli appunti contro Kisame, imbevendo l’utensile del suo chakra.

Kisame avvertì immediatamente la pericolosità dell’oggetto e lo schivò appena in tempo per vedere la matita trapassare diversi tronchi e spezzare a metà una roccia; Kisame l’aveva scampata per un soffio.

«Una capacità di modellare il fulmine a una frequenza tale da renderlo con un potere penetrante quanto l’arte del vento. Davvero prodigioso.» pensò analitico.

Kisame comandò a Samehada di allungare la propria elsa e di attaccare Killer B, però quest’ultimo si era scansato al momento giusto e aveva lanciato una delle sue spade contro Kisame, replicando il medesimo attacco.

«Di nuovo?» commentò divertito Kisame.

Sì, la tattica era la stessa, ma quella volta, il maestro Sabu passò all’attacco e Kisame fu costretto a convocare Samehada, usando la sua elsa per bloccare l’ascia nemica; questo lo avrebbe esposto allo spadino imbevuto di chakra. Non solo, Kisame notò con la coda dell’occhio che Killer B era alle sue spalle e stava correndo verso di lui, con l’intento di volerlo pugnalare con il medesimo artiglio fulmineo.

«E con questo, it’s over!!» tuonò Killer B.

Kisame era in un limbo. Era stato chiuso in una morsa veramente astuta, un piano architettato in pochissimi secondi, studiando le presunte abilità di un nemico di cui non si sapeva nulla; questo significava combattere ai più alti livelli e la cosa elettrizzava parecchio il Mostro della Nebbia: era estremamente raro trovarsi in scontri così impegnativi, soprattutto se c’era una forza portante in mezzo.

Nonostante la critica situazione, Kisame non ebbe nulla da temere. Non era solo il suo avversario a disporre di assi nella manica, anche lui poteva ricorrere a risorse illimitate per sbaragliare i nemici. Con una dose in più di forza, Kisame respinse Sabu, dopodiché agitò la sua spada verso lo spadino volante, che si conficcò sulla sua spalla, provocando una ferita di poco conto, poi ne usò l’elsa per fermare lo spadino retto da B. Una manciata di attimi, un paio di secondi che dimostravano che Kisame Hoshigaki era degno della fiducia di Madara.

Il maestro Sabu si era rialzato appena in tempo per vedere che cosa fosse successo.

«La spada non lo ha trapassato!» comunicò.

«Sei tosto, amico.» commentò B, rivolgendosi a Kisame.

Per B era divenuto evidente che Akatsuki aveva imparato dai suoi errori e non aveva mandato più dei ragazzini a fare un lavoro importante come la sua cattura, questa volta B avrebbe dovuto affrontare un avversario molto più temibile e avrebbe dovuto dare il massimo.

Il corpo di B fu pervaso dalla manifestazione fisica del potere dell’Ottacoda. Il chakra rosso del demone aveva creato un manto bestiale di bolle di chakra che rivestiva completamente Killer B.

Lo scontro si stava facendo serio.

B usò tutta la sua forza per abbattere il suo avversario, sferrando una poderosa testata contro di questi. Kisame replicò l’attacco, bloccandolo con la sua forza sovrumana, mentre il chakra di B era svanito nel nulla un attimo dopo.

«Che cosa mi hai fatto?» domandò B con sospetto.

«Guarda che cos’hai fatto. Con tutto il chakra che hai tirato fuori, Samehada sta perdendo il controllo. Mi dispiace che debba andare a finire così, ma verrai condotto da Madara in uno stato pietoso.» commentò con divertimento Kisame.

Fu il maestro Sabu a spiegare a B che cosa fosse accaduto.

«Quella spada! Ruba il chakra del nemico!» comunicò l’uomo.

Adesso era tutto chiaro. B si distanziò dall’avversario, quando le bendature della sua lunga spada non riuscivano più a contenere ciò che avvolgevano. Le bende vennero ridotte a brandelli dalle squame acuminate della demoniaca spada chiamata Samehada, lasciando largo a un mostro di scaglie con una vorace bocca da cui grondava un’ammasso stomachevole di saliva.

Kisame osservò con ammirazione la sua possente spada.

«È la prima volta che vedo Samehada in questo stato. - commentò l’uomo-pesce. Si vede che sei speciale anche fra le forze portanti.»

Anche l’Ottacoda aveva captato il pericolo che rappresentava la coppia Kisame e Samehada ed era dell’opinione che si dovevano prendere misure drastiche contro di loro.

Intanto, Killer B continuava a scrutare il suo avversario, tentando di capire qualcosa su suo modo di combattere.

«Chi diavolo sei?» domandò B a un certo punto.

«Kisame Hoshigaki. Non dimenticare questo nome.» rispose malefico il demone di Akatsuki.

B allora non si fece intimidire dalla trasformazione di quella spada abominevole, ma sfruttò l’occasione per usare la sua solita spavalderia contro i nemici. L’uomo della Nuvola si mise un dito in bocca, non appena lo tirò fuori, questo era coperto da inchiostro, con il quale l’uomo scrisse il nome del suo temibile avversario sulla sua agenda.

Kisame ammirò il gesto dell’avversario con uno strano vivo interesse.

«Vero. L’Ottacoda è una sorta di piovra, quindi sai usare alcune delle sue abilità. Molto interessante.»

B rise, dopodiché il suo corpo venne circondato nuovamente dal manto di chakra rosso, questa volta usando una qualità di chakra nettamente superiore, dato che erano state tirate fuori ben sette delle otto code in possesso della sua bestia codata.

«Lo sai, amico? Le piovre mangiano gli squali!» dichiarò B, prima di agguantarsi contro il nemico.

Kisame non si fece intimidire dall’avversario e rispose a tono.

«Non questa volta!»

Kisame alzò la sua possente spada e la diresse contro B, il quale schivò rapidamente l’enorme massa di scaglie che gli stava per piombare addosso, dopodiché questi effettuò un altro balzo, puntando direttamente al petto di Kisame, dato che voleva colpirlo immediamente con uno dei suoi colpi più letali, prima che l’enorme spada divorasse ancora altro del suo chakra.

Nel frattempo, il maestro Sabu stava assistendo allo scontro fra i due demoni e stava tirando le dovute considerazioni in merito.

«Perché B non sta facendo sul serio? Quel tizio sembra molto più forte di quanto non sembri.»

Kisame aveva nuovamente dato prova della sua enorme potenza fisica proprio in quello stesso momento, quando B aveva provato a ferirlo mortalmente. Il mostro della Nebbia aveva sferrato un poderoso montante contro il suo avversario, in maniera tale da distanziarlo, così da difendersi con Samehada al tempestivo contrattacco della forza portante, la quale stavolta fu costretta a schivare la vorace Samehada per piombare dalla parte opposta del campo di battaglia. Samehada aveva nuovamente tastato il maestoso chakra dell’Ottacoda e si stava ingrandendo ancora di più.

Kisame era meravigliato dalle dimensioni raggiunte dalla sua spada. Adesso era addirittura costretto a tenere l’elsa con entrambe le mani per avere una maggior competenza nello scontro.

«Che splendore! - commentò Kisame. Così tanto chakra che Samehada ha totalmente perso il senno. Dopotutto la differenza con l’Ennacoda è di una sola coda. Sono certo che ha ancora molti assi nella manica, ancora tanto chakra da divorare.»

B doveva rivedere il suo piano di attacco, aveva tralasciato troppi dettagli e troppo chakra gli era stato rubato dall’avversario; non doveva più permettere una coda del genere.

«La spada è veloce e ha una fame incredibile, però sembra che abbia un limite di chakra che può divorare in un colpo: sei code. Non mi resta che provare con la seconda versione.» pensò analitico.

L’Ottacoda si intromise nel marasma di pensieri all’interno del subconscio del suo amico.

«Fammi uscire fuori, B!» disse il demone-toro.

«Pessima idea, fratello. - rispose B. Con un singolo colpo, è molto probabile che spazzeresti via l’intera foresta e ci sono il maestro Sabu e Ponta che non si salverebbero. Inoltre, così facendo, segnaleremo la nostra posizione a tutti quanti.»

I rari momenti in cui l’esperto shinobi che c’era dentro B usciva fuori con tutta la sua saggezza.

«Non è da te adottare queste mezze misure. - commentò l’Ottacoda. Vuoi usare la seconda versione del manto?»

«Esatto, amico! Ma che ne dici se mi presti un po’ del tuo chakra? Quel coglione me ne ha rubato già tanto e fra poco sarò out.»

L’Ottacoda sbuffò.

«Sei sempre il solito imprudente. Se non ci fossi io a tirarti fuori dai guai, chissà quante volte saresti già morto.»

«Non fare così, Otto! Lo so benissimo che senza di me, saresti molto triste! Ma non è questo il momento di pensarci. Facciamo a pezzi questo coglione e la sua spada!» tuonò di rimando B.

Così fu. L’Ottacoda dette a B tutto il chakra che gli serviva per passare allo stadio evoluto del manto di chakra, con il quale B avrebbe sferrato il suo attacco finale.

Kisame sentiva l’aria divenire sempre più pensate e la cosa lo eccitava tremendamente, dato che le battaglie con le forze portanti le aveva sempre adorate per quella sensazione di onnipotenza che le bestie codate erano sempre riuscite a emanare.

«Molto bene, Ottacoda! Dimostrami quanto vali. Tira fuori tutto il chakra che possiedi, così la mia Samehada potrà divorarlo tutto in un colpo!» lo incitò Kisame.

B era pronto. Aveva raccolto tutto il chakra che gli serviva e lentamente si stava lasciando abbandonare al potere della sua bestia codata. La sua umanità veniva messa di lato, accettando il suo lato di bestia. Il suo raziocinio rimase, era l’unica cosa che serviva per addomesticare il potere della bestia.

«Amico, non so chi tu sia, però so che fra poco ti pesto e così si sia. L’Ottacoda al tappeto ti manderà e l’enka il sommo B canterà!»

Il corpo di B subì una mutazione di fronte agli occhi stupefatti dei presenti. Samehada era in fibrillazione per tutto il chakra che emanava quella bestia.

«B lo ha fatto! Ha racchiuso il potere dell’Ottacoda in una forma umana!» commentò nei suoi pensieri il maestro Sabu.

Il demone dalle otto code, un ammasso di chakra rosso, così denso da creare una peluria protettiva che emanava fumo al solo agitare le code rossastre. Due fanali luminosi come occhi e una bocca vorace, pronta a cibarsi del suo avversario. Infine due corna, quelle che differenziavano quella forma, dalla medesima modalità a cui potevano arrivare le altre forze portanti.

«Preparati a essere incornato!!» tuonò la voce metallica di B.

 

L’angolo dell’autore

Lo scontro fra Killer B e Kisame ha raggiunto la sua massima espressione. So che fino a questo momento, lo scontro non si è spostato molto da quello rappresentato nel manga, ma vi assicuro che nel prossimo capitolo non sarà così. Per il resto del capitolo, spero che gli argomenti affrontati siano stati di vostro gradimento.

Vi ringrazio come sempre per la lettura e vi saluto. Al prossimo capitolo.

Yameta

 

Anticipazioni

 

«Sei troppo lento, Ottacoda!!»

«Fallo, B! Non preoccuparti per me e Ponta, sappiamo badare a noi stessi!»

«Non trattenerti, B! Usa la Teriosfera! Usala o quel mostro ci ucciderà!»

«Forza, B! Fagli vedere che sei un vero K-I-L-L-E-R!!»

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Supreme Yameta